Economia
Gli interessi pagati sul debito pubblico degli USA superano le spese militari: prima volta
I conti finanziari americani si avvicinano ad uno stato di disordine sempre più insostenibile.
Durante l’anno fiscale 2024 del bilancio degli Stati Uniti (1° ottobre 2023-30 settembre 2024), l’interesse netto sul debito pubblico degli Stati Uniti, pari a 881,6 miliardi di dollari, è stato maggiore della spesa militare, che è stata di 841,8 miliardi di dollari, presumibilmente la prima volta nei 235 anni di storia americana.
Quando il presidente Donald Trump è entrato in carica nel 2017, l’interesse netto annuale sul debito federale degli Stati Uniti per quell’anno fiscale era di 262,6 miliardi di dollari. Quando ha lasciato l’incarico nel 2021, l’interesse netto sul debito federale era di 352,3 miliardi di dollari, un aumento di 90 miliardi di dollari nei suoi quattro anni di mandato.
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Quando Biden ha assunto la presidenza nel 2021, l’interesse netto sul debito federale era lo stesso del livello finale quando Trump ha lasciato l’incarico, a 352,3 miliardi di dollari, e da allora è più che raddoppiato, raggiungendo gli 881,2 miliardi di dollari, un aumento di oltre 500 miliardi di dollari.
Ciò riflette l’effetto composto dell’aumento del debito federale in essere da 20,2 trilioni di dollari nel 2017 a 35,8 trilioni di dollari oggi, su cui vengono pagati gli interessi, e negli ultimi anni, il tasso di interesse più elevato pagato su quella massa crescente di debito in essere.
«La vera ragione di fondo di questo processo è il crollo dell’economia fisica degli Stati Uniti, al di sotto del pareggio, come misurato dallo standard della potenziale densità di popolazione relativa di Lyndon LaRouche (1922-2019=, accompagnato dalla terribile politica economica che ha innescato quel risultato» commenta EIRN, citando le metriche dello scomparso economista e pensatore americano Lyndon Larouche.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa a lanciare l’allarmo era stato il il Fondo Monetario Internazionale (FMI), secondo il quale il debito economico americana è divenuto ormai non più sostenibile.
Nel frattempo ticchetta anche la bomba ad orologeria del debito federale USA.
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Economia
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Economia
S&P declassa il rating creditizio della Francia
S&P Global ha abbassato il rating creditizio a lungo termine della Francia da AA- ad A+, segnalando che l’aumento del debito pubblico e le tensioni politiche mettono a rischio la capacità del governo di ridurre il deficit di bilancio. Venerdì, l’agenzia ha anche aggiornato le prospettive della Francia a «stabile».
S&P prevede che il debito pubblico francese raggiungerà il 121% del PIL entro il 2028, rispetto al 112% di fine 2024. Il Paese ha difficoltà a contenere la spesa a causa dell’instabilità politica. Il primo ministro Sébastien Lecornu ha recentemente superato due mozioni di sfiducia in Parlamento dopo aver sospeso un controverso pacchetto di riforme pensionistiche.
S&P ha evidenziato che l’incertezza sulle finanze pubbliche francesi rimane alta, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2027. La sospensione della riforma delle pensioni del 2023 è stata indicata come un segno di fragilità politica. L’agenzia prevede una crescita economica dello 0,7% nel 2025, con una ripresa solo moderata nel 2026, e ha avvertito che i rischi per le prospettive economiche restano significativi, specialmente se i crescenti costi di indebitamento del governo dovessero influire sulle condizioni di finanziamento dell’economia.
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In risposta al declassamento, il ministro delle Finanze Roland Lescure ha dichiarato che spetta al governo e al parlamento approvare un bilancio entro fine anno, assicurando che il deficit sia in linea con l’obiettivo UE del 3% del PIL. S&P ritiene che la Francia possa raggiungere il target di deficit del 5,4% del PIL per il 2025, ma ha avvertito che, «senza ulteriori misure significative per ridurre il deficit», il processo di risanamento sarà più lento del previsto. L’agenzia ha sottolineato che l’«incertezza politica» e la scarsa capacità di attuare riforme hanno influenzato la decisione.
Non è la prima volta che l’affidabilità creditizia della Francia mostra segnali di debolezza. All’inizio del 2025, S&P aveva già rivisto l’outlook del Paese da «stabile» a «negativo» a causa della fragilità delle finanze pubbliche.
Come riportato da Renovatio 21 mese scorso, anche Fitch ha declassato il rating della Francia da AA- ad A+, citando preoccupazioni simili sul debito e l’assenza di un piano fiscale credibile. Moody’s aveva deciso di non declassare Parigi, mantenendo la nota AA2, ma segnalando un outlook negativo per l’economia transalpina. Seguirono polemiche per cui Macron avrebbe sacrificato le pensioni con la sua riforma per appagare gli altari mondiali del rating.
Il declassamento potrebbe aumentare i costi di indebitamento per la Francia e innescare vendite obbligate di obbligazioni da parte di investitori istituzionali, vincolati a detenere titoli di Stato di alta qualità.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
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