Persecuzioni
Estremisti ebraici attaccano la Tomba di Maria a Gerusalemme
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Dietro l’assalto alla chiesa, meta frequentata dai pellegrini di tutto il mondo, due estremisti ebraici che indossavano «yarmulke» e «tzitzit». Gli aggressori hanno cercato di colpire il vescovo che stava celebrando la funzione e ferito un sacerdote. I timori della comunità cristiana in vista della Settimana Santa e della Pasqua.
Il patriarcato ortodosso di Gerusalemme e il primate Teofilo III, uniti al sinodo, a tutto il clero e ai fedeli, «condannano l’atroce attacco terroristico» avvenuto ieri mattina durante la liturgia domenicale «per mano di due estremisti israeliani».
È quanto affermano in una nota i vertici della comunità cristiana di Terra Santa, commentando l’assalto alla Tomba di Maria, una delle chiese più importanti per gli ortodossi, situata di fronte alla chiesa del Getzemani. I responsabili di questo «crimine atroce», prosegue la dichiarazione, «hanno cercato di causare danni fisici all’arcivescovo Joachim» intento a celebrare la funzione e a «uno dei sacerdoti» avvenuto, fra l’altro, durante «il tempo di Quaresima» che prepara alla Pasqua.
Per i leader cristiani gli attacchi sono naturale conseguenza dell’escalation dei discorsi di odio e dell’incitamento alla violenza che si fanno sempre più spazio all’interno di Israele, soprattutto a livello di leadership e che finisce poi per riversarsi sulla società. Attacchi che colpiscono i cristiani, ma che non risparmiano nemmeno i musulmani in una spirale continua di odio, di provocazioni, di violazione dello status quo e di strategia della tensione che rischia di sfociare in un conflitto aperto.
Fonti locali riferiscono che due radicali ebraici, originari del sud di Israele e brandendo una barra di ferro, hanno fatto irruzione ieri mattina nella chiesa della Tomba di Maria, uno dei luoghi di culto più importanti della tradizione ortodossa di Terra Santa, frequente meta di pellegrinaggi, nel settore orientale della città santa. La coppia ha cercato di distruggere e deturpare oggetti sacri conservati all’interno dell’edificio e di aggredire fisicamente il vescovo e due preti che stavano celebrando la funzione domenicale.
Gli aggressori sono stati catturati da alcuni fedeli presenti all’interno della struttura e trattenuti fino all’arrivo delle forze di sicurezza. Nel pomeriggio la polizia ha confermato l’arresto di un 27enne originario del sud, senza fornire ulteriori informazioni in merito all’identità del sospetto.
Bilal Abu Nab, un venditore che lavora vicino alla chiesa, ha detto all’AFP che l’attacco è stato sferrato da due ebrei, uno con indosso uno «yarmulke» (il tradizionale copricapo) e l’altro che indossava uno «tzitzit» (lo scialle). Nell’assalto un sacerdote ha riportato ferite alla testa.
Il nuovo attacco «terroristico» giunge in una fase di profonda tensione in Terra Santa, e per motivi diversi fra loro: in primis la crisi interna a Israele, dove decine di migliaia di persone sono scese più volte in piazza accanto a giudici e magistrati per protestare contro la riforma della giustizia del governo guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu.
A questo si aggiunge lo scontro ormai aperto fra israeliani e palestinesi (in Cisgiordania e Gaza), alimentato anche dalla camminata del ministro Itamar Ben-Gvir alla Spianata delle moschee, che rischia di trasformarsi in una nuova intifada.
Infine, le tensioni confessionali e le violenze di estremisti ebraici contro i cristiani (e musulmani): l’ultimo episodio risale ai primi di febbraio, contro la Chiesa della Flagellazione, mentre a inizio anno gruppi estremisti avevano profanato un cimitero sul Monte Sion e prima ancora colpito altri obiettivi fra i quali una chiesa nei pressi del Cenacolo, la stessa basilica di Nazareth ed edifici cattolici e greco-ortodossi.
Il patriarcato greco-ortodosso sottolinea nella nota che gli attacchi ai luoghi santi, alle proprietà, al patrimonio e all’identità dei cristiani costituiscono una violazione del diritto internazionale. I leader cristiani chiedono apertamente la «protezione» dei siti religiosi di Gerusalemme e sottolinea la necessità di rispettare la libertà religiosa, un diritto umano fondamentale.
Infine, i cristiani invocano l’intervento della comunità internazionale perché forniscano sicurezza e protezione, in particolare alla chiesa del Santo Sepolcro.
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine di Stefanopischiutta via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Persecuzioni
Pakistan, conversioni forzate: tentato avvelenamento di un cristiano di 13 anni
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, quando una guardia di sicurezza, che aveva notato addosso al ragazzo una collana con la croce, ha iniziato a chiedergli di recitare preghiere islamiche. Il giovane, dopo essersi rifiutato, è stato costretto a ingerire una sostanza nociva.
In Pakistan si è verificato l’ennesimo tentativo di conversione forzata nei confronti di un ragazzo cristiano di 13 anni, costretto a ingerire una sostanza tossica dopo essersi rifiutato di abbracciare l’Islam.
L’episodio è avvenuto nella città di Lahore il 13 aprile: Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, ma è stato fermato da una guardia di sicurezza musulmana che aveva notato che il ragazzo aveva al collo una croce.
La guardia, di nome Qadar Khan, ha strappato la collana e costretto Saim a recitare una preghiera islamica, ma il ragazzo si è rifiutato, dicendo di essere cristiano. L’uomo ha quindi costretto Saim a ingerire una sostanza tossica nel tentativo di avvelenarlo.
Sono stati i genitori del giovane a trovare il corpo del figlio senza conoscenza dopo diverse ore che Saim mancava da casa. Il padre, Liyaqat Randhava, si è rivolto alla polizia ma ha raccontato di aver ricevuto un trattamento iniquo.
Gli agenti hanno registrato la denuncia solo dopo diverse insistenze e una copia del documento non è stata rilasciata alla famiglia di Saim, che ha detto inoltre che diverse parti del racconto non sono state incluse nella denuncia (chiamata anche primo rapporto informativo o FIR).
Joseph Johnson, presidente di Voice for Justice, ha espresso profonda preoccupazione per i crescenti episodi di conversioni religiose forzate in Pakistan e ha condannato quanto successo a Saim, aggiungendo che la polizia sta mostrando estrema negligenza nel caso. «Evitando di includere i dettagli cruciali nel FIR, la polizia ha sottoposto Saim e la sua famiglia a ulteriori abusi», ha affermato Johnson, chiedendo l’intervento del governo per un’indagine.
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Guilhem Vellut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Persecuzioni
La Pasqua è stata soppressa nella Repubblica Democratica del Congo
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Persecuzioni
Cristiana palestinese arrestata e bendata senza mandato né capi di imputazione
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Layan Nasir, 23enne originaria di Birzeit, sottoposta al provvedimento di «detenzione amministrativa». Bendata e ammanettata nella notte da una pattuglia di militari senza mandato di arresto né capi di imputazione a suo carico. Leader luterano di Betlemme: Israele gode di «impunità» e si arroga il «diritto di distruggere la vita di milioni di persone».
«Non vi è alcuna motivazione, né vi sono altre ragioni se non il fatto che viviamo sotto un’occupazione coloniale e colonizzatrice che ha goduto per troppo tempo di impunità e si sente in diritto di distruggere la vita di milioni di persone». È quanto sottolinea ad AsiaNews il reverendo Munther Isaac, pastore della Chiesa Evangelica Luterana di Betlemme, commentando «la detenzione amministrativa» disposto da Israele a carico della giovane cristiana palestinese Layan Nasir, arrestata la scorsa settimana.
«Un provvedimento – prosegue il leader cristiano – che è applicato a carico di altri 4mila palestinesi circa. Un termine che gli israeliani usano per giustificare la detenzione di persone che non hanno alcuna accusa a loro carico».
La notte del 6 aprile scorso a Birzeit, cittadina palestinese, una pattuglia composta da una quindicina di soldati israeliani armati si è presentata alla porta di casa della famiglia Nasir in cerca della figlia 23enne, senza alcun mandato di arresto o accusa a suo carico.
Come raccontato dalla famiglia a The Guardian, che ha denunciato la vicenda, la madre Lulu Aranki e il padre Sami – coppia mista di cristiani, cattolici e anglicani – vengono bloccati con le pistole puntate al volto. Dopo una perquisizione durata diversi minuti, i militari prelevano Layan, non prima di averla bendata e ammanettata, disponendo a suo carico – unica cristiana ad oggi – il provvedimento di detenzione amministrativa.
«La detenzione di Layan – afferma il reverendo Isaac – ci ricorda la nostra vita di cristiani sotto l’occupazione israeliana. I cristiani palestinesi non sono solo parte integrante del popolo palestinese, ma hanno sofferto proprio come il resto della popolazione».
A carico della ragazza non vi sono accuse o capo di imputazione, ma è stata fermata in via «preventiva» e alla famiglia non è stato notificato alcun provvedimento. La sua vicenda, che rischiava di passare sotto silenzio come molte analoghe a carico dei palestinesi, ha avuto ampia eco grazie a un messaggio pubblicato su X (ex Twitter) dal primate anglicano Justin Welby, che ha manifestato profonda preoccupazione e lanciato un appello per la liberazione.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
«Dovremmo esercitare tutte le pressioni possibili – afferma il pastore luterano – non solo per liberare lei, ma tutto il nostro popolo dalle carceri dell’occupazione, per porre fine all’occupazione stessa e per ottenere e garantire giustizia per tutti».
Il reverendo Munther Isaac è pastore della Evangelical Lutheran Christmas Church a Betlemme e della Lutheran Church a Beit Sahour. Egli è anche un accademico del Bethlehem Bible College e direttore della celebre conferenza «Christ at the Checkpoint» quest’anno in programma dal 21 al 26 maggio, giunta alla settima edizione e incentrata sul tema «Do Justice, Love Mercy: Christian Witness in Contexts of Oppression».
In riferimento alla situazione dei cristiani in Palestina la definisce «critica: siamo al punto più basso dal 1948» ma al tempo stesso «non perdiamo la speranza e, soprattutto, crediamo nella giustizia della nostra causa».
«Vediamo – prosegue – come le nostre terre vengono rubate e il nostro popolo attaccato». Israele «gode di impunità e l’Occidente sembra non preoccuparsi molto di noi» aggiunge, ma «sappiamo che la nostra causa è giusta. Continueremo a esistere e a diffondere il nostro messaggio – conclude – non solo perché è un dovere come palestinesi, ma anche perché è un dovere come cristiani».
La detenzione amministrativa applicata da Israele permette di fermare un sospetto per lunghi periodi, anche senza accuse precise o processo. Tale misura, un tempo applicata solo verso militanti palestinesi, ora vale anche per gli israeliani sebbene i critici si mostrino scettici sulle modalità di applicazione. Questo strumento, fonte di polemiche e proteste per violazione dei diritti umani, viene solitamente usato quando le autorità dispongono di informazioni che collegano un sospetto a un crimine, ma non hanno prove sufficienti per sostenere le accuse in un tribunale.
Le detenzioni possono essere rinnovate in modo unilaterale da un tribunale militare ogni sei mesi e i prigionieri rimanere in carcere anni. Mentre alcuni palestinesi sono detenuti senza accuse note, i motivi più comuni vanno dagli appelli alla violenza online alle (presunte) attività terroristiche.
Layan è una delle migliaia di palestinesi in stato di detenzione senza accuse, fra i quali almeno 85 sono donne, ma è la sola di religione cristiana. Critici, attivisti e ONG pro-diritti umani sottolineano che la norma è parte del sistema di apartheid applicato dallo Stato ebraico nei confronti dei palestinesi.
«Israele – afferma il movimento Btselem – usa abitualmente la detenzione amministrativa. Nel corso degli anni, ha messo migliaia di palestinesi dietro le sbarre per periodi che vanno da diversi mesi a diversi anni, senza accusarli, senza dire loro di cosa sono accusati e senza rivelare le presunte prove a loro o ai loro avvocati».
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine da AsiaNews
-
Pensiero2 settimane fa
La giovenca rossa dell’anticristo è arrivata a Gerusalemme
-
Cervello1 settimana fa
«La proteina spike è un’arma biologica contro il cervello». Il COVID come guerra alla mente umana, riprogrammata in «modalità zombie»
-
Salute2 settimane fa
I malori della 15ª settimana 2024
-
Vaccini2 settimane fa
Vaccini contro l’influenza aviaria «pronti per la produzione di massa». Un altro virus fuggito da un laboratorio Gain of Function?
-
Spirito2 settimane fa
Bergoglio sta «ridimensionando» il papato: parla mons. Viganò
-
Salute5 giorni fa
I malori della 16ª settimana 2024
-
Pensiero6 giorni fa
Foreign Fighter USA dal fronte ucraino trovato armato in Piazza San Pietro. Perché?
-
Animali2 settimane fa
«Cicala-geddon»: in arrivo trilioni di cicale zombie ipersessuali e forse «trans» infettate da funghi-malattie veneree