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Elon Musk contro l’agenzia Reuters: «propaganda a pagamento, i traditori dello Stato profondo mi stanno dando la caccia»
Elon Musk ha espresso il suo sostegno a una teoria diffusa online che mette in relazione l’agenzia di stampa internazionale Reuters con le indagini sulle sue attività condotte dall’attuale amministrazione del presidente statunitense Joe Biden.
Musk, ora stretto alleato del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, ha definito la presunta connessione «folle» e ha affermato che «spiega molto». Reuters è «propaganda pagata» che dovrebbe vergognarsi, ha aggiunto.
Il collegamento è stato suggerito da Mike Benz, già funzionario della prima amministrazione Trump che ora e dirige il sito web pro-libertà di parola Foundation For Freedom Online.
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Il Benz ha affermato in un post su X che l’amministrazione Biden uscente «ha pagato a Reuters oltre 300 milioni di dollari in contratti governativi» mentre contemporaneamente 11 agenzie governative statunitensi «hanno preso di mira le attività di Elon».
Corrupt legacy media, paid for by deep state Democrats! https://t.co/uL3QFmvlJq
— Elon Musk (@elonmusk) December 17, 2024
Benz ha citato i registri pubblici riportati dal database usaspending.gov come prova della sua affermazione, così come una serie di resoconti di Reuters sull’imprenditore che ha vinto un premio Pulitzer a maggio. La serie su «The Musk Industrial Complex» si è concentrata sui «gravi danni ai consumatori, ai lavoratori e agli animali da laboratorio nell’impero manifatturiero di Elon Musk».
Il miliardario è emerso come stretto alleato di Trump dopo aver sostenuto la sua candidatura a metà luglio. È destinato a diventare un membro di alto grado della nuova amministrazione statunitense responsabile della riduzione dell’inefficienza del governo.
Prima di schierarsi nella corsa per gli Stati Uniti, Musk è stato duramente criticato da personaggi pubblici di sinistra e organi di stampa per la sua gestione di X, precedentemente noto come Twitter, che ha acquistato nel 2022. L’obiettivo dichiarato della sua acquisizione multimiliardaria era quello di sradicare la censura sulla piattaforma, che sosteneva stesse mettendo a tacere le voci pro-conservatrici.
Anche in Europa vi sono in atto manovre potenti contro il Musk. Come noto, l’UE ha minacciato la piattaforma di sanzioni legali per non aver presumibilmente affrontato la «disinformazione».
La scorsa settimana, la Musk Foundation è stata accusata di non aver rispettato i requisiti statunitensi per le organizzazioni benefiche, in base alle sue ultime dichiarazioni dei redditi presentate all’Internal Revenue Service (IRS).
Da allora, il New York Times ha riferito che il miliardario e la sua azienda SpaceX sono sotto inchiesta per conformità alle norme statunitensi sulle informazioni classificate. Musk ha risposto al rapporto affermando che «i traditori dello Stato profondo mi stanno dando la caccia, usando i loro complici pagati nei media tradizionali».
Deep state traitors are coming after me, using their paid shills in legacy media.
I prefer not to start fights, but I do end them …
— Elon Musk (@elonmusk) December 17, 2024
A marzo, Musk ha dichiarato che «i media tradizionali mentono con la stessa facilità con cui si respira» e che «Reuters è la cosa peggiore in questo momento».
Come riportato da Renovatio 21, attacchi velati a Musk sembravano affiorare anche da un discorso dell’anno scorso del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
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Immagine di MINISTÉRIO DAS COMUNICAÇÕES via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Meta avrebbe chiuso un occhio sul traffico sessuale: ulteriori documenti del tribunale
Ulteriori documenti giudiziari appena desecretati rivelano che Meta, la casa madre di Facebook, avrebbe tollerato per anni la presenza di account coinvolti nel traffico sessuale di minori, applicando una politica incredibilmente permissiva che permetteva fino a 17 violazioni prima di sospendere un profilo.
L’accusa emerge da una maxi-causa intentata in California da oltre 1.800 querelanti – tra cui distretti scolastici, minori, genitori e procuratori generali di vari Stati – che imputano ai colossi dei social (Meta, YouTube, TikTok e Snapchat) di aver perseguito «una crescita a ogni costo», ignorando deliberatamente i danni fisici e psicologici inflitti ai bambini dalle loro piattaforme.
L’ex responsabile della sicurezza di Instagram, Vaishnavi Jayakumar, ha testimoniato sotto giuramento di essere rimasta sconcertata nello scoprire la regola interna dei «17 avvertimenti»: un account poteva violare fino a 16 volte le norme su prostituzione e adescamento sessuale prima di essere sospeso alla diciassettesima infrazione. «È una soglia altissima, fuori da ogni standard di settore», ha dichiarato.
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I documenti dimostrano che Meta era pienamente consapevole di milioni di contatti tra adulti sconosciuti e minori, dell’aggravamento dei problemi mentali negli adolescenti e della presenza diffusa (ma raramente rimossa) di contenuti su suicidio, disturbi alimentari e abusi sessuali su minori.
Solo dopo le denunce Meta ha annunciato a USA Today di aver abbandonato la politica dei 17 avvertimenti, passando a una regola di «una sola segnalazione» con rimozione immediata degli account coinvolti nello sfruttamento umano.
L’azienda è sotto pressione crescente negli Stati Uniti: all’inizio dell’anno, dopo le rivelazioni sui chatbot AI di Meta che intrattenevano conversazioni sessuali con minori, sono state introdotte nuove restrizioni per gli account adolescenti, consentendo ai genitori di bloccare le interazioni con i bot.
A livello globale la situazione è altrettanto critica: la Russia ha bollato Meta come «organizzazione estremista» nel 2022; nell’UE l’azienda affronta una raffica di procedimenti, tra cui una multa antitrust da 797 milioni di euro per Facebook Marketplace e numerose cause per violazione di copyright, protezione dati e pubblicità mirata in Spagna, Francia, Germania e Norvegia.
Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate varie accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.
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Due anni fa durante un’audizione al Senato americano era stato denunciato da senatori e testimoni come i social media ignorano le reti pedofile che operano sulle loro piattaforme.
Secondo il Wall Street Journal, che già in passato aveva trattato l’argomento, Meta avrebbe un problema con i suoi algoritmi che consentono ai molestatori di bambini sulle sue piattaforme. La cosa stupefacente è il fatto che ai pedofili potrebbe essere stato concesso di connettersi sui social, mentre agli utenti conservatori no,
Le accuse sono finite in una storia udienza a Washington di Mark Zuckerberg, che è stato indotto dal senatore USA Josh Holloway a chiedere scusa di persona alle famiglie di bambini danneggiati dal social. Lo Stato del Nuovo Messico ha fatto causa a Meta allo Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.
L’ultima tornata di documenti del tribunale aveva mostrato anche che Meta avrebbe insabbiato le ricerche sulla salute mentale degli utenti Facebook.
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Immagine di Minette Lontsie via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Meta ha insabbiato la ricerca sulla salute mentale di Facebook: documenti in tribunale
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