Politica
Ecco la «pastora» consigliera protestante sionista del presidente Trump
Paula White-Cain è da varie fonti considerata come una sorta di «pastora» personale del presidente Donald Trump.
L’11 aprile, poco meno di tre mesi fa, la White-Cain ha rilasciato un’intervista al primo ministro Benjamin Netanyahu per la rete televisiva Daystar. Secondo la trascrizione del programma, l’intervista è iniziata con White-Cain che ha detto a Netanyahu: «siamo onorati di averla con noi. La visione cristiana della fine dei tempi predice una profonda trasformazione e redenzione e, sulla base degli eventi a cui stiamo assistendo oggi, pensa che stiamo vedendo i segni che questa visione si stia realizzando?».
Netanyahu ha risposto entusiasticamente di sì, perché «vede la ricostituzione della sovranità ebraica nella nostra antica terra» come un adempimento della Bibbia.
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L’intervista prosegue su questo tono, riporta EIRN, con Netanyahu che parla della grande opera del presidente Donald Trump. La conversazione con il premier dello Stato Ebraico, oltre all’ossequiosità con cui White-Cain tratta il suo amico Netanyahu, rivela al mondo anche il ruolo di White-Cain.
È un’evangelista multimilionaria che predica una versione del cosiddetto «Vangelo della prosperità» – la deriva protestante secondo cui «Gesù ti aiuterà a diventare ricco» – che ha attecchito in varie parti dell’America del luteranesimo allo sbando.
La White-Caine lavora a stretto contatto con John Hagee, la cui organizzazione, Christians United for Israel, è la più grande organizzazione sionista al mondo. La «pastora» protestante (protestanta?), nata a Tupelo, in Mississippi, 59 anni fa è considerabile una delle persone che ha portato la prospettiva cristiana sionista a Trump, e le viene attribuito da alcuni il merito di averlo avvicinato al suo «cristianesimo» fondamentalista.
La White-Cain ha diretto operazioni religiosi in aree come Tampa e Lakeland, in Florida, con nomi come il «ministero della Chiesa Internazionale Senza Mura».
«La signora White incontrò Trump per la prima volta nel 2002, quando lui la chiamò dopo averla vista predicare in un programma di telepredicazione cristiana. Rimasero in contatto, lei comprò un appartamento nel suo palazzo al 502 di Park Avenue e, a quanto pare, lui frequentò gli studi biblici che lei teneva occasionalmente a New York» scrive un articolo del novembre 2019 del New York Times. Secondo quanto riportato, il 502 di Park Avenue è anche noto come Trump Park Avenue, un immobile di proprietà e sviluppato da Donald Trump, acquistato nel 2001 e convertito in un condominio di lusso.
Sembra che la White-Cain sia stata inviata a Trump Park Avenue per iniziare a lavorare con e su Trump. Il rapporto religioso, dice il NYT, si sarebbe approfondito. L’articolo riporta che la White-Cain «ha pregato con Trump prima che salisse sul palco per accettare la nomination repubblicana alla presidenza a Cleveland» nel 2016. Sarebbe inoltre stata la prima donna di chiesa a guidare la preghiera inaugurale quando Trump ha prestato giuramento come Presidente nel gennaio 2017, secondo il comitato di insediamento di Trump. È diventata la prima a capo dell’Interfaith Office di Trump nel 2018. Ha svolto un ruolo importante nel riunire diversi gruppi evangelici a sostegno delle elezioni di Trump del 2024.
Quando Trump è stato rieletto lo scorso novembre, la White-Cain è stata nominata Consigliere Senior dell’Ufficio Fede della Casa Bianca. Ha organizzato numerosi eventi con il Presidente Trump, inclusi quelli in cui diversi ministri hanno «imposto le mani» su Trump durante la visita a Trump nello Studio Ovale.
La White-Cain si trova quindi nella posizione ideale per «trasmettere messaggi divini», ovvero amplificare le politiche di matrice religiosa.
Il suo sito web ha una pagina speciale chiamata «Perché stare con Israele?» Durante le elezioni presidenziali del 2020, tenutesi il 3 novembre, il giorno successivo, il 4 novembre, ha tenuto uno speciale evento di preghiera per scacciare le forze del male che avrebbero potuto sconfiggere Trump.
Il rapporto di Trump con i protestanti americani sarebbe ottimo se non fosse complicato da quello con Israele, non sempre lineare.
Come riportato da Renovatio 21, quattro anni fa Trump attaccò Netanyahu, tra le proteste degli evangelici. «Fuck him», Trump aveva detto riguardo Netanyahu quando emerse che il premier israeliano era stato il primo a congratularsi con Joe Biden riconoscendone la vittoria per le elezioni 2020. «Si fotta».
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Perché esiste un così vasto fronte sionista tra i protestanti americani?
«Il sostegno evangelico per Israele è guidato dalle credenze (…) radicate nella teologia cristiana evangelica sull’escatologia e sul letteralismo biblico» scrivono tre studiosi in Why Do Evangelicals Support Israel?, uno studio di sociologia politica pubblicato da Cambridge University Press. (Politics and Religion, Volume 14, Numero 1, Marzo 2021, pp. 1 – 36)
«Pertanto, le affermazioni ideologiche più significative che sono state trovate nella ricerca sono state che lo “Stato di Israele è la prova dell’adempimento della profezia sull’avvicinarsi della seconda venuta di Gesù” e che “gli ebrei sono il popolo eletto di Dio”».
In pratica, parte del protestantesimo americano crede che l’esistenza dello Stato Ebraico sia necessaria per far accadere la fine dei tempi, cioè l’Apocalisse. Lasciare Gerusalemme agli ebrei, per molto del pensiero evangelico, è una condizione per accelerare il ritorno di Cristo – e quindi, come scritto nella Rivelazione, della fine dei tempi. Il cosiddetto «Christian Zionism» («sionismo cristiano»), che è più diffuso di quanto si pensi, è quindi un vero e proprio culto apocalittico.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons CC BY-SA 2.0
Politica
Tentativo di colpo di Stato in Benin
#Gouvbenin | #Wasexo | #DefenseSecuriteBenin | 🚨📢 Tentative de déstabilisation de l’État et ses Institutions : Le Gouvernement rassure la populationhttps://t.co/QYgsl5eIfS pic.twitter.com/LiG1xJdmKG
— Gouvernement du Bénin 🇧🇯 (@gouvbenin) December 7, 2025
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Politica
Studenti polacchi pestano i compagni di classe ucraini
Alcuni studenti polacchi di un istituto tecnico di Słupsk, nel nord della Polonia, hanno aggredito e picchiato diversi compagni ucraini dopo che un docente li aveva apostrofati come «feccia», ha riferito martedì il portale Onet.
L’episodio si è verificato in una scuola professionale dove sono iscritti numerosi adolescenti ucraini in corsi di formazione. L’avvocato Dawid Dehnert, contattato dai familiari delle vittime, ha citato una registrazione in cui l’insegnante avrebbe definito gli ucraini «feccia» e li avrebbe minacciati di farli bocciare «perché vi farò vedere cosa significa essere polacchi».
I genitori dei ragazzi aggrediti hanno raccontato ai media che uno studente polacco era solito riprodurre in aula il rumore di bombe e razzi, rivolgendosi ai compagni ucraini con frasi come «è ora di nascondervi», senza che il docente intervenisse. «L’atteggiamento del professore ha non solo danneggiato gli studenti ucraini, ma ha anche incoraggiato e tollerato atteggiamenti xenofobi negli altri», ha commentato Dehnert.
Brutalny atak na Ukraińców w Słupsku?
Świadkowie relacjonują, że 17.11.2025 r. w pobliżu szkoły „Budowlanka” kilku starszych chłopaków miało brutalnie pobić ukraińskich nastolatków, krzycząc w ich kierunku obraźliwe hasła. Atak przerwała dopiero kobieta wzywająca policję #słupsk pic.twitter.com/GigFwc4tYv
— Aktualny Spotted Słupsk (@ASpottedSlupsk) November 30, 2025
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La situazione è precipitata al termine delle lezioni, quando i giovani ucraini sono stati assaliti fuori dall’edificio da coetanei polacchi più grandi. «Uno degli aggressori ha prima sputato in faccia a un ragazzo ucraino gridando “in testa, puttana ucraina” e poi lo ha colpito con pugni», ha riferito l’avvocato.
A seguito del pestaggio, un sedicenne ucraino ha riportato la frattura della clavicola e un altro una sospetta commozione cerebrale. Un video circolato sui social riprende parzialmente la rissa, mostrando tre studenti che infieriscono su uno di loro fino a scaraventarlo a terra.
L’aggressione si è interrotta solo quando una passante ha minacciato di chiamare la polizia. Una madre ha dichiarato a Onet di essersi recata immediatamente alla stazione più vicina per denunciare i fatti, ma di essere stata respinta perché «non c’era nessun agente disponibile» e di aver potuto formalizzare la querela solo il giorno successivo.
L’episodio si colloca in un contesto in cui la Polonia resta una delle principali mete UE per gli ucraini in fuga dal conflitto: secondo Statista, quasi un milione di cittadini ucraini risultano registrati nel Paese sotto regime di protezione temporanea.
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Immagine screenshot da Twitter
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Netanyahu ha spinto Trump a chiedere la grazia
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