Ambiente
Ecco gli scienziati che vogliono la geoingegneria solare

Nel dicembre 2021 vi è stato un convegno a New Orleans dell’American Geophysical Union. Un centinaio degli esperti convenuti erano lì per parlare della geoingegneria solare: l’idea di diminuire il riscaldamento globale oscurando il sole.
Come sa il lettore di Renovatio 21, la geoingegneria solare è lo studio dei sistemi per ottenere cambiamenti climatici artificiali, per esempio, come nel progetto finanziato da Bill Gates, irrorando il cielo di particelle di solfato in grado di diminuire i raggi solari, e quindi raffreddare il pianeta. A New Orleans si sono discussi progetti come quello di preservare il ghiaccio artico con microsfere di vetro cave riflettenti.
Non tutti gli scienziati, però, sono d’accordo con l’uso spregiudicato di questa tecnologia di cambiamento ambientale.
È durante questo convegno che è nato l’Accordo internazionale di non utilizzo della geoingegneria solare International Solar Geoengineering Non-Use Agreement), proposto da un gruppo di oltre 60 studiosi un mese fa. Essi sostengono che la tecnologia non può essere governata in modo equo e rappresenta «un rischio inaccettabile».
Non si tratta di un’idea nuova: ricercatori di spicco hanno proposto una tale moratoria quasi 10 anni fa su Science. L’accordo di non utilizzo suggerisce che si dovrebbe anche vietare la brevettazione delle tecnologie.
Vi sono tuttavia scienziati che si oppongono ai bandi contro la geoingeneria. La rivista scientifica Nature l’anno passato aveva scritto un editoriale intitolato «Give research on solar engineering a chance» («Diamo una possibilità alla ricerca sulla geoingegneria solare»).
La lettera aveva trovato l’opposizioni di quelli che sarebbero divenuti gli estensori dell’Accordo: «chiediamo ai nostri governi e alle agenzie di finanziamento di fermare la normalizzazione della ricerca sulle tecnologie di geoingegneria solare planetaria».
Sul MIT Technology Review, l’house organ del prestigioso politecnico bostoniano, l’esperta accademica in ambiente e sostenibilità Holly Jean Buck ha lamentato come l’attivismo degli scienziati contrari alla geoingegneria serva a «rendere tali tecnologie sempre meno attraenti per qualsiasi gruppo di ricerca serio in cui investire, anche in Paesi che potrebbero non firmare immediatamente l’accordo internazionale di non utilizzo».
«In altre parole, l’idea è di creare una pressione sociale così intensa che nessun gruppo di ricerca serio vorrebbe dedicare tempo alla geoingegneria solare per paura delle critiche. Le filantropie e le agenzie governative esiterebbero a finanziare tale ricerca per lo stesso motivo» lamenta l’autrice.
Infatti, la studiosa sostiene con intensità il bisogno di geoingegneria solare.
Interrompere le ricerche quindi «sarebbe un problema, perché la geoingegneria solare potrebbe effettivamente avere vantaggi significativi. La geoingegneria solare potrebbe compensare sostanzialmente l’aumento della temperatura globale e potenzialmente compensare gravi impatti secondari, come la riduzione dei raccolti e l’aumento della frequenza e dell’intensità di uragani e tifoni».
In più, sul piatto vengono messe questioni perfino geostrategiche.
«L’intensa pressione sociale per interrompere la ricerca sulla geoingegneria solare non significa che tutte queste ricerche finiranno» dice, assicurando che gli studi sulla materia «saranno supportati da finanziatori che non si preoccupano dell’opinione pubblica, forse attori privati o militari, e potremmo non sentire tutti i risultati».
Di più: «i regimi autocratici sarebbero in grado di prendere l’iniziativa; potremmo dover fare affidamento sulla loro esperienza in futuro se non riusciremo a eliminare gradualmente i combustibili fossili».
Non è chiaro qui se il riferimento sia alla Cina, che si suppone avere un programma di alterazione metereologica molto avanzato.
Come riportato da Renovatio 21, la geoingegneria solare ha avuto uno stupefacente exploit sul New York Times pochi mesi fa, quando l’harvardiano professor David Keith, recipiente dei finanziamenti di Bill Gates, ha scritto un articolo perorando la causa dell‘oscuramento artificiale del sole tramite aerei che diffondano in cielo particelle di solfato in grado di riflettere i raggi solari e quindi raffreddare il pianeta.
Il professor Keith ha un’agenda che si direbbe molto radicale. «Fingere che il cambiamento climatico possa essere risolto con la sola riduzione delle emissioni è una fantasia pericolosa», dice, così da significare la necessità della geoingegneria.
Non vi è solo la fine delle impronte carboniche, vi è il bisogno, teorizza il Keith, di fare riparazione per i problemi causati. «Fermare le emissioni smette di peggiorare il clima. Ma riparare il danno, nella misura in cui la riparazione è possibile, richiederà qualcosa di più della semplice riduzione delle emissioni».
«La geoingegneria, d’altra parte, è economica e agisce velocemente, ma non può sgonfiare la bolla di carbonio. È un cerotto, non una cura» assicura.
Per cui «gli esseri umani potrebbero rendere il pianeta Terra più riflettente aggiungendo minuscole goccioline di acido solforico alla stratosfera dagli aerei, sbiancando le nuvole di basso livello sull’oceano spruzzando sale marino nell’aria o con altri interventi» scrive sul quotidiano di Nuova York, che impagina l’articolo con un disegnino d’artista con scie chimiche e persone accaldate.
Il quadro dipinto dal professore è davvero estremo e si estende oltre la liberazione in cielo di particelle: «gli ecosistemi dovrebbero essere manipolati usando l’irrigazione, la soppressione degli incendi o piante geneticamente modificate le cui radici sono resistenti alla putrefazione».
Ma la via maestra restano la diffusione di solfato ad alta quota: «due milioni di tonnellate di zolfo all’anno iniettate nella stratosfera da una flotta di un centinaio di velivoli ad alta quota rifletterebbero la luce solare e raffredderebbero il pianeta di un grado» racconta.
Certo, non si tratta di un progetto esente da rischi ed effetti collaterali:
«La geoingegneria potrebbe peggiorare l’inquinamento atmosferico o danneggiare lo strato di ozono globale e sicuramente aggraverà alcuni cambiamenti climatici, rendendo alcune regioni più umide o più secche anche se il mondo si raffredda».
Nel progetto, con sincerità, non sono dimenticate le morti che tale immane processo di inquinamento deliberato – perché di questo si tratta – causerebbero sulla popolazione. Ma sono morti accettabili, calcolate secondo una filosofia utilitarista.
«Le morti per inquinamento atmosferico dovute allo zolfo aggiunto nell’aria sarebbero più che compensate dalla diminuzione del numero di morti per caldo estremo, che sarebbe da 10 a 100 volte maggiore».
Cancri e malattie, morte e sofferenza – per milioni di persone. Ma tranquilli, è per il bene comune. È per il bene del pianeta.
No, non fermate la ricerca sulla geoingegneria solare. Sarà uno degli strumenti d’elezione della Necrocultura del XXI secolo.
Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche

I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
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I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
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Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
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Ambiente
Donna afferma che il datacenter AI di Zuckerberg le ha inquinato l’acqua del rubinetto

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Ambiente
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso

In un momento di grottesco vaticano spinto, papa Leone XIV ha benedetto un blocco di ghiaccio durante una conferenza sui «cambiamenti climatici» ospitata dalla Santa Sede. Uno spettacolo che di gatto tocca vette di cringe conciliare mai viste.
La conferenza tenutasi in questi giorni a Castel Gandolfo ha nome «Raising Hope for Climate Justice» – in inglese nel testo anche italiano diffuso dal Sacro Palazzo. In effetti, l’intera conferenza, tenutasi in Italia, è stata svolta nella lingua globalista per antonomasia, il latino del mondo neoliberale, cioè la lingua inglese.
L’evento, trasmesso in diretta streaminga, è stato caratterizzato da una «Benedizione delle Acque», iniziata con papa Leone che ha posato silenziosamente la mano su un blocco di ghiaccio. È stato detto che il blocco di ghiaccio sia venuto dalla Groenlandia, ma non è noto quanta energia a combustibile fossile sia stata impiegata, inquinando il mondo, per far giungere il pezzone sino a Roma senza che si sciogliesse.
.@Pontifex blesses a block of ice at Vatican CLIMATE CHANGE event. pic.twitter.com/gk9J2OVmVf
— Sign of the Cross (@CatholicSOTC) October 1, 2025
NEW: Pope Leo XIV blesses a block of ice before a blue tarp is rolled out and waved by people, including Arnold Schwarzenegger, at the Raising Hope for Climate Justice conference.
“We will raise hope by demanding that leaders act with courage, not delay.”
“Will you join with… pic.twitter.com/PSVVwTB79V
— Collin Rugg (@CollinRugg) October 1, 2025
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Durante un evento stampa prima della conferenza, è apparso d’improvviso l’ex culturista cinque volte Mister Olympia, superdivo hollywoodiano d governatore della California Arnoldo Schwarzenegger, il quale ha invitato tutti i cattolici del mondo a «diventare crociati per l’ambiente». Lo Schwarzenegger si era convertito ai temi climatici ai tempi della campagna elettorale per restare in sella come governatore della California – Stato largamente a tendenza democratica – e lui stesso afferma nel suo documentario autobiografico su Netflix che a dargli una mano in questo senso fu Robert F. Kennedy jr., suo parente, visto il matrimonio che Arnoldo ha contratto con Maria Shriver (un altro ramo del casato, ma assolutamente centrale per quella che è la supposta famiglia reale USA, dove ha appeso il cappello un’altra cosa che ad Arnoldo è riuscita nella vita).
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Oltre a Terminator, accanto al papa ad una certa sono apparsi anche degli hawaiani a caso, che si sono prodotti in un momento musicale pachamamesco. Presentato come i «Pacific Artist for Climate Justice», i figuri, in pantalocini, camicia hawaiana, collanone e ukulele d’ordinanza, hanno avuto l’onore di introdurre musicalmente l’ingresso del papa.
Una schiera di cardinali presenti in prima fila si sono prestati al gioco, dandosi da fare con coreografici teli e cose bellissime così.
Tutto questo mentre un altro americano, il presidente USA Donaldo Trump, va all’ONU è parla della «truffa del Cambiamento climatico», e beccandosi da certuni i giustissimi, sacri 92 minuti di applausi.
Lo spettacolo offerto dall’ostinazione della chiesa climatista è persino più imbarazzante di quelli, blasfemi e occultistici, a cui ci aveva abituato Bergoglio. È innegabile come Leone stia aggiungendo, per quanto possa sembrare impossibile, una quota ulteriore di cringio post-conciliare al disastro dell’ultima papato.
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Immagine screenshot da YouTube
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