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«Dubia» dei cardinali, monsignor Zen critica la risposta del Papa
Il cardinale Joseph Zen ha pubblicato un’analisi della risposta di Francesco ai cinque dubia che aveva presentato al Papa il 10 luglio 2023, insieme ad altri 4 cardinali, risposta che era stata data l’11 luglio. Spiegando che queste risposte non erano precise e non risolvevano i dubbi, i cinque cardinali non avevano voluto pubblicarle, ma avevano riformulato i loro dubia.
Poiché la Santa Sede ha pubblicato queste risposte del Papa, il cardinale cinese spiega che sembra «opportuno rispondere a queste risposte, affinché i fedeli comprendano perché non le abbiamo trovate adeguate». Ma precisa che si tratta di un’iniziativa personale che coinvolge solo lui.
Il cardinale Zen risponde a una domanda preliminare: «non è presunzione mettere in discussione le risposte del Papa?». Risponde negativamente per tre motivi. In primo luogo perché nessun «Nessun cattolico maturo crederà che “chiunque contraddice il Santo Padre è eretico e scismatico”», come ha dichiarato il cardinale Victor Manuel Fernandez.
Poi perché mons. Zen ha «il fondato dubbio che quelle risposte non vengano dalla penna del Sommo Pontefice». E cita ancora il cardinale Fernandez, a proposito di un documento firmato da Francesco: «io non ci fiuto l’odore del Papa». Ed esprime i suoi sentimenti su questo argomento:
«L’incredibile prontezza delle risposte (11 luglio), specialmente in contrasto al caso degli altri famosi 5 Dubia del 2016 semplicemente ignorati, fa sospettare che queste risposte fanno parte dell’arsenale che gli organizzatori del Sinodo, probabilmente con l’aiuto dell’Eminentissimo, avevano già preparato per rispondere ai disturbatori della loro agenda».
Infine, il cardinale Zen accetta gran parte delle risposte, ma afferma che esse non rispondono in modo preciso ai dubia.
Primo dubium: sul progresso dogmatico
La risposta del Papa ha portato come esempi l’abolizione della schiavitù e la condizione della donna nel Vangelo. Il cardinale Zen risponde con precisione.
«Il caso degli schiavi. La schiavitù faceva parte essenziale dell’ordine della società. (…) L’incipiente comunità cristiana non poteva neanche pensare di poter cambiare tutto questo. Ma la Lettera di San Paolo a Filemone fa vedere come la concezione dell’uomo figlio di Dio cominciava già a cambiare radicalmente la relazione tra il padrone e lo schiavo e finirà per mettere in discussione l’istituzione stessa della schiavitù».
«Il caso della donna. Quando si capisce come siano preziosi il carisma petrino e quello mariano, che sono due compiti diversi, ma non c’è questione di diversa dignità». Infine l’ultima frase della risposta a questo dubium dice: «Ogni linea teologica ha i suoi rischi».
Ciò indigna il cardinale Zen: «si parla della teologia e dei suoi “rischi” come tranquillamente accettabili, mi viene da domandare: l’autorità della Chiesa non ha il dovere di difendere i fedeli semplici dai rischi che possono minacciare la purezza della fede?»
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Secondo dubium: sulla benedizione delle coppie dello stesso sesso
Il cardinale Zen contesta il permesso della risposta di benedire le coppie dello stesso sesso. «Tale unione non implica attività sessuali tra persone dello stesso sesso, che sono chiaramente peccaminose, come peccaminosa è qualunque attività sessuale fuori del matrimonio legittimo?»
Quanto al fatto che Francesco non voglia regole precise per queste benedizioni, ciò «è pastoralmente insostenibile», afferma il cardinale cinese. «Come può la Chiesa, in una materia così importante, lasciare il popolo senza una norma chiara e fidarsi del discernimento individuale? Non è così che scoppierà un caos di casistica pericolosissima per le anime?»
Terzo dubium: sulla confusione del sinodo con un’assemblea dottrinale
L’ex vescovo di Hong Kong rileva che nella risposta si dice che «tutto il popolo di Dio partecipa alla missione in modi e a livelli diversi» e rileva che «è importante non dimenticare “in modi e a livelli diversi”».
Ma nota che i documenti «suggeriscono anche che la gerarchia debba, non solo “sentire”, ma “ascoltare”, obbedire alla voce del popolo, cioè ai laici, capovolgendo la piramide della costituzione gerarchica della Chiesa fondata da Gesù sugli apostoli».
Quarto dubium: sull’ordinazione delle donne
Il cardinale Zen ricorda che attraverso «l’ordinazione sacramentale il ministro agisce in persona Christi, partecipa al sacerdozio di Cristo in un grado superiore». Egli rileva che il Papa «riconosce che l’esclusivo conferimento del sacerdozio ministeriale ai maschi non è un dogma, ma una dichiarazione definitiva, chiara e autorevole, che deve essere rispettata da tutti».
Ma, aggiunge, «la risposta lascia una coda: “eppure può essere soggetto di studio, come nel caso della validità delle ordinazioni nella Comunità Anglicana”. Dunque, nonostante la dichiarazione definitiva, si potrà ancora discutere ad infinitum?!».
E indica che «il paragone qui usato non è adeguato, perché la validità delle ordinazioni nella Comunità Anglicana è un problema storico, mentre il nostro caso è di natura teologica».
Quinto dubium: sulla necessità della contrizione
«Il penitente deve essere umile, deve sapere che è necessario esprimere il proposito di non peccare più (anche di evitare le occasioni prossime di peccato. Ma una sincera promessa non esclude previsione di possibili ricadute, l’importante è far capire che il peccato ci allontana da Dio e dalla nostra felicità, non solo quella eterna, ma anche quella di oggi».
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Il Vaticano riforma il suo sistema giudiziario
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Spirito
Capitano della squadra campione di pallavolo entra in un ordine cattolico tradizionale
Un noto giocatore di pallavolo francese ha annunciato che intende unirsi a una piccola e tradizionale comunità di canonici. Si tratta di Ludovic Duée, 32 anni, capitano della sua squadra vincitrice del campionato nazionale francese di pallavolo. Lo riporta LifeSiteNews.
Il Duée ha annunciato a Ouest France la sua intenzione di entrare a far parte dei Canonici Regolari della Madre di Dio, un istituto religioso maschile di diritto pontificio dedito alla liturgia latina. Il campione ha dichiarato che sta scegliendo tra la «vocazione e la professione».
Nei giorni scorsi, il pallavolista professionista capitano della sua squadra del Saint-Nazaire Volley-Ball Atlantique, ha vinto il titolo nazionale di pallavolo francese. Tuttavia la partita del campionato nazionale sarà anche l’ultima, secondo le sue stesse dichiarazioni ai media.
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Duée entrerà quest’anno tra i Canonici Regolari, dove trascorrerà i primi mesi come postulante. Con sede nel sud della Francia, la comunità relativamente giovane segue la Regola di Sant’Agostino e ha una spiritualità mariana basata su San Luigi Maria di Montfort e San Massimiliano Kolbe.
Cresciuto cattolico ma senza prestare molta attenzione alla sua fede da adolescente, Duée ha detto che vedeva Dio come qualcuno «con una pistola, pronto a colpirmi se mi fossi allontanato».
La sua scoperta dei Canonici è avvenuta durante gli anni di restrizioni legate al COVID-19, durante i quali è stato costretto a un periodo di riflessione più intensa. Dopo aver incontrato i Canonici, che erano vicini a dove viveva, la stella della pallavolo ha dichiarato che la sua percezione di Dio è cambiata. Ha abbandonato la sua idea di «un padre minaccioso che era lì per colpire», a favore di «un Dio amorevole».
«Ho scoperto che Dio mi amava e che aspettava solo una cosa, che anch’io lo amassi». Questa, ha detto, «è stata la base di questo viaggio».
Fondata nel 1971, la comunità conta circa 39 religiosi maschi, con un ramo femminile dell’ordine stabilito a circa 30 chilometri di distanza. I suoi membri sono dediti alla celebrazione della Messa tradizionale.
Dopo aver completato il postulato, presumendo che sia lui che la comunità esprimano un discernimento di continuazione, Duée vestirà l’abito ed entrerà nel noviziato che dura almeno un anno. I voti temporanei vengono emessi al termine del noviziato, ed è circa cinque anni dopo l’ingresso nella comunità e l’assunzione dell’abito che un membro prende i voti permanenti.
Gli stessi Canonici affermano che la loro vita spirituale «è quella della vita cristiana: appartenere a Cristo e vivere nella Chiesa. Ciò richiede naturalmente la devozione alla Beata Vergine, modello e Madre della Chiesa». Notano che nella loro comunità la devozione mariana si avvale in modo particolare della consacrazione a Maria.
In quanto canonici, i membri della comunità hanno il carisma speciale di vivere in comunità e di basarsi sulla loro chiesa particolare. La loro vita canonica è costruita sulla liturgia, vivendo una vita comune sia nel lavoro che nella preghiera, e nel loro apostolato.
«L’obiettivo è diventare prete. Rispondo a quella che considero una chiamata interiore», ha detto Duée. Ha descritto i Canonici come «molto dinamici e molto aperti al mondo, con un lato apostolico molto pronunciato».
In effetti, la giovane comunità ha attirato attorno a sé numerose famiglie e giovani, offrendo ritiri per uomini e donne, preparazione al matrimonio e un luogo in cui gli studenti possano trascorrere del tempo nello studio tranquillo e nella preghiera.
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Ai visitatori dell’abbazia viene anche offerta l’opportunità di prendere direzione spirituale con uno dei canonici, e i canonici vengono regolarmente visti guidare e prendere parte a vari pellegrinaggi agli antichi santuari in tutta la Francia.
I canonici vendono parte dei loro prodotti per sostenere la loro vita quotidiana, fanno affidamento sul sostegno dei donatori per i loro bisogni e per l’attuale restauro dell’abbazia stessa.
La cosiddetta Opus Mariæ fu fondata nella diocesi di Gap nel 1969 da Roger Péquigney. Nel 1988, i suoi membri abbracciarono lo stile di vita dei canonici regolari, che coniugava contemplazione e attività pastorali. L’8 maggio 1997, la comunità fu ufficialmente eretta come abbazia, seguendo la regola di sant’Agostino, e adottò il nome di «canonici regolari della Madre di Dio».
La comunità ha mantenuto la liturgia latina come definita nella riforma promulgata da papa Giovanni XXIII nel 1962.
Nel 2004, la comunità si trasferì a Lagrasse, nella diocesi di Carcassonne.
L’ordine ricevette l’approvazione della Santa Sede l’18 ottobre 2002 ed è sotto la giurisdizione della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei».
All’ordine è associato il ramo femminile delle canonichesse regolari della Madre di Dio, residenti nel monastero Mater Dei ad Azille.
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Caso di devozione da parte dei giovani francesi non compaiono nelle cronache, ma esistono eccome. Ne è prova una storia annessa al dramma di Annecy dello scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, quando un immigrato siriano si era messo ad accoltellare i passanti, tra cui dei bambini, in riva al lago, era intervenuto per fermarlo Henri d’Anselme, un giovane pellegrino che stava facendo un tour delle cattedrali francesi. Intervistato dalla tv di «informazione continua» BFM TV, un canale molto popolare in Francia, il ragazzo in 14 minuti di conversazione era riuscito ad inserire nel suo racconto dell’accaduto parole come «cattedrale», «cristianità», «Santa Vergine», «Cristo», «preghiera», «spirito cavalleresco».
Qualcosa sta accadendo all’ultima generazione, anche nella laicissima – cioè dominata da massoni – Francia.
Se a Parigi vi sono personaggi che parlano con nonchalance di guerra anche atomica, se al vertice potrebbero aver instaurato programmaticamente un abominio oscuro e indicibile, nelle valli e nelle campagne, nelle cittadine e perfino nelle isole lontane, un ritorno della purezza potrebbe manifestarsi – e trascinare rispedire l’élite malvagia all’Inferno.
E allora: vive la France. Dieu le Roi!
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Immagine di Mathieu MD via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Spirito
Spagna, crollo delle vocazioni dopo il Concilio Vaticano II
Una mancanza di trasparenza
Dall’analisi di Religion Confidencial emerge la crescente preoccupazione per la mancanza di trasparenza in seguito alla decisione della Commissione episcopale per il clero e i seminari di non pubblicare i dati annuali suddivisi per diocesi sui seminaristi in Spagna. Questa pratica si è interrotta dopo l’anno accademico 2018/2019, che ha suscitato preoccupazioni in diversi ambienti ecclesiali che vedono in essa un passo indietro in termini di trasparenza e un possibile occultamento delle crisi vocazionali in alcune diocesi. Nonostante la sua riluttanza a pubblicare dati dettagliati, la Conferenza Episcopale continua ad aggiornare sul suo sito alcuni dati sulle diocesi, anche se con alcune incongruenze e senza precedenti dettagli per diocesi.Una forte tendenza al ribasso a partire dagli anni ’60
Il numero dei seminaristi in Spagna ha visto un notevole calo a partire dagli anni ’60. A quel tempo la Spagna contava più di 7.000 seminaristi. Dieci anni dopo, quel numero era sceso a 1.500. Un calo di quasi l’80%. Dopo aver superato quota 2.000 tra il 1985 e il 1990, lo scorso anno la tendenza è tornata a scendere sotto quota 1.000. Se consideriamo la distribuzione dei seminaristi per diocesi, anche qui la situazione è allarmante: nel 2023, 6 diocesi non avevano seminaristi. Inoltre, 8 diocesi hanno avuto un solo seminarista per l’anno accademico 2022/2023. Così, l’anno scorso, 14 delle 69 diocesi spagnole avevano da 0 a 1 seminarista.Sostieni Renovatio 21
Roma impone l’unificazione dei seminari
Con una simile realtà davanti agli occhi si può comprendere il recente intervento romano per il quale i vescovi sono stati convocati in Vaticano. Papa Francesco ha imposto un processo di unificazione dei seminari. Non sembra necessario imporlo, perché la realtà impone di ripensare la mappa dei seminari e delle case di formazione. In questo Paese dal passato gloriosamente cattolico, il progressismo ha provocato un profondo caos che ora lascia la Chiesa quasi senza sangue. Articolo previamente apparso su FSSPX.news.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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