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Terrorismo

Delhi: stretta contro gli islamici del Fronte Popolare Indiano, arresti in tutto il Paese

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Due operazioni in pochi giorni della National Investigation Agency contro il movimento accusato di «terrorismo e attività di radicalizzazione» per aver organizzato nel 2019-2020 le dimostrazioni sfociate in violenze nei quartieri musulmani della capitale contro le modifiche alla legge sulla cittadinanza. In carcere anche il leader Oma Abdul Salam. La replica dell’organizzazione: «Proteste con metodi legittimi, nessuna prova contro di noi».

 

 

Oltre 100 persone associate al Fronte popolare dell’India (PFI) – una formazione di matrice islamica – sono state fermate o arrestate in sette diversi Stati dell’India oggi nella seconda maxi-operazione in una settimana contro il gruppo disposta dalla National Investigation Agency, l’agenzia per la sicurezza interna indiana.

 

L’accusa è quella di presunti legami con il terrorismo.

 

Tra gli arrestati vi sarebbero 25 dei suoi leader, compresi quelli affiliati al Partito socialdemocratico dell’India, il braccio politico del gruppo.

 

 

Il Fronte Popolare Indiano è un’organizzazione nata nel 2007 dalla fusione di tre sigle musulmane dell’India meridionale. Si descrive come una realtà che lavora per «il raggiungimento della promozione socio-economica, culturale e politica dei poveri e degli oppressi e della nazione in generale».

 

L’agenzia investigativa sta indagando sulle sue attività finanziarie, con l’accusa di aver istigato nel Paese le proteste del 2019-2020 contro la modifica della legge sulla cittadinanza con i gravi disordini nel nord-est di Delhi e una presunta «cospirazione» nel distretto di Hathras, nell’Uttar Pradesh, dopo lo stupro e l’omicidio di una donna Dalit.

 

Raid sono stati effettuati in diverse zone di New Delhi, tra cui i quartieri di Nizamuddin e Shaheen Bagh. «Abbiamo adottato misure preventive e, come parte di esse, abbiamo dispiegato forze paramilitari per assicurare la situazione dell’ordine pubblico e mantenere la pace e la tranquillità nella zona», ha dichiarato un funzionario di polizia all’agenzia indiana PTI.

 

Le nuove incursioni sono avvenute cinque giorni dopo che 108 funzionari del Fronte Popolare Indiano, tra cui il suo stesso presidente Oma Abdul Salam, erano stati arrestati in un’altra ondata di raid in 15 Stati indiani con l’accusa di finanziamento del terrorismo e organizzazione di campi di addestramento e radicalizzazione.

 

Il movimento al centro dell’operazione accusa i nazionalisti indù del BJP al governo di aver orchestrato questi raid per creare un’atmosfera di terrore. «La NIA – ha commentato un militante del Karnataka, una delle roccaforti del Fronte Popolare dell’India – non ha alcuna prova. Non siamo antinazionali. Stiamo protestando legalmente e non tolleriamo che portino via i nostri leader nel cuore della notte. Se non li rilasciano, dovremo continuare le nostre proteste. Non ci faremo spaventare».

 

In tutto il Karnataka e nel Kerala vi si sono state dimostrazioni contro la repressione.

 

Da Bangalore l’ex primo ministro del governo locale e leader del BJP BS Yediyurappa ha chiesto al contrario la messa al bando del PFI. «Il governo centrale deve vietarlo. Avrebbero dovuto farlo molto prima. Un’indagine approfondita rivelerà la cospirazione ordita: stavano pianificando di destabilizzare il governo centrale», ha detto Yediyurappa.

 

Il Fronte Popolare dell’India ha uffici in 22 Stati, dal Kerala al Manipur.

 

Secondo gli esperti, la sua crescita è stata favorita dal disagio di una parte dei musulmani di fronte all’ascesa delle frange della destra nazionalista indù.

 

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

Immagine screenshot da AsiaNews

 

 

 

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Scuola

«Estremismo violento nichilista»: l’FBI indaga su 1700 casi del nuovo terrorismo domestico. Che forse parte da quello che si insegna anche nelle scuole italiane

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Il direttore dell’FBI Kash Patel ha confermato martedì, nel suo intervento davanti alla Commissione Giustizia del Senato, che l’ufficio sta indagando su oltre 1.700 casi di terrorismo interno.

 

«Abbiamo 3500 indagini sul terrorismo internazionale… 1700 indagini sul terrorismo interno, una gran parte delle quali riguardano l’estremismo violento nichilista… coloro che commettono atti violenti motivati ​​da un profondo odio per la società», ha detto il Patel agli avvocati in una dichiarazione preparata. «Solo quest’anno l’FBI ha registrato un “aumento del 300% dei casi aperti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».

 

Nel suo intervento, Patel ha fatto riferimento anche al gruppo “764”, una rete internazionale decentralizzata di predatori online classificata come gruppo estremista.

 

La sua apparizione martedì davanti alla Commissione Giustizia del Senato rappresenta la prima udienza di controllo del mandato del Patello, in un contesto di crescenti preoccupazioni sulla violenza politica all’interno degli Stati Uniti.

 

Il direttore del Bureau è tornato in commissione per la prima volta dopo l’udienza di conferma tenutasi a gennaio.

 

Il vicepresidente JD Vance e il consigliere della Casa Bianca Stephen Miller hanno dichiarato lunedì che intendono avviare indagini su organizzazioni non governative di sinistra e altri gruppi, e Miller ha affermato che le reti che hanno organizzato rivolte, violenze di strada e altre attività potrebbero costituire un «movimento terroristico interno».

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«Le campagne di doxing organizzate, le rivolte organizzate, la violenza di strada organizzata, le campagne organizzate di disumanizzazione e denigrazione, la pubblicazione degli indirizzi delle persone, combinate con messaggi progettati per innescare e incitare alla violenza, e le cellule organizzate che attuano e facilitano la violenza. È un vasto movimento terroristico interno», ha detto Miller al «The Charlie Kirk Show», condotto da Vance pochi giorni dopo l’assassinio di Kirk la scorsa settimana nello Utah.

 

Il nichilismo è una corrente filosofica e un atteggiamento esistenziale che nega l’esistenza di valori, significati o scopi assoluti nella vita e nell’universo. Sostiene che non ci siano verità universali, morali intrinseche o certezze metafisiche, portando a un senso di vuoto o assenza di significato. Nato in ambito filosofico, soprattutto con il filologo sifilitico tedesco Federico Nietzsche, che lo descrisse come la conseguenza del crollo delle certezze tradizionali, come la religione e i sistemi morali, il nichilismo può manifestarsi in forme diverse: dal rifiuto attivo di ogni valore (nichilismo attivo) a un’accettazione passiva dell’assenza di senso (nichilismo passivo).

 

Il Nietzsche – un uomo talmente pazzo da amare Torino e Recoaro Terme, oltre che improbabili rapporti a tre (dove probabilmente reggeva il moccolo) – vedeva il nichilismo come l’opportunità per realizzare la sua teoria della Umwertung aller Werte, la «trasmutazione di tutti i valori», che in ultima non può che essere il rovesciamento della società umana in una dimensione completamente satanica.

 

Nietzsche oggi viene scandalosamente insegnato nelle scuole, dopo che la generazione dei boomer che hanno fatto Lettere e Filosofia hanno subito il lavaggio del cervello con l’importazione di Nietzsche da destra a sinistra, un’operazione decisa dalla casa editrice Adelphi con la cura dell’opera completa nicciana portata avanti da Giorgio Colli e Mazzino Montinari (prima ancora che in Germania!) e continuata con personaggi come il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, oppositore della narrazione COVID che infine, come un Socrate mRNA, accettò la vaccinazione con siero genico sperimentale.

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Dopo Nietzsche, un altro filosofo di devastazione morale cui era programmato il trasbordo dalla cultura nazista a quella progressista stile Repubblica era Martino Heidegger. Questo progetto, tuttavia, sembra fallito a seguito del ritrovamento dei cosiddetti «Quaderni neri» heideggeriani, di cui chiunque conoscesse il filosofo aveva contezza ma sui quali i manovratori – che intendevano utilizzare in senso anticristiano il pensieri heideggerista – guardavano con prosciutto oftalmico evidente, sperando che anche il lettore del ceto medio riflessivo (cioè per lo più dipendenti pubblico del ministero dell’istruzione, abbonati dei giornali «laici» del «laico» Eugenio Scalfari, consumatori di cineforum e Feltrinelli).

 

Quindi: quando si parla del «nichilismo fra i giovani», tema che ha fatto scrivere ridicolmente pure qualche libro, non si affronta l’elefante nella stanza: la filosofia nichilista è tranquillamente diffusa nelle librerie come pensiero sano dello Stato moderno («laico», ovviamente, e programmaticamente «non-etico»)  e pure insegnata a scuola da stuole di insegnanti convinti da un’operazione di decenni fa della bontà filosofica e sociale di Nietzsche e dei suoi epigoni.

 

L’effetto, stiamo vedendo in America, può essere il terrorismo – oltre che la droga, l’animalismo, il transessualismo, ogni estremismo che poi, in mancanza di alcun valore per la vita umana, si può rivolgere in espressione violenta e catastrofica.

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Terrorismo

Trump definisce gli Antifa come «organizzazione terroristica»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che designerà ufficialmente il movimento di sinistra Antifa come organizzazione terroristica.   La decisione arriva una settimana dopo l’assassinio del giovane organizzatore conservatore Charlie Kirk durante il suo tour di conferenze al college. Alti funzionari repubblicani, tra cui il vicepresidente J.D. Vance, hanno attribuito l’omicidio all’«estremismo di sinistra».   «Sono lieto di informare i nostri numerosi patrioti statunitensi che sto designando ANTIFA, UN DISASTRO MALATO, PERICOLOSO E RADICALE DI SINISTRA, COME UNA IMPORTANTE ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA», ha scritto Trump sulla sua piattaforma Truth Social mercoledì sera, aggiungendo che coloro che finanziano Antifa dovrebbero essere «indagati a fondo, in conformità con i più elevati standard e pratiche legali».  

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Antifa, ovvia abbreviazione di «antifascisti», è un termine generico che indica attivisti di sinistra vestiti di nero e mascherati che spesso interrompono violentemente le manifestazioni conservatrici e si scontrano con i manifestanti di destra e con la polizia. Ai tempi dei disordini per il G8 di Genova nel 2001, e negli anni successivi, si chiamavano «Black Bloc», e costituivano orde di devastatori bizzarramente organizzati in maniera militare. Nessuno è mai riuscito davvero a comprenderne le origini e le dinamiche, anche se vi sono sospetti sulla loro provenienza e i loro finanziamenti.   Il fine, a Genova nel 2001, era chiaro: screditare la protesta, in modo da indicare alla pubblica opinione che la resistenza alla globalizzazione era una cosa da violenti, ed impedire quindi ogni vera opposizione al mostruoso processo planetario in atto. Oggi negli USA gli Antifa – che hanno fatto la loro comparsa definitiva sulla scena durante le rivolte pseudo-razziali del 2020 a seguito della morte del drogato criminale George Floydo, sono considerati dai commentatori conservatori alla stregua di shock troops («truppe d’assalto») del Partito Democratico USA.   Gli Antifa sono stati anche accusati di aver partecipato a rivolte e di aver teso agguati contro personalità conservatrici e giornalisti. Una mutazione della specia è quella che chiamano trantifa, ossia di attivisti goscisti transessuali, spesso armati, che già in USA hanno lasciato una scia di sangue consistente.   Secondo quanto riportato dai funzionari, Tyler Robinson, l’uomo accusato dell’omicidio di Kirk, avrebbe avuto opinioni di sinistra e pro-omotransessualiste.   L’accusa ha affermato che l’uomo ha confessato di aver ucciso Kirk tramite messaggi di testo inviati al suo giovane compagno transgender. «Ne avevo abbastanza del suo odio. Certi odi non si possono negoziare», avrebbe scritto Robinson poco dopo che Kirk era stato colpito.   Durante un incontro improvvisato con la stampa all’interno dell’Air Force One in volo, Trump ha scherzato (ma nemmeno troppo…) con l’inviata della TV pubblica americana PBS, nota per la sua vicinanza all’estrema sinistra.    

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Alla domanda sugli Antifa, Trump ha replicato: «Hanno qualcosa a che fare con il vostro network? Beh, lo scopriremo».   Rimane da risolvere la questione delle possibili correlazioni tra attivismo politico violento di estrema sinistra e pedofilia, con alcuni episodi indicatori.   Come riportato da Renovatio 21, cinque anni fa ad una manifestazione antipedofilia a Dublino, in Irlanda, vi fu l’irruzione degli Antifa che attaccarono la protesta.  

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  Immagine di Carptrash via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International  
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Pedofilia

Kirk, un boomer ha cercato di «distrarre la polizia» dal vero tiratore

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Subito dopo l’assassinio di Charlie Kirk è stato arrestato un uomo che si era avvicinato alla polizia urlando «gli ho sparato, ora sparate a me». George Zinn, 71 anni, è descritto come un «boomer» – cioè della generazione dei nati tra il 1946 e il 1964 – attivista di sinistra.

 

Questa azione ha distolto le risorse della polizia, probabilmente aiutando il vero tiratore a fuggire, secondo rapporti di polizia ora resi pubblici.

 

Giunto al dipartimento di polizia, Zinn ha chiesto un avvocato e affermato di non aver sparato a Kirk, ma di averlo fatto solo «per distogliere l’attenzione dal vero tiratore». Mentre veniva poi trasportato in ospedale per un problema di salute, Zinn fece commenti simili, aggiungendo che «voleva essere un martire per la persona che era stata colpita».

 

Quasi 48 ore dopo la sparatoria, Tyler Robinson, un politico di sinistra verificato con un fidanzato trans, è stato arrestato e accusato dopo che i suoi genitori conservatori lo avevano denunciato. Inizialmente, le bizzarre azioni di Zinn sono state sospettate da alcuni come un complotto organizzato in cui Zinn e Robinson facevano parte di una rete più ampia.

 


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Zinn è stato arrestato nella prigione della contea di Utah con l’accusa di ostruzione alla giustizia, un crimine di secondo grado.

 

Poi il colpo di scena oscuro: gli investigatori hanno rivelato che Zinn aveva immagini di pornografia infantile sul suo telefono. È accusato di quattro capi d’accusa per sfruttamento sessuale di minore dopo che la polizia ha trovato immagini di bambine in «varie fasi di svestizione e pose sessuali» sul telefono di Zinn. La polizia ha affermato che Zinn ha ammesso di aver ottenuto «gratificazione sessuale» dalla visualizzazione e dalla condivisione di quel tipo di immagini.

 

Lo sviluppo fa pensare a tanti casi simili, in cui attorno a perpetratori di violenze si cela la pedopornografia.

 

Molti ricordano che l’uomo ucciso in legittima difesa dal giovane Kyle Rittenhouse durante i moti BLM di Kenosha, in Wisconsin, Joseph Rosembaum, era stato condannato per pedofilia.

 

Come riportato da Renovatio 21, al figlio di Ryan Routh, il secondo attentatore di Donald Trump, fu trovata pedopornografia nei computer.

 

Il pattern pone delle domande serie: c’è una rete di pedofili goscisti che fiancheggia la violenza? Le immagini compromettenti sono inserite dalle autorità per incastrarli? Oppure c’è una naturale relazione tra pedofilia e violenza politica?

 

Su questo ultimo punto qualche ragguaglio è stato possibile vederlo durante l’istituzione della zona autonoma di Seattle lo scorso anno e negli scritti di Hakim Bey, teorico anarchico autore di controversi scritti su pedofilia e pederastia.

 

Un saggio sull’argomento, ci sembra, non è ancora stato scritto.

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Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

 

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