Cancro
Come la Repubblica italiana ci ha dato una teoria alternativa sul cancro
Ecco, puntuali, le celebrazioni politico-militari per l’istituzione della Repubblica italiana, senza neanche però un Silvio Berlusconi ad applaudire – felice, maschio, umano – le belle crocerossine.
Per Renovatio 21 si tratta di un’ulteriore occasione persa, come il 25 aprile, per festeggiare James Jesus Angleton, definito «madre della CIA» e per noi, volendo, «padre» dell’Italia postbellica. Per lui nemmeno un fiorellino, una menzione, un ricordo sbiadito, nulla: del resto il suo lavoro era proprio quello di stare nell’ombra.
Eh sì che negli ultimi tempi, con gli intellettuali filo-Trump che cercano di scrivere la storia del Deep State americano, la questione italiana è tornata alla ribalta: a galvanizzare George Kennan, principe della diplomazia USA (e arcinemico dell’idea della NATO), furono propri gli ottenimenti elettorali degli americani alle elezioni del dopoguerra italiano, che sancirono la vittoria di Washington sui sovietici dietro al PCI. Un modello, quello della sovranità limitata elettorale inflitta all’Italia, che Kennan disse doveva ripetersi in ogni parte del mondo, perché gli USA a questo punto avevano bisogno di una longa manus, un «dipartimento dei trucchetti sporchi» per mantenere la sua egemonia di superpotenza vincitrice.
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È qui, con i voti italiani a ridosso della fine del fascismo, che nasce la dottrina della plausible deniability che diverrà poi dogma della CIA fondata poco dopo: se ti beccano mentre sovverti un Paese, puoi sempre negare, la Casa Bianca deve uscire intonsa, più bianca del bianco. La dottrina della «negabilità plausibile» che è ancora oggi ben visibile, se pensiamo ai programmi usati per spiare gli stessi cittadini americani (perché trumpiani, no-vax, no-gender a scuola, pro-life etc.) magari fatti passare attraverso il GCHQ, il servizio di Intelligence informatica britannico, di modo da non infrangere, almeno non apertamente, la ridicola legge per cui la CIA non può operare su suolo americano. (Diteglielo alla famiglia Kennedy, mi raccomando).
E invece, niente: ogni 2 giugno bisogna ricordarsi, tra carrarmati e presidenti ingobbiti, di una vittoria al referendum che ha disinstallato la monarchia dal Paese – cacciando i Savoia, con tanto di discriminazione sessuale (solo gli eredi maschi). Intendiamoci: la fine del triste regno del Casato piemontese è una cosa giustissima, bellissima, e non potremmo essere più d’accordo, tanto che ci chiediamo per quali pressioni politiche sono stati fatti rientrare (una legge costruita… contro lo spirito arcaico di tutto il sistema repubblicano… per Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto, cioè due persone?)
A questo punto però, visto che vogliono per forza che pensiamo alla storia, ho voglia di ricordarmi di un’altra conseguenza della Repubblica italiana, una ramificazione tragica ed enorme, drammatica e romantica, che viene direttamente dalla fine della monarchia in Italia: la teoria del dottor Hamer.
Renovatio 21 ne aveva parlato l’anno scorso quando perì il principe savoiardo che sarebbe stato, senza referendum, re d’Italia (aiuto!). Avevamo scritto un’articolo sulla scorta della bella serie documentaria della principessa Beatrice Borromeo, la cui madre è, per grande amicizia con una protagonista, coinvolta nella vicenda.
Il lettore forse conosce i fatti.
Il 17 luglio 1978, un gruppo di giovani benestanti di Roma (e oltre), tra cui i cosiddetti «pariolini» come Giovanni Malagò, oggi presidente del CONI, e Nicky Pende, chirurgo e noto playboy (cugino della giornalista Stella Pende), capace di conquistare donne ambite come Stefania Sandrelli, trascorre le vacanze in Sardegna. Nel gruppo ci sono anche diverse ragazze di famiglie agiate. Si tratta di un’allegra comitiva di ventenni e trentenni, ricchi e spensierati, che decidono di fare una traversata in barca verso l’isola di Cavallo, all’estremità meridionale della Corsica.
Prima della partenza, alcuni del gruppo incontrano in piazza una splendida ragazza che già conoscevano da Roma: Birgit Hamer. Birgit è in Sardegna in vacanza con la sua famiglia. Suo padre, Ryke Geerd Hamer, è un medico tedesco trasferitosi a Roma per promuovere i suoi brevetti chirurgici, tra cui il «bisturi di Hamer». La madre, Ursula, è anche lei medico, e la famiglia comprende altri tre figli: Ghunield, Berni e Dirk.
Dirk, 19 anni, frequenta la scuola tedesca di Roma, si dedica con passione all’atletica (si allena nei 400 metri con Pietro Mennea) e alla pittura. Birgit, che nel 1976 è stata Miss Germania e ha rappresentato il suo Paese a Miss Universo a Hong Kong, chiede al padre il permesso di unirsi al gruppo per l’escursione in barca. Il dottor Hamer acconsente, a patto che porti con sé il fratello Dirk.
Il gruppo, composto da circa trenta persone, parte su tre barche, immerso in un’atmosfera di entusiasmo e spensieratezza tipica dell’estate e della gioventù. L’isola di Cavallo, però, ha una peculiarità possibilmente scaturita dal referendum: è una sorta di enclave dominata da Vittorio Emanuele di Savoia, che vi possiede una villa dall’architettura insolita. A causa della legge, del resto, il Savoia e suo figlio non possono villeggiare in Italia, appena al di là del mare.
I giovani ormeggiano le barche davanti alla villa e scendono a terra per cenare in un ristorante sulla spiaggia. Qui hanno i primi contatti con il principe esiliato. Il gruppo è rumoroso e Vittorio Emanuele, infastidito, sembra aver pronunciato frasi come «italiani di merda vi ammazzo tutti», secondo alcuni testimoni, anche se non è chiaro se queste parole siano state dette durante la serata o in un momento successivo più drammatico. La frase, comunque, è significativa per chi aspira a essere il re degli italiani, e indica programmi per la popolazione tuttavia non dissimili da quelli poi portati avanti dalla Repubblica tra aborti, provette, vaccini.
A causa del mare agitato, i ragazzi sono costretti a passare la notte sull’isola. Alcuni dormono nella dinette delle barche, altri sul ponte, altri ancora sulla spiaggia. Qualcuno utilizza un gommone Zodiac sul pontile, che si scoprirà appartenere a Vittorio Emanuele.
A tarda notte, mentre tutti dormono, Vittorio Emanuele si sarebbe avvicinato alle barche ancorate armato di un fucile, successivamente identificato come «arma da guerra». Scoppia una lite con Pende e, durante lo scontro, parte un colpo che attraversa la barca e colpisce Dirk, addormentato, recidendo la sua arteria femorale.
Segue una tragedia. Dirk rimane senza cure per quattro ore prima di essere soccorso; in ospedale, per tentare di salvargli la vita, gli amputano una gamba. Nonostante gli sforzi, muore dopo mesi di sofferenze, con Birgit e la famiglia al suo fianco. Giornali e rotocalchi riportano il dramma della famiglia Hamer in ogni dettaglio.
Birgit Hamer porterà avanti una battaglia legale per 45 anni, e in questo lungo periodo assisteremo a ogni sorta di evento: armi che spariscono, confessioni che svaniscono, un processo a Parigi che, a circa dodici anni dai fatti, assolverà il principe. Su tutto aleggia un’ombra densa e impenetrabile: non è difficile ricordare che il Savoia era affiliato alla P2, con connessioni che, volendo, potevano raggiungere qualsiasi livello.
«Politica, aristocrazia e massoneria si mobilitarono per depistare il processo. Fu una farsa. Vittorio Emanuele è stato assolto. Si parlò di una seconda pistola, inesistente invece» dice oggi Birgit, ma mentre il suo lutto prende la forma di inesauste battaglie sui tribunali e sulla stampa, quello degli altri famigliari prende vie tremende, inaspettate.
Ursula, la madre, morirà di cancro al seno nel 1985. Il padre, il dottor Hamer, svilupperà invece un tumore subito dopo la morte del figlio: un carcinoma al testicolo, che gli verrà rimosso chirurgicamente.
La perdita di Dirk e il trauma del tumore sconvolgeranno profondamente non solo la vita di Hamer, ma anche il suo approccio alla medicina. Notando la comparsa del tumore poco dopo la tragedia, Hamer elabora una teoria personale: le malattie, definite da lui «conflitti biologici», avrebbero origine da traumi drammatici irrisolti, che impedirebbero la guarigione. Chiama questa teoria «Sindrome Dirk Hamer», basata sull’idea dello shock biologico.
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Successivamente, il dottor Hamer svilupperà le cosiddette «cinque leggi biologiche» e teorie controverse sulla cura delle malattie, come l’uso di batteri, considerati non dannosi ma utili alla guarigione, e sull’origine psicologica dei tumori.
Hamer inizia così a trattare pazienti che rifiutano le terapie oncologiche tradizionali, come la chemioterapia, considerata un dogma intoccabile. Questo lo porta a una vita che dire turbolenta è eufemistico: viene radiato dall’ordine dei medici, denunciato, condannato, incarcerato, arrestato più volte, diventa un fuggitivo, viene estradato e scappa di nuovo. Nel frattempo, visita pazienti in tutta Europa. I media europei parlano di una «setta», mentre lui registra il marchio Neue Germanische Medizin, «Nuova Medicina Germanica».
I tribunali lo accusano di esercizio abusivo della professione medica, e le authority indagano sui casi di pazienti trattati con il suo metodo, con denunce anche contro i medici che lo seguono. Alcuni pazienti muoiono – un destino che può capitare anche nei centri oncologici tradizionali, dove però la chemioterapia è indiscussa. Quando un paziente in chemioterapia muore, magari dopo mesi di trattamenti che lo hanno lasciato calvo e debilitato, spesso nei necrologi si ringrazia il «professore» di turno.
Hamer si rifugia in Norvegia, dove l’estradizione è più complicata poiché non è un Paese UE. Qui emergono accuse di antisemitismo: Hamer fa dichiarazioni contro gli ebrei e scrive una lettera al settimo e ultimo rebbe dei Chabad-Lubavitcher, il rabbino Menachem Mendel Schneerson (di cui un seguace aveva recentemente annunciato di voler uccidere Candace Owens, che aveva dichiarato sulla scorta di alcuni studi israeliani che il rabbì odiava i non-giudei), sostenendo che gli ebrei neghino le scoperte della Nuova Medicina Germanica, ma le usino in segreto per curarsi.
Non è tutto: Hamer viene accusato di negare l’Olocausto, lo sbarco sulla Luna e persino gli attentati dell’11 settembre, che secondo lui non sarebbero legati al terrorismo islamico. Gli viene contestato il reato di «incitamento all’odio razziale» ai sensi dell’articolo 130 del Codice Penale Tedesco. Di fatto, viene dipinto come un vero e proprio mostro, più demonizzato di Bin Laden, il cui nascondiglio era noto, mentre per Hamer i difensori della medicina oncologica mainstream temono che possa operare in qualche Paese europeo, supportato da una rete segreta di medici, pazienti e sostenitori. Brutta gente che rifiuta la chemio…
Hamer sosteneva di aver seguito oltre 30 mila casi. Non sappiamo, però, quale percentuale di questi pazienti sia morta in modo doloroso e quale, invece, possa essere effettivamente guarita. È d’obbligo ricordare che il dato non interessa soprattutto la medicina ufficiale, che reputa un sacrilegio la rinuncia da parte del paziente della chemioterapia. (Citofonare Di Bella)
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Il dottor Hamer muore a Sandefjord, vicino Oslo, nel 2017. Su Wikipedia potete vedere la scia di processi contro di lui e i dottori che promuovevano le sue teorie e il suo metodo, con relativa lista dei morti.
Qualcuno può dire che le teorie di Hamer non sono lontanissime da quello che molti, almeno una volta nella vita, anche senza aver mai sentito parlare del dottore tedesco, hanno pensato: l’idea secondo cui i tumori vengono da questioni psichiche, spirituali, sono psicosomatici, come tante altre malattie. La medicina ufficiale, che certo non può quantificare i problemi dello spirito (ma pretende di curarli con psicofarmaci assassini), sulle origini del cancro invece non ha una teoria condivisa.
Così, nel giorno dei soldati che salutano i politici, nel giorno della «democrazia» piombata dal cielo (sì, come Pippo, il bombardiere devastatore USA) sul nostro Paese, voglio tenere a mente questa bizzarra conseguenza dell’instaurazione della Repubblica, una ramificazione che tocca tanti destini, in drammi indicibili, e continuerà a farlo.
Strana, la vita. Strana, l’Italia.
Roberto Dal Bosco
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Immagine di Anthony Majanlahti via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Cancro
Proteine spike da vaccino COVID trovate nelle cellule tumorali di una donna
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La proteina spike nelle cellule metastatiche è un’osservazione completamente senza precedenti
Secondo Sano, in Giappone si stanno accumulando «segnalazioni» sui »potenziali effetti avversi dei vaccini contro il COVID-19 su diversi organi, tra cui la pelle». Studi recenti corroborano le segnalazioni e suggeriscono che i vaccini contro il COVID-19 potrebbero creare un ambiente che favorisce la crescita delle cellule tumorali e che “predispone i pazienti oncologici alla progressione del cancro”, ha scritto Sano. Ha affermato che la prevalenza di eventi avversi correlati alla proteina spike ha portato alla nascita di un nuovo termine, «spikeopatia». Il coinvolgimento della proteina spike nei meccanismi cancerogeni è «particolarmente preoccupante», ha scritto Sano. Le cellule tumorali «possono assorbire la proteina spike circolante, prodotta dopo la vaccinazione, dal flusso sanguigno o dal microambiente», ha affermato l’immunologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D. Nel caso della paziente di 85 anni, «una rara metastasi cutanea da tumore al seno» si è sviluppata in prossimità della mastectomia, ha affermato Sano. Ciò si è verificato nonostante «il tumore al seno primario fosse stato rimosso con successo» nel 2023. Il cancro al seno «è la neoplasia maligna più comune a metastatizzare alla pelle», ha affermato Sano. Tuttavia, l’insolitamente «breve intervallo di tempo tra la vaccinazione e la comparsa di metastasi cutanee» lo ha spinto a ricercare la presenza della proteina spike del SARS-CoV-2. Sano ha scoperto che «le cellule tumorali metastatiche nel derma e nell’epidermide erano entrambe colorate per la proteina spike, ma non per la proteina nucleocapside del virus SARS-CoV-2». Le cellule tumorali della diagnosi originale di cancro al seno «non esprimevano né la proteina nucleocapside né la proteina spike», ha scritto. Secondo Sano, i risultati non sono del tutto conclusivi perché «la relazione causale» rimane poco chiara. Tuttavia, i risultati «suggeriscono fortemente» che la proteina spike nelle cellule tumorali metastatiche sia correlata al vaccino mRNA contro il COVID-19. «Per quanto ne sappiamo, la presenza della proteina spike ma non dell’espressione della proteina nucleocapside nelle cellule tumorali è una scoperta nuova», ha scritto Sano. Hulscher ha definito la scoperta «un’osservazione del tutto senza precedenti». I risultati indicano che non c’è alcuna possibilità che la proteina spike identificata derivi da un’infezione virale, ha affermato Rose. Ha osservato che se la proteina spike fosse derivata da un’infezione da COVID-19, nel paziente sarebbero stati rilevati nucleocapsidi.Iscriviti al canale Telegram ![]()
«Molte cose devono andare storte affinché una cellula diventi una cellula cancerosa»
Sano ha individuato tre modi in cui il vaccino mRNA contro il COVID-19 avrebbe potuto causare le metastasi del paziente. Tra queste rientrano l’integrazione genomica di mRNA o di contaminanti del DNA nel vaccino; una risposta immunitaria avversa che compromette la capacità dell’organismo di prevenire lo sviluppo di tumori; o la modulazione dei recettori degli estrogeni da parte delle proteine spike, che contribuiscono allo «sviluppo, all’aggravamento o alla metastasi del cancro al seno e del cancro ovarico». «Devono verificarsi molti eventi errati affinché una cellula diventi cancerosa, crescendo in modo incontrollato», ha affermato Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense (CHD). «Non si comportano come le cellule normali. Tutte e tre le possibili spiegazioni del Dott. Sano sono possibili». Secondo lo studio, la proteina spike è stata trovata nel nucleo delle cellule tumorali metastatiche. Christensen ha affermato che questo indica che «la tecnologia mRNA spike è stata introdotta nei nostri genomi». Nel 2023, contaminanti del DNA, tra cui il virus delle scimmie 40 (SV40), un virus a DNA noto per promuovere il cancro, sono stati scoperti nei vaccini a mRNA contro il COVID-19. Rose ha affermato che l’SV40 «potrebbe interrompere la regolazione genica integrandosi vicino o all’interno di oncogeni [cellule che possono diventare cancerose] o geni oncosoppressori». Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico del CHD, ha affermato che i risultati dello studio indicano un’elevata probabilità che i vaccini a mRNA siano correlati al cancro metastatico. «Considerata la tempistica della comparsa del cancro della pelle, sembra probabile che sia stato causato dalla dose di richiamo, ma la prova schiacciante che non ho visto nell’articolo era se la paziente stesse esprimendo la proteina spike anche in altri tessuti non cancerosi e/o nel suo flusso sanguigno». «Tuttavia, non ho dubbi che la presenza della proteina spike, come minimo, abbia aggravato la situazione, portando al cancro della pelle».Aiuta Renovatio 21
Il paziente ha ricevuto iniezioni da lotti Pfizer collegati a gravi reazioni
I dati supplementari dello studio contenevano informazioni sulle date in cui la paziente era stata vaccinata e sui numeri di lotto delle dosi di vaccino ricevute. La paziente ha ricevuto la prima serie di due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 a maggio e giugno 2021. Ha ricevuto dosi di richiamo a febbraio, luglio e novembre 2022 e a ottobre 2024. La sua dose di richiamo di luglio 2022 era di Moderna, ma le altre erano dosi di Pfizer. I numeri di lotto di tutte le dosi del vaccino Pfizer contro il COVID-19 sono collegati a gravi eventi avversi in alcuni destinatari. Il paziente ha ricevuto il lotto LK7363 del vaccino Pfizer un mese prima dell’insorgenza del cancro metastatico. Secondo «How Bad Is My Batch?», tale lotto è stato associato a una malattia potenzialmente letale, due ricoveri ospedalieri e altri 22 eventi avversi, tra cui la sindrome di Behçet , una rara malattia infiammatoria. Secondo il database «How Bad Is My Batch?», gli altri lotti di vaccino Pfizer ricevuti dal paziente sono associati a un numero maggiore di eventi avversi e decessi. Tra questi:- Maggio 2021: lotto Pfizer numero EW4811 , associato a 41 decessi, 58 disabilità, 40 malattie potenzialmente letali, 336 ricoveri ospedalieri e 724 altri eventi avversi.
- Giugno 2021: lotto Pfizer numero FA4597 , associato a 39 decessi, 26 disabilità, 28 malattie potenzialmente letali, 166 ricoveri ospedalieri e 249 altri eventi avversi.
- Febbraio 2022: lotto Pfizer numero FL7646 , associato a 13 decessi, 11 disabilità, 5 malattie potenzialmente letali, 31 ricoveri ospedalieri e 29 altri eventi avversi.
- Novembre 2022: lotto Pfizer numero GJ1852 , associato a 9 decessi, 3 disabilità, 3 malattie potenzialmente letali, 19 ricoveri ospedalieri e 23 altri eventi avversi.
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Uno studio indica la necessità di testare la proteina spike nei pazienti oncologici
Sano ha affermato che le sue scoperte giustificano ulteriori ricerche sulla relazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e il cancro o le metastasi. «Lo studio della proteina spike in un gran numero di campioni di cancro che si sono sviluppati o sono peggiorati rapidamente dopo la vaccinazione con mRNA chiarirà la correlazione e fornirà informazioni significative sul potenziale oncogenico», ha scritto Sano. Christensen ha affermato che lo studio del caso dimostra «quanto sia fondamentale iniziare a testare e colorare i tessuti per l’mRNA spike in tutti i casi di cancro, soprattutto nei giovani». Jablonowski concorda. «Una colorazione a livello di popolazione per le proteine spike e nucleocapsidi nei campioni di tessuto tumorale potrebbe mostrare modelli rivelatori tra infezioni, vaccini e malattia», ha affermato. Sano ha precedentemente pubblicato due studi sottoposti a revisione paritaria che hanno identificato un’associazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e «malattie della pelle persistenti e intrattabili , in cui è stata trovata la proteina spike derivata dal vaccino mRNA». Le scoperte di Sano si basano su altri studi recenti che collegano i vaccini a mRNA a un rischio più elevato di cancro e di altri gravi eventi avversi. Uno studio condotto su 8 milioni di sudcoreani, pubblicato il mese scorso sulla rivista Biomarker Research, ha scoperto che i vaccini e i richiami contro il COVID-19, sia a mRNA che non a mRNA, comportano un aumento del rischio di sei tipi di cancro, tra cui un rischio maggiore del 20% di cancro al seno e un rischio maggiore del 27% di cancro in generale. Un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone all’inizio di quest’anno ha mostrato che le persone che avevano ricevuto il vaccino contro il COVID-19 avevano un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati. Il rischio aumentava con ogni dose aggiuntiva. Uno studio di 30 mesi condotto su circa 300.000 persone in Italia, pubblicato sulla rivista EXCLI a luglio, ha rilevato un aumento del 23% del rischio di cancro dopo una o due dosi del vaccino contro il COVID-19 e un ulteriore aumento del 9% del rischio per coloro che hanno ricevuto tre o più dosi. Hooker ha affermato che i risultati del nuovo studio rafforzano le crescenti richieste di sospensione o ritiro dei vaccini mRNA contro il COVID-19. Ha affermato: «Questo studio è un’ulteriore prova a favore del divieto di queste vaccinazioni. La combinazione di spikeopatia e introduzione di mRNA modificato esogeno è un doppio colpo che provoca danni significativi, soprattutto nei soggetti che continuano a ricevere richiami». Michael Nevradakis Ph.D. © 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cancro
Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Uno studio sudcoreano condotto su oltre 8 milioni di persone ha riportato un aumento del rischio complessivo di cancro del 27% legato ai vaccini anti-COVID-19 a mRNA e non a mRNA. I ricercatori hanno riscontrato rischi più elevati per sei specifici tumori. I media mainstream hanno criticato lo studio.
Secondo un recente studio sudcoreano condotto su oltre 8 milioni di persone, i vaccini e i richiami contro il COVID-19, sia a mRNA che non a mRNA, comportano un aumento del rischio di sei tipi di cancro e un rischio di cancro complessivo più elevato del 27%.
Quattro ricercatori sudcoreani hanno pubblicato il rapporto la scorsa settimana sotto forma di lettera su Biomarker Research, una rivista della Springer Nature.
Secondo lo studio, i vaccini e i richiami contro il COVID-19 sono associati a un rischio maggiore di cancro al seno, al colon-retto, allo stomaco, ai polmoni, alla prostata e alla tiroide, in tutti i tipi di vaccino e in tutte le fasce d’età.
I commentatori medici più tradizionali si sono affrettati a screditare i risultati, definendoli «imperfetti» da MedPageToday. Altri esperti medici e scientifici, invece, non sono stati d’accordo.
«In parole povere: entrambe le principali piattaforme di vaccini contro il COVID-19 sembrano essere cancerogene», ha scritto l’epidemiologo Nicolas Hulscher in un post su Substack.
Il dottor Angus Dalgleish, oncologo medico, ha dichiarato a The Defender che lo studio si basa su altre recenti scoperte, ma «è il primo a dimostrare che i vaccini a cDNA [non-mRNA] e a mRNA sono associati al rischio di cancro, il che suggerisce che la proteina spike è direttamente cancerogena».
Il commentatore medico John Campbell, Ph.D., ha dichiarato questa settimana nel suo programma su YouTube che la ricerca rappresenta «lo studio su larga scala finora» che esamina l’associazione tra i vaccini contro il COVID-19 e il cancro.
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«Nessuna tecnologia vaccinale è esente dal rischio di cancro»
Secondo lo studio, mentre il potenziale cancerogeno del virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID-19 «è stato ipoteticamente proposto», sono state condotte poche ricerche sul potenziale rischio di cancro derivante dai vaccini contro il COVID-19.
I ricercatori hanno affermato che le «strutture condivise» contenute nel virus SARS-CoV-2 e nei vaccini contro il COVID-19, tra cui la proteina spike, potrebbero indicare che i vaccini contro il COVID-19 sono associati a rischi di cancro.
Lo studio ha utilizzato i dati del periodo 2021-2023 relativi a oltre 8,4 milioni di persone presenti nel database del Servizio Sanitario Nazionale della Corea del Sud. Il campione è stato suddiviso in due gruppi in base allo stato vaccinale. Il campione vaccinato è stato ulteriormente suddiviso in gruppi con richiamo e non con richiamo.
I ricercatori hanno monitorato i pazienti per un anno. Il gruppo vaccinato è stato monitorato anche dopo la vaccinazione. I risultati hanno mostrato un rischio statisticamente significativo di cancro più elevato nel gruppo vaccinato, tra cui:
- Cancro complessivo: rischio più elevato del 27%
- Cancro al seno: rischio più alto del 20%
- Cancro del colon-retto: rischio più elevato del 28%
- Cancro gastrico: rischio più elevato del 34%
- Cancro al polmone: rischio più elevato del 53%
- Cancro alla prostata: rischio più elevato del 69%
- Cancro alla tiroide: rischio più alto del 35%
L’analisi statistica dei risultati ha dimostrato che c’è una «probabilità su 1.000 che questo risultato sia dovuto al caso», ha affermato Campbell.
I vaccini mRNA contro il COVID-19 prodotti da Pfizer e Moderna hanno mostrato un rischio complessivo di cancro superiore del 20% e sono stati strettamente correlati a un rischio più elevato di tumori al seno, al colon-retto, ai polmoni e alla tiroide.
I vaccini anti-COVID-19 non a mRNA, noti come vaccini a cDNA, che includono i vaccini di AstraZeneca e Johnson & Johnson (Janssen), sono stati associati a un rischio complessivo di cancro superiore del 47%. Sono stati specificamente collegati a un aumento del rischio di tumori del colon-retto, dello stomaco, del polmone, della prostata e della tiroide.
Anche i pazienti che hanno ricevuto una miscela di dosi di mRNA e cDNA hanno avuto un rischio maggiore, con un’incidenza di cancro complessiva superiore del 34% e una stretta associazione con un rischio più elevato di tumori al seno e alla tiroide.
«L’elevato rischio di cancro non era limitato a una singola piattaforma vaccinale», ha scritto Hulscher. «Ogni tipo di vaccino era associato a un aumento misurabile del cancro complessivo, e ciascuno aveva specifici siti tumorali che guidavano il segnale. In altre parole, nessuna tecnologia vaccinale era esente da rischio di cancro in questo set di dati».
Il medico internista Dott. Clayton J. Baker ha affermato che i dati mostrano che tra le persone vaccinate il rischio di cancro aumenta con il tempo.
«L’aumento del rischio di cancro nei soggetti vaccinati aumenta in modo lineare per l’intero periodo dello studio, con un’inclinazione maggiore rispetto alla curva dei soggetti non vaccinati, e non si appiattisce. L’aumento dell’incidenza continua ad aumentare. Potrebbe continuare per decenni. È davvero allarmante», ha affermato Baker.
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«Ogni gruppo demografico ha sperimentato un rischio elevato di cancro»
I risultati hanno inoltre mostrato che le persone vaccinate di età inferiore ai 65 anni erano particolarmente a rischio di contrarre alcuni tipi di cancro.
«La popolazione relativamente più giovane (individui sotto i 65 anni) era più vulnerabile al cancro alla tiroide e al seno; al contrario, la popolazione più anziana (75 anni e oltre) era più suscettibile al cancro alla prostata», hanno scritto i ricercatori.
Nel complesso, le persone vaccinate di età inferiore ai 65 anni hanno mostrato un rischio complessivo maggiore di cancro, mentre gli anziani, in particolare quelli di età superiore ai 75 anni, hanno presentato il rischio complessivo più elevato.
Le donne vaccinate presentavano anche un rischio relativamente più elevato di cancro rispetto agli uomini vaccinati: le donne vaccinate mostravano un rischio particolarmente elevato di cancro del colon-retto e della tiroide, mentre gli uomini vaccinati mostravano un rischio più elevato di cancro gastrico e polmonare.
«Sia i risultati complessivi che quelli specifici per sito mostrano un andamento coerente: ogni gruppo demografico ha sperimentato un rischio elevato di cancro, sebbene la tipologia e l’impatto assoluto siano variati. Le donne e gli anziani sono stati colpiti più duramente, ma nessun segmento della popolazione è stato risparmiato» ha scritto Hulscher.
I risultati dello studio hanno anche mostrato che i richiami del vaccino contro il COVID-19 hanno comportato un rischio sostanzialmente più elevato di alcuni tipi di cancro, tra cui un rischio maggiore del 125% di cancro al pancreas e del 23% di cancro gastrico.
Dalgleish ha definito i numeri «impressionanti», affermando che l’aumento del rischio dopo le dosi di richiamo «è un incremento inaspettato che stiamo osservando anche nel Regno Unito».
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I critici definiscono «folle» il periodo di follow-up di un anno
Secondo MedPageToday, il periodo di follow-up di un anno utilizzato dai ricercatori nello studio era «assurdo» e lo studio non ha preso in considerazione la storia familiare di cancro dei pazienti e la loro storia di screening.
Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, ha affermato che «le critiche mosse allo studio sono basate su un sano pregiudizio da parte degli utenti».
«L’idea che le persone più propense a sottoporsi a un intervento medico (vaccinazione) siano anche più propense a sottoporsi a un altro (screening per il cancro)… è una preoccupazione valida per uno studio vaccinato-non vaccinato come questo, poiché coloro che cercano un vaccino avranno un comportamento drasticamente diverso nella ricerca di assistenza sanitaria rispetto a coloro che non cercano un vaccino» ha spietato.
Tuttavia, «questo non è solo uno studio che confronta vaccinati e non vaccinati: differenzia anche i vaccini. Il pregiudizio dell’utente sano non è un argomento a favore del perché un vaccino (cDNA) mostri un rischio di cancro più elevato di un altro (mRNA). Inoltre, lo studio non afferma che i vaccini causino il cancro, ma che siano associati ad esso».
«Siamo organismi multicellulari complessi. Le cellule cancerose si formano dentro di noi con grande frequenza e vengono solitamente neutralizzate dai nostri meccanismi antitumorali… Se un vaccino può interrompere questo meccanismo antitumorale, allora i tumori possono manifestarsi in un breve lasso di tempo».
Anche se è stato dimostrato che i vaccini a cDNA comportano un rischio di cancro più elevato, Baker ha affermato che lo studio evidenzia anche il rischio della tecnologia a mRNA.
«Questo studio implica assolutamente la piattaforma mRNA», ha affermato. «Ricordiamo che il COVID-19 è stato il primo utilizzo diffuso di quella piattaforma tecnologica negli esseri umani… Nella sua prima applicazione, ha aumentato l’incidenza dei tumori».
Campbell ha affermato che i dati ufficiali sudcoreani sono generalmente affidabili e che lo studio è ben strutturato.
«La Corea del Sud era un Paese con un tasso di vaccinazione molto elevato», ha detto. «C’erano… solo poche centinaia di migliaia di persone nel gruppo dei non vaccinati, ma questo è sufficiente per ricavarne dati piuttosto attendibili».
Gli autori dello studio non hanno fornito dettagli sui possibili meccanismi contenuti nei vaccini contro il COVID-19 che potrebbero comportare un rischio maggiore di cancro.
Baker ha affermato che «l’aumento significativo dei rapporti di rischio per sei diversi tipi di cancro suggerisce che un possibile indebolimento del sistema immunitario contribuisca all’aumento del rischio. È preoccupante, perché il rischio non è limitato a un solo tipo di cancro per il quale potrebbe essere effettuato lo screening».
Secondo Campbell, la proteina spike e i contaminanti del DNA presenti nei vaccini a mRNA potrebbero essere tra i fattori che contribuiscono a questo rischio.
Gli autori hanno suggerito che sono necessarie ulteriori ricerche «per chiarire le potenziali relazioni causali, compresi i meccanismi molecolari sottostanti correlati all’iperinfiammazione indotta dal vaccino contro il COVID-19».
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Un numero crescente di studi collega i vaccini COVID a gravi eventi avversi
Altri recenti studi e analisi su larga scala suggeriscono un legame tra i vaccini contro il COVID-19 e gravi eventi avversi come il cancro.
All’inizio di quest’anno, un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone ha mostrato che le persone vaccinate contro il COVID-19 presentavano un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati. Il rischio aumentava con ogni dose aggiuntiva.
Uno studio condotto su 1,3 milioni di donne nella Repubblica Ceca, pubblicato a giugno sull’International Journal of Risk & Safety in Medicine, ha dimostrato che il tasso di concepimento riuscito (una gravidanza che porta a un parto vivo nove mesi dopo) per le donne vaccinate era «sostanzialmente inferiore» rispetto a quelle non vaccinate.
Uno studio di 30 mesi condotto su circa 300.000 persone in Italia, pubblicato sulla rivista EXCLI a luglio, ha rilevato un aumento del 23% del rischio di cancro dopo una o due dosi del vaccino COVID-19 e un ulteriore aumento del rischio del 9% tra coloro che hanno ricevuto tre o più dosi.
I risultati dello studio italiano hanno mostrato anche un aumento statisticamente significativo dei tumori al seno, alla vescica e al colon-retto.
Jablonowski ha affermato che i risultati dello studio italiano rispecchiano in gran parte quelli dello studio sudcoreano, poiché vi è «una corroborazione di prove che non può essere ignorata».
«Il confronto dei risultati… è estremamente interessante», ha affermato Jablonowski. «I due studi concordano generalmente su molti tipi di cancro. Una forma di cancro su cui non concordano è il cancro alla prostata. Non è minimamente degno di nota nello studio italiano, mentre è il segnale più forte nello studio coreano».
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«Quasi il 70% della popolazione mondiale è stato iniettato con un prodotto cancerogeno»
I ricercatori sudcoreani hanno affermato che il rapporto tra i rischi relativi di infezione da COVID-19 e gli eventi avversi conseguenti alla vaccinazione contro il COVID-19 merita ulteriori approfondimenti.
«Data la gravità decrescente del COVID-19, le attuali preoccupazioni riguardo al vaccino contro il COVID-19 vertono principalmente sugli EA [eventi avversi] anche con le dosi di richiamo», hanno scritto i ricercatori.
Gli autori dello studio hanno inoltre chiesto ulteriori ricerche «per determinare se specifiche strategie vaccinali possano essere ottimali per le popolazioni che necessitano della vaccinazione contro il COVID-19». Hanno suggerito che i medici «diano priorità al monitoraggio del rischio di cancro gastrico in relazione alle dosi di richiamo del COVID-19».
Hulscher è andato oltre, suggerendo che i risultati dello studio rafforzano le richieste di alcuni scienziati e organizzazioni mediche secondo cui i vaccini contro il COVID-19 dovrebbero essere sospesi o ritirati.
«Governi, autorità di regolamentazione, medici e ricercatori devono confrontarsi con una realtà che fa riflettere: quasi il 70% della popolazione mondiale è stato iniettato con un prodotto cancerogeno. Le prove richiedono l’immediato ritiro dal mercato di questi prodotti», ha scritto Hulscher.
«È ormai del tutto indifendibile continuare qualsiasi programma di vaccinazione di richiamo o variante», ha affermato Dalgleish.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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