Cina
Cina, ordinato il vescovo di Zhengzhou con l’assenso di papa Francesco

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Mons. Wang Yuesheng, 57 anni, presidente dell’Associazione patriottica in questa provincia, era già da tempo l’amministratore designato dal Partito in una diocesi priva di un vescovo da quando nel 1953 i comunisti esiliarono il missionario saveriano italiano Faustino Tissot. Il rito è stato presieduto dal vescovo di Shanghai Shen Bin.
Dopo più di due anni da quella tenutasi l’8 settembre 2021 a Wuhan, questa mattina nella Repubblica popolare cinese si è tenuta una nuova ordinazione episcopale. Nella festa liturgica della Conversione di San Paolo è stato consacrato vescovo di Zhengzhou – il grande capoluogo dell’Henan che si trova proprio al centro della Cina – padre Wang Yuesheng, il sacerdote di 57 anni presidente dell’Associazione patriottica in questa provincia cinese e già da tempo amministratore di fatto di questa Chiesa locale.
A presiedere il rito – avvenuto ai sensi dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese sulla nomina dei vescovi – è stato il vescovo di Shanghai Joseph Shen Bin, al centro l’anno scorso del trasferimento deciso unilateralmente da Pechino e poi sanato in luglio da papa Francesco. Con lui come co-consacranti erano presenti i vescovi Zhang Yinlin di Anyang e Yang Yongqiang di Zhoucun.
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Della cerimonia ha dato notizia il sito chinacatholic, la voce ufficiale degli organismi cattolici controllati dal Partito comunista cinese, che (come sempre accade nonostante l’Accordo) non cita in alcun modo il Vaticano riguardo alla nomina, limitandosi a dire che era stato «eletto come vescovo designato il 22 marzo 2022».
L’assenso del papa comunque c’è stato: la notizia della consacrazione compare nel bollettino diffuso oggi a mezzogiorno dalla Sala stampa vaticana. Vi sarebbero in arrivo, inoltre, anche altre due ordinazioni episcopali, una delle quali relativa a un vescovo che era stato approvato già prima dell’Accordo.
Quella del nuovo vescovo di Zhengzhou è la prima nomina di un vescovo «concordata» tra Pechino e il Vaticano da quando – nell’ottobre 2022 – è avvenuto il secondo rinnovo.
In tutti questi mesi c’erano stati solo i «trasferimenti» decisi unilateralmente da Pechino: quello del vescovo Pen Weizhao alla diocesi dello Jiangxi (nel novembre 2022) e quello a Shanghai del vescovo Shen Bin (avvenuto nell’aprile 2023 e poi «sanato» da papa Francesco tre mesi dopo). L’ultima nomina ai sensi dell’Accordo risaliva a oltre due anni fa, quando il francescano Francesco Cui Qingqi fu ordinato vescovo di Wuhan l’8 settembre 2021.
La Chiesa di Zhengzhou fu istituita come prefettura apostolica nel 1906 e affidata ai missionari saveriani italiani. Con il rito celebrato oggi con il mandato papale, mons. Wang Yuesheng – che è originario della città di Zhumadian ed è sacerdote dal 1993 – diventa il successore del vescovo italiano mons. Faustino Tissot, missionario saveriano, nominato da Pio XII nel 1946 ed espulso poi dal regime comunista insieme ai confratelli nel 1953, dopo anni di vero e proprio martirio.
Tornato in Italia mons. Tissot aveva continuato a svolgere un lungo e fruttuoso ministero al servizio di Propaganda Fidae e del suo istituto missionario, fino alla sua morte sopraggiunta nel 1991 all’età di 90 anni.
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Nel frattempo per la sua diocesi dell’Henan – che ha sempre custodito nel cuore – nessun vescovo era stato designato e la diocesi era stata guidata dai successori dell’amministratore apostolico da lui nominato, fino al ritiro dell’ultimo nel 2012. È stato a quel punto che le pressioni di padre Wang Yuesheng, uomo di riferimento del Partito per la Chiesa cattolica nell’Henan, si sono fatte più forti. E a farne duramente le spese sono stati i membri del clero locale meno inclini ai compromessi.
Il tutto proprio mentre nell’Henan l’Associazione patriottica «sperimentava» il divieto a tutti i giovani sotto i 18 anni di entrare in chiesa per partecipare alla messa in nome dei «nuovi regolamenti religiosi».
In tempi più recenti nel 2021 – quando nell’Henan molte chiese erano ancora forzatamente chiuse a causa dell’emergenza COVID (a differenza di fabbriche, ristoranti e cinema) – padre Wang Yuesheng si era reso protagonista di un altro gesto: a Pasqua – davanti all’entrata della sua chiesa, inaccessibile per le celebrazioni – aveva voluto comunque aderire all’appello a celebrare la ricorrenza del centenario del Partito comunista cinese, attraverso una mostra dedicata alla sua «gloriosa storia».
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale

In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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