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Geopolitica

Che cos’è il «Clinton Body Count?»

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Con l’arresto di Ghislaine Maxwell è riapparsa immediatamente in rete la satira più nera: ecco le foto ritoccate dove, come in un messaggio di richiesta di amicizia su Facebook, Hillary manda alla ritrovata Maxwell una «suicide request», una richiesta di suicidio.

 

Va detto che fecero lo stesso l’anno scorso quanto presero Epstein: in rete circolavano elogi funebri satirici della Clinton settimana prima che Epstein venisse ritrovato «suicidato» in carcere.

 

Un libro di imminente uscita –  A Convenient Death: The Mysterious Demise of Jeffrey Epstein – racconterebbe che la Maxwell era amante del marito di Hillary. I giornali ultimamente tendono a dimenticare un particolare assurdo emerso quando perquisirono il misterioso palazzo di Epstein in Upper West Side (il quartiere degli ultra-ricchi) a Nuova York: saltò fuori un quadro che dipingeva Bill Clinton con indosso delle scarpe col tacco a spillo. Sul significato di questa opera, moltissimi si stanno ancora interrogando.

 

Tuttavia è inevitabile che riaffori ora anche la ciclica storia della «Clinton Body Count», «la conta dei morti dei Clinton».

 

Ma che che cos’è? Se leggiamo su Wikipedia, la parola «teoria del complotto» è piazzata sulla prima riga: si tratta di una «una teoria complottistica (…) che afferma che l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e sua moglie Hillary abbiano ucciso cinquanta o più dei loro collaboratori». Secondo l’enciclopedia online, il Chicago Tribune e il sito di debunking Snopes avrebbero smontato la lista.

 

Noi ve la forniamo lo stesso, visto che oramai è stata già pubblicata da tutti. Tre anni fa la CBS di Las Vegas pubblicò per intero questo elenco di persone in relazione con Bill e Hillary Clinton  morti in circostanze misteriose durante tutta la durata del potere della coppia, dagli esordi nel piccolo stato dell’Arkansas alla Casa Bianca ed oltre. La lista finì citata anche in un bizzarro documentario inglese sulle teorie cospirative intorno al potere americano andato in onda nel Regno Unito nella settimana del voto americano nel 2016.

 

 

1- James McDougal – morto per un apparente attacco cardiaco, mentre era in isolamento. Fu un testimone chiave nelle indagini di Kenneth Starr, il procuratore che voleva incastrare Bill Clinton passato poi incredibilmente ad avvocato difensore di Epstein al suo primo processo in Florida. Coinvolto nel caso Whitewater, uno scandalo immobiliare dei Clinton

È inevitabile che riaffori ora anche la ciclica storia della «Clinton Body Count», «la conta dei morti dei Clinton»

 

2 – Mary Mahoney – Un’ex stagista della Casa Bianca assassinata nel luglio 1997 in una caffetteria Starbucks a Georgetown. L’omicidio avvenne  subito dopo la pubblicazione di una sua storia di molestie sessuali alla Casa Bianca.

 

3 – Vince Foster – Ex consigliere della Casa Bianca e collega di Hillary Clinton presso lo studio legale Rose di Little Rock. Morì per una ferita da arma da fuoco alla testa, venne categorizzato come  suicidio.

 

4 – Ron Brown – Segretario al Commercio ed ex Presidente dei Democratici. Morto ufficialmente per l’impatto di un incidente aereo. Un patologo vicino alle indagini ha riferito che c’era un buco nella parte superiore del cranio di Brown che ricordava una ferita da arma da fuoco. Al momento della sua morte Brown era indagato e parlava pubblicamente della sua volontà di concludere un accordo con i pubblici ministeri. Morirono anche il resto delle persone a bordo dell’aereo e pochi giorni dopo il controllore del traffico aereo si suicidò.

 

5 – C. Victor Raiser, II – Raiser, uno dei principali responsabili dell’organizzazione di raccolta fondi di Clinton, morì in un incidente aereo privato nel luglio 1992.

 

6 – Paul Tulley – Direttore politico del Comitato nazionale democratico trovato morto in una stanza d’albergo a Little Rock, nel settembre 1992. Descritto da Clinton come «caro amico e consigliere fidato».

 

Giornale dell’epoca titola «Dubbi sul “suicidio ” di Foster»

 

7 – Ed Willey – Addetto alla raccolta fondi dei Clinton, trovato morto nel novembre 1993 nel profondo del bosco in Virginia per una ferita da arma da fuoco alla testa. Si è suicidato. Ed Willey morì lo stesso giorno in cui sua moglie Kathleen Willey affermò che Bill Clinton la approcciò nell’ufficio ovale alla Casa Bianca.

 

8 – Jerry Parks – Capo della squadra di sicurezza governativa di Clinton a Little Rock. Gli spararono in macchina in un incrocio deserto fuori Little Rock Park. Il figlio disse che suo padre stava costruendo un dossier su Clinton. Dopo la sua morte i file furono misteriosamente rimossi da casa sua.

 

9 – James Bunch – Deceduto per suicidio da arma da fuoco. È stato riferito che aveva un «Libro nero» che conteneva nomi di persone influenti che visitavano prostitute in Texas e Arkansas.

 

10 – James Wilson – Fu trovato impiccato nel maggio 1993. È stato riferito che aveva legami con Whitewater, lo scandalo legato agli investimenti immobiliari in Arkansas di Bill e Hillary Clinton e dei loro soci.

 

11 – Kathy Ferguson – Ex moglie del soldato dell’Arkansas Danny Ferguson, fu trovata morta nel maggio 1994, nel suo salotto con un colpo di pistola alla testa. Fu considerato un suicidio anche se c’erano diverse valigie piene, come se stesse andando da qualche parte. Danny Ferguson era un co-imputato insieme a Bill Clinton nella causa di Paula Jones, una donna che si disse molestata da Bill Clinton. Kathy Ferguson era un possibile testimone corroborante di Paula Jones.

 

12 – Bill Shelton – Arkansas State Trooper e fidanzato di Kathy Ferguson. Critico dell’idea secondo la quale la sua fidanzata si sarebbe uccisa, è stato trovato morto nel giugno 1994 per una ferita da arma da fuoco davanti alla tomba dell’amata.

 

13 – Gandy Baugh – L’avvocato dell’amico di Clinton Dan Lassater, è morto saltando fuori da una finestra di un alto edificio nel gennaio 1994. Il suo cliente era un distributore di droga condannato.

 

Se leggiamo su Wikipedia, la parola «teoria del complotto» è piazzata sulla prima riga la Clinton Body Count è una «una teoria complottistica (…) che afferma che l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e sua moglie Hillary abbiano ucciso cinquanta o più dei loro collaboratori»

14 – Florence Martin – Ragioniere e subappaltatore per la CIA, era legato al caso Barry Seal, Mena ( Arkansas) un caso di traffico di droga aeroportuale. (vedi sotto)

 

15 – Suzanne Coleman – Secondo quanto riferito, aveva una relazione con Clinton quando era procuratore generale dell’Arkansas. Morì per una ferita da arma da fuoco alla parte posteriore della testa: la morte venne schedata come suicidio. Era incinta al momento della sua morte.

 

16 – Paula Grober – Interprete vocale di Clinton per non udenti dal 1978 fino alla sua morte, il 9 dicembre 1992. Morì in un incidente automobilistico.

 

17 – Danny Casolaro – Giornalista investigativo, stava  indagando sull’aeroporto di Mena e sull’autorità di finanziamento dello sviluppo dell’Arkansas. Si è tagliato i polsi, a quanto pare, nel mezzo della sua indagine.

 

18 – Paul Wilcher – L’avvocato che indaga sulla corruzione all’aeroporto di Mena con Casolaro e la «October surprise» del 1980 fu trovato morto in bagno il 22 giugno 1993, nel suo appartamento di Washington DC aveva consegnato un rapporto a Janet Reno 3 settimane prima della sua morte.

 

19 – Jon Parnell Walker – Investigatore dello Scandalo Whitewater per la risoluzione Trust Corp. Saltò dal suo balcone dell’appartamento di Arlington, in Virginia, il 15 agosto 1993. Stava indagando sullo scandalo Morgan Guaranty, un altro scandalo che investiva i McDougal, amici dei Clinton implicati anche nel Whitewater.

 

20 – Barbara Wise – Staff del dipartimento del commercio. Ha lavorato a stretto contatto con Ron Brown e John Huang. Causa della morte: sconosciuta. Morì il 29 novembre 1996. Il suo corpo nudo e percosso fu trovato chiuso nel suo ufficio presso il Dipartimento del Commercio.

 

21 – Charles Meissner – Assistente del Segretario al Commercio che ha concesso a John Huang un nulla osta di sicurezza, è morto poco dopo in un piccolo incidente aereo.

 

22 – Dr. Stanley Heard – Il presidente del Comitato consultivo nazionale per la cura della chiropratica è morto con il suo avvocato Steve Dickson in un piccolo incidente aereo.

La morte di Barry Seal

 

23 – Barry Seal – Pilota della compagnia aerea commerciale TWA che agiva come corriere della droga da Mena (Arkansas). Testimoniò il coinvolgimento della CIA nelle attività di contrabbando di droga dal Sudamerica, cartello di Pablo Escobar in luso. È morto per tre ferite da arma da fuoco. Di recente Tom Cruise ci ha fatto un film, American Made, che include anche le figure di Clinton (di cui si vede una telefonata che libera Seal appena arrestato) e di Bush.

 

24 – Johnny Lawhorn, Jr. – Meccanico, trovò un assegno intestato a Bill Clinton nel bagagliaio di un’auto lasciata nel suo negozio di riparazioni. Fu quindi trovato morto dopo che la sua macchina colpì un traliccio telefonico.

 

25 – Stanley Huggins – Altro investigatore del caso Madison Guaranty. La sua morte fu un presunto suicidio e il suo rapporto non fu mai pubblicato.

 

26 – Hershell Friday – L’avvocato della raccolta fondi di Clinton morì il ​​1 ° marzo 1994, quando il suo aereo esplose.

 

Don Henry e Kevin Ives

27 – Kevin Ives e Don Henry – Noto come caso dei «ragazzi dei binari». I rapporti dicono che i ragazzi potrebbero essersi imbattuti nell’operazione di droga dell’aeroporto di Mena Arkansas. Un caso controverso: secondo il rapporto iniziale sulla morte, si sarebbero addormentati sui binari della ferrovia. Rapporti successivi affermano che i 2 ragazzi erano stati uccisi prima di essere messi sui binari. Molti sospettano che la testimonianza potesse arrivare davanti a un Gran Giurì. La loro morte potrebbe aver ingenerato, sostiene qualcuno, le seguenti morti di persone che avevano informazioni sul caso.

 

28 – Keith Coney – Morì quando la sua moto sbatté sul retro di un camion, luglio ‘88. Potrebbe aver avuto informazioni su Ives/Henry.

 

29 – Keith McMaskle – Pugnalato 113 volte, novembre 1988. Potrebbe aver avuto informazioni su Ives/Henry.

 

30 – Gregory Collins – Morì per una ferita da arma da fuoco del gennaio 1989. Potrebbe aver avuto informazioni su Ives/Henry.

 

31 – Jeff Rhodes – Gli hanno sparato, lo hanno mutilato e trovato bruciato in una discarica nell’aprile 1989. Potrebbe aver avuto informazioni su Ives/Henry.

 

32 – James Milan – Trovato decapitato. Tuttavia, il medico legale ha stabilito che la sua morte era dovuta a «cause naturali». Potrebbe aver avuto informazioni su Ives/Henry.

 

34 – Richard Winters – Un sospettato nelle morti di Ives / Henry. Fu ucciso in una rapina organizzata nel luglio 1989.

Bodyguard dei Clinton,  mestiere tra i più pericolosi al mondo

 

Vi è quindi una lista di  bodyguard dei Clinton,  mestiere tra i più pericolosi al mondo. 

 

35 – Major William S. Barkley, Jr.

 

36 – Capitano Scott J. Reynolds

 

37 – Sergente Brian Hanley

Non dimentichiamo il caso sospetto più recente, Seth Rich, assassinato e «rapinato» (di nulla) il 10 luglio 2016. Per alcuni era coinvolto nell’hacking delle email dei democratici.  Il fondatore di Wikileaks Assange afferma di avere informazioni in merito; sappiamo dov’è Assange ora

 

38 – Sergente Tim Sabel

 

39 – Generale Maggiore William Robertson

 

40 – Colonnello William Densberger

 

41 – Colonnello Robert Kelly

 

42 – Gary Rhodes

 

43 – Steve Willis

 

44 – Robert Williams

 

In questa lista non sono inclusi i 4 ex-soldati al soldo della CIA uccisi a Bengasi per difendere l’ambasciatore nel fatale 2011

45 – Conway LeBleu

 

46 – Todd McKeehan

 

Infine non dimentichiamo il caso sospetto più recente, Seth Rich, assassinato e «rapinato» (di nulla) il 10 luglio 2016. Per alcuni era coinvolto nell’hacking delle email dei democratici.  Il fondatore di Wikileaks Assange afferma di avere informazioni in merito; sappiamo dov’è Assange ora.

 

Il 47° di questa fantasiosa lista mai comprovata potrebbe essere Jeffrey Epstein. Clinton, ricordiamo, ha viaggiato per almeno 27 volte sul jet di Epstein ribattezzato «Lolita Express».

In questa lista non sono inclusi i 4 ex-soldati al soldo della CIA uccisi a Bengasi per difendere l’ambasciatore nel fatale 2011. Lasciati morire senza che  dalla Sicilia non partisse nemmeno mezzo drone per togliere l’assedio sanguinario in cui erano finiti. Ciò è visibile perfino nel film fracassone che ne ha fatto Hollywood, , 13 hours , un polpettone action di pura propaganda  che sembra creato per dare la colpa alla CIA invece che al Dipartimento di Stato e agli intrighi orditi dall’allora segretario di Stato Hillary Clinton.

 

Il 47° di questa fantasiosa lista mai comprovata potrebbe essere Jeffrey Epstein. Clinton, ricordiamo, ha viaggiato per almeno 27 volte sul jet di Epstein ribattezzato «Lolita Express».

 

Il numero 48 dell’elenco complottista potrebbe essere invece Ghislaine Maxwell?

 

Il numero 48 dell’elenco complottista potrebbe essere invece Ghislaine Maxwell? Oppure la Maxwell puntellerà la difesa dei Clinton e colpirà qualche altro potente della terra, fors’anche Donald Trump?

Oppure la Maxwell puntellerà la difesa dei Clinton e colpirà qualche altro potente della terra, fors’anche Donald Trump?

 

 

 

 

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Geopolitica

Gli USA hanno tentato di reclutare il pilota di Maduro per un rapimento

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Un agente federale statunitense ha cercato di reclutare in segreto il pilota personale del presidente venezuelano Nicolás Maduro per un piano volto a catturare il leader e consegnarlo alle autorità americane con l’accusa di narcotraffico. Lo riporta l’agenzia Associated Press.

 

Citanto tre funzionari statunitensi in servizio ed ex, oltre a un oppositore di Maduro, l’agenzia ha indicato che l’agente della Sicurezza Nazionale Edwin Lopez ha incontrato il pilota di Maduro, il generale Bitner Villegas, nella Repubblica Dominicana nel 2024. Lopez avrebbe proposto al pilota denaro e protezione in cambio del dirottamento dell’aereo presidenziale verso un luogo dove le autorità USA potessero arrestarlo. Il pilota non ha dato una risposta immediata, ma ha proseguito a messaggiare con l’agente per oltre un anno, anche dopo il pensionamento di Lopez nel luglio 2025.

 

L’agente avrebbe menzionato l’annuncio del Dipartimento di Giustizia che portava a 50 milioni di dollari la taglia per la cattura di Maduro, incitando Villegas a «diventare l’eroe del Venezuela». Il pilota ha infine declinato, definendo Lopez un «codardo» e interrompendo i contatti.

 

Le rivelazioni emergono mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione militare e di intelligence su Caracas. Il presidente Donald Trump ha autorizzato la CIA a condurre operazioni clandestine in Venezuela e ha schierato navi da guerra, aerei e migliaia di truppe nei Caraibi per quella che Washington presenta come una campagna antidroga. Negli ultimi mesi, raid statunitensi contro imbarcazioni al largo di Venezuela e Colombia avrebbero causato decine di morti.

 

Trump sostiene che le azioni mirano ai narcotrafficanti, mentre funzionari USA accusano il governo Maduro di gestire uno «narcostato».

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Il presidente venezuelano ha respinto le accuse come pretesto per un cambio di regime. Ha definito l’ammissione di Trump su attività segrete della CIA in Venezuela come senza precedenti e «disperata». Maduro ha posto l’esercito in massima allerta e ha ricordato che il Paese dispone di un ampio arsenale di sistemi antiaerei Igla-S di epoca sovietica.

 

Mosca, alleata di Caracas, ha condannato la campagna USA. All’inizio del mese, l’ambasciatore russo all’ONU, Vassily Nebenzia, ha accusato Washington di orchestrare un colpo di Stato in Venezuela sotto la copertura di un’operazione antidroga, definendola «una palese violazione del diritto internazionale e dei diritti umani».

 

La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.

 

Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.

 

Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.

 

Nelle scorse settimane perfino l’account YouTube di Maduro è stato rimosso da YouTube.

 

Secondo notizie emerse nelle ultime ore Trump punterebbe ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

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Economia

USA e Giappone firmano un accordo sui minerali essenziali

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Martedì, Stati Uniti e Giappone hanno siglato un accordo di cooperazione per la produzione e la fornitura di minerali essenziali e terre rare. La mossa arriva dopo la decisione della Cina di rafforzare i controlli sulle esportazioni di terre rare e attrezzature per la produzione di chip, in risposta ai dazi imposti dal presidente statunitense Donald Trump.   L’intesa è stata conclusa durante la visita di Trump a Tokyo, dove ha incontrato per la prima volta il nuovo primo ministro giapponese, Sanae Takaichi.   Secondo la Casa Bianca, le due nazioni hanno convenuto di promuovere iniziative congiunte «necessarie a sostenere le industrie nazionali, incluse le tecnologie avanzate e le rispettive basi industriali», e di impiegare «strumenti di politica economica e investimenti coordinati per accelerare lo sviluppo di mercati diversificati, liquidi ed equi per minerali essenziali e terre rare».   I leader hanno inoltre sottoscritto un documento che impegna i rispettivi governi a «intraprendere ulteriori passi verso una nuova era d’oro per l’alleanza in continua crescita tra Stati Uniti e Giappone».

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Trump ha definito il Giappone un «alleato al livello più alto», elogiando Takaichi, insediatosi la settimana scorsa, come «uno dei più grandi primi ministri». Takaichi, dal canto suo, ha promesso di rafforzare i legami bilaterali, che ha descritto come «la più grande alleanza al mondo».   Trump ha da tempo manifestato interesse a garantire l’accesso ai minerali di terre rare in diverse regioni del mondo, perseguendo sia opportunità economiche vantaggiose sia una maggiore influenza geopolitica.   All’inizio di quest’anno, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali con l’Ucraina, considerato da diplomatici e politici americani una forma di garanzia di sicurezza per Kiev. Trump ha inoltre concluso un’intesa di investimento con l’Australia all’inizio di questo mese, mirata a contrastare il dominio cinese nel mercato delle terre rare e dei minerali essenziali.

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Economia

I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump

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Il presidente argentino Javier Milei ha conquistato una vittoria schiacciante alle elezioni di medio termine del suo Paese, considerate un importante banco di prova per il sostegno alle sue riforme radicali di «terapia d’urto» e alla sua politica economica «a motosega».

 

Il partito di Milei, La Libertad Avanza, ha ottenuto il 40,8% dei voti a livello nazionale per la camera bassa del Congresso e ha prevalso in sei delle otto province che hanno eletto un terzo del Senato.

 

L’opposizione di sinistra, rappresentata dai peronisti, ha raccolto il 31,7% dei voti. Sebbene Milei non abbia conquistato la maggioranza assoluta in Congresso, questo risultato complicherà notevolmente gli sforzi dei suoi oppositori per ostacolare il suo programma.

 

Milei ha implementato un ambizioso piano libertario, caratterizzato da tagli significativi a normative, spesa pubblica, politiche statali e dipartimenti governativi, con l’obiettivo di risollevare l’Argentina da decenni di stagnazione economica.

 

Il suo approccio ha ricevuto il sostegno del presidente statunitense Donald Trump, che ha offerto supporto finanziario per garantire l’avanzamento delle riforme, soprattutto dopo il recente crollo drammatico del peso argentino.

 

Durante un incontro alla Casa Bianca con Milei la settimana scorsa, Trump ha promesso un pacchetto di aiuti da 20 miliardi di dollari, con la possibilità di raddoppiarlo in caso di successo alle elezioni di medio termine.

 

«Se non vince, siamo fuori», ha dichiarato Trump. «Se perde, non saremo generosi con l’Argentina».

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All’inizio di questo mese, il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha stipulato uno swap valutario da 20 miliardi di dollari con la banca centrale argentina per stabilizzare il mercato obbligazionario del Paese in vista delle elezioni. Bessent ha chiarito che il pacchetto di aiuti non va considerato un «salvataggio», ma piuttosto una «Dottrina Monroe economica», richiamando la politica del XIX secolo volta ad affermare la supremazia degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale.

 

Il segretario del Tesoro USA ha sottolineato che il successo dell’Argentina è nell’interesse degli Stati Uniti, non solo per stabilizzare il Paese, ma anche per renderlo un «faro» per altre nazioni della regione. «Non vogliamo un altro Stato fallito o sotto l’influenza cinese in America Latina», ha affermato Bessent.

 

Le obbligazioni, la valuta e le azioni argentine hanno registrato un’impennata lunedì mattina, dopo che il partito del presidente Javier Milei ha ottenuto una decisiva vittoria alle elezioni di medio termine. Il risultato è fondamentale per preservare il radicale rilancio economico di Milei in un Paese devastato da decenni di mala gestione socialista che ha distrutto la nazione.

 

Le riforme del libero mercato e l’aggressivo programma di austerità di Milei hanno già iniziato a raffreddare l’inflazione e a stabilizzare le condizioni finanziarie, segnalando agli investitori che il percorso di ristrutturazione resta intatto.

 

Milei ha poi ringraziato Trump su X:

 

 

«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».

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