Economia
Casa produttrice dice agli utenti di distruggere i suoi videogiochi (non avrai nulla, e sarai felice)

La grande azienda produttrice di videogame Ubisoft ha aggiornato il suo EULA, il Contratto di Licenza con l’Utente Finale, includendo una clausola insolita secondo cui, in certe condizioni, richiede la distruzione delle copie dei giochi. Lo riporta Multiplayer.it
La Ubisoft è una celeberrima casa editrice di videogiochi con sede in Francia e studi di sviluppo in tutto il mondo. Le serie Ubisoft più famose sono Assassin’s Creed, Far Cry, Just Dance, Prince of Persia, Rayman, Watch Dogs.
Secondo alcuni osservatori, la manovra di Ubisoft risponde all’iniziativa Stop Killing Games, che promuove la conservazione dei videogiochi, soprattutto online, dopo la cessazione del supporto da parte degli editori. La richiesta, tuttavia, sembra eccessiva e poco chiara. Il punto controverso si trova nel capitolo 8, chiamato «Termination», del nuovo contratto di licenza.
«Il presente Contratto di Licenza con l’Utente Finale (EULA) ha efficacia a partire dalla data anteriore tra quella in cui l’Utente acquista, scarica o utilizza il Prodotto, e fino alla sua risoluzione secondo i termini qui stabiliti. L’Utente e UBISOFT (o i suoi licenziatari) possono risolvere il presente EULA, in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo».
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Il paragrafo del nuovo EULA di Ubisoft stabilisce in pratica che la licenza può terminare in caso di notifica all’utente, chiusura dell’account Ubisoft o decisione dell’azienda di interrompere l’offerta o il supporto di un prodotto. In tali casi, l’utente è obbligato a disinstallare il gioco e distruggere tutte le copie in suo possesso, fisiche o digitali.
Tuttavia, l’accordo non specifica come attuare questa «distruzione». Per le copie digitali, non è chiaro se basti disinstallarle o se sia richiesto cancellare ogni file associato. Per le copie fisiche, non si capisce se sia sufficiente rendere il supporto inutilizzabile (ad esempio, graffiando un disco) o se servano misure più drastiche, come distruggere completamente il supporto.
Questa vaghezza crea confusione, poiché non viene fornito un protocollo chiaro per l’utente. Sul forum di discussione Reddit è stato notato che clausole simili appaiono anche negli EULA di altri giochi, come Final Fantasy 7 Remake, Metaphor: ReFantazio e The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered, suggerendo che questa pratica non sia esclusiva di Ubisoft, ma parte di una tendenza più ampia nell’industria videoludica.
La mancanza di chiarezza e le implicazioni di tali richieste alimentano il dibattito, soprattutto in relazione a iniziative come Stop Killing Games, che chiedono la preservazione dei giochi anche dopo la fine del supporto ufficiale.
L’impressione che se ne può ricavare è quella di un mondo in cui il cittadino non è più davvero padrone di nulla, soprattutto delle cose che acquista. Se pensiamo alle auto elettriche (che in vari casi esistono in funzione a collegamenti con centrali della casa madre, che possono disattivarle a piacimento) e a qualsiasi altro dispositivo IoT (cioè collegato in rete; su Renovatio 21 tempo fa abbiamo visto il caso delle stampanti…) comprendiamo che l’utente non dispone più davvero del bene che ha comprato.
Per il software, in realtà, è sempre stato così: di videogiochi e programmi si acquista in realtà solo la licenza di farlo girare nel proprio hardware – in un numero limitato, peraltro. Mai, tuttavia, questa cosa era stata sottolineata con forza, tanto più che, più che altro per inerzia di marketing perdurante dal XX secolo – le grandi case non vogliono perdere la distribuzione delle grandi catene di supermercati ed elettro domestici, che vogliono e devono vendere supporti fisici – molti ancora acquistano DVD, Blue-Ray, cartucce contenenti (in teoria…) il gioco che desiderano.
La realtà è che tutto il mercato, e con esso tutta la società (quello è il fine) si sta softwarizzando. E il software, come insegna il caso Adobe, viene venduto oramai in larga parte solo con la formula SaaS, cioè Software as a Service: non paghi il programma per sempre, ma solo quando lo usi, cioè ogni mese… un abbonamento, detta in soldoni.
Ora anche le auto vanno definitivamente verso il modello as a Service, come i libri, la musica, i device vari, perfino i vestiti e tutto il resto: di fatto il cittadino non possiede più nulla, e anche quello che crede di possedere può essergli tolto con un clic.
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È, come sa il lettore di Renovatio 21, il trionfo del mondo preconizzato dal World Economic Forum di Davos: «non avrai nulla e sarai felice». Lo stesso WEF che da anni spinge per la limitazione riguardo «l’uso dell’auto privata», cioè di fatto sta lanciando il modello as a Service per i nostri trasporti, sotto l’imperativo assoluto del clima..
Non sappiamo, tuttavia, quanto i gamer – razza coriacea, come si è visto in passato – siano felici di essere spogliati dei prodotti che acquistano.
La prepotenza delle multinazionali informatiche e non solo, che aumentano i prezzi in modo unilaterale, cambiano le interfacce, vendono i tuoi dati ad altri o li danno in pasto all’AI, prima o poi, crediamo, troverà un’opposizione significativa.
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Immagine di – EMR – via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Cina
La Cina impone controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare

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Economia
Ritrovato morto a Kiev un trafficante di criptovalute

Konstantin Ganich, noto anche come Kostya Kudo, trader di criptovalute e blogger ucraino di rilievo, è stato rinvenuto morto con una ferita d’arma da fuoco alla testa, in un caso che le autorità di Kiev stanno indagando come presunto suicidio sospetto.
Tra i suoi clienti, secondo la stampa locale, figurerebbero anche funzionari ucraini e «persone influenti».
Venerdì, i mercati globali delle criptovalute hanno registrato uno dei crolli più gravi del 2025, scatenato dall’annuncio del presidente statunitense Donald Trump su nuovi dazi del 100% sulle importazioni dalla Cina.
Sabato mattina, la polizia di Kiev ha trovato un corpo all’interno di un’automobile, con un’arma da fuoco intestata a Ganich, come riportato da vari organi di stampa ucraini. Sebbene le autorità abbiano indicato che la vittima era un «imprenditore e blogger legato al mondo delle criptovalute», non ne hanno divulgato pubblicamente l’identità.
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Le indagini puntano verso l’ipotesi del suicidio, con sospetti che l’uomo «avesse confidato ai familiari il suo stato depressivo causato da problemi finanziari poco prima del decesso, inviando loro un messaggio di addio», secondo quanto riferito dalla testata Unian.
Più tardi, sabato, sul canale Telegram di Ganich è comparso un post che confermava la scomparsa del trentaduenne.
Sempre secondo Unian, citando fonti anonime, durante l’ultimo tracollo del mercato crypto, Ganich avrebbe perso fino a 30 milioni di dollari tra investimenti gestiti e i suoi asset personali. L’agenzia ha inoltre indicato che tra i suoi clienti vi erano presunti funzionari ucraini e «figure influenti» non identificate e legami con l’Intelligence ucraina.
Tuttavia, Unian ha riportato anche il parere di altre fonti anonime che contestano l’ipotesi suicidaria. Alcune di esse sostengono che Ganich fosse stato recentemente vittima di estorsioni da parte delle forze dell’ordine.
Venerdì, Trump ha reso noto che gli Stati Uniti imporranno dazi del 100% sui prodotti cinesi a partire dal 1° novembre 2025, in aggiunta a quelli già esistenti. La misura è stata motivata dai nuovi «controlli aggressivi» imposti da Pechino sulle esportazioni di minerali strategici a duplice uso militare. L’annuncio ha provocato un crollo del mercato delle criptovalute, con perdite stimate dagli analisti in 19,33 miliardi di dollari in posizioni aperte.
Non si tratta del primo giovane investitore di criptovalute morto drammaticamente.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2021 fu trovato affogato al largo del Costa Rica Mircea Popescu, 41 anni, miliardario in Bitcoin. Due anni fa fu accoltellato a morte per strada a San Francisco Bob Lee, dirigente della società cripto MobileCoin.
Vi sono poi i casidi Gerald Cotten, fondatore di QuadrigaCX, deceduto in India in un ospedale indiano nel 2019 (dove gli erano stati diagnosticati shock settico, perforazione, peritonite e ostruzione intestinale) lasciando bloccati 250 milioni di dollari in Bitcoin, o Nikolai Mushegian, annegato nel 2022 dopo tweet su complotti CIA – un fatto che ha favorito le teorie del complotto sulla sua morte.
Nel 2022 sono morti in circostanze sospette iboss crypto Tiantian Kullander (deceduto nel sonno a 30 anni ) nel sonno e Vjacheslav Taran, 53 anni, co-fondatore della piattaforma di trading e investimenti Libertex, è morto dopo che il suo elicottero si è misteriosamente schiantato in una località turistica vicino a Monaco.
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Cina
Trump: gli USA imporranno dazi del 100% alla Cina

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