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Terrorismo

Candidato presidente dell’Ecuador ammazzato durante comizio elettorale

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Fernando Villavicencio, candidato presidenziale alle elezioni di agosto in Ecuador, è stato ucciso mercoledì scorso, pochi istanti dopo aver lasciato una manifestazione elettorale a Quito. Aveva 59 anni.

 

Villavicencio, già giornalista, era stato esplicito sostenitore del legame tra criminalità organizzata e funzionari governativi. Era tra i candidati più accesi sulla questione della criminalità e della corruzione dello Stato. Il giorno prima della sua morte, Villavicencio aveva presentato una denuncia al ministero della Giustizia su un’attività petrolifera di cui non si conosce il nome.

 

La sparatoria mortale sarebbe avvenuta intorno alle 18:20 ora locale, a soli 50 metri dall’ingresso della sede del raduno nella capitale ecuadoriana. Testimoni oculari hanno detto che si sono sentiti tre colpi prima che Villavicencio cadesse a terra.

 

Gli articoli dei media locali indicano che diverse persone hanno riportato ferite a causa della sparatoria; tuttavia, non è chiaro quale sia la gravità delle lesioni.

 

Secondo quanto riferito, gli uomini armati non sono stati arrestati.

 

Video non verificati dell’assassinio e del panico scaturitone già sono in circolazione

 

 

L’assassinio è stato inizialmente confermato dall’amico e consigliere della campagna Carlos Figueroa prima che il presidente ecuadoriano Guillermo Lasso rilasciasse una dichiarazione sull’incidente.

 

«Indignato e scioccato dall’assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio», scrive Lasso su un post sui social media. «La mia solidarietà e le mie condoglianze alla moglie e alle figlie. Per la sua memoria e per la sua lotta, vi assicuro che questo crimine non rimarrà impunito».

 

«Il crimine organizzato ha fatto molta strada, ma tutto il peso della legge ricadrà su di loro», ha aggiunto, per dichiarare poi che è stata convocata una riunione di sicurezza per valutare la situazione.

 

L’ Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha rilasciato una dichiarazione dopo la notizia della sparatoria, invitando tutti i candidati alla presidenza a «rafforzare le loro misure di sicurezza e invitare le autorità a fornire il supporto necessario per garantire l’integrità dei partecipanti al processo elettorale».

 

«La sicurezza dei candidati è fondamentale per mantenere la fiducia nel sistema democratico e garantire che le voci di tutti i cittadini possano essere ascoltate liberamente e senza paura», scrive il comunicato dell’OSA.

 

Villavicencio, un tempo membro dell’Assemblea nazionale dell’Ecuador, era uno degli otto candidati alla presidenza registrati per partecipare alle elezioni del 20 agosto. Pur non venendo considerato uno dei migliori contendenti, riusciva a raccogliere, secondo i sondaggi, circa il 7,5% dei voti degli elettori. Il giorno dell’assassinio, il partito di Villaviencio ha anche affermato che diversi uomini armati hanno attaccato i loro uffici nella capitale Quito.

 

Un recente sondaggio ha rilevato che la principale contendente alle elezioni era Luisa Gonzalez, che ha ottenuto il sostegno dell’ex presidente ecuadoriano Rafael Correa. Gonzalez detiene il 29,3% dei votanti.

 

Le elezioni anticipate in Ecuador sono state indette a maggio dopo che Lasso ha annunciato che stava sciogliendo l’Assemblea Nazionale come parte di uno sforzo più ampio per evitare un voto di impeachment. Lasso è stato accusato di corruzione e appropriazione indebita.

 

L’Ecuador, all’estremità occidentale del Sud America, ha assistito a una straordinaria trasformazione tra il 2005 e il 2015 quando milioni di persone sono uscite dalla povertà, cavalcando l’onda di un boom petrolifero i cui profitti sono stati riversati nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e in altri programmi sociali.

 

Negli ultimi anni, tuttavia, il Paese è stato trasformato da un’industria del narcotraffico sempre più potente, con le mafie della droga straniere che hanno unito le forze con le carceri locali e le bande di strada, scatenando un’ondata di violenza diversa da qualsiasi altra nella storia recente del paese. I tassi di omicidio sono a livelli record.

 

La situazione odierna vede l’orrore della violenza distribuito apertamente in pubblico per a indurre paura ed esercitare il controllo: ci sono casi continui di autobombe, decapitazioni e bambini uccisi a colpi di arma da fuoco fuori dalle loro scuole.

 

Come riportato da Renovatio 21, in Ecuador si è consumata la vicenda del primo attacco terroristico ad un giornalista tramite pennetta USB esplosiva.

 

Villavicencio, che aveva lavorato come giornalista e poi attivista e deputato, aveva guadagnato importanza come oppositore del correísmo, il movimento di sinistra dell’ex presidente Rafael Correa, che ha servito dal 2007 al 2017 e detiene ancora un’influenza politica in Ecuador. Il candidato assassinato entrato in Parlamento proprio nel 2017.

 

Il presidente Lasso due anni fa aveva giurato di porre il veto alla legge sull’aborto, un tema che ancora scalda molti Stati sudamericani.

 

Il Paese, che è stato colpito da un grande terremoto cinque mesi fa, è noto per aver dato asilo nella su ambasciata londinese a Giuliano Assange dal 2012 al 2019.

 

 

 

 

 

Immagine di Asamblea Nacional del Ecuador via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

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Terrorismo

Jihadisti francesi attaccano le forze governative siriane

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Le nuove autorità siriane hanno lanciato un’ampia operazione militare contro le forze jihadiste straniere rimaste nella provincia nord-occidentale di Idlib, con particolare attenzione ai militanti di origine francese.

 

Il governo damasceno ha dichiarato che questi gruppi, che in passato hanno contribuito a rovesciare l’ex presidente Bashar Assad, costituiscono ora una minaccia alla sicurezza.

 

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), con sede nel Regno Unito, gli scontri sono scoppiati durante un assalto notturno delle forze governative a un campo noto come «campo francese» nella città di Harem, a ovest di Idlib. Entrambe le parti avrebbero subito perdite, ma il numero esatto di vittime non è stato confermato. Almeno due jihadisti sono stati catturati. Secondo le autorità, il campo sarebbe gestito da combattenti stranieri guidati da Omar Omsen, un cittadino francese di origini senegalesi.

 

Il Servizio di Sicurezza Generale siriano ha specificato che l’obiettivo era arrestare Omsen e ripristinare la stabilità nella regione. Un canale Telegram legato ai jihadisti ha diffuso una dichiarazione del loro leader, che accusava il governo di collaborare con gli Stati Uniti e una «coalizione internazionale» per eliminare i militanti stranieri in Siria, minacciando Damasco di rappresaglie jihadiste e citando il supporto di altri gruppi militanti stranieri.

 

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Un articolo del Washington Post dello scorso maggio riferisce che il governo del presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, precedentemente conosciuto come il terrorista jihadista al-Jolani, legato ad al-Qaeda e ISIS, sta affrontando minacce dalle stesse forze che lo hanno insediato al potere a novembre.

 

Secondo un rapporto di Le Monde del 2023, circa 200 cittadini francesi, tra combattenti e loro familiari, si sono stabiliti a Idlib dopo il collasso dello Stato Islamico nel 2019, descritti come «jihadisti francesi irriducibili».

 

Il WaPo a maggio riportava che «militanti sunniti estremisti» hanno compiuto stragi di alawiti sulla costa siriana a marzo, causando almeno 1.300 morti, con altre migliaia morti nei mesi successivi.

 

Come noto, anche i cristiani sono oggetto di continue violenze assassine e genocide da parte dei takfiri jihadisti che perseverano nella loro opera di cruenta persecuzione, tra esecuzioni di donne cristiane e bombe nelle chiese, mentre diviene sempre più chiaro che la sharia è l’unica legge del Paese un tempo laico.

 

Alcuni di questi gruppi jihadisti hanno poi rivolto la loro ostilità contro al-Jolani, specialmente dopo il suo incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha portato alla rimozione delle sanzioni contro la Siria, ma lo ha fatto apparire come un «infedele» agli occhi dei radicali.

 

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Terrorismo

Episodio di terrorismo a Belgrado

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Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha descritto la sparatoria di mercoledì vicino all’Assemblea nazionale di Belgrado come un «terribile attacco terroristico». Un uomo di 70 anni avrebbe aperto il fuoco nella capitale serba e dato fuoco a una tenda.   L’autore, identificato come Vladan Andelkovic, è stato arrestato. Secondo i resoconti, ha ferito un uomo di 57 anni, Milan Bogdanovic, sparandogli e ha poi incendiato una tenda dei sostenitori del presidente Vucić davanti all’Assemblea nazionale. Kurir ha riportato che il sospettato ha anche gettato munizioni tra le fiamme.   La vittima, colpita alla coscia, non ha subito ferite gravi. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio, mentre la polizia ha isolato l’area e avviato un’indagine.  

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In un discorso televisivo, Vucic ha condannato l’episodio come un «attacco terroristico contro persone e proprietà», dichiarando che il sospettato aveva acquistato benzina per appiccare intenzionalmente il fuoco alla tenda, con l’obiettivo di seminare paura. Vučić ha mostrato un video in cui Andelkovic afferma di aver agito con intenti suicidi: «L’occupazione del centro città mi infastidisce. Ho dato fuoco alla tenda con la benzina», si sente nella registrazione.   «Volevo che mi uccideste perché non posso più vivere», ha aggiunto l’uomo.   Tuttavia, Vucic ha suggerito che l’uomo potrebbe aver «finto di essere pazzo», sottolineando che il suo passato nelle forze di sicurezza indica una piena consapevolezza delle sue azioni. «Questa persona e i suoi eventuali complici saranno puniti severamente», ha promesso.   Il presidente ha poi invitato a evitare reazioni impulsive: «Ho visto la rabbia causata da questo episodio, alcuni oppositori dei bloccanti vogliono radunarsi, ma chiedo loro di non farlo. La vendetta non porta a nulla di buono. Non deve esserci vendetta, e metto in guardia tutti dal cercarla».     SOSTIENI RENOVATIO 21
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Terrorismo

Preparavano un altro attentato a Trump?

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Il direttore dell’FBI Kash Patel ha dichiarato domenica 19 ottobre a Fox News che i Servizi Segreti (USSS) hanno individuato una «postazione di caccia» con vista diretta sull’uscita dell’Air Force One del presidente Donald Trump presso l’aeroporto internazionale di Palm Beach. L’FBI sta collaborando con l’USSS e le forze dell’ordine della contea di Palm Beach per le indagini.

 

Il Patel ha riferito che, fino a ieri, nessuna persona è stata vista o associata alla postazione sopraelevata. Secondo una fonte anonima delle forze dell’ordine citata da Fox, la postazione, situata su un ramo d’albero, sembra essere stata preparata «mesi fa».

 

 

Tuttavia, il capo delle comunicazioni dell’USSS, Anthony Guglielmi, ha precisato che gli agenti hanno scoperto la postazione giovedì 16 ottobre durante i «preparativi di sicurezza avanzati» per l’arrivo di Trump a Palm Beach. «Non ci sono state ripercussioni sui movimenti e nessuna persona era presente o coinvolta nel luogo», ha dichiarato Guglielmi a Fox News.

 

«Sebbene non possiamo fornire dettagli sugli oggetti specifici o sul loro scopo, questo incidente evidenzia l’importanza delle nostre misure di sicurezza a più livelli», ha aggiunto.

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