Geopolitica
Al Qaeda si congratula con i talebani
Il ramo dell’Asia meridionale di Al Qaeda si è congratulato con i talebani per la sua vittoria militare in una dichiarazione lunedì, un giorno dopo che un portavoce dei talebani ha negato che Al Qaeda fosse presente in Afghanistan o che avrebbe potuto rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti e i suoi alleati.
La dichiarazione, scritta in urdu, ha elogiato i talebani per il loro trionfo contro gli Stati Uniti, definendolo un «momento altamente sacro» per i musulmani di tutto il mondo.
«Questo è un messaggio per i musulmani di tutto il mondo di alzarsi, alzarsi in piedi e manifestare per la jihad contro gli invasori, che è l’unico modo per difenderci», si legge.
Un «momento altamente sacro» per i musulmani di tutto il mondo
«Non possiamo vincere attraverso il processo democratico appoggiato dall’Occidente, ma dovremmo schierarci in campo contro questi invasori».
Nel messaggio rilasciato dall’AQIS – Al Qaeda nel subcontinente indiano – in urdu (la lingua del Pakistan), si legge:
«Sia lodato Allah, l’unico e il solo. Nei giorni scorsi, le scene dei Mujahidin dell’Emirato Islamico sulla terra d’Afghanistan, specialmente sul triono, hanno raffreddato [cioè, per noi occidentali, «scaldato», ndr] i cuori dei musulmani di tutto il mondo e riempito i cuori degli stranieri dell’oppressione, pieni di sensi di colpa. In questa occasione propizia, ci congratuliamo con Amir al-Mu’minin Shaykh al-Hadith wa al-Quran Shaykh Hibaullah Akhundzada (che Allah lo benedica e gli conceda la pace), il suo vice politico Mullah Abdul Ghani Baradar (che Allah lo benedica) e il nono rispettato califfo Sirajuddin Haqqani (che Allah lo benedica e gli conceda la pace). Congratulazioni a tutti i leader e majaheddin dell’Emirato islamico a nome del loro partito e dei credenti del subcontinente».
Come riporta il Washington Post, lunedì anche due gruppi associati ad al-Qaeda hanno diffuso messaggi di sostegno ai talebani.
Il Global Islamic Media Front, un’organizzazione di propaganda legata ad Al Qaeda, ha elogiato i talebani e ha definito la sua vittoria come un trionfo sull’imperialismo americano.
«Non possiamo vincere attraverso il processo democratico appoggiato dall’Occidente, ma dovremmo schierarci in campo contro questi invasori»
«Per grazia di Allah, quindi per la jihad dell’Emirato islamico e del popolo afghano, il “cimitero degli imperi” ha mietuto un’altra vittima nel leader dell’incredulità globale, l’America, e nei suoi alleati della NATO», afferma la dichiarazione. Ricordiamo che tale comunicato include quindi anche l’Italia.
Il gruppo ha descritto la vittoria dei talebani come una rivendicazione del potere della convinzione religiosa, aggiungendo che la data in cui i talebani sono entrati a Kabul – lo scorso 15 agosto 2021 – sarà «ricordata come una conquista storica nell’Islam».
La filiale di Al-Qaeda nella regione africana del Sahel, Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin, ha rilasciato lunedì una dichiarazione più moderata , congratulandosi con il popolo afghano ma senza menzionare specificamente i talebani.
I messaggi di sostegno sono arrivati il giorno dopo che il portavoce dei talebani Mohammad Naim ha dichiarato in un’intervista alla TV saudita Al-Hadath che Al Qaeda «non era presente in Afghanistan» e che i talebani non hanno alcun rapporto con il gruppo, pur rilevando che potrebbero esserci «legami familiari» tra i membri delle due organizzazioni.
L’ONU stima che al Qaeda abbia mantenuto una presenza in almeno 15 province afgane e che la sua propaggine dell’Asia meridionale abbia operato «sotto l’ombrello dei talebani» da molte di esse.
Come emerso nelle scorse ore, il direttore della CIA William Burns ha incontrato gli stessi talebani – cioè, l’oggetto delle congratulazioni dei terroristi di al Zawahiri – parlando direttamente con la figura di spicco in questo momento, il mullah Baradar, già numero due del mullah Omar.
Geopolitica
Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela
Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.
L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.
«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.
Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».
Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.
Today, the Federal Bureau of Investigation, Homeland Security Investigations, and the United States Coast Guard, with support from the Department of War, executed a seizure warrant for a crude oil tanker used to transport sanctioned oil from Venezuela and Iran. For multiple… pic.twitter.com/dNr0oAGl5x
— Attorney General Pamela Bondi (@AGPamBondi) December 10, 2025
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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.
Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.
Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».
Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.
Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.
«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.
Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».
Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».
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Immagine screenshot da Twitter
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Geopolitica
Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino
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Geopolitica
Lavrov elogia la comprensione di Trump delle cause del conflitto in Ucraina
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che il presidente statunitense Donald Trump rappresenta l’unico leader occidentale in grado di cogliere le vere motivazioni alla base del conflitto ucraino.
Parlando mercoledì al Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, Lavrov ha spiegato che, mentre gli Stati Uniti manifestano una «crescente impazienza» verso il percorso diplomatico mirato a cessare le ostilità, Trump è tra i pochissimi esponenti occidentali a comprendere le dinamiche che hanno originato la crisi.
«Il presidente Trump… è l’unico tra tutti i leader occidentali che, subito dopo il suo arrivo alla Casa Bianca nel gennaio di quest’anno, ha iniziato a dimostrare di aver compreso le ragioni per cui la guerra in Ucraina era stata inevitabile», ha dichiarato.
Lavrov ha proseguito sottolineando che Trump possiede una «chiara comprensione» delle dinamiche che hanno forgiato le politiche ostili nei confronti della Russia da parte dell’Occidente e dell’ex presidente statunitense Joe Biden, strategie che, a suo dire, «erano state coltivate per molti anni».
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Il ministro ha indicato che «si sta avvicinando il culmine dell’intera saga» ucraina, affermando che Trump ha sostanzialmente ammesso che «le cause profonde identificate dalla Russia devono essere eliminate».
Il vertice della diplomazia russa ha menzionato in modo specifico le storiche riserve di Mosca sull’aspirazione ucraina all’adesione alla NATO e la persistente violazione dei diritti della popolazione locale.
Lavrov ha poi precisato che Trump resta «l’unico leader occidentale a cui stanno a cuore i diritti umani in questa situazione», contrapposto ai governi dell’UE che, secondo Mosca, evadono il tema. Ha svelato che la roadmap statunitense per un’intesa includeva esplicitamente la tutela dei diritti delle minoranze etniche e delle libertà religiose in Ucraina, «in linea con gli obblighi internazionali».
Tuttavia, sempre secondo Lavrov, tali clausole sono state indebolite nel momento in cui il documento è stato sottoposto all’UE: il testo è stato modificato per indicare che l’Ucraina dovrebbe attenersi agli standard «adottati nell’Unione Europea».
Da tempo Mosca denuncia la soppressione della lingua e della cultura russa da parte di Kiev, oltre ai sforzi per limitare i diritti delle altre minoranze nazionali, e al contempo accusa i leader ucraini di fomentare apertamente il neonazismo nel paese.
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Immagine dell’Ufficio stampa della Duma di Stato della Federazione Russa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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