Geopolitica
Akhundzada, il mullah supremo dei talebani
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews
Un mujahed nella lotta contro l’occupazione sovietica, sarà il capo «spirituale» del nuovo Emirato Islamico afghano. Membro della potente famiglia Nurzai. Una figura di mediazione tra anima politica e militare dei talebani.
Come noto da giorni, la «guida suprema» dell’Afghanistan sarà il mullah Hibatullah Akhundzada, 60enne di Kandahar, della tribù pashtun dei Nurzai, a sua volta figlio e nipote di mullah attivi nelle aree rurali.
«La sua attività era diretta alla motivazione spirituale e psicologica della gioventù nelle bande armate, per rafforzare l’ideale della jihad»
In Russia il personaggio è molto noto fin dai tempi dell’occupazione sovietica. Da giovane mujahed egli ha preso parte alla lotta contro l’invasione di Mosca, e molti media russi si dilungano sulla sua biografia.
Sulla Novaja Gazeta ne parla Vasilij Kravtsov, consigliere politico della missione ONU in Afghanistan. Egli ricorda che «i Nurzai sono stati in tutti questi anni la forza armata più aggressiva di tutto l’Afghanistan».
Akhundzada ha percorso tutte le tappe della formazione religiosa musulmana, e durante la jihad antisovietica egli era il principale predicatore delle varie truppe dei mujaheddin, che visitava senza sosta per motivarle alla guerra santa.
Come ricorda Kravtsov, «la sua attività era diretta alla motivazione spirituale e psicologica della gioventù nelle bande armate, per rafforzare l’ideale della jihad».
Il mullah non è mai stato un vero combattente, né tantomeno un leader militare. Si è affermato però come autorità religiosa al vertice dei talebani
Il mullah si proponeva al di sopra delle appartenenze tribali, pur essendo sempre accompagnato e sostenuto dai suoi Nurzai: «Perché comunque in Afghanistan è impossibile staccarsi dal gruppo di origine».
Crollata l’Unione Sovietica nel 1991, Akhundzada si è avvicinato ai talebani. Predicava ai gruppi del «Movimento della rivoluzione islamica dell’Afghanistan» di Mohammad Nabi Mohammadi, un leader dei mujaheddin morto nel 2002.
Dopo la presa di Kabul nel 1996 da parte delle forze talebane, Akhundzada è diventati membro del Dipartimento talebano «per la promozione della virtù e il contrasto al vizio».
Il mullah non è mai stato un vero combattente, né tantomeno un leader militare. Si è affermato però come autorità religiosa al vertice dei talebani: nel 2001 il gruppo radicale islamista lo ha proclamato capo del proprio consiglio degli ulema (teologi); poi nel 2016 il movimento lo ha nominato leader supremo. Da allora Akhundzada non è più apparso in pubblico, e i media ne hanno annunciato la morte in più occasioni, compresa quella per coronavirus nel 2020.
I contrasti tra i vari comandanti militari, che hanno rischiato più volte di provocare un sanguinoso regolamento di conti interno, hanno favorito la sua scalata ai vertici del gruppo fondamentalista
I contrasti tra i vari comandanti militari, che hanno rischiato più volte di provocare un sanguinoso regolamento di conti interno, hanno favorito la sua scalata ai vertici del gruppo fondamentalista. Alcune operazioni USA condotte con i droni per eliminare i vari leader talebani avrebbero avuto successo grazie alle soffiate dei loro concorrenti nel movimento. Alla fine, lo status di «esterno» ai comandi militari ha reso la scelta di Akhundzada quasi inevitabile.
Il suo rango di «mullah supremo» (mujahlawi) gli permette di aprire delle madrasse (scuole coraniche) autonome, ciò che egli ha realizzato a Quetta nel Belucistan pakistano, dove ha vissuto alcuni anni con la famiglia.
Ora Akhundzada sarà «arbitro supremo» delle vicende afghane, in una modalità molto più distaccata dell’ayatollah supremo iraniano. A governare saranno i suoi vice nella composizione del governo, cha e sua volta sarà definito dal compromesso tra i capi militari.
È quindi prematuro definire quale possa essere la politica talebana in Afghanistan: essa scaturirà dal confronto interno, sempre che la contesa non degeneri di nuovo in scontri tra bande rivali.
Akhundzada sarà «arbitro supremo» delle vicende afghane, in una modalità molto più distaccata dell’ayatollah supremo iraniano. A governare saranno i suoi vice nella composizione del governo, cha e sua volta sarà definito dal compromesso tra i capi militari
Di certo la politica economica è determinata dalla catastrofica situazione finanziaria. In 42 anni di guerra ininterrotta, l’Afghanistan non ha in realtà mai sofferto la fame, grazie ai sussidi di sovietici, statunitensi e partner vari.
I commercianti sono una lobby molto potente, una classe borghese di alto livello, per non parlare dei produttori e trafficanti di droga, capaci di adattarsi a ogni cambio di regime politico e a ogni ideologia religiosa.
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Geopolitica
Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»
Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che Volodymyr Zelens’kyj deve fare i conti con la realtà del conflitto contro la Russia e con l’urgenza di indire nuove elezioni.
Il mandato presidenziale quinquennale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma il leader ucraino ha sempre escluso il voto per via della legge marziale in vigore. Vladimir Putin ha più volte sostenuto che lo Zelens’kyj non può più essere considerato un interlocutore legittimo e che la sua posizione renderebbe giuridicamente problematico qualsiasi accordo di pace.
Mercoledì Trump ha affrontato la questione Ucraina in una telefonata con i leader di Regno Unito, Francia e Germania. «Ne abbiamo parlato in termini piuttosto netti, ora aspettiamo di vedere le loro risposte», ha riferito ai giornalisti alla Casa Bianca.
«Penso che Zelens’kyj debba essere realista. Mi domando quanto tempo passerà ancora prima che si tengano le elezioni. Dopotutto è una democrazia… Sono anni che non si vota», ha aggiunto Trump, sottolineando che l’Ucraina sta «perdendo moltissima gente».
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Il presidente americano ha poi sostenuto che l’opinione pubblica ucraina sia largamente favorevole a un’intesa con Mosca: «Se guardiamo i sondaggi, l’82 % degli ucraini vuole un accordo – è uscito proprio un sondaggio con questa cifra».
Trump ha insistito sulla necessità di chiudere rapidamente il conflitto: «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo».
Secondo Axios e RBC-Ucraina, Kiev ha trasmesso agli Stati Uniti la sua ultima proposta di pace. Zelens’kyj , che fino a ieri escludeva elezioni in tempo di legge marziale, ha dichiarato mercoledì di essere disposto a indire il voto, a patto però che Stati Uniti e alleati europei forniscano solide garanzie di sicurezza.
Il consenso verso Zelens’kyj è precipitato al 20 % dopo uno scandalo di corruzione nel settore energetico che ha travolto suoi stretti collaboratori e provocato le dimissioni di diversi alti funzionari. Trump ha più volte invitato il leader ucraino a tornare alle urne, ribadendo che la corruzione endemica resta uno dei problemi più gravi del paese.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela
Today, the Federal Bureau of Investigation, Homeland Security Investigations, and the United States Coast Guard, with support from the Department of War, executed a seizure warrant for a crude oil tanker used to transport sanctioned oil from Venezuela and Iran. For multiple… pic.twitter.com/dNr0oAGl5x
— Attorney General Pamela Bondi (@AGPamBondi) December 10, 2025
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Geopolitica
Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino
La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.
Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.
«Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.
Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.
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«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».
Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.
Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.
Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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