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Accademica esperta in onestà falsifica i suoi studi

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La professoressa di economia aziendale dell’Università di Harvard, Francesca Gino, nota per i suoi studi sull’onestà e l’etica, è stata messa in congedo dopo che un blog scientifico l’ha accusata di falsificare i risultati degli studi, secondo quanto riportato sabato dal New York Times.

 

Un blog dedicato all’integrità dei dati DataColada ha pubblicato un esame dettagliato della presunta frode della professoressa Gino, inclusi risultati di studi falsificati trovati in almeno quattro articoli. I tre scienziati comportamentali dietro il blog erano stati precedentemente coinvolti nella scoperta di dati falsificati in uno degli studi più noti della professoressa Gino.

 

Tuttavia, i risultati erano già stati citati centinaia di volte in altri giornali, con migliaia di dollari spesi dai governi nel tentativo di trasformarli in politiche.

 

Nel 2021, Harvard disse al professore della scuola di economia Max Bazerman, uno dei coautori di Gino, che i risultati di un altro studio del giornale non erano solo irriproducibili, ma erano falsi. Secondo quanto riferito, la scuola ha fornito 14 pagine di prove che mostrano che qualcuno aveva deliberatamente modificato i dati sperimentali, invalidando i risultati, e ha suggerito alla rivista che lo aveva pubblicato e poi ritirato di aggiungere una nota che lo spiegasse.

 

DataColada ha rivelato la scorsa settimana come in precedenza avevano sollevato preoccupazioni con Harvard sui dati falsi della Gino, e successivamente hanno pubblicato prove che il professore di punta aveva falsificato i risultati in altri due articoli di cui è coautrice. Bazerman ha confermato al Chronicle of Higher Education che il nome della Gino era su quattro documenti attualmente analizzati per frode.

 

La caduta in disgrazia della Gino ha avuto pesanti «riverberi nella comunità accademica», ha detto al New York Times lo scienziato comportamentale dell’Università della Pennsylvania Maurice Schweitzer, osservando che stava esaminando gli otto articoli di cui era coautore con lei e suggerendo che molti colleghi della prolifica studiosa stavano facendo lo stesso.

 

Autrice di numerosi libri best-seller su argomenti tra cui la disonestà e il comportamento non etico, il lavoro più recente della professoressa Gino è ironicamente intitolato Talento ribelle. Perché infrangere le regole paga (nel lavoro e nella vita). È stato tradotto e pubblicato anche in Italia.

 

Nel frattempo, Bazerman ha usato Gino come lezione pratica per un capitolo sui pericoli di riporre fiducia nelle relazioni nel suo libro, intitolato Complicit: How We Enable the Unethical and How to Stop («Complici: come abilitiamo la mancanza di etica e come fermarla»).

 

«L’ironia di questa storia sulla frode dei dati in un articolo sull’induzione all’onestà non mi sfugge», ha scritto il Bazermanno.

 

Un cortocircuito accademico non dissimile ricorda quanto avvenuto alla 10ª Procrastination Research Conference, convegno mondiale avvenuto alla DePaul University nel 2017 interamente dedicato alla tendenza a rimandare le cose.

 

«La conferenza termina allo stesso modo ogni due anni» scrisse il New York Times. «I ricercatori selezionano il luogo per il prossimo raduno. All’inizio sembrava che la decisione di quest’anno sarebbe stata un gioco da ragazzi. C’erano offerte per ospitare da Israele, Turchia e Gran Bretagna. Ma aspetta, mancavano alcune persone cruciali. Forse sarebbe meglio capirlo tramite e-mail?  La tensione è salita in sala. Qualcuno ha suggerito un “comitato direttivo”. Un altro sosteneva una “terza parte neutrale”. I pulmini per l’aeroporto stavano aspettando. Non è emerso alcun consenso. Solo per questa volta, avrebbe dovuto aspettare».

 

Accademici esperti in etica che falsificano gli studi. Accademici esperti in procrastinazione che procrastinano.

 

E degli accademici esperti in vaccini, quando parleremo?

 

 

 

Immagine di Wgreaves via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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Ballerini su ghiaccio cinesi indagati per un missile pelouche

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L’International Skating Union (ISU) ha avviato un’indagine dopo che una coppia di danzatori sul ghiaccio cinesi è stata filmata con un pelouche dalle fattezze di un razzo balistico durante un evento del Gran Premio. Lo riporta l’agenzia Associated Press.

 

L’incidente è avvenuto durante la Coppa di Cina il 25 ottobre, dove le riprese televisive hanno mostrato Ren Junfei e Xing Jianing seduti con un grosso peluche a forma di missile cinese, etichettato «DF-61», mentre aspettavano i loro punteggi nell’area «bacio e pianto». Secondo quanto riferito, la coppia ha sollevato brevemente il pelouche insieme al loro allenatore prima di posarlo sulle ginocchia di Xing.

 

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Il DF-61 è un missile balistico intercontinentale cinese di recente presentazione, in grado di trasportare testate nucleari, con una gittata operativa stimata tra i 12.000 e i 15.000 km.

 

L’arma è stata presentata per la prima volta durante la parata militare cinese del mese scorso, in occasione dell’80° anniversario della vittoria sul Giappone e della fine della Seconda Guerra Mondiale, dove Pechino ha presentato innovazioni all’avanguardia del suo complesso militare-industriale.

 

L’associazione di pattinaggio ha dichiarato ad AP di essere a conoscenza del fatto che «un peluche inappropriato sembra essere stato lanciato sul ghiaccio dagli spettatori» e che «è stato successivamente trattenuto dai pattinatori che si erano appena esibiti». L’ISU ha affermato che «indagherà ulteriormente» sull’incidente.

 

Ren e Xing si sono classificati ottavi, mentre il titolo di danza sul ghiaccio è andato agli americani Madison Chock ed Evan Bates.

 

Dopo la parata, i peluche a forma di missile, compresi quelli modellati sul DF-61, sono diventati popolari online, con cuscini e morbide repliche del missile venduti su mercati come eBay a circa 30 dollari.

 

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Immagine di Flowering Dagwood via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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Trump trolla tutti con un video AI in cui bombarda di escrementi i manifestanti «No Kings»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha ridicolizzato le proteste «No Kings», diffondendo su Truth Social vari video generati dall’intelligenza artificiale, tra cui uno in cui rovescia sulla folla quella che appare come una massa di escrementi.   Sabato gli Stati Uniti sono stati teatro di un’ondata di dimostrazioni contro l’amministrazione Trump, con grandi raduni organizzati in oltre 2.500 luoghi in tutto il territorio nazionale.   I partecipanti accusano il presidente di abuso di potere e di erosione della democrazia, criticando inoltre la sua politica repressiva verso gli immigrati irregolari e l’impiego di truppe nelle città con la motivazione di contrastare la criminalità diffusa.   In risposta, Trump ha postato sui social media clip create con l’IA, inclusi filmati inizialmente caricati da Xerias, un account X pro-Trump noto per produrre meme digitali.   Una delle sequenze mostra Trump ai comandi di un jet da combattimento battezzato «King Trump», che scarica enormi masse di materia fecale su una folla di manifestanti – con in sottofondo la canzone di Kenny Loggins Danger Zone, irrimediabilmente associata alla celeberrima pellicola aeronautica Top Gun (1986), che la utilizza ben tre volte nella storia con protagonista il Tom Cruise.   Il video AI rilanciato dal presidente include anche un’immagine condivisa durante la protesta di New York dall’influencer progressista Harry Sisson, che nel video finisce sommerso, come tutta la serqua di manifestanti «No Kinghi» da una poderosa quantità di materia escrementizia.  

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Il Sisson, idolo tiktoker progressista, l’ha presa male. Domenica mattina, Sisson ha replicato su X al video che lo ritraeva: «un giornalista può domandare a Trump il motivo per cui ha postato un filmato generato dall’IA in cui mi fa cadere la cacca addosso da un caccia?».   Il ragazzo ha quindi proceduto ad insultare Trump dicendo che nella realtà l’aereo non sarebbe potuto decollare a causa del «fat ass» («culo grasso») del presidente. Per fare ciò, il Sissone rimanda in onda per intero l’irresistibile video, di fatto ampliandone la portata.     In un’altra clip, originariamente diffusa dal vicepresidente JD Vance e condivisa da Trump, il presidente indossa una corona e un mantello, estrae una spada e si erge trionfante sugli avversari democrat.  

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Il montaggio condiviso dal Vance termina con figure di spicco del Partito Democratico, come l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader dell’opposizione al Senato Chuck Schumer, in ginocchio ai suoi piedi. Si tratta qui di un’allusione esplicita a una sessione fotografica del 2020 in onore di George Floyd.   I contenuti di Trump hanno suscitato risposte polarizzate: i suoi sostenitori li hanno rilanciati con entusiasmo, mentre detrattori come il senatore democratico Brian Schatz li hanno aspramente censurati. «Perché il Presidente dovrebbe diffondere online un’immagine in cui scarica feci sulle città americane?», ha twittato Schatz su X.   I progressisti americani non hanno ancora capito veramente che per la prima volta alla Casa Bianca c’è un presidente troll, e di capacità di trollaggio eccelse, o meglio quello che l’antropologia dell’internetto oggi definisce uno shitposter. Parola assai adeguata anche al caso presente.  

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Immagine screenshot da Twitter  
 
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Trump contro la trionfale copertina di TIME: «mi hanno fatto sparire i capelli»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha criticato l’ultima copertina della rivista Time, che accompagna un articolo che loda il suo ruolo nel negoziato di un cessate il fuoco tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas.

 

L’edizione di lunedì della rivista ha definito la tregua di Gaza come il «trionfo» di Trump, presentando un suo ritratto scattato dal basso. Sebbene abbia riconosciuto che l’articolo in sé fosse «relativamente buono», Trump ha duramente contestato l’immagine su Truth Social martedì mattina, definendola «forse la peggiore di sempre».

 

«Mi hanno fatto “scomparire” i capelli e poi hanno messo sopra la mia testa qualcosa che sembrava una corona fluttuante, ma estremamente piccola. Davvero strano!» ha scritto.

 

Trump ha frequentemente accusato i media americani di parzialità, sostenendo che la maggior parte della copertura mediatica evidenzi ingiustamente le critiche alla sua presidenza.

 

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Non si tratta della prima volte che il Trump si preoccupa della sua criniera, a lungo oggetto di speculazioni sulla sua autenticità. Per provare di avere i capelli veri, si fece tirare i capelli in diretta dalla giornalista televisiva Mika Brzezinski (figlia del geostratega Zbigniew), che col marito co-conduttore Joe Scarborough divenne poi acerrima avversaria del presidente (con reductio ad Hitlerum ad abundatiam) e parossistica apologeta di Biden.

 

 

Il figlio primogenito Don jr. ha raccontato durante un incontro pubblico con Charlie Kirk che, raggiunto al telefono dai figli dopo l’attentato subito a Butler in Virginia durante la campagna elettorale, Trump ha chiesto loro come in TV, in quel momento, fossero i suoi capelli. «I capelli vanno bene… c’è molto sangue, ma vanno bene» ha risposto il figlio.

 

 

È lecito pensare che vi sia nel presidente statunitense una cifra sansonica, per cui il suo potere – a questo punto indiscutibile – è tratto proprio dalle sue bionde, inconfondibili, escrescenze tricologiche – che sono, lo sanno gli esperti, uno strumento di branding perfino superiore al baffetto dello Hitler, al baffone dello Stalin, alla pelata mussoliniana.

 

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