Geopolitica
Il presidente del Senato messicano chiede agli immigrati clandestini di riprendersi un terzo del territorio USA

Martedì, il presidente del Senato messicano ha proposto di costruire un muro all’interno degli Stati Uniti e di riprendersi i territori americani che quasi 200 anni fa appartenevano al Messico.
Il commento arriva un mese dopo che la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha minacciato di «mobilitare» i cittadini messicani residenti negli Stati Uniti se verrà approvata una tassa proposta del 3,5% sulle rimesse dei non cittadini (denaro inviato ai familiari residenti in Messico).
Gerardo Fernández Noroña, presidente del Senato messicano, mostrò una mappa del Messico del 1830 e affermò che molte zone di quella che oggi è l’America sono la «patria» degli immigrati clandestini messicani.
«Costruiremo il muro e lo pagheremo. Ma lo faremo secondo la mappa del Messico del 1830… I messicani si erano insediati in questi territori prima degli Stati Uniti. I messicani che vivono lì vivono in quella che è sempre stata la loro patria», ha detto.
The narco terrorist controlled, Mexican government is now publicly promoting a plan to annex the southwest of United States.
President of the Mexican Senate (TODAY):
“We’ll build the wall and pay for it. But we’ll do it according to the 1830 map of Mexico… Mexicans were… pic.twitter.com/ys4MZULCWg
— Alex Jones (@RealAlexJones) June 11, 2025
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Noroña ha affermato inoltre che il Messico era stato «spogliato» delle sue terre nel 1846 e ha chiesto come il governo americano potesse osare dire che avrebbe «liberato» Los Angeles mentre erano in corso violente rivolte. In realtà, la vittoria degli Stati Uniti nella guerra contro il Messico fu la ragione per cui il Messico perse i territori.
Il politico ha continuato ad accusare l’amministrazione Trump di violare «la dignità dei migranti», confondendo gli immigrati con gli immigrati illegali.
A maggio, il presidente Sheinbaum ha discusso della potenziale tassa statunitense sulle rimesse dei «migranti» messicani, affermando: «se necessario, ci mobiliteremo. Non vogliamo tasse sulle rimesse dei nostri connazionali. Dagli Stati Uniti al Messico».
🚨 MEXICAN PRESIDENT: “If necessary, we will mobilize because we don’t want taxes on remittances sent by our fellow countrymen from the U.S. to Mexico.”
How is it possible that a Mexican President can even threaten to mobilize protests on U.S. soil? pic.twitter.com/4USap5Omq0
— Publius (@OcrazioCornPop) June 9, 2025
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Il senatore repubblicano del Missouri Eric Schmittha risposto alla minaccia suggerendo di aumentare l’imposta al 15%.
La retorica del governo messicano sta già alimentando il fuoco negli Stati Uniti, poiché mercoledì, in una conferenza stampa tenuta dal capo della polizia di San Antonio, William McManus, è stata rivelata una protesta «Riprendiamoci l’Alamo» programmata per mercoledì sera.
Sabato si terranno in tutta l’America manifestazioni anti-Trump, con gruppi goscisti e ONG che organizzeranno le manifestazioni dette «No Kings» in tutti gli Stati Uniti.
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Immagine screenshot da Twitter
Geopolitica
Netanyahu: Israele deve prepararsi all’isolamento

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Geopolitica
Lavrov: i piani di pulizia etnica di Israele portano la regione sull’orlo dell’abisso

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha avvertito in termini drammatici che il tempo a disposizione per raggiungere una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese potrebbe essere scaduto, nella sua conferenza stampa dell’11 settembre, a conclusione del Dialogo Strategico Russia-Consiglio di Cooperazione del Golfo a Sochi.
Il Lavrov messo in guardia contro la proposta israeliana di creare un’«entità» controllata da Israele a Gaza attraverso una «pulizia etnica», ricordando che il mancato riconoscimento di uno Stato palestinese è la causa principale della crisi nella regione.
La Russia, ha dichiarato il ministro, sta cercando di chiarire questa realtà agli Stati Uniti. A Lavrov è stato chiesto se la Russia consideri il suo Dialogo Strategico del Consiglio di Cooperazione del Golfo «come una sede per promuovere iniziative» per un accordo palestinese-israeliano, e se tale accordo sia ancora possibile dopo l’attacco israeliano a Doha del 9 settembre.
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È necessario agire per «arretrare il processo di insediamento da dove si trova ora, ovvero sull’orlo del baratro. Potrebbe benissimo accadere che [non identificato, ndr] ci impongano il punto di vista promosso da Israele, che sostiene che uno Stato palestinese non è necessario, che i palestinesi devono essere reinsediati e che, dopo la pulizia etnica, dovrebbe essere creata un’entità controllata da Israele nella Striscia di Gaza. Questo è un approccio molto pericoloso», ha risposto Lavrov.
«Mentre oggi ci scambiavamo opinioni a porte chiuse, tutti concordavano sul fatto che la questione palestinese irrisolta fosse la causa principale di tutti i problemi in Medio Oriente, perché lo Stato palestinese, solennemente promesso dall’Assemblea Generale da 80 anni, che avrebbe dovuto essere creato contemporaneamente allo Stato di Israele, non è stato ancora proclamato».
«Se si guarda la mappa, molto è cambiato da quando è stata adottata la risoluzione dell’Assemblea Generale. Già nel 1967, la mappa ha subito modifiche significative. Se si guarda a ciò che sta accadendo ora nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania (…) il governo Netanyahu ha adottato una decisione senza precedenti: costruire nuovi insediamenti in numeri senza precedenti. I punti isolati sulla mappa della Cisgiordania ora si stanno fondendo per formare una macchia».
«Si dice che qualcuno in Israele stia già discutendo l’opzione di creare una o due municipalità palestinesi in Cisgiordania invece di uno Stato, una notizia allarmante che si sta diffondendo sempre di più. Ne stiamo discutendo con i nostri colleghi statunitensi e cerchiamo di far capire che senza eliminare la causa principale, che sta privando i palestinesi del diritto a un proprio Stato, aspettarsi che la situazione in Medio Oriente si calmi è un esercizio inutile, e il sentimento estremista si alimenterà ulteriormente se la situazione rimane immutata».
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Immagine di Koerner /MSC via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Germany
Geopolitica
Escalation della campagna israeliana di devastazione di Gaza City

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