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La Santa Sede ospite a sorpresa del G20

Il capo della diplomazia vaticana si è rivolto ai leader dei venti Paesi più ricchi riuniti a Rio nell’ambito del G20. Un invito reso possibile dagli stretti legami che uniscono il Vaticano e il capo dello Stato brasiliano.
«Il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, è a Rio de Janeiro da lunedì 18 a martedì 19 novembre 2024, per partecipare al Summit dei Leader del G20 in Brasile, su invito della Presidenza Lettera brasiliana indirizzata a Papa Francesco».
È attraverso questo laconico tweet pubblicato sul suo account X che la Santa Sede ha annunciato la partecipazione – piuttosto insolita per un numero due del Vaticano – al vertice dei venti Paesi più ricchi. Un invito che si inserisce nel rapporto molto speciale tra il capo di Stato brasiliano e l’inquilino della Casa Santa Marta.
Il pontefice argentino non ha mai nascosto la sua vicinanza al peronismo argentino, sostenendo che si tratta di un «movimento popolare che ha riunito molte persone con progetti di giustizia sociale», per usare le sue parole. E il presidente Lula Da Silva incarna a modo suo una variante del peronismo nel suo Paese.
Non dimenticheremo inoltre che Papa Francesco vede con occhio molto favorevole l’alleanza BRICS di cui fa parte il Brasile di Lula, con il pretesto che questo patto tra gli Stati del «Sud globale» illustra la visione, a lui cara, di un mondo multipolare in quali differenze nazionali rafforzano l’unità.
Intervenendo davanti a un pubblico di capi di Stato, il capo della diplomazia vaticana ha giustificato la sua presenza perché «la Santa Sede, come in tutte le conferenze e attività internazionali, ha un ruolo da svolgere come voce morale per mantenere vivi i principi etici che dovrebbero essere alla base tutte le relazioni internazionali», riferisce Vatican News.
«La questione della lotta alla povertà è soprattutto questione della pace, soprattutto oggi in questo mondo», ha ricordato anche il card. Parolin. Ha sottolineato ancora che il problema è sempre lo stesso: «Le grandi dichiarazioni, i grandi documenti e poi le piccole realizzazioni».
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Il cardinale ha anche detto ai media brasiliani che la sua presenza all’evento, a nome del papa, aveva lo scopo di incoraggiare «coloro che si impegnano», almeno a parole, a «mantenere le loro promesse». Parole ascoltate con rispetto prima che la geopolitica riprenda tutti i suoi diritti.
La stampa ha infatti constatato che il G20 del 18 e 19 novembre 2024 non avrà ottenuto molto, perché il contesto globale è attualmente segnato da una forma di incertezza legata all’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca per un secondo mandato. durante il quale il magnate repubblicano avrà mano libera per attuare le sue politiche.
Per evitare che il vertice di Rio finisse in disaccordo, Lula ha fatto attenzione a non affrontare temi arrabbiati, come quelli della guerra in Ucraina o in Medio Oriente.
Del resto, come nota Le Monde, il presidente Joe Biden è apparso indebolito sul piano politico – i presidenti americani uscenti vengono adornati con l’immagine della «papera zoppa» – ed è piuttosto il capo di Stato cinese, Xi Jinping, ad attirare l’attenzione di tutti sulla questione fino a dare l’impressione che «l’influenza del suo Paese avesse detronizzato quella degli Stati Uniti».
Non c’è dubbio che il Segretario di Stato della Santa Sede avrà beneficiato di scambi bilaterali più discreti a margine del vertice per portare avanti le questioni della guerra in Ucraina o Gaza e per curare gli scambi con la Cina, dopo il rinnovo per quattro anni dell’accordo tra Santa Sede e Vaticano.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di Patriarcado de Lisboa via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
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«Persecuzione feroce e genocida contro i cattolici» e «vile e cortigiana complicità». Mons. Viganò contro Parolin sulle persecuzioni in Nigeria

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato su X una dura accusa alle parole del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin che sembrano sminuire la persecuzione anticristiana che sta insanguinando da anni la Nigeria.
«Conosco bene e porto quotidianamente nel cuore la situazione di sofferenza e di persecuzione dei Cattolici nigeriani, essendo vissuto in Nigeria per sei anni, dal 1992 al 1998, come Nunzio Apostolico» scrive Viganò ricordando la sua esperienza diplomatica.
«Le parole vergognose del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin sul presunto “conflitto sociale” in Nigeria mistificano la realtà di una persecuzione feroce e genocida contro i Cattolici, martirizzati mentre Roma vaneggia di sinodalità e inclusività».
«Mentre la Gerarchia si schiera apertamente in favore dell’islamizzazione dell’Europa cristiana e osa definire “diritto umano” la libertà religiosa del Vaticano II, migliaia di fedeli continuano a testimoniare eroicamente il Vangelo di Cristo, e il loro sangue grida vendetta al Cielo» tuona il prelato lombardo.
Conosco bene e porto quotidianamente nel cuore la situazione di sofferenza e di persecuzione dei Cattolici nigeriani, essendo vissuto in Nigeria per sei anni, dal 1992 al 1998, come Nunzio Apostolico.
Le parole vergognose del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin sul… pic.twitter.com/fBeMP085CE
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 22, 2025
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«No, Eminenza: i Cattolici nigeriani sono uccisi in odio alla Fede che essi professano, da parte di mussulmani e in obbedienza al Corano. Quegli stessi mussulmani che stanno trasformando le vostre chiese in moschee, con la vostra vile e cortigiana complicità, e che presto rovesceranno i governi per imporre la sharia agli “infedeli”» continua l’arcivescovo.
«La responsabilità della chiesa bergogliana e post-bergogliana in questo crimine contro Dio e contro l’uomo rimarrà a perenne esecrazione del tradimento dei Pastori».
La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse.
Recentemente, attacchi nel Paese hanno incluso rapimenti e omicidi di sacerdoti e seminaristi cattolici. A luglio, la diocesi di Auchi, nello Stato di Edo, ha riferito che uomini armati hanno attaccato il Seminario Minore dell’Immacolata Concezione, uccidendo una guardia e rapendo tre seminaristi.
Come riportato da Renovatio 21, rapporto pubblicato quest’estate dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha evidenziato numerosi attacchi sponsorizzati dallo Stato contro i cristiani in Nigeria.
La situazione è deteriorata al punto che il rapporto 2025 della Lista Rossa di Global Christian Relief (GCR) ha indicato la Nigeria come uno dei luoghi più pericolosi per i cristiani. Nella primavera del 2023, la Società Internazionale per le Libertà Civili e lo Stato di Diritto ha riferito che oltre 50.000 persone sono state uccise nel Paese per la loro fede cristiana dal 2009.
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Nel suo rapporto del 2025, l’USCIRF ha esortato il governo statunitense a designare la Nigeria come «paese di particolare preoccupazione», esprimendo delusione per la lentezza, e a volte apparente riluttanza, del governo nigeriano nel rispondere a questa violenza, creando un clima di impunità per gli aggressori.
Come riportato da Renovatio 21, gli ultras della nazionale romena, a quanto pare più cristiani di Parolin, durante una recente partita di qualificazione ai mondiali a Bucarest hanno esposto un grande striscione con la scritta «DIFENDETE I CRISTIANI NIGERIANI».
‘Defend Nigerian Christians’
Fans of the Romanian national football team unfurled a banner before their Worlld Cup Qualifier pic.twitter.com/asTnmvuV1l
— Catholic Arena (@CatholicArena) October 15, 2025
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