Nucleare
Kennedy: Kamala Harris vuole la guerra nucleare
I sostenitori di Kamala Harris alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti voterebbero di fatto per una guerra termonucleare globale, ha sostenuto Robert F. Kennedy Jr. nel suo ultimo video elettorale.
Il Kennedy, un democratico di lunga data che si è candidato contro il presidente Joe Biden alle primarie del partito, ha sostenuto il candidato repubblicano Donald Trump ad agosto. La Harris, che è stata promossa alla nomination dopo che i democratici hanno fatto pressione su Biden perché si ritirasse dalla corsa, è stata recentemente sostenuta dall’ex vicepresidente repubblicano Dick Cheney.
«Un voto oggi per Kamala Harris è un voto per Dick Cheney, che ha mentito per scatenare una guerra in cui sono morte più di un milione di persone”» ha detto Kennedy in un messaggio video pubblicato giovedì.
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Cheney, ha spiegato, è stato un importante «neoconservatore» (o neocon) durante la presidenza di George W. Bush (2001-2009), e la «forza trainante» dell’invasione non provocata dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003, che è costata la vita a circa un milione di iracheni e circa 4.800 soldati americani e alleati.
Gli Stati Uniti avevano affermato che l’invasione era una difesa preventiva contro le armi di distruzione di massa irachene, ma «non c’erano armi di distruzione di massa», ha detto Kennedy. «Era tutta una bugia neocon».
Non è stata la prima volta che una parte dell’establishment statunitense mentiva per ottenere una guerra, ha sostenuto RFK Jr., che faceva riferimento all’avvertimento del presidente Dwight D. Eisenhower del 1961 sul «complesso militare-industriale» che cercava un conflitto con l’Unione Sovietica.
Suo zio, il presidente John F. Kennedy, respinse le proposte di lanciare un attacco nucleare a sorpresa contro l’URSS o di abbattere un aereo di linea civile come pretesto per invadere Cuba.
Dopo l’assassinio di JFK, l’apparato di Intelligence militare statunitense ha simulato un attacco nel Golfo del Tonchino per giustificare una guerra in Vietnam, ha affermato.
«Sono preoccupato perché oggi non solo abbiamo una fazione dei nostri apparati militari e di intelligence che desidera la guerra, ma vuole anche una guerra immediata con la Russia, per l’Ucraina», ha detto Kennedy.
Facendo notare che la Russia possiede più armi nucleari degli Stati Uniti, e in alcuni casi migliori, RFK Jr. ha affermato che gli Stati Uniti erano andati vicini alla guerra solo poche settimane prima, quando Biden aveva quasi dato il permesso all’Ucraina di usare missili americani per attacchi a lunga distanza contro la Russia, e Mosca aveva risposto aggiornando la sua dottrina nucleare.
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Kennedy ha affermato che il discorso di accettazione di Harris alla convention del partito di agosto ha dimostrato che sarebbe stata «una perfetta vittima» e un «burattino» del complesso militare-industriale che avrebbe potuto benissimo scatenare una guerra per dimostrare le sue credenziali se eletta.
Secondo Kennedy, una guerra nucleare avrebbe causato la morte di 5,8 miliardi di persone in meno di due ore e «chi sopravvivesse invidierebbe i morti».
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, Kennedy aveva scritto un editoriale con Donald Trump Jr. sostenendo i negoziati con la Russia sull’Ucraina per evitare una guerra nucleare. Mentre quell’articolo chiedeva un’azione da parte dell’attuale Casa Bianca, il videomessaggio di giovedì era un messaggio di campagna direttamente rivolto contro Harris.
Come riportato da Renovatio 21, nel recente comizio Kennedy ha denunciato che la Difesa USA ha autorizzato l’esercito a «sparare ed uccidere» su chi protesta.
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Immagine Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
Nucleare
Mosca dice ancora una volta che l’Ucraina sta lavorando a un piano per una «bomba sporca»
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Nucleare
Tokyo, via libera al riavvio della più grande centrale nucleare al mondo
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il governatore della prefettura di Niigata ha approvato la riaccensione parziale dell’impianto di Kashiwazaki-Kariwa, segnando una svolta nella strategia energetica del Giappone, voluta dal governo di Sanae Takaichi. La premier sta valutando anche una revisione dei tre storici principi non nucleari, indignando i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Il governatore della prefettura di Niigata, Hideyo Hanazumi, ha approvato oggi la riattivazione parziale della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo per capacità installata. Il Giappone da tempo cerca di rilanciare il settore dell’energia atomica per ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, aumentate in modo significativo dopo il disastro di Fukushima del 2011.
L’approvazione rimuove l’ultimo ostacolo politico al piano della Tokyo Electric Power Company (TEPCO), che potrà ora procedere con la riaccensione dei due più potenti reattori dell’impianto che insieme generano 2.710 megawatt, circa un terzo della capacità complessiva. Solo il reattore n. 6, ha spiegato il ministro dell’Industria, Ryosei Akazawa, permetterebbe di migliorare del 2% l’equilibrio tra domanda e offerta di energia nell’area metropolitana di Tokyo.
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Hanazumi ha dichiarato che la decisione dovrà comunque essere sottoposta al voto di fiducia dell’assemblea prefetturale nella sessione che si aprirà il 2 dicembre. «Non sarebbe razionale bloccare qualcosa che ha superato gli standard di sicurezza nazionali», ha affermato, sottolineando però che le preoccupazioni dei residenti, le misure di emergenza e il monitoraggio continuo della sicurezza restano priorità da affrontare.
Se confermato, il riavvio segnerebbe una svolta per TEPCO: dal marzo 2011, quando lo tsunami devastò la centrale di Fukushima Daiichi causando il peggiore incidente nucleare dopo Chernobyl, l’azienda non ha più potuto riattivare alcun reattore. In ottobre TEPCO aveva concluso le verifiche tecniche sul reattore n. 6, confermando il corretto funzionamento dei sistemi.
Dopo Fukushima, il Giappone aveva spento tutti i 54 reattori attivi all’epoca. Ad oggi ne sono stati riavviati 14 sui 33 ancora idonei all’uso. Il governo della premier Sanae Takaichi, sostiene la riapertura dei reattori per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre i costi delle importazioni: nel 2024 il Giappone ha speso 10,7 trilioni di yen (circa 68 miliardi di dollari) solo per importare gas naturale liquefatto e carbone, un decimo del totale delle importazioni nazionali. Il governo insiste inoltre sul fatto che il ritorno al nucleare è essenziale per contenere i prezzi dell’elettricità e aumentare la quota di energia riducendo allo stesso tempo le emissioni.
La riattivazione dell’impianto avviene in un clima politico teso perché la premier Sanae Takaichi è a favore anche della possibilità di rivedere i principi del Giappone anche in fatto di armi atomiche. Una prospettiva che ha suscitato una dura reazione da parte degli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki.
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La Nihon Hidankyo, principale organizzazione nazionale dei sopravvissuti e vincitrice del Premio Nobel per la pace lo scorso anno, ieri 20 novembre ha diffuso una nota di forte condanna, affermando che «non è possibile tollerare l’introduzione di armi nucleari in Giappone né permettere che il Paese diventi una base per la guerra nucleare o un bersaglio di attacchi atomici».
L’organizzazione ha chiesto al governo di rispettare e rafforzare i tre principi (che vietano di possedere, produrre o ospitare armi atomiche), inserendoli addirittura nella legislazione nazionale, denunciando come un pericoloso arretramento l’idea stessa di metterli in discussione.
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Immagine di Triglav via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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