Geopolitica
Due soldati israeliani uccisi, 24 feriti in un attacco con drone dall’Iraq
In una massiccia escalation e per la prima volta senza precedenti dall’inizio della guerra di Gaza, il 7 ottobre dell’anno scorso, un attacco con droni lanciato dall’Iraq ha colpito direttamente una base israeliana nella regione settentrionale delle alture del Golan.
I primi resoconti suggeriscono un evento con vittime di massa: due soldati israeliani sono stati uccisi e 24 sono rimasti feriti in un attacco con drone dall’Iraq, ha annunciato l’esercito israeliano (IDF). L’attacco sembra essere avvenuto giovedì mattina, secondo la dichiarazione delle forze ebraiche, ma è stato reso noto solo 24 ore dopo.
I soldati uccisi diciannovenni della brigata Golani, di Gerusalemme e Ashkelon.
Iraqi drone attacks on the Golan Height base of Israel has killed 2 Israeli soldiers and injured 24. Will Israel attack Iraq now? pic.twitter.com/Ic3QvxCtC6
— Ashok Swain (@ashoswai) October 4, 2024
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Un’indagine militare dell’IDF ha scoperto che due droni carichi di esplosivo sono stati lanciati dall’Iraq da gruppi paramilitari filo-iraniani. Gli Stati Uniti e Israele ritengono che questi gruppi siano controllati da Teheran, così come i leader politici filo-iraniani a Baghdad e influenti religiosi sciiti.
Uno dei droni è stato abbattuto dai missili della difesa aerea israeliana, ma l’altro è riuscito a superare l’ostacolo e a colpire la base.
La Resistenza islamica in Iraq ha detto in una dichiarazione che le sue forze hanno utilizzato droni contro gli obiettivi, con attacchi avvenuti all’alba di venerdì, promettendo di continuare «le operazioni per colpire le roccaforti del nemico a un ritmo crescente».
Ciò avviene proprio mentre Israele e gli Stati Uniti stanno riflettendo su una risposta al grande attacco missilistico balistico dell’Iran del 1 ottobre. Probabilmente servirà a spingere il governo Netanyahu nella direzione di una robusta risposta diretta. Di conseguenza, Israele potrebbe anche prendere di mira le posizioni della milizia irachena sostenuta dall’Iran all’interno dell’Iraq.
Questa non è certamente la prima volta nelle ultime settimane e mesi che vengono lanciati attacchi dall’Iraq, tuttavia, i casi precedenti si sono dimostrati inefficaci poiché droni e missili vengono abbattuti o atterrano in aree desertiche aperte. Venerdì la radio dell’esercito israeliano ha affermato che sono stati rilevati altri lanci di razzi diretti a città nel Golan meridionale.
Sempre ieri, sembrano esserci nuovi raid aerei sulle posizioni Houthi in Yemen da parte di jet statunitensi e britannici, e questa nuova campagna include probabilmente anche aerei israeliani.
La TV Houthi Al Masirah dello Yemen sta segnalando che attacchi aerei statunitensi e britannici stanno colpendo l’aeroporto di Hodeidah, Sanaa e Dhamar City.
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Geopolitica
Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela
Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.
L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.
«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.
Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».
Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.
Today, the Federal Bureau of Investigation, Homeland Security Investigations, and the United States Coast Guard, with support from the Department of War, executed a seizure warrant for a crude oil tanker used to transport sanctioned oil from Venezuela and Iran. For multiple… pic.twitter.com/dNr0oAGl5x
— Attorney General Pamela Bondi (@AGPamBondi) December 10, 2025
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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.
Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.
Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».
Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.
Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.
«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.
Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».
Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».
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