Armi biologiche
Gene drive e nanoparticelle: il vaso si sta scoperchiando
«Su gene drive e nanoparticelle si gioca una partita importante per la medicina del futuro, che alimenta la discussione della comunità scientifica internazionale» scrive inaspettatamente un giornale locale in un articolo che cita gli studi di Gatti e Montanari.
Qualcosa nell’aria si muove, in tutti i sensi.
La scienza genetica e le sue ultimissime tecniche di ricombinazione iniziano a far discutere, finalmente
La scienza genetica e le sue ultimissime tecniche di ricombinazione iniziano a far discutere, finalmente, anche a livello più superficiale: se prima tutto pareva voler essere nascosto, ora, probabilmente, qualcuno ha deciso che se ne può parlare.
Funziona sempre così: creare il danno e poi renderne pubblica la beffa.
I media, poco competenti sull’argomento, cominciano improvvisamente ad interessarsi delle questioni della «genetica di frontiera», pur se a piccole dosi omeopatiche, passo per passo.
Questo accade da quando diversi Paesi hanno iniziato a discuterne, esponendo le proprie preoccupazioni alla comunità scientifica.
La paura che le tecniche di alterazione genetica possano diventare un’arma militare, ha spinto a chiedere una riunione urgente e una moratoria alla CDB (Convenzione per la diversità biologica).
La paura che le tecniche di alterazione genetica possano diventare un’arma militare, ha spinto a chiedere una riunione urgente e una moratoria
D’altronde ne avevamo già parlato tempo addietro, riportando le paure della Russia per il tentativo messo in atto dalle forze armate statunitensi, che cercavano di raccogliere campioni di DNA sui cittadini russi.
A smuovere questa urgente richiesta è stata la notizia che vede coinvolta la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) – ovvero il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, avente ruolo di analizzare ed incentivare ricerche ad alto rischio – in un investimento economico pari a 100 milioni di dollari sul Gene Drive e sulle tecniche di modificazione genetica fra cui il CRISPR-CAS 9.
Il sistema CRISPR-CAS 9 è la più moderna efficace modalità di editing genetico. Una sorta di bisturi genetico universale, che (come dimostrano i vari esperimenti effettuati in Cina e in Occidente negli ultimi mesi) può operare anche sul DNA di embrioni umani. Il CRISPR (si pronunzia «crisper») permette dunque di tagliare filamenti di DNA in punti predeterminati del genoma, inserendo, modificando o rimuovendo i tratti di interesse.
Va da sé che con tale nuova tecnologia, creare umani OGM sarà all’ordine del giorno.
Va da sé che con la nuova tecnologia CRISPR, creare umani OGM sarà all’ordine del giorno.
Su questa rivoluzione ha investito l’Agenzia USA, prima finanziatrice al mondo della ricerca sul gene drive.
Ma, prima ancora della DARPA, a versare milioni alla causa pensò il numero uno di Microsoft: tale Bill Gates, che con la Fondazione Bill and Melinda Gates ha dato vita al progetto “Target Malaria”, con sede e laboratori piazzati fra Terni e Perugia, in un’Italia che ben si presta ad esperimenti di biologia sintetica.
In questo caso, ad esempio, lo scopo è quello di modificare geneticamente la zanzara – vettore della malaria – facendo sì che con l’accoppiamento si attivi una reazione a catena – ossia il gene drive , che si può tradurre come «forzatura genetica», il processo di favorire l’eredità di un gene rispetto ad un altro – portando al collasso, di lì a poco, l’intera popolazione – con rischi ecologici di portata non quantificabile.
Questi progetti di «taglia e cuci» genetico sono tutti diretti dal Prof. Andrea Crisanti, immunologo e docente dell’Imperial College di Londra, il quale, a domanda postagli, risponde che giudica «fantasioso» il parlare di applicazione militare con queste tecniche. Sarebbe da ricordargli che la DARPA è un’agenzia che risponde al DOD, ossia il Ministero della Difesa USA
Rileviamo che la comunità scientifica, come dicevamo, ha iniziato a sentir l’odore di bruciato e si trova oggi divisa sulla questione: che queste tecnologie possano diventare vere e proprie armi biologiche è ormai nozione comune, con il potenziale rischio di vedere intere specie estinte, ciò alimentando effetti collaterali sulla biodiversità e gli ecosistemi.
che queste tecnologie possano diventare vere e proprie armi biologiche è ormai nozione comune
Nonostante il tentativo di sminuire queste considerazioni, anche l’ONU si è detto seriamente preoccupato, percependo che la situazione potrebbe ben presto sfuggire di mano se le tecniche adottate fossero usate dalle nazioni in guerre che impiegano armi biologiche.
Non solo Gene Drive
Oltre a questa nuova forma di riprogrammazione genetica, che come abbiamo visto sull’esempio del CRISPR-CAS 9 permette di concepire in vitro una “razza” scevra di difetti genetici, perfetta come in quel tentativo portato avanti qualcuno ben noto alla storia dei regimi del Novecento, vi è un’altra spinosa questione a livello mondiale e particolarmente a livello italiano: le nanoparticelle.
CRISPR-CAS 9 permette di concepire in vitro una “razza” scevra di difetti genetici, perfetta come in quel tentativo portato avanti qualcuno ben noto alla storia dei regimi del Novecento
Un articolo all’interno di una rubrica della Gazzetta di Reggio, edizione del 26 marzo scorso, oltre alla rivoluzione genetica tratta anche questo aspetto.
Ne riportiamo un estratto:
«Di nanoparticelle di metalli dannose si è discusso molto in Italia ed è stato il cavallo di battaglia dei no vax per convincere i genitori sulla pericolosità dei farmaci, per la contaminazione di metalli in forma macro e nano particellare nei vaccini in uso che provocherebbero una serie di patologie sia di natura neurologica sia immunologica. L’allarme sulla presenza di particelle metalliche nei vaccini – prosegue l’articolo – è stato diffuso attraverso la pubblicazione di studi condotti dai ricercatori Antonietta Gatti e Stefano Montanari, studi che secondo la comunità scientifica non sono mai stati assoggettati a revisione critica da parte di esperti indipendenti (la cosiddetta peer-Review) tanto che il CNR, ha vietato ai due l’utilizzo del microscopio elettronico a scansione per non fare ricerche sui vaccini, dove erano state già trovate sostanze estranee».
Oltre a qualche imprecisione, e nell’intento – forse – di screditare, l’articolista ha detto tutto sommato la verità: ha di fatto ammesso la presenza di quelle nanoparticelle presenti nei vaccini, e ha ribadito che il CNRavrebbe impedito ai due scienziati modenesi di fare analisi sui vaccini.
Il che, è tutto un dire sulla scomodità che queste ricerche possono creare a Big Pharma.
Le ricerche di Gatti e Montanari sulle nanoparticelle, lo ricordiamo, sono state oggetto di due progetti finanziati dalla Comunità Europea, con a capo la stessa Dott.ssa Gatti. Tra i partecipanti era presente l’Università di Cambridge, uno degli atenei migliori al mondo. Nessuno, fino ad ora, ha reso pubblica una confutazione di questi dati fatta con metodologie precise e minuziose come quelle avvallate da una parte di comunità scientifica: quella in fuga, almeno con il cervello, da un Paese come l’Italia dove la scienza, invece che esser posta al confronto, viene censurata in maniera goffa e allo stesso tempo violenta.
L’articolo della Gazzetta di Reggio, chiude tuttavia con una tremenda verità così dicendo: «Su gene drive e nanoparticelle si gioca una partita importante per la medicina del futuro, che alimenta la discussione della comunità scientifica internazionale».
Il genoma farà presto parte della campagna ipervaccinista in modo pubblico e conclamato; cosicché, oltre al tentativo di filtrare la popolazione attraverso una nuova eugenetica, si tenterà di rendere OGM, fin da piccoli, anche i bambini tramite alterazioni del DNA
Niente di più vero, appunto. E chi pensasse che le due cose andrebbero collocate su poli opposti o differenti, sbaglierebbe di grosso.
Il genoma farà presto parte della campagna ipervaccinista in modo pubblico e conclamato; cosicché, oltre al tentativo di filtrare la popolazione attraverso una nuova eugenetica, si tenterà di rendere OGM, fin da piccoli, anche i bambini tramite alterazioni del DNA – fantasma peraltro già concretamente presente in molti vaccini prodotti con linee cellulari di feti abortiti.
Silenziare i danni delle nanoparticelle farà parimenti parte del programma di censura, perché grazie alle ricerche di Gatti e Montanari sappiamo a che livello – un livello nanometrico – possono arrivare nell’inquinamento delle sostanze che ci vogliono somministrare per obbligo di legge.
Cristiano Lugli
Armi biologiche
USAID collegata ai test farmaceutici sugli ucraini: parla il ministero della Difesa russo
Un alto funzionario militare russo ha affermato venerdì che l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) potrebbe aver partecipato a test farmacologici su cittadini ucraini. L’agenzia è stata ufficialmente smantellata dall’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump nell’estate del 2025.
Secondo il maggiore generale Aleksey Rtishchev, capo delle truppe russe per la protezione da minacce nucleari, biologiche e chimiche, alcuni responsabili statunitensi hanno ammesso lo svolgimento di attività di difesa nei laboratori biologici in Ucraina.
Ha citato, tra gli altri, l’ex portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, l’ex alta funzionaria del Dipartimento di Stato Victoria Nuland.
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Rtishchev ha ricordato che il professore di chimica organica della Cornell University, Dave Collum, in un’intervista dell’agosto 2025 con il giornalista americano Tucker Carlson, ha dichiarato che farmaci erano stati sperimentati sulla popolazione ucraina in 38 laboratori.
«Per garantire la segretezza, i committenti di tali ricerche non sono agenzie militari, ma agenzie civili e organizzazioni non governative. Una di queste organizzazioni è l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), che è stata sciolta per decisione del presidente statunitense Donald Trump», ha dichiarato il generale Rtishchev.
Secondo il maggiore generale, l’USAID ha inoltre finanziato l’Event 201, una simulazione pandemica incentrata sulla risposta a un’epidemia di coronavirus. «Vorrei sottolineare che queste esercitazioni si sono svolte nell’ottobre 2019… poco prima dell’inizio della pandemia di COVID-19», ha precisato.
Le accuse russe sul coinvolgimento dell’USAID in attività illegali sono state rafforzate, ha aggiunto Rtishchev, dalle dichiarazioni del miliardario Elon Musk, che in precedenza ha guidato un’agenzia governativa statunitense per l’efficienza e ha definito l’USAID un’«organizzazione criminale».
Musk ha sostenuto che l’USAID ha impiegato fondi dei contribuenti per finanziare ricerche su armi biologiche e ha ribadito le affermazioni secondo cui l’USAID avrebbe supportato studi sul coronavirus con gain-of-function presso l’Istituto di Virologia di Wuhan in Cina, suggerendo che ciò potrebbe aver contribuito alla comparsa del COVID-19.
In passato, la Russia ha manifestato preoccupazioni per i laboratori biologici finanziati dal Pentagono in Ucraina e in altri Paesi vicini ai suoi confini, ipotizzando che siano implicati nella ricerca su armi biologiche.
La questione dei biolaboratori ucraini finanziati dagli americani pareva all’inizio una fake news, ma è stata confermata in un’audizione del Congresso USA dal sottosegretario di Stato Victoria Nuland, responsabile per la politica estera eurasiatica di Washington nonché pupara degli accadimenti di questi anni a Kiev e dintorni. La stessa Duma ha invitato a Mosca Victoria Nuland per testimoniare, ma è molto difficile la Nuland ha evidentemente dato forfait.
Il Pentagono al momento ha ammesso di aver finanziato ben 46 laboratori ucraini. È stata avanzata anche l’idea che vi possa essere una connessione tra i biolaboratori ucraini e il COVID.
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In passato il ministero della Difesa russa aveva fatto uscire un documento che mostrava come nel sistema delle attività biologiche statunitensi fossero coinvolti big del Partito Democratico e le Big Pharma. Secondo i russi, in Ucraina il Pentagono faceva esperimenti anche sul coronavirus di pipistrello. Come noto, vi è anche la questione di un possibile coinvolgimento diretto della famiglia Biden.
Come riportato da Renovatio 21, a luglio il Rtishchev aveva dichiarato che l’esercito ucraino stava cercando di provocare un grave disastro ecologico vicino alla linea del fronte e di attribuirne la colpa alla Russia.
La Russia nel 2022 aveva convocato il Consiglio Sicurezza ONU per presentare le prove contro i biolaboratori Ucraina-USA.
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Armi biologiche
La Georgia farà causa alla BBC per affermazioni «assurde» sulle armi chimiche
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Armi biologiche
L’India segnala la minaccia del bioterrorismo
L’India ha posto l’accento sul bioterrorismo come una delle minacce più gravi a livello planetario, invocando una preparazione globale adeguata e tempestiva.
Intervenendo lunedì alla conferenza per il 50º anniversario della Convenzione sulle armi biologiche (BWC), il ministro degli Esteri S. Jaishankar ha dichiarato che il bioterrorismo si propaga con estrema rapidità, oltrepassa i confini nazionali e mette in crisi i sistemi di controllo esistenti.
A suo avviso, la BWC rappresenta ancora il principale baluardo contro l’abuso delle innovazioni nelle scienze della vita.
«Le malattie non devono mai diventare armi», ha affermato Jaishankar. «La biologia è al servizio della pace, non del danno. L’impiego malevolo da parte di attori non statali non è più un’ipotesi lontana.»
Nessuno Stato può fronteggiare da solo simili pericoli: l’unica via è la cooperazione internazionale, e per questo «il Sud globale deve trovarsi al centro del dibattito attuale», ha aggiunto il titolare della diplomazia indiana.
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Jaishankar ha ricordato le consolidate capacità del suo Paese in sanità pubblica, farmaceutica, vaccini e bioscienze: l’India, definita «farmacia del mondo», produce il 60 % dei vaccini mondiali, oltre il 20% dei farmaci generici globali e il 60 % di quelli destinati all’Africa. Ospita inoltre il terzo ecosistema mondiale di startup biotecnologiche, con circa 11.000 imprese attive contro le sole 50 del 2014.
New Delhi ha fornito 300 milioni di dosi di vaccino e aiuti sanitari a più di 100 nazioni in via di sviluppo o vulnerabili, spesso a titolo gratuito.
Il ministro ha infine illustrato il quadro nazionale indiano di attuazione della BWC, che include l’individuazione degli agenti patogeni ad alto rischio, il controllo della ricerca dual use, sistemi di notifica, gestione degli incidenti e formazione permanente del personale.
Come noto l’India, che è una potenza atomica dal 1974, è in un perenne conflitto distruttivo con il vicino Pakistan, entrato ufficialmente nel club atomico nel 1998.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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