Storia
La Georgia chiederà scusa per aver scatenato la guerra del 2008
L’ex primo ministro georgiano Bidzina Ivanishvili ha accusato il partito Movimento Nazionale Unito (UNM), fondato dall’ex presidente Mikheil Saakashvili, di aver fomentato la guerra del 2008 in Ossezia del Sud.
Il Paese troverà la forza di chiedere scusa agli osseti per il «conflitto sanguinoso» e si impegnerà a ripristinare la fiducia e l’unità tra le due nazioni fraterne, ha aggiunto.
Saakashvili, che ha studiato negli Stati Uniti, ha fondato il partito filo-occidentale UNM nel 2001 ed è stato presidente della Georgia dal 2004 al 2013. Nell’agosto 2008, ha ordinato alle truppe di entrare nella regione separatista dell’Ossezia, bombardando una base di peacekeeping russa utilizzata dalle truppe di Mosca sin dal primo conflitto sul territorio nel 1990.
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Mosca rispose con un’operazione di «imposizione della pace», sconfiggendo le forze georgiane e riconoscendo l’indipendenza dell’Ossezia del Sud e di un’altra regione separatista, l’Abkhazia.
Saakashvili è stato estromesso dall’incarico nel 2013 e alla fine ha intrapreso una carriera politica nell’Ucraina post-Maidan, diventando governatore di Odessa. Ora l’uomo sta scontando una condanna a sei anni di carcere per accuse legate ad abuso di potere, tra gli altri reati.
Intervenuto a un evento della campagna elettorale nella città di Gori sabato, Ivanishvili, che guida il partito al governo Sogno Georgiano, ha affermato che un’indagine durata 12 anni ha concluso che il conflitto del 2008 è stato «provocato dal regime criminale di Saakashvili» con assistenza «esterna» e mirava a interrompere l’unità nazionale e a dividere le due nazioni fraterne.
Numerose prove raccolte dal governo georgiano hanno implicato il partito del Movimento Nazionale nell’inizio della guerra e nella commissione del «crimine peggiore», ha aggiunto.
«Eravamo ben consapevoli che tutto questo era una provocazione ben pianificata dall’esterno contro il popolo georgiano e osseto, il cui scopo era quello di dividere la nostra unità, distruggere le relazioni e farci esistere in condizioni di confronto artificiale e senza fine», ha detto Ivanishvili sottolineando l’importanza di riconoscere gli errori del passato e di ripristinare l’integrità territoriale, nonché «la secolare fratellanza e amicizia tra georgiani e osseti».
Ha inoltre condannato «l’istigatore della guerra» e ha promesso di assicurare alla giustizia i responsabili della distruzione delle relazioni tra Georgia e Ossezia.
«Troveremo sicuramente la forza di chiedere scusa per le fiamme che hanno avvolto i nostri fratelli e sorelle osseti nel 2008 su ordine del traditore Movimento Nazionale», ha continuato, promettendo che i funzionari del Movimento Nazionale Unito affronteranno un «processo di Norimberga» georgiano, riferendosi ai processi post-seconda guerra mondiale dei criminali di guerra nazisti tedeschi.
Il mese scorso, il governo georgiano ha dichiarato che avrebbe istituito una commissione parlamentare per valutare gli eventi del 2008, sostenendo che Saakashvili ha agito su istruzioni «dall’esterno», il che costituisce «un tradimento ben pianificato».
L’ex presidente potrebbe dover affrontare ulteriori accuse di tradimento, che potrebbero portare anche all’ergastolo.
All’epoca fece scalpore quando nel tardo 2008 uscì la notizia secondo qui Putin avrebbe detto al telefono con l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, riferendosi allo Saakashvili, «lo appenderò per le palle».
Il caos che monta in Georgia sulla legge contro gli «agenti stranieri» ruota intorno proprio alla possibilità che la politica di Tbilisi sia infiltrata da forze esterne.
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Come riportato da Renovatio 21, l’Europa ha già pensato di punire la Georgia per questa legge discussa dal suo Parlamento sovrano.
La Georgia ad inizio degli anni 2000 è stata teatro di una «rivoluzione colorata», la cosiddetta «rivoluzione delle rose», guidata dallo Saakashvili.
Secondo quanto riportato, all’epoca l’Open Society Institute (OSI), finanziato da George Soros, sosteneva Mikheil Saakashvili e una rete di organizzazioni filo-democratiche. L’OSI ha inoltre pagato un certo numero di studenti attivisti affinché andassero in Serbia e imparassero dai serbi che avevano contribuito a rovesciare Slobodan Milosevic nel 2000.I promotori della democrazia occidentale hanno anche diffuso sondaggi di opinione pubblica e analizzato i dati elettorali in tutta la Georgia.
Una significativa fonte di finanziamento per la Rivoluzione delle Rose fu quindi la rete di fondazioni e ONG associate al finanziere miliardario ungherese-americano George Soros. La Fondazione per la Difesa delle Democrazie riporta il caso di un ex parlamentare georgiano che ha sostenuto che nei tre mesi precedenti la Rivoluzione delle Rose, «Soros ha speso 42 milioni di dollari per rovesciare Shevardnadze».
«Queste istituzioni sono state la culla della democratizzazione, in particolare la Fondazione Soros… tutte le ONG che gravitano attorno alla Fondazione Soros hanno innegabilmente portato avanti la rivoluzione. Tuttavia, non si può concludere la propria analisi solo con la rivoluzione e si vede chiaramente che, in seguito, la Fondazione Soros e le ONG sono state integrate al potere» ha dichiarato alla rivista dell’Istituto Francese per la Geopolitica Herodote l’ex ministro degli Esteri Salomé Zourabichvili, ora presidente della Georgia.
Come riportato da Renovatio 21, il premier georgiano Irajli Kobakhidze ha dichiarato a inizio estate che la Georgia «non verrà ucrainizzata».
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Immagine di Saeima via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Spirito
Turchia, scoperte pagnotte di 1.300 anni con l’immagine di Cristo Seminatore
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Droga
La mafia ebraica, quella siciliana e il traffico di droga USA nel periodo interbellico
Secondo Alfred W. McCoy nel suo The Politics of Heroin: CIA Complicity in the Global Drug Trade, dagli anni venti del Ottocento negli Stati Uniti la malavita ebraica aveva controllato lo smercio dell’eroina per le strade americane. Si era creata questa situazione soprattutto perché la mafia siciliana aveva seguito una linea tradizionale ed idealistica in cui vietava al suo interno gli affari riguardanti prostituzione e narcotraffico.
In questo modo, questo tipo di affari venne prese completamente in mano da potenti gangster ebrei come Irving «Waxey Gordon» Wexler, Arnold Rothstein o Louis «Lepke» Buchalter.
Nel 1917 il New York Kehillah, un’agenzia della comunità ebraica, aveva pubblicato una serie di studi sul problema della droga a New York City. I risultati raccontavano come su 283 spacciatori di droga catalogati si potevano contare tra loro, 83 ebrei, 23 italiani, 8 irlandesi, 5 afroamericani e 3 greci. Riguardo lo specifico caso dello smercio della cocaina riscontrarono come l’85% fossero costituito da ebrei e il restante 15% da italiani.
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Allo stesso modo quando il proibizionismo cominciò nel 1920, altri criminali ebrei cominciarono i loro affari, Benjamin «Bugsy» Siegel, Arthur Schulz e Meyer Lansky e in breve tempo avevano preso il controllo del contrabbando di liquori. Negli anni Venti, delle diciassette maggiori organizzazioni, sette erano ebree, cinque italiane, tre irlandesi. Prima dell’inizio della guerra i nomi più noti vennero piano piano fatti fuori o arrestati, l’unico che rimase e che continuò la sua ascesa fu Lansky grazie ad un’alleanza con gli italiani.
Dagli anni Trenta però una nuova generazione di malavitosi italiani cominciarono a prendere il potere all’interno della mafia. In seguito anche a una guerra senza precedenti che lasciò sul campo più di sessanta gangsters uccisi si cominciò a modificare il codice d’onore della tradizione. Il carismatico capofila di questa nuova ondata di giovani mafiosi era Salvatore C. Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano.
Dopo una serie di «riunioni» dove eliminò la vecchia guardia, delineò la sua idea di riorganizzazione del cartello in un sistema più moderno e di respiro mondiale. Vincendo il supporto delle ventiquattro famiglie mafiose americane, Luciano fu in grado di far diventare la mafia la più importante organizzazione criminale americana, mettendo in atto tecniche organizzative pionieristiche per l’epoca.
L’alleanza con la malavita ebraica, in particolar modo con la persona di Meyer Lansky, durò oltre quarant’anni contribuendo a farla diventare la caratteristica principale della criminalità organizzata americana.
L’eroina era un sostituto interessante per l’alcool. Nonostante i numeri dei tossicodipendenti non fossero comparabili, l’eroina aveva dei notevoli vantaggi. La sua recente entrata nella famiglia delle sostanze proibite la rendeva attraente per via di un mercato enorme ancora da esplorare. Era più leggera e si trasportava con meno spesa. Le sue fonti produttive limitate la rendevano facile da monopolizzare.
L’eroina oltretutto si rendeva perfettamente complementare all’altro nuovo segmento di mercato esplorato da Luciano: l’organizzazione della prostituzione su una scala mai vista prima. L’unione tra tossicodipendenza e prostituzione organizzata divenne il marchio di fabbrica della mafia di Luciano negli anni trenta. Nel 1935 controllava duecento bordelli solamente a New York e circa mille duecento prostitute, unendo questo alle scommesse e dal controllo dei sindacati la mafia aveva nuovamente raggiunto la sua sicurezza finanziaria.
Attraverso minacce e taglio dei prezzi la svolta data da Luciano si fece sentire presto nelle strade di New York. Con il crollo della purezza dell’eroina, fumarla non produceva più gli effetti desiderati, costringendo i consumatori a doversela iniettare sotto pelle. Secondo uno spacciatore di Times Square: «gli italiani stavano vendendo merda piena di chimica e acidi… sono talmente tanto affamati di soldi che l’hanno tagliata almeno una mezza dozzina di volte».
Verso la fine degli anni Trenta, in ogni caso, l’organizzazione di Luciano cominciò a perdere colpi. Lo schema quasi industriale con cui aveva costruito il suo monopolio sulla prostituzione soprattutto, si rivoltò contro di lui. Le prostitute si organizzarono per denunciarlo. Thomas Edmund Dewey quindi, procuratore distrettuale di New York, dopo aver già condannato Waxey Gordon, riuscì a infliggere una pena dai trenta ai cinquant’anni a Luciano e ai suoi nove coimputati italiani ed ebrei, per prostituzione forzata.
Durante gli anni Trenta la quasi totalità dell’eroina arrivava da raffinerie posizionate a Shanghai e a Tientsin, con qualche eccezione della Marsiglia dei corsi e della tratta del Medio Oriente in mano ai fratelli Eliopoulos. Con la fine della guerra le raffinerie cinesi avevano appena ricominciato a produrre ma con l’arrivo a Shanghai di Mao Tse-Tung e del suo esercito, tutti i trafficanti dovettero sparire. I fratelli Eliopoulos si erano ritirati con l’arrivo del conflitto e i marsigliesi soffrirono dell’alleanza con la Gestapo che li aveva infine portati alla rovina o all’esilio. La mafia in Sicilia allo stesso modo era ridotta ai minimi termini avendo sofferto vent’anni di oppressione da parte della polizia fascista di Mussolini.
Con l’arrivo della guerra, l’attenzione maniacale derivata dalla potenziale presenza di spie aveva reso gli accessi al territorio statunitense praticamente invalicabili. La maggioranza dei tossicodipendenti erano stati forzati a trovare una soluzione alla mancanza di materia prima e di conseguenza il consumo di eroina negli Stati Uniti si era ridotto al minimo storico. Assieme a questo, gli operatori logistici illegali del traffico di stupefacenti avevano sofferto della mancanza di introiti e avevano raggiunto un livello di debolezza mai visto.
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Con la tossicodipendenza ai minimi storici nella società americana e la malavita mondiale ridotta in ginocchio da anni di distruzione e oppressione militare, la possibilità di far scomparire per sempre il narcotraffico era alla portata di mano della polizia americana. Al contrario, invece, la volontà della CIA fu quella di utilizzare questi canali irregolari per produrre dei proxy coperti in grado di operare nel momento del bisogno al lontano da sguardi indiscreti e senza necessità di ottenere l’approvazione del congresso o, peggio ancora, del popolo americano. Operazioni clandestine pagate dal narcodollaro a favore della lotta al comunismo.
La stessa situazione si può ritrovare a pochi decenni di distanza incontrando però attori diversi che seguono uno schema simile. La filiera produttiva latino americana venne preferita a quella asiatica ma allo stesso modo gruppi di proxy favoriti da ufficiali della CIA spinsero l’afflusso di cocaina prima e del suo surrogato povero, il crack, in seguito negli Stati Uniti. La quantità enorme di coca raffinata che arrivò in quegli anni negli Stati Uniti portò a stravolgere la cultura dell’epoca, non solo americana.
Ne parlò in anticipo sui tempi Gary Webb con i suoi articoli online nel 1996 sul sito del San José Mercury News che divennero poi Dark Alliance: The CIA, the Contras and the Crack Cocaine Explosion. Venne screditato apertamente dal gotha del giornalismo e dell’intellighenzia americana che produssero contro di lui svariati rapporti negando l’esistenza di prove e assieme anche qualsiasi possibilità di replica.
La vita di Webb, in seguito anche a una profonda depressione conseguenza delle difficoltà che dovette affrontare, terminò con quello che è stato ritenuto un suicidio frutto di ben due colpi di pistola alla testa.
Marco Dolcetta Capuzzo
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Immagine: foto segnaletica di Bugsy Siegel, dipartimento di Polizia di Nuova York, 12 aprile 1928.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Droga
Alla fonte dell’antico traffico mondiale dell’eroina
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