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La Danimarca rafforza i controlli alle frontiere a causa della violenza delle ghenghe con «bambini soldato» assassini
La Danimarca rafforzerà i controlli alle frontiere con la Svezia a seguito della recrudescenza della violenza tra gang che ha contagiato il Paese nelle ultime settimane, ha affermato il ministero della Giustizia danese.
La polizia intensificherà i controlli sui treni che attraversano lo stretto di Oresund, che collega la città svedese di Malmo con la capitale danese Copenaghen ed è anche il principale punto di attraversamento tra le due nazioni. Verrà inoltre intensificato l’uso della videosorveglianza.
«Stiamo aumentando la sorveglianza, in parte per aumentare la sicurezza, ma anche per impedire che i bambini soldato svedesi vengano a Copenaghen per svolgere compiti in relazione ai conflitti tra bande», ha affermato venerdì alla stampa Peter Hummelgaard, ministro della Giustizia danese.
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Il ministro ha rivelato questa settimana che da aprile si sono verificati 25 incidenti in cui bande criminali danesi hanno assunto quelli che lui ha definito «bambini soldato» per commettere crimini nel paese. Tre sparatorie sono state collegate ad adolescenti svedesi solo nelle ultime due settimane, ha detto.
«Adesso stiamo intensificando ulteriormente le misure, anche a breve termine, rafforzando gli sforzi al confine con la Svezia», ha affermato Hummelgaard.
Negli ultimi anni la Svezia è stata colpita da un’ondata crescente di sparatorie e attentati legati alle gang. Secondo un rapporto del Financial Times, che cita la polizia svedese, potenti gang criminali spesso usano bambini per commettere omicidi, poiché riceverebbero condanne lievi se condannati.
Hummelgaard ha definito «un fenomeno spaventoso» il fatto che le gang danesi assumessero giovani svedesi per fare «il loro sporco lavoro».
La Danimarca ha adottato un approccio più duro all’immigrazione e alla gestione delle bande criminali rispetto alla vicina Svezia. Tra le misure implementate c’erano lo spostamento forzato dei non danesi dalle aree in cui sono in maggioranza, nonché il raddoppio delle pene per i crimini.
Il ministero della Giustizia ha anche affermato che stava rafforzando i legami di Intelligence con la Svezia, dislocando un agente in modo permanente presso la polizia di Stoccolma, e sta ampliando gli scambi di agenti con le forze dell’ordine nella Svezia meridionale.
La tecnologia di riconoscimento facciale potrebbe essere utilizzata per reati molto gravi come il tentato omicidio, secondo il ministero.
In tutti i reportage internazionali della notizia manca del tutto, quasi fossimo davanti ad una sorta di «effetto Carta di Roma» di portata transnazionale, qualsiasi considerazione sulla provenienza etnica di tali ghenghe e dei relativi «bambini soldato» usati come sicari.
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È possibile tuttavia andare a caccia dell’informazione leggendo fra le righe di dati riportati dal sito European Conservative: «L’anno scorso la Svezia ha registrato oltre 350 attentati riusciti o sventati, un aumento dell’84% rispetto al 2022, senza alcun segno di inversione di tendenza nel prossimo futuro. Nel 2023 si sono verificati anche 363 episodi di sparatoria (di cui 53 morti e 109 feriti), in leggero calo rispetto ai quasi 400 registrati nel 2022».
«La stragrande maggioranza di questi incidenti era legata a scontri tra bande criminali di strada di origine migrante, ma i civili vengono catturati anche nel fuoco incrociato». Il corsivo è nostro.
In pratica, Svezia e Danimarca stanno divenendo oggetto del programma dell’anarco-tirannia procurata via immigrazione di massa, come da piano che oramai il lettore di Renovatio 21 dovrebbe ben conoscere.
La questione dei «bambini soldato» delle mafie immigrate – cioè bimbi piccoli utilizzati come assassini – sblocca un nuovo livello nella corsa dell’Europa verso l’abiezione, l’orrore, la dissoluzione, l’abisso sociale e morale in cui i manovratori vogliono portare tutti noi.
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Immagine di Väsk via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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Breve storia dei fratelli Dulles, tra nazismo e CIA
Quanto il peso dei fratelli Dulles nelle scelte di politica estera americana fosse dominante lo si può capire leggendo la prefazione del libro di David Talbot The Devil’s Chessboard.
Il futuro direttore della CIA Allen Dulles (1893-1961), il minore dei due fratelli, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne arruolato nell’OSS di William Donovan (1883-1959) e venne mandato a gestire l’ufficio di Berna. In quella stessa città aveva passato il periodo della prima guerra mondiale, dove aveva instaurato un ottimo rapporto con il clima internazionale della città svizzera e con i suoi frequentatori, soprattutto tedeschi con interessi nell’industria americana.
Tra le due guerre il fratello maggiore John Foster Dulles (1888-1959) aveva nel frattempo guadagnato un importante ruolo nella Sullivan & Cromwell, il più importante studio legale americano e forse al mondo in quel momento. Seguendo suo zio Robert Lansing (1864-1928) allora segretario di stato del presidente Woodrow Wilson (1856-1924), in un viaggio in Centro America attraverso alcuni suoi interventi si guadagnò la fiducia del Presidente e venne mandato alla conferenza di pace di Versailles come consigliere legale.
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Durante la conferenza fece sentire la sua voce perché fosse lasciata una possibilità di recupero alla Germania senza che le imposizioni diventassero troppo pesanti e che fosse data una possibilità di ripagare il debito diluendolo in un numero maggiore di anni. Attraverso il presidente Wilson ricevette anche il mandato di membro del comitato di riparazione di guerra. Successivamente giocò un ruolo fondamentale nell’applicazione del piano Dawes che prevedeva la diminuzione dei pagamenti tedeschi e la presa in carico da parte di società private americane del debito di guerra.
Nel momento in cui anche Allen divenne associato allo studio legale attraverso il fratello, già uomo di punta della firm, venne incaricato di seguire i clienti europei e in particolare quelli tedeschi, avendo maturato ottimi contatti durante il suo periodo a Berna. I fratelli attraverso il loro studio legale crearono un importante flusso di affari con la Germania del primo dopo guerra. I loro interessi personali si fusero totalmente con il piano americano per la ricostruzione della Germania.
John Foster mantenne la rappresentanza di colossi della chimica come IG Farben o dell’acciaio come i Krupp anche durante l’ascesa di Hitler al potere e dichiarò sempre apertamente il suo appoggio alla causa nazista. Il ruolo fondamentale dei Dulles prevedeva che loro mantenessero aperto il canale di approvvigionamento dei colossi industriali tedeschi alle materie prime americane. Il suo appoggio non cambiò nemmeno dopo le leggi antisemite naziste del 1935 e i successivi maltrattamenti riservati alla popolazione ebraica in Germania prima dello scoppio della guerra.
Il fratello Allen, mandato con il compito di raccogliere informazioni dal presidente Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), ebbe modo di incontrare Adolf Hitler (1889-1945) di persona nel 1933 nel suo ufficio di Berlino. L’incontro, voluto anche e soprattutto con l’obiettivo di capire quali altre possibilità ci fossero per lo studio legale, lasciò inoltre ai posteri un commento memorabile di Allen sul Führer che suonò pressapoco come «affatto allarmante». Anzi, le fonti dicono che rimase positivamente colpito dalla franchezza e dalla sincerità del capo della propaganda nazista Joseph Goebbels (1897-1945).
Nonostante l’idea di Allen sulla Germania nazista cominciò a mutare verso la fine degli anni Trenta, per deferenza verso il fratello maggiore non la dichiarò mai pubblicamente. Continuò infatti a occuparsi di finanza e industria tedesca senza sosta. Nel momento in cui venne arruolato dal’OSS, molte sue frequentazioni stridevano tanto che venne messo sotto sorveglianza speciale dal leggendario agente segreto canadese, al soldo dei britannici, William Stephenson (1897-1989).
In seguito al trasferimento a Berna, dove la sua carriera da spia ebbe inizio durante la Grande guerra, e con essa i suoi rapporti con il mondo tedesco, in molti storsero il naso. La scelta di Roosevelt suscitò non poche perplessità nel suo gruppo di governo, Dulles rappresentava concretamente il mondo conservatore che voleva farlo fuori. Il piano del presidente però lo avrebbe messo nella condizione di coltivare strettamente i suoi contatti e in questo modo portandoli alla luce. O almeno queste erano le intenzioni di Roosevelt.
Uni dei contatti fondamentali di Allen Dulles a Berna era Thomas McKittrick (1889-1970), un vecchio amico di Wall Street. McKittrick in quel momento si era recato a Berna come neoeletto presidente della BIS, Bank for International Settlement. La banca era stata creata come organo sovranazionale per mettere in comunicazione le varie banche centrali e amministrare i pagamenti verso le nazioni perdenti, leggasi Germania. In poco tempo la BIS si trasformò nel pilastro centrale delle movimentazioni finanziarie sovranazionali.
Quando McKittrick arrivò per ricoprire il suo incarico nel 1940, la banca era di fatto già sotto controllo nazista da molto tempo. Cinque dei suoi direttori in quel momento vennero accusati di crimini di guerra dopo il 1945, tra questi, Hermann Schmitz (1881-1960) proprietario della IG Farben e produttore del Zyklon B, gas che verrà utilizzato nei campi di concentramento nazisti. Schmitz era uno dei tanti imprenditori coinvolti con lo studio legale dei fratelli Dulles e con la BIS che divenne sottotraccia uno dei principali finanziatori del regime nazista di Hitler e delle sue volontà belligeranti. La BIS, inoltre, venne utilizzata dai nazisti per riciclare le centinaia di milioni di dollari di oro sottratto durante i saccheggi e le requisizioni.
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Anche McKittrick era inviso a Roosevelt e ai suoi uomini, in particolar modo a Henry Morgenthau Jr. (1891-1967) che fece di tutto per limitare il suo operato ma con scarsi risultati. I contatti tra Dulles e il presidente della BIS continuarono per tutta la guerra e si concentrarono particolarmente su come riuscire a mantenere in sicurezza gli investimenti dei loro clienti. Quando Roosevelt lanciò l’operazione Safehaven, con l’obiettivo di confiscare i patrimoni nazisti nascosti nelle nazioni neutrali, Dulles e McKittrick di pari passo si industriarono per ostacolarne la realizzazione.
Dulles, al contrario di Morgenthau, preferiva strategicamente che le ricche famiglie tedesche si riprendessero i loro patrimoni e riformassero una Germania forte per contribuire a mettere in atto un solido baluardo contro la potenza sovietica. Resosi conto che non avrebbe mai ottenuto questo da Morgenthau preferì agire nell’ombra sabotando l’operazione fin da subito e lo stesso fece McKittrick. John Foster da New York si dedicò invece ad aiutare i suoi clienti tedeschi a nascondere le loro fortune.
Secondo il giudice della Corte Suprema Arthur Goldberg che all’epoca era un giovane avvocato al soldo dell’OSS, i fratelli Dulles sarebbero dovuti essere accusati di tradimento. Con la morte di Roosevelt nel aprile del 1945, dal lato del mondo democratico non rimaneva la sufficiente forza e volontà a scoperchiare il vaso di Pandora per attaccare due colonne portanti dello stato americano. Allen, consapevole del potere derivante dalla conoscenza, continuò ad operare nel mondo dell’Intelligence durante tutto il dopoguerra, monitorando e indirizzando le informazioni riguardanti lui e suo fratello.
Marco Dolcetta Capuzzo
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Il potere della vittima
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