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Quali sono le priorità di Bergoglio?

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Il 21 maggio 2024, sul canale televisivo americano CBS, Papa Francesco è stato intervistato da Norah O’Donnell. Le sue risposte non hanno mancato di suscitare la reazione di Giuseppe Nardi sul sito katholisches.info.

 

«Francesco, pare ovvio, non vuole scontrarsi con lo spirito dei tempi. Attacca ancora di più i “cattolici conservatori” [riguardo all’accoglienza degli omosessuali favorita dalla Fiducia supplicans, ndr] Il suo linguaggio, morbido come la seta, diventa improvvisamente durissimo», spiega il vaticanista.

 

Ecco alcune di quelle risposte molto «politicamente corrette». Sulla guerra in Ucraina, il Papa esclama: «per favore, paesi in guerra, tutti quanti, fermatevi. Fermate la guerra. Dovete trovare un modo per negoziare la pace. Impegnatevi per la pace».

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Sul conflitto in Medio Oriente, afferma: «ogni ideologia è cattiva, e l’antisemitismo è un’ideologia, ed è cattivo. Ogni anti è sempre cattivo. Puoi criticare un governo o un altro, il governo di Israele, il governo palestinese. Puoi criticare tutto quello che vuoi, ma non essere anti un popolo. Né anti-palestinese né antisemita. No».

 

Sui migranti: «la migrazione è qualcosa che fa crescere un paese. Dicono che voi irlandesi [Norah O’Donnell è di origine irlandese] siete emigrati e avete portato il whisky, e che gli italiani sono emigrati e hanno portato la mafia… (ride) È uno scherzo. Non prendetela male. Ma i migranti a volte soffrono molto. Soffrono molto. […] Il migrante deve essere accolto».

 

«Dopodiché vedi come lo tratterai. Forse dovrai rimandarlo indietro, non lo so, ma ogni caso dovrebbe essere considerato umanamente. […] La gente se ne lava le mani! Ci sono così tanti Ponzio Pilato in libertà là fuori… che vedono cosa sta succedendo, le guerre, l’ingiustizia, i crimini… “Va bene, va bene” e se ne lavano le mani».

 

«È indifferenza. Questo è ciò che accade quando il cuore si indurisce… e diventa indifferente. Per favore, dobbiamo far sì che i nostri cuori tornino a sentire. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a tali drammi umani. La globalizzazione dell’indifferenza è una malattia molto brutta. Molto brutta».

 

Quanto all’accoglienza degli omosessuali, il papa torna alla Fiducia supplicans , che autorizza la benedizione delle coppie dello stesso sesso, e ci tiene a precisare: «mo, quello che ho permesso non è stato benedire l’unione. […] Non posso. Il Signore ha fatto così. Ma benedire ogni persona, sì. La benedizione è per tutti. Per tutti».

 

«Benedire un’unione di tipo omosessuale, tuttavia, va contro il diritto dato, contro la legge della Chiesa. Ma benedire ogni persona, perché no? La benedizione è per tutti. Qualcuno si è scandalizzato per questo. Ma perché? Tutti! Tutti!»

 

Norah O’Donnell gli ricorda: «Hai detto: “Chi sono io per giudicare?” “L’omosessualità non è un crimine”. Francesco risponde: “No. È un fatto umano». Giuseppe Nardi si indigna: «per Francesco, l’omosessualità è semplicemente “un fatto umano”. Punto».

 

«La risposta a una domanda morale che riguarda la legge naturale e la legge divina, ma soprattutto la salvezza dell’anima dei singoli, viene spazzata via da un luogo comune. Anche l’omicidio è “un fatto umano”. E allora? La domanda che sorge spontanea è la seguente: si può, come Capo della Chiesa, sbagliarsi su questo punto, prendere scorciatoie, eludendo così la sua missione magisteriale?»

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Sull’opposizione dei conservatori , il giornalista nota: «Ci sono vescovi conservatori negli Stati Uniti che si oppongono ai vostri nuovi sforzi di rivisitare insegnamenti e tradizioni. Come affrontate le loro critiche?»

 

Il papa risponde: «Lei ha usato un aggettivo, “conservatore”. Cioè, conservatore è colui che si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre. È un atteggiamento suicida. Perché una cosa è tener conto della tradizione, considerare situazioni del passato, un’altra cosa è chiudersi dentro una scatola dogmatica».

 

Anche Giuseppe Nardi reagisce a questo: «sulle scottanti questioni sociopolitiche e morali, importanti per la sinistra woke negli Stati Uniti, Francesco apparentemente dà risposte infantili per un mondo infantile. Sono ridotte e perdono il punto. Francesco vuole promuovere una visione infantilizzata? Un Papa non deve insegnare e anche istruire? Alcune risposte sono così insipide che sembrano essere state buttate lì frettolosamente per ottenere applausi e passare all’argomento successivo».

 

Alla fine, Norah O’Donnell lusinga il Papa: «tante persone – hanno trovato speranza con te, perché sei stato più aperto e accogliente forse di altri precedenti leader della chiesa». Francesco risponde con il suo eterno leitmotiv: «Devi essere aperto a tutto. La Chiesa è così: tutti, tutti, tutti».

 

«”Quel tale è un peccatore…?” Anch’io, sono un peccatore. Tutti! Il Vangelo è per tutti. Se la Chiesa mette un doganiere alla porta, quella non è più la chiesa di Cristo. Tutti». —Tranne i «conservatori», legati alla Tradizione di duemila anni…

 

E il Papa conclude con una breve professione di fede rousseauiana: «questo mi dà molta speranza. Le persone vogliono vivere. Le persone vanno avanti. E le persone sono fondamentalmente buone. Siamo tutti fondamentalmente buoni. Sì, ci sono alcuni furfanti e peccatori, ma il cuore stesso è buono». —La natura umana non è più ferita dal peccato originale? È il Vicario di Cristo che parla o il Vicario savoiardo di Jean-Jacques Rousseau?

 

È vero che in questa intervista Francesco ha fatto sapere che non ci saranno diaconesse nella Chiesa, chiarendo però: non «con l’Ordine sacro», aggiungendo che «le donne hanno sempre avuto funzioni di diaconesse senza essere diaconesse, no? Le donne offrono un grande servizio come donne, non come ministre […] all’interno dell’ordine sacro».

 

Come analizzato da FSSPX.Actualités il 23 maggio: «Le donne non riceveranno il sacramento dell’ordine, ma saranno “istituite” e “benedette”. Avranno un ufficio o ministero, come sono diventati oggi il lettorato e l’ufficio di accolito, o il più recente, il catechista».

 

«Allora basterà dare loro l’opportunità di tenere l’omelia durante la messa, di battezzare solennemente, persino di assistere il sacerdote all’altare come un diacono, e la diaconessa avrà tutti i poteri di un diacono… senza l’ordinazione. La confusione sarà allora al culmine. Per la maggior parte delle persone, e persino per i cattolici, apparterranno davvero al sacramento dell’ordine».

 

La settimana prima dell’intervista alla CBS, a un simposio sui cambiamenti climatici tenutosi il 16 maggio sul tema: «Dalla crisi climatica alla resilienza climatica», il Papa si è comportato come se fosse un esperto scientifico del clima. È un esperto molto discutibile, secondo Phil Lawler , che si lamenta sul sito catholicculture.org che Francesco sembra dimentico della sua missione, che è quella di evangelizzare le nazioni e non di predire il futuro climatico del pianeta.

 

Il giornalista americano ha scritto: «c’era un tempo […] in cui ci si aspettava che il Romano Pontefice si concentrasse su questioni spirituali piuttosto che climatologiche. Ma quel tempo è ormai passato da tempo, e nessuno si sorprende oggi quando papa Francesco parla a lungo senza toccare alcun tema distintamente cristiano, tranne forse quando dice che la distruzione dell’ambiente è “un’offesa a Dio”».

 

Ma ha subito chiarito: «nel suo discorso del 16 maggio il papa ha detto che la distruzione dell’ambiente è causata dall’attività umana, che a sua volta è motivata dall’avidità. […] Tuttavia, l’essenziale del suo discorso poggia su una serie di ipotesi, nessuna delle quali è tratta dal Vangelo».

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«Il Papa ha assunto: che una recente tendenza verso temperature globali più elevate è destinata a continuare e anzi ad accelerare, con conseguenze disastrose, in assenza di nuove politiche pubbliche, perché… il riscaldamento della Terra è dovuto a un rapido accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera, e tale accumulo è causato dall’attività umana, in particolare dal consumo di combustibili fossili».

 

Ma Phil Lawler ricorda: «ognuno di questi presupposti è contestato da almeno alcuni scienziati di spicco. […] E Papa Francesco non ha autorità per dirimere i dibattiti scientifici. Allora perché il successore di San Pietro parla con tanta sicurezza di queste questioni?»

 

«Beh, per prima cosa, Papa Francesco non ha alcun interesse ad ascoltare opinioni contrarie. Ha liquidato lo scetticismo sull’ideologia del cambiamento climatico come “sciocco”. Per un altro motivo, si stava rivolgendo a un pubblico di leader politici e scienziati del clima, più politici che scienziati, che condividevano le sue ipotesi».

 

«Nessuno degli scienziati che hanno sollevato seri dubbi sui modelli di cambiamento climatico verrà ascoltato alla conferenza vaticana di questa settimana. In breve, il Papa e le agenzie vaticane sotto la sua direzione hanno preso posizione nel dibattito sul cambiamento climatico. Quell’approccio di parte, a una discussione che non coinvolge direttamente la dottrina cattolica, è imprudente di per sé».

 

E avverte: «ma il discorso del Papa del 16 maggio va oltre, nella misura in cui si è tuffato a capofitto nei dettagli della discussione scientifica. Papa Francesco non si è limitato a insistere affinché i leader politici invertissero il processo del cambiamento climatico, limitando l’uso di combustibili fossili. Ha suggerito metodi per rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera».

 

«Il servizio di Vatican News ha riferito: “ha menzionato in particolare il bacino amazzonico e il Congo, le torbiere, le mangrovie, gli oceani, le barriere coralline, i terreni agricoli e le calotte glaciali”. Quindi ora il successore di San Pietro sta emanando direttive per i lavori sulle torbiere e sulle barriere coralline, nel bacino amazzonico e nel Congo».

 

«Non lavoro missionario, intendiamoci, ma politica pubblica. […] per conformarsi alle proposte tratte dai modelli degli ‘esperti’ del clima. […] Ha detto al suo pubblico di leader politici che la pensavano come lui che “stiamo lavorando per una cultura della vita o per una cultura della morte”».

«I termini “cultura della vita” e “cultura della morte” sono stati resi popolari da Papa Giovanni Paolo II. Ma quando quel santo Pontefice ha introdotto quei termini, non stava parlando del cambiamento climatico; stava denunciando un approccio alla politica pubblica che promuoveva l’aborto e l’eutanasia, l’omosessualità e la contraccezione e il divorzio. E il 16 maggio 2024, papa Francesco stava parlando a un pubblico dominato da politici che promuovono esattamente quelle politiche».

 

Phil Lawler si rammarica che, «data l’opportunità di parlare a politici che normalmente ignorano il messaggio del Vangelo, data la possibilità di sfidare gli oppositori della moralità cristiana, il Papa abbia scelto di presentarsi come un esperto di politiche pubbliche, un campione dei modelli degli scienziati».

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

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Papa Leone intervenga sull’Eucarestia a Brigitte Macron: parla un sacerdote francese

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Padre Guy Pagès,un sacerdote della diocesi di Parigi, n ha scritto una lettera aperta a Papa Leone XIV chiedendogli di imporre sanzioni a coloro che hanno permesso la profanazione della Santa Eucaristia quando la first lady francese ha ricevuto pubblicamente la Comunione durante una messa speciale celebrata dall’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, nella cattedrale di Notre Dame. Lo riporta LifeSite.   L’occasione è stata la riapertura ufficiale della cattedrale dopo il terribile incendio, scoppiato il lunedì della Settimana Santa del 2019, che avrebbe potuto distruggerla.   La lettera di Pagè è piena di angoscia per la sorte eterna di coloro che hanno reso possibile questo sacrilegio e, citando la valutazione di Benedetto XVI, avverte che si può fare un parallelo tra l’abuso sui minori all’interno della Chiesa e il disprezzo per il Corpo di Cristo.   Esattamente un anno fa, l’8 dicembre 2024, Brigitte Macron, sposata civilmente con il presidente francese Emmanuel Macron, ha raggiunto il marito a Notre Dame e salì è salita suo posto in prima fila per ricevere la Santa Comunione. Ha ricevuta l’Ostia dalle mani di monsignor Philippe Marsset, vescovo ausiliare di Parigi, alla presenza dell’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich. Non una parola, né un sopracciglio alzato, di fronte a questo scandalo pubblico. Brigitte Macron, che ha divorziato dal suo primo marito, André-Louis Auzière, nel 2006, non risulta aver regolarizzato la sua situazione coniugale con un matrimonio religioso dopo la morte di Auzière nel dicembre 2019. Inoltre, è una sostenitrice pubblica dell’aborto, dell’eutanasia e delle rivendicazioni LGBT.   In quanto personaggio pubblico che vive un’unione matrimoniale irregolare – per quanto ne sa l’uomo della strada – e che dichiara apertamente il suo sostegno a cause incompatibili con la fede cattolica, Brigitte Macron non avrebbe dovuto avvicinarsi all’altare per ricevere la Santa Comunione, e la sua situazione e le sue posizioni pubbliche su queste questioni avrebbero dovuto in ogni caso indurre il ministro del sacramento a imporre un rifiuto chiaro, seppur discreto.   La messa è stata trasmessa da Le Jour du Seigneur, il programma cattolico della televisione pubblica francese. Al minuto 1 ora e 56, si vede chiaramente Brigitte Macron ricevere la Comunione, mentre il commentatore afferma: «ha tutto il diritto di farlo». Aggiunge che Emmanuel Macron non si è avvicinato per ricevere l’Ostia per «totale rispetto» della «laicità», la separazione tra Chiesa e Stato. La premiérè dame riceve l’Eucarestia, ovviamente, in mano.

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Padre Guy Pagès ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna risposta da Roma che rispondesse alle sue preoccupazioni – né è stata rilasciata alcuna dichiarazione da parte di nessuno che facesse luce sullo stato civile di Brigitte o su posizioni personali che giustifichino un ipotetico riavvicinamento alla Chiesa cattolica, scrive LifeSite.   Padre Pagès ha chiarito di essere «respinto» dal modo in cui la Santa Eucaristia veniva trattata da coloro che detenevano autorità nella Chiesa e di aver sperato in una pubblica sconfessione. Ha atteso fino al 22 giugno prima di scrivere una prima lettera aperta al Dicastero per il Culto Divino, con copie per i Dicasteri per la Dottrina della Fede e per i Vescovi, nonché per la Conferenza Episcopale Francese. Lo ha fatto, ha dichiarato a LifeSiteNews, perché nessun altro si era espresso e si sentiva personalmente obbligato a reagire.   Ha aggiunto che la sanzione per i membri del clero che amministrano i sacramenti in contraddizione con le regole della Chiesa è la loro «sospensione».   Le sue prime parole alla gerarchia cattolica nella lettera di giugno erano per ricordare loro l’ articolo 183 della Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004) che recita: «In modo assolutamente particolare tutti, secondo le possibilità, facciano sì che il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sia custodito da ogni forma di irriverenza e aberrazione e tutti gli abusi vengano completamente corretti. Questo è compito della massima importanza per tutti e per ciascuno, e tutti sono tenuti a compiere tale opera, senza alcun favoritismo».   Il sacerdote ha aggiunto che l’applicazione del canone 915 del Codice di Diritto Canonico («Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto») avrebbe permesso di evitare lo scandalo indicando correttamente le condizioni per ricevere l’Eucaristia, soprattutto quando la presenza della coppia presidenziale era stata annunciata in anticipo.   Ora don Pagès scrisse una lettera a Papa Leone XIV, sottolineando che la sua prima lettera ai dicasteri era stata ignorata.   Sua Santità, Il 22 giugno ho inviato una lettera alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, denunciando i sacrilegi commessi contro il Corpo di Cristo domenica 8 dicembre 2024, durante la celebrazione della riapertura della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, un evento ripreso dai media di tutto il mondo e a cui hanno partecipato numerose personalità pubbliche, tra cui capi di Stato, che vivono pubblicamente in violazione dei comandamenti di Dio e della Sua Chiesa, e a cui è stata comunque amministrata la Comunione eucaristica, in particolare alla persona che appare come la moglie del Presidente della Repubblica.   Tuttavia, poiché la loro presenza era stata annunciata, sarebbe stato facile indicare le condizioni richieste prima di dare loro la Comunione (CIC 915; Redemptionis Sacramentum 84 ). Il 10 ottobre, non avendo ancora ricevuto risposta dal Dicastero, ho inviato un’ulteriore lettera con richiesta di ricevuta, anch’essa rimasta finora senza risposta. Sento il dovere di portare questi fatti alla vostra attenzione.   La drammatica situazione in cui si trova la Chiesa a causa del suo rifiuto di applicare il diritto canonico in casi gravi di pedofilia avrebbe dovuto convincerci ad applicarlo con rigore in futuro. Benedetto XVI, del resto, ha collegato il modo in cui trattiamo il Corpo di Cristo al modo in cui trattiamo i bambini (Vatican News, 11 aprile 2019 ) … Sono convinto che non ci sarà primavera per la Chiesa finché non torneremo a ricevere la Comunione sulla lingua e in ginocchio , come Benedetto XVI ha insegnato con il suo esempio durante la sua visita a Parigi nel 2008.   Spero quindi che interveniate affinché le molteplici profanazioni dell’Eucaristia commesse in quel giorno siano punite. In caso contrario, la loro banalizzazione aumenterà e più sacerdoti e fedeli andranno all’Inferno ( Cfr. San Giovanni Crisostomo in Entretiens et méditations ecclésiastiques, Rusand, Parigi, 1826), perché è vero che chi riceve la Comunione indegnamente mangia la sua condanna (1 Cor 11,27), e ancor più il sacerdote che gliela dà (1 Rm 1,32). Il 12 marzo 1913, Gesù si lamentò con San Pio da Pietrelcina: «La mia casa è diventata per molti un luogo di divertimento. Così è anche per i miei sacerdoti . Sotto falsa apparenza mi tradiscono con comunioni sacrileghe».   Voglia gradire, Santissimo Padre, l’espressione dei miei deferenti saluti nel Signore.   Che San Tarcisio assista Vostra Santità nella sua missione divina!   Padre Guy Pagès

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Poligamia: il Vaticano non intende modificare il diritto canonico

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Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha ribadito che attualmente non esiste alcun piano per modificare il diritto canonico relativo alle unioni poligame, molto comuni nell’Africa subsahariana. Questa dichiarazione del Cardinale Victor Manuel Fernandez, Prefetto del DDF, arriva dopo una nota dottrinale sulla monogamia come fondamento del matrimonio cristiano.

 

I vescovi africani potrebbero essere delusi, poiché avevano chiesto una modifica del diritto canonico per scoraggiare ulteriormente la piaga della poligamia, profondamente radicata nelle tradizioni africane. Commentando la nota di Una Caro del 25 novembre 2025, il Cardinale Fernandez ha sottolineato che il nuovo testo non intendeva «condannare esplicitamente la poligamia», ma piuttosto «promuovere la monogamia come ideale evangelico», limitandone significativamente la portata.

 

Ciò è ancora più significativo se si considera che il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede si è affrettato a sottolineare che l’iniziativa rispondeva principalmente alle ripetute richieste dei vescovi africani, espresse durante le visite ad limina e al Sinodo sulla sinodalità. In Africa, questi prelati affrontano importanti sfide pastorali in regioni in cui la poligamia colpisce fino al 24% dei cristiani in Burkina Faso, secondo i dati del Pew Research Center.

 

In una lunga nota a piè di pagina, Una Caro affronta le tradizioni africane a livello giuridico, dove la prima moglie svolge spesso un ruolo centrale nei riti funebri e nell’educazione dei figli di altre unioni. «Studi sulle culture africane mostrano che diverse tradizioni attribuiscono particolare importanza al primo matrimonio», si legge.

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Tuttavia, il cardinale Fernandez insiste sul fatto che questa menzione non implica, a suo avviso, una revisione del canone 1148, che consente a un uomo poligamo convertito al cattolicesimo di scegliere una delle sue mogli per convalidare un matrimonio cristiano, con preferenza per la prima.

 

I vescovi africani, riuniti nell’ambito del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), avevano tuttavia criticato questa flessibilità canonica, in particolare in un documento dell’agosto 2025 intitolato «Le sfide pastorali della poligamia». In esso, denunciavano casi in cui gli uomini «mettono da parte» la loro prima moglie per sceglierne una più giovane, causando sia scandalo che ingiustizia all’interno delle loro comunità.

 

Il prefetto della DDF ha riconosciuto queste «situazioni violente» nei villaggi isolati, dove le donne abbandonate rischiano la miseria o la morte: «Dobbiamo trovare una soluzione prudente che porti gradualmente a unioni monogame», ha dichiarato al sito di informazione The Pillar, specificando al contempo che i vescovi africani devono impegnarsi in questa riflessione, senza modifiche immediate al diritto canonico. Questa posizione si inserisce in un contesto più ampio.

 

La poligamia è diffusa nell’Africa occidentale e centrale: in Ciad, il 21% dei cristiani vive in famiglie poligame, e in Mali il 14%. Durante il Sinodo sulla famiglia del 2014, mons. Ignatius Kaigama – ora arcivescovo di Abuja, in Nigeria – ha sottolineato che la poligamia spesso mira ad assicurare la prole, sollevando interrogativi pastorali per i convertiti. «Come possiamo aiutarli? Come possiamo condurli alla conversione?», si è chiesto.

 

Il documento del SECAM ha anche deplorato le pratiche falsamente pastorali di alcuni sacerdoti, come la tolleranza informale o lo status di «catecumenato permanente» per i poligami, sostenendo invece un annuncio «radicale» del Vangelo.

 

I vescovi africani non hanno quindi veramente prevalso e il controverso autore del documento Fiducia Supplicans (2023) sulla benedizione delle coppie irregolari si è, nella migliore delle ipotesi, impegnato ad aiutare i vescovi africani a trovare «soluzioni appropriate», senza però «isolare» i sacerdoti che esercitano il loro ministero in contesti in cui la poligamia è la norma.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News.

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Corredentrice e Mediatrice: cosa chiedevano i vescovi alla vigilia del Vaticano II

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Il numero di novembre 2025 del Courrier de Rome assume un significato particolare alla luce della Nota Mater populi fidelis del cardinale Fernández, che rifiuta i titoli di Corredentrice e Mediatrice di tutte le Grazie. Per cogliere la portata di questa rottura, i due studi storici di padre Jean-Michel Gleize costituiscono il cuore di questo numero e ne costituiscono l’interesse principale.   Questi articoli richiamano alla mente un fatto significativo, spesso dimenticato: alla vigilia del Concilio Vaticano II, l’episcopato cattolico chiese quasi all’unanimità una definizione di Corredenzione e Mediazione Universale. Le citazioni che l’autore estrae dagli Atti conciliari sono sorprendenti. Il vescovo di Malta, l’arcivescovo Galea, vedeva in questa definizione «un grandissimo aiuto» per riunire i cristiani separati, affermando che questa verità sarebbe stata accolta «come la voce della Madre Celeste che vuole riportare tutti i suoi figli all’unità».   I vescovi spagnoli, da parte loro, hanno affermato inequivocabilmente che Maria «merita di essere Mediatrice presso il Mediatore» e che, secondo San Pio X, è «la prima dei ministri a distribuire le grazie».   La Polonia, fedele alla sua tradizione mariana, ha espresso con forza il sentimento del popolo cristiano. Il vescovo Blecharczyk ha osservato che tutti – «ignoranti o dotti» – credono che Maria, suscitata da Dio, sia «la collaboratrice dell’opera della Redenzione” e “la Mediatrice di tutte le grazie che scaturiscono dalla Redenzione come dalla loro fonte».

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Quanto al vescovo Czerniak, egli ha affermato che questa dottrina è ormai così chiara, così profondamente radicata nella Tradizione e nell’insegnamento dei papi, che deve essere resa professione di fede: «La Beata Vergine Maria deve essere dichiarata Mediatrice di tutte le grazie […] perché la volontà di Dio l’ha creata come Mediatrice universale».   Questi testi dimostrano che la dottrina di Maria, Corredentrice e Mediatrice, non si basava sulle opinioni di teologi isolati, ma sulla voce unificata della Chiesa docente, che vedeva in questa definizione un bene spirituale importante per i fedeli e persino un mezzo per convertire i non cattolici. Le poche obiezioni registrate – solo due autentiche – non riguardavano mai la dottrina in sé, ma piuttosto considerazioni di opportunità pastorale.   Rivelando questa unanimità episcopale, padre Gleize dimostra che la Nota del Dicastero, riducendo la cooperazione di Maria a un mero esempio, «non riflette accuratamente la dottrina del Magistero della Chiesa».   Questo numero offre quindi uno spunto cruciale per comprendere l’attuale dibattito mariano: lungi dall’essere spunti devozionali, Corredenzione e Mediazione Universale sono al centro della fede cattolica trasmessa dai pastori. Leggere questo dossier significa riscoprire questa profonda armonia, oggi oscurata, tra la Tradizione viva della Chiesa e la verità sulla Madre di Dio.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine: Chiesa cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso (Grove City, Ohio) – Statua della Beata Vergine Maria Immagine di Nheyob via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
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