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Buon equinozio, cari lettori

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Come capita due volte l’anno, Renovatio 21 augura ai suoi lettori buon equinozio di primavera – anche se non è una festa riconosciuta dallo Stato o dalla religione.

 

Perché riteniamo l’equinozio un giorno speciale: il giorno dell’equilibrio tra la luce e la notte, il giorno in cui il cosmo si bilancia per far ripartire la primavera, cioè la vita.

 

A breve ci sarà la Pasqua, dove siamo chiamati a meditare sul medesimo mistero: la luce dalle tenebre, il buio e il bene, la vita che vince – vince su qualsiasi cosa, sulla morte, sull’odio, sull’avversario, sul Male.

 

Ci ricordiamo ogni due stagioni dell’equinozio per questo. Perché, nel momento in qui il cosmo si mostra nel suo massimo bilanciamento, dobbiamo ricordarci dei suoi principi divini, che sono quelli che permettono agli uomini di continuare nel disegno del creato, che consentono all’universo di rigenerarsi, di rinnovarsi nei secoli.

 

In altri anni abbiamo pubblicato articoli sul mistero degli equinozi e la loro precessione, versi di Clemens Brentano (1778-1842), scrittore romantico tedesco che conobbe Santa Caterina Emmerick – Heilige Nacht, heilige Nacht!, poesia poi divenuta lieder con Richard Strauss).

 

Quest’anno, vi facciamo semplicemente l’insolito augurio di buon equinozio (che era, in realtà, ieri alle 04:46), estendendolo ai vostri giorni di primavera, che, ci stanno mostrando con insistenza i ciliegi negli ultimi giorni, è con noi da giorni.

 

Vi chiediamo, viste spese incombenti per il mantenimento e il proseguimento di Renovatio 21, un piccolo aiuto: lo abbiamo fatto qualche giorno fa in occasione del raggiungimento dei 12.000 articoli pubblicati, chi non lo ha fatto può aiutare ora (anche chi lo ha già dato, se se lo sente, può offrire qualsiasi contributo). Anche perché, nel frattempo, si sono aggiunti già altri 200 articoli (siamo a 12.1999, 12.200 con questo che state leggendo), e diteci dove trovate un altro giornale online così.

 

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Buon equinozio cari lettori.

 

Con la luce e con la tenebra, vi vogliamo bene.

 

Roberto Dal Bosco

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L’idra dalle cinquecento teste. Elogio dei refusi di Renovatio 21

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Sì, lo riconosciamo. Qui su Renovatio 21, è strapieno di refusi. Sono certo che ne troverete anche su questo articolo che state leggendo, che è, appunto, sui refusi. Rimirate il metalivello su cui operiamo.

 

Il lettore deve sapere, innanzitutto che ce ne vergogniamo profondamente. Tipo, davvero tanto. Ricordo ancora quando, forse un lustro fa, ricevetti una mail di uno sconosciuto che diceva che la quantità di refusi negli articoli di Renovatio 21 non solo li rendeva solo illeggibili, ma perfino ne capovolgeva il senso, qualsiasi cosa volesse dire.

 

Ci rimanemmo malissimo. Certo, cercammo su internet nome e cognome del messaggiatore per guardarne una foto e, trovatala, inviammo qualche insulto mentale sul suo aspetto fisico, la regione di provenienza, perfino la marca di motocicletta con cui si ritraeva. Tuttavia, la vergogna rimase.

 

È semplicemente impossibile mantenere questo sito – questo giornale – con la struttura attuale, senza incorrere in errori di battitura. Perché i correttori di bozze – figura che pure esiste nel nostro microcosmo, ma solo ex post, cioè ad articolo stampato – non possiamo permetterceli.

 

Considerate quindi, la differenza tra questo sito e un giornale tradizionale: quelli hanno tanto tempo per far uscire gli articoli, tutti in una volta, e ci hanno tanti soldi, che servono a pagare i giornalisti (sì, in questo lavoro si dovrebbero prendere soldi, si dovrebbe avere uno stipendio, incredibile a dirsi) per dare circa una notizia al giorno – e qui ci viene da ridere davvero.

 

Poi, la testata tradizionale ha altre agevolazioni: i soldi, che derivano dagli editori o da trame di fondi pubblici, servono non solo a assumere redattori, caporedattori, direttori correttori di bozze, che leggono e rileggono i pezzi, ma anche a pagare avvocati nel caso qualcuno abbia da eccepire su quanto il giornale ha riportato sull’onda della famosa libertà di parola e di stampa vigenti in Italia.

 

Insomma, guardo i giornaloni e la loro condizione e dico: che figata.

 

Tuttavia, chiedo ai lettori un semplice sforzo mentale: davvero, refusi a parte, quanta differenza trovate tra Renovatio 21 e una testatona di livello?

 

(Magari, con firme del firmamento giornalistico come vecchi arnesi della parapolitica e della prottologia fantasy?)

 

Quale senso vi dà scorrere Renovatio 21 rispetto allo sfogliare un giornale? Sentite che l’informazione che vi dà il giornalone sia più completa, più veritiera, più necessaria?

 

Forse è così. Potete scrivercelo, non produrremo insulti celebrali alle vostre moto, promettiamo. Tuttavia, la sensazione che registriamo in molti fedeli lettori che ci contattano, non è questa: qualcuno, più di qualcuno ha capito che quello che stiamo cercando di fare, che è un lavoro ad ampio spettro (basato su un altro lavoro, una partita IVA che fa tutt’altro) condotto per rivendicare la centralità di quello che stiamo dicendo, e ripetendo.

 

Cioè: quello che scriviamo, e riscriviamo, è importante. Perché riteniamo che sia necessario per orientarsi nel mondo attuale. Che sia la Verità, che, come sta scritto, rende liberi.

 

Ci sarebbe anche poco da scherzarci sopra. La differenza tra chi segue da tempo Renovatio 21 e chi no potrebbe essere una miocardite, un turbocancro, un malore improvviso, un figlio autistico o in provetta, un voto alla Meloni, o perfino a Conte o a chissà chi altro, senza citare una mente rivoltata dai farmaci o una passione per i delfini.

 

Ribadito anche questo argomento per aumentarci temporaneamente l’autostima, il problema dei refusi rimane.

 

Ecco quindi che vengonci in aiuto la Storia e la Cultura, con la storia dell’«Idra dalle cinquanta teste».

 

Nella prefazione, intitolata «Alli benigni lettori» ad un libro di tale Achille Fario Alessandro nel 1563, il tipografo veneziano Cavallo ebbe a scrivere parole immortali:

 

«In tutte le attioni humane quasi di necessità convien che succedano de gli errori: ma dove più facilmente, in più diversi modi, et più ne possono accadere che si avengano nello stampare i libri, non ne so immaginare alcuna. Et parmi la impresa della corretione di essi veramente poterla assomigliare al fatto di Hercole intorno all’Hydra de i cinquanta capi: percioché si come quando egli col suo ardire, et forze le tagliava una testa, ne rinascevano due, così parimenti mentre co’l sapere, et con la diligentia, si emenda un errore, le più volte s’imbatte che ne germogliano non pur due, ma ancho tre et quattro, spesse fiate di maggior importanza, che non era il primo…»

 

Ecco: premettendo che quelli sopra non son refusi ma effetti dell’inconsistenza storica della lingua italiana (quella parlata oggi è artifiziale quanto lo è l’ebraico parlato in Israele), potete vedere di cosa si tratta. Sì, uno sforzo ercùleo (bell’aggettivo, a pensarci, da usare più spesso, con ironia, specie parlando di battaglie LGBT). Siamo dinanzi, ogni dì, all’idra dalle cinquanta teste, moltiplicate per dieci e più.

 

Renovatio 21 affronta quindi, a partire dalle prime ore di ogni mattino, mostri a cinquecento teste. Il fatto che questo mostro lo incontra anche il lettore è da prendersi come prova della nostra sincerità, o meglio, del flusso di energia continua che mettiamo in quest’opera.

 

Ci rendiamo conto, gli errori son brutti. Mica si può incappare tutti i giorni nel refuso del secolo, quello in cui, scrisse un giornale di Trieste nel 1940, il podestà baciò la mano della regina, solo che in stampa la parola «mano» ebbe scambiate le vocali.

 

E non è che stiamo con le mani in mano: sapete che lavoriamo per creare una struttura sempre più compatta, concreta, organizzata. La velocità con cui crescerà Renovatio 21, edificando una realtà sempre più granitica, dipende solo ed esclusivamente dall’aiuto che riceveremo dai lettori.

 

Per questo, nel giorno del suo imprecisato compleanno, il fondatore, direttore, caporedattore, redattore, non-correttore di bozze vi chiede un aiuto per mandare avanti il progetto.

 

Quando ero sui social – prima che dovessi portarne uno in tribunale, cioè – nel giorno del compleanno usavo pubblicare una foto, scattata forse una decade fa, dove non ero venuto nemmeno troppo bene, ma che serviva da invito alla celebrazione che per tanti anni avveniva tradizionalmente al Bar Basso, a Milano. Un bicchiere di Negroni sbagliato (praticamente l’unico alcolico che consumavo nell’unica occasione in cui, anche senza troppa voglia, bevevo qualcosa) in compagnia di amici – cioè di chiunque stava condividendo con me un percorso di qualche tipo.

 

 

Facebook, quando disintegrò il mio account personale assieme alla pagina di Renovatio 21, aveva ovviamente cancellato anche questa foto-invito. Quindi, per accertarmi della sua immortalità, la pubblico qui, su Renovatio 21.

 

Vorrei che servisse come messaggio ai lettori che ci vogliono bene: stiamo insieme, parliamo, ridiamo, chiacchieriamo, raccontiamo, condividiamo. Viviamo questa cosa, guardandoci in faccia.

 

Nel frattempo, per chi volesse sostenere Renovatio 21

 

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Come vorrei invitare tutti i lettori a bere lo Sbagliato – un cocktail irresistibile, che nasce di fatto come «refuso» del Negroni classico – in questo giorno di cielo terso.

 

Non escludo che un giorno succederà. In realtà la cosa è in programma, come tanto altro.

 

Per il momento, perdonatemi i refusi. La perfezione sarà solo alla fine. Alla fine di tutto. Anzi, alla fine di tuto.

 

Roberto Dal Bosco

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Renovatio 21 augura Buon San Marco ai suoi lettori, i veri resistenti

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Renovatio 21 augura ai suoi lettori una serena festa di San Marco Evangelista.   Per qualche ragione, l’Italia repubblicana ha usurpato il giorno della festa marciana per piazzarvici una celebrazione della «liberazione», cioè del regime change perpetrato da Washington e dai suoi alleati durante la sanguinaria ultima guerra. Sul fatto che i veri liberatori d’Italia – in particolare una figura precisa: James Jesus Angleton – oggi non vengano nemmeno menzionati abbiamo già scritto in passato.   Ciononostante, il giorno San Marco è ancora molto celebrato nell’area di Venezia, di cui il Santo è Patrono. Il comune di Venezia, piegatosi ai fasti repubblicani dell’Italia unita e post-fascista con la velocità con cui si infeudò al Napoleone, ha deciso di spostare la festa padronale al 21 novembre, quando c’è il freddo vero. Tuttavia, tanti veneti continuano a festeggiare il giorno di Marco tra grigliate e picnicchi, passeggiate nella natura, e boccioli di rosa scambiati dagli innamorati.   Secondo usanza veneziana, oggi i maschi offrono alle proprie amate i bócołi, boccioli di rosa rossa, a significare l’amore. La tradizione ha origini leggendarie struggenti: Tancredi e Maria volevano sposarsi, ma il padre della ragazza, il doge Angelo Partecipazio, era contrario. Così Tancredi decise di andare a combattere i mori con Orlando in Ispagna: una volta tornato vittorioso, il doge non avrebbe potuto opporsi.   Accadde invece che il ragazzo morì gloriosamente in battaglia, finendo la sua esistenza cadendo sopra un roseto, dove prima di spirare aveva raccolto un fiore, e consegnatolo ad Orlando lo aveva pregato di portarlo alla sua amata a Venezia.   Maria, ricevuta la rosa dai soldati francesi, fu trovata il giorno dopo senza vita con il fiore insanguinato nel cuore. Era il giorno di San Marco.   Impossibile restare impassibili dinanzi alla bellezza drammatica e millenaria di questa usanza. Impossibile sminuire la potenza del giorno di San Marco.   Qualcuno a Venezia, quindi, oggi ricorda, più che le storie dei partigiani, l’amore e l’avventura e la tragedia bócoło de San Marco.   Con il bocciolo in mano, ricordiamo che nell’era genderista, come sarà visibile nelle marcette gosciste di oggi tra tripudi di bandiere omotransessualiste, non sono possibili né l’amore (divenuto sessualità perversa e polimorfa), né l’avventura (condannabile come testosteronico stereotipo maschile), né la tragedia (tutto è programmaticamente, oggi, pura farsa).   Buon San Marco a tutti. Che il Santo del leone alato ci guidi nella nostra resistenza al mondo moderno e al suo abisso di morte.   Questa è l’unica vera resistenza che va celebrata, e continuata, dall’umanità.   Renovatio 21  

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Buona Pasqua al legno verde. Il Signore della Vita ha vinto

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La Vita ha vinto la Morte, oggi e sempre.

 

Il giorno della resurrezione sta a significare, da oltre due millenni, proprio questo. La vittoria del piano divino contro il nulla, la vittoria dell’amicizia contro la schiavitù, la vittoria della Vita contro il Male.

 

Leggiamo dal Libro delle ore del Sinai (IX secolo).

 

Ascolta, Adamo, e rallegrati con Eva, poiché quello che vi aveva spogliati entrambi e con l’inganno vi aveva resi schiavi, sulla Croce di Cristo è stato ridotto all’impotenza.

 

Oggi, Cristo, hai abolito con la tua potenza l’impero della morte e hai liberato, Datore di vita, le anime degli uomini grazie alla risurrezione, tu nostro Salvatore.

 

Come la moltitudine degli angeli in cielo, così il genere umano sulla terra fa festa per la santa Risurrezione della tua bontà, Signore.

 

Oggi Cristo è risorto dalla tomba, da cui fa sgorgare l’immortalità per tutti i mortali e nella sua misericordia inaugura con le donne e il loro profumo la gioia della Risurrezione.

 

Risvegliamoci dalla tomba del peccato, noi, messi a morti sotto un cumulo di passioni, Salvatore che con la tua risurrezione hai distrutto la tirannia della Morte, vero Amico dell’uomo.

 

Rallegratevi, sagge Donne che portate il profumo, che per prime avete visto la risurrezione di Cristo e avete annunciato agli apostoli la risurrezione del mondo intero.

 

Ti adoro, Padre senza inizio che sei vita, adoro con te il tuo Figlio Eterno che è vita, vita e sorgente viva è lo Spirito Santo: glorifico l’unica Vita vera.

 

[Libro delle ore del Sinai (IX secolo), Beatitudini della Risurrezione, SC 486 (Traduzione di CB Evangelizo, da Il Vangelo del Giorno].

 

Dodici secoli dopo, nel mondo che abbiamo dinanzi agli occhi, espressioni come «tirannia della Morte», assumono un significato estremamente preciso. Il mondo è ora comandato da un sistema che opera secondo un’ideologia che ha messo la Morte al centro di tutto – è la Cultura della Morte, la Necrocultura (come diciamo qui) divenuta programma automatico dell’oligarcato, delle istituzioni, dello Stato moderno stesso.

 

Racconterò di un brano che, durante la Via Crucis di venerdì, mi ha dato da meditare. È quanto detto dal Signore mentre portava la croce sulla via dolorosa.

 

Lo seguiva una gran moltitudine di popolo e di donne, che piangevano e si lamentavano per lui. Rivolto ad esse Gesù, disse: «Figliuole di Gerusalemme, non piangete su me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figliuoli, perché, ecco, verranno giorni che si dirà: – Beate le sterili, i seni che non han generato e le mammelle che non hanno allattato! – Allora cominceranno a dire ai monti: – Cadete su di noi, – e alle colline: – Copriteci. – Perché, se si tratta così il legno verde, che ne sarà del secco?» (Lc 23, 27-31)

 

Ecco, Signore, siamo arrivati. I giorni in cui la sterilità è innalzata a valore, i seni non sono strumenti di generazione ma di perversione, l’allattamento non avviene nemmeno più attraverso le mammelle delle donne.

 

E, sì, questo popolo senza fede chiede sempre più apertamente di essere terminato da una catastrofe – il significato dell’ossessione per il cambiamento climatico questo è. L’inarrestabile ascesa dell’eutanasia – con la commissione del Senato italiano sul fine-vita (eufemismo di neolingua orwelliana per «terminazione di Stato») è in programma appena dopo la Pasqua – rappresenta la medesima invocazione suicida che gli sterili fanno ai monti perché li finiscano con una valanga.

 

Il mondo che rifiuta la Vita vuole morire. È un fatto aritmetico. E non è una novità, per voi che ci leggete. Certo, ci rendiamo conto: non capita a tutti di realizzarlo, e di comprendere quanto questa semplice logica governi il mondo.

 

Se vi chiedete come siamo arrivati – dopo la fine del comunismo sovietico – al punto più vicino alla guerra termonucleare globale, trovate qui la risposta: i senza-vita al potere, i nemici di Dio padroni del mondo, sono decisi a bruciare il legno verde, e per farlo – essendo difficile da incenerire – vogliono usare il fuoco atomico.

 

Il fondamento dell’ora presente ci è chiaro: non è niente altro che una guerra portata, ad ogni livello possibile, contro la Vita, che il è il dono che Dio ha fatto a tutti noi, un dono prezioso come nessun altro, perché ci rende simili a Lui, che della Vita è il Signore. Una scintilla della sua gloria, condivisa con noi ad illuminare il disegno dell’universo.

 

La battaglia, ora e sempre, rimane quella della Vita contro la Morte. Tutti noi, volenti o nolenti, in questo conflitto siamo coinvolti. Si tratta solo di rendersene conto, ed agire di conseguenza.

 

Buona Pasqua ai lettori di Renovatio 21 che lo hanno compreso. Buona Pasqua alle loro famiglie. Buona Pasqua al legno verde.

 

Buona Pasqua a chiunque vorrà lottare per la Vita contro la Morte. Fino alla fine dei tempi.

 

Roberto Dal Bosco

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Immagine: Carl Heinrich Bloch (1834-1890), La Resurrezione (1881), Museo d’arte della Brigham Young University, Salt Lake City USA.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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