Spirito
Il cosmo divino contro il caos della rivoluzione di Lucifero: omelia di mons. Viganò per l’Epifania di Nostro Signore
Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per l’Epifania di Nostro Signore
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REPLEBITUR MAJESTATE EJUS OMNIS TERRA
Omelia nella festa dell’Epifania di Nostro Signore
Ecce advenit Dominator Dominus:
et regnum in manu ejus, et potestas, et imperium.
Mal. 3, 1; 1 Par 29, 12
Nella festività odierna celebriamo il Mistero dell’Epifania di Nostro Signore, ossia della triplice, miracolosa manifestazione della Sua divinità:
Tribus miraculis ornatum diem sanctum colimus:
hodie stella magos duxit ad præsepium;
hodie vinum ex aqua factum est ad nuptias;
hodie in Jordane a Joanne Christus baptizari voluit,
ut salvaret nos, alleluja (Ant. ad Magn.).
Tre miracoli hanno illustrato il santo giorno che celebriamo:
oggi la stella condusse i Magi al presepio;
oggi fu cambiata l’acqua in vino alle nozze;
oggi Cristo volle essere battezzato nel Giordano da Giovanni
per salvarci. Alleluia.
Contempliamo dunque, l’adorazione dei Magi, il miracolo dell’acqua mutata in vino alle nozze di Cana e il Battesimo nel Giordano.
Nella Notte santa gli Angeli hanno chiamato i pastori a prostrarsi dinanzi al Verbo fatto carne; nell’Epifania sono l’intero genere umano e tutto il creato che si inchinano al Dio vivo e vero e Gli offrono il loro tributo: et procidentes adoraverunt eum. I saggi giunti da Oriente aprono i loro scrigni e Gli donano oro, incenso e mirra: l’oro della Regalità, l’incenso del Sacerdozio, la mirra del Sacrificio.
Questa festa, con la quieta serenità con cui opera il Signore, si sovrappone e si sostituisce a quella che nel sesto giorno del primo mese del calendario romano era dedicata alla celebrazione del triplice trionfo di Augusto, alla pax augustea, tributando all’Imperatore immortale i pubblici onori divini. Per questo la Chiesa di Roma considera con maggior attenzione l’adorazione dei Magi, vedendo in essi i primi testimoni istituzionali di quella Regalità universale che la Provvidenza ha voluto irradiare nel mondo dalla capitale della gentilità, rinviando alla seconda Domenica dopo l’Epifania la celebrazione del Battesimo del Signore.
Non vi sarà sfuggito che è Maria Santissima, il Trono della divina Sapienza, ad accogliere tutti i membri di quella corte come Madre e Regina; è Lei che presenta il Figlio alle adorazioni della terra e alle compiacenze del cielo. Dio si manifesta agli uomini nella Sua grandezza, ma lo fa attraverso Maria, colmando nell’Incarnazione mediante la divina Maternità della Vergine la distanza siderale tra il Verbo eterno del Padre e l’umanità caduta.
Ma se Giuliano l’Apostata e l’Imperatore Valente, pur nemici della Chiesa ed eretici, non osarono sottrarsi al tributo verso il Re divino, esso fu voluto e incoraggiato da Teodosio, Carlo Magno, Alfredo il Grande, Stefano d’Ungheria, Edoardo il Confessore, Enrico II Imperatore, Ferdinando di Castiglia e Luigi IX di Francia, che avevano ben compreso come la loro autorità terrena non potesse prescindere dalla suprema Signoria del Re dei re, né dalla sottomissione del potere civile alla santa Legge di Dio.
Quell’ordine divino, quel κόσμος perfetto che realizza la preghiera del Signore – adveniat regnum tuum, sicut in cœlo et in terra – è stato infranto dal χάος infernale della Rivoluzione, dal grido luciferino del Non serviam.
Noi non celebriamo però una speranza remota e illusoria, una chimera di pace ventura in un mondo dal quale Gesù Cristo è stato bandito.
Noi celebriamo la realtà presente ed eterna della vittoria di Cristo, unica Luce di salvezza del mondo, sapendo che tutti i popoli e i re della terra adoreranno il Salvatore e Lo riconosceranno come loro Dio, Re e Signore.
Le profezie dell’Antico Testamento non ci lasciano dubbi: et adorabunt eum omnes reges terræ: omnes gentes servient ei, dice il Salmo (Sal 71, 11). Adorabunt, dominabitur, liberabit, benedicent: sono tutti verbi al futuro, a indicare un destino certissimo e indefettibile, una necessità ontologica, che nessuna ribellione – angelica o umana – può impedire nella sua realizzazione.
Quando vediamo compiersi sotto i nostri occhi gli ultimi passi verso l’abisso dell’apostasia e il baratro della rivolta satanica, dobbiamo ricordarci l’ineluttabilità del trionfo di Cristo e della sconfitta eterna di Satana, proprio alla luce delle antiche profezie e delle parole del Salvatore: Confidite: Ego vici mundum (Gio 16, 33). Cristo ha vinto. Ha vinto tutti i tiranni che nel corso della Storia hanno creduto di poter combattere la Chiesa, e tutta la Scrittura celebra questa vittoria alternando l’umano sconforto per il momentaneo successo del nemico alla gioia fiduciosa del trionfo universale di Dio.
A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni (Sal 71, 9-11).
Questo non è un augurio, un pio desiderio: è l’annuncio di una realtà già in atto nell’eternità di Dio, e che deve solo compiersi nel tempo, permettendoci di meritare con l’atto di fede e la santità della vita di partecipare alla gloria della vittoria di Cristo. È ciò che chiediamo nell’orazione della Messa: ut, qui jam te ex fide cognovimus, usque ad contemplandam speciem tuæ celsitudinis perducamur, affinché noi che ti abbiamo conosciuto mediante la fede, possiamo giungere alla contemplazione dello splendore della tua maestà.
Noi jam cognovimus, abbiamo già conosciuto il Signore offrendoGli nell’atto di fede il tributo della volontà e dell’intelletto. Altri conosceranno il Signore quando tornerà nella gloria judicare vivos et mortuos, e Lo conosceranno nel furore della Sua giustizia, nella restaurazione dell’ordine infranto:
Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto,
avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri.
Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue (Sal 71, 12-14).
Come durante l’Avvento ci siamo preparati alla celebrazione del Santo Natale e dell’Epifania, così in questa fase epocale della Storia del genere umano siamo chiamati a prepararci alla venuta finale del Signore, sapendo che egli ci libererà, che avrà pietà di noi, che ci salverà, ci riscatterà dalla violenza e dal sopruso, e che humiliabit calumniatorem (ibid., 4), umilierà il mentitore.
E chi è più mentitore di Satana e dei suoi servi, chi più falso e ingannatore di chi sostituisce la chimera di una impossibile pace umana alla pax christiana inaugurata dall’Incarnazione del Figlio di Dio e da Lui sancita sul Golgota con il Sacrificio di Sé al Padre? Chi più mentitore di chi distoglie i popoli dalla Verità eterna di Cristo con la frode di una felicità terrena fatta di controlli, di violenze, di crimini esecrandi sui deboli e sui piccoli?
Nolite timere pusillus grex, quia complacuit Patri vestro dare vobis regnum (Lc 12, 32). Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno: regnum veritatis et vitæ; regnum sanctitatis et gratiæ; regnum justitiæ, amoris et pacis (Præfatio Christi Regis). E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
6 Gennaio MMXXIV
In Epiphania Domini
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Immagine: Luca Cambiasso, Adorazione dei Magi, circa 1550, Galleria Matthiesen, Londra
Immagine di Sailko via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Spirito
«Chaos Antichristi in regno Antichristi». Omelia di Mons. Viganò nella Domenica di Pentecoste
Noi T’imploriam! Placabile Spirto, discendi ancora, A’ tuoi cultor propizio, Propizio a chi T’ignora; Scendi e ricrea; rianima I cor nel dubbio estinti; E sia divina ai vinti Mercede il vincitor.
Manzoni, La Pentecoste, vv. 89-96
La devozione popolare celebra questo giorno solenne con il nome di «Pasqua delle rose», a ricordo dell’antica usanza di simboleggiare con una cascata di petali di rosa la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e su Maria Santissima. È così simile alla Pasqua, che nella Vigilia di Pentecoste veniva solennemente amministrato il Santo Battesimo a coloro che non avevano potuto esservi rigenerati durante la Veglia del Sabato Santo, e come la Pasqua ebraica era figura della Pasqua cristiana, così la Pentecoste ebraica – in cui si celebrava la promulgazione dei Dieci Comandamenti dopo sette settimane dalla fuga dall’Egitto – era figura della nuova Pentecoste, questa volta estesa a tutti i popoli. Nella Pasqua il κόσμος si inchina alla Maestà di Cristo Re e Pontefice, per quem omnia facta sunt; nella Pentecoste la creazione rende omaggio allo Spirito Creatore, al Creator Spiritus che nella sua potenza rinnova la faccia della terra. Nella Pasqua si compiono le promesse messianiche dell’Antica Legge; nella Pentecoste sono le promesse del Messia stesso che si realizzano nel Suo Corpo Mistico, la Santa Chiesa, la Madre de’ Santi – come la chiama Manzoni nel celebre inno sacro.Sostieni Renovatio 21
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Spirito
Solo due ordinazioni nelle diocesi di tutta l’ex DDR
Quest’anno ci saranno solo due ordinazioni per le cinque diocesi dell’ex Germania dell’Est. Entrambi riguardano vocazioni tardive. Tre diocesi non avranno nuovi sacerdoti quest’anno.
Quest’anno verranno ordinati due sacerdoti in tutta l’ex Germania dell’Est. È quanto rivela la Catholic Information Agency (KNA). L’anno scorso sono stati ordinati tre sacerdoti, rispetto ai sette del 2020.
Da tempo in Germania si avverte il calo delle ordinazioni sacerdotali. Le ultime statistiche della Conferenza Episcopale Tedesca (DBK) mostrano un totale di 45 ordinazioni sacerdotali nelle 27 diocesi tedesche nel 2022. Ma la carenza è particolarmente evidente in quelle situate nel territorio dell’ex DDR.
Tra i due futuri ordinamenti, Martin Hohmann, 45 anni, originario dell’Assia, si è convertito dal protestantesimo al cattolicesimo all’età di 34 anni. L’altro futuro sacerdote, Harald Frank, 49 anni, sarà ordinato a Berlino. Quest’anno non ci sarà alcuna ordinazione sacerdotale nelle diocesi di Magdeburgo, Dresda-Meißen e Görlitz.
Le altre due diocesi situate nell’ex territorio della DDR, che riceveranno ciascuna un sacerdote, sono Berlino e Amburgo.
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La Chiesa nell’ex Germania dell’Est
La Chiesa nel territorio dell’ex DDR comprende cinque diocesi: l’arcidiocesi di Amburgo con 121 parrocchie e circa 400.000 fedeli; l’arcidiocesi di Berlino con 94 parrocchie e anch’essa circa 400mila fedeli; la diocesi di Dresda-Meißen con 97 parrocchie e circa 140.000 battezzati; la diocesi di Magdeburgo comprende 44 parrocchie e conta 78.000 battezzati: infine la diocesi di Görlitz conta solo 17 parrocchie e 30.000 fedeli.
Tuttavia, i cittadini dell’ex Repubblica Democratica Tedesca sono apparentemente i meno religiosi del mondo. In un sondaggio del 2012, realizzato in 30 paesi di cultura cristiana, e pubblicato su Die Welt : il 59% dei tedeschi degli ex länder orientali afferma di non aver mai creduto in Dio, contro il 9,2% della Germania occidentale.
Dopo 40 anni di dittatura comunista, il 72,6% degli intervistati di età compresa tra i 38 ei 47 anni dichiara di essere ateo da sempre. Ma il 71,6% dichiara di non aver mai creduto in Dio tra i giovani sotto i 28 anni, che erano ancora bambini, o non ancora nati al momento della caduta del Muro.
I giovani tedeschi dell’ex DDR sono quindi increduli quanto i loro anziani. La scomparsa della Germania comunista non ha quindi causato il declino dell’ateismo. «Se la Germania dell’Est oggi è un paese di missione, allora la parola cristiana non si scontra principalmente con le altre religioni, ma con un ambiente religioso stabile», spiega il professore di teologia Eberhard Tiefensee a Die Welt.
Il passato comunista dei territori della Germania orientale non è senza dubbio l’unica spiegazione di questo tasso record di ateismo. La secolarizzazione che seguì all’eresia protestante e soprattutto al Kulturkampf, aveva già prodotto perdite che sotto il giogo marxista non fecero altro che aggravarsi.
La situazione di emergenza riconosciuta da mons. Bätzing
Mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha dichiarato a Leben jezt, commento riportato da katholisch.de: «Viviamo in un Paese di missione quando vediamo che meno della metà dei cittadini tedeschi appartiene ancora a denominazioni cristiane».
Il vescovo di Limburgo, però, sembra ancora convinto che l’unica via d’uscita da questa situazione sia attraverso il Cammino sinodale o un approccio simile…
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di dronepicr via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Spirito
Il conservatorismo è davvero «suicida»: per una volta, mons. Viganò dà ragione a Bergoglio
L’avete sentito: «Un conservatore è qualcuno che si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre. È un atteggiamento suicida… chiudersi in una scatola dogmatica».
Per una volta Bergoglio ha perfettamente ragione: il conservatorismo vuole “conservare” le apparenze esteriori… pic.twitter.com/CsMAA725Ch — Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) May 17, 2024
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