Geopolitica
L’Ungheria lancia all’Ucraina un ultimatum sui diritti etnici
L’Ungheria non sosterrà l’Ucraina «su nessuna questione» finché Kiev non ripristinerà i diritti degli ungheresi sul suo territorio, ha detto lunedì in parlamento il primo ministro Viktor Orban. Il sostegno di Budapest è vitale per il tentativo dell’Ucraina di aderire all’UE.
«Non sosterremo l’Ucraina su nessuna questione della vita internazionale finché non ripristinerà le leggi che garantivano i diritti degli ungheresi della Transcarpazia», ha detto Orban, aggiungendo che «da anni [gli ucraini] tormentano» le scuole ungheresi.
Dal 2017, una serie di leggi che impongono l’uso della lingua ucraina hanno portato alla chiusura di circa 100 scuole ungheresi in Ucraina. Queste leggi sono state duramente criticate dal Consiglio d’Europa e dalle organizzazioni per i diritti umani.
Secondo Orban, la situazione è peggiorata con l’inizio del nuovo anno scolastico, poiché la direzione di una scuola della città di Munkacs ha vietato di cantare l’inno nazionale ungherese o di indossare i colori nazionali il primo giorno di rientro in classe.
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In Ucraina vivono circa 156.000 persone di etnia ungherese, la maggior parte dei quali nella regione della Transcarpazia. Un tempo parte dell’Impero austro-ungarico, questa regione cadde sotto il controllo sovietico dopo la seconda guerra mondiale. Rimase nelle mani di Kiev quando la Ucraina sovietica divenne la moderna Ucraina dopo la caduta dell’URSS. In Ucraina vivono inoltre circa 150.000 romeni e più di 250.000 moldavi, e Bucarest si è unita a Budapest nel chiedere la revisione delle leggi sulla lingua.
Il ministro degli Esteri Peter Szijjarto aveva avvertito a marzo che Budapest non avrebbe sostenuto le richieste di Kiev di aderire all’UE e alla NATO finché questi problemi non fossero stati risolti.
L’Ungheria non fornisce alcun aiuto militare all’Ucraina né consente l’ingresso di armi nel Paese attraverso il suo territorio. Tuttavia, l’Ungheria avrà potere di veto sull’adesione dell’Ucraina all’UE e alla NATO poiché entrambi gli organismi richiedono il consenso unanime dei membri esistenti prima di ammettere nuovi stati.
La disputa sui diritti linguistici è solo uno dei tanti punti di contesa tra Budapest e Kiev.
Il governo di Orban ha anche condannato gli sforzi dell’esercito ucraino di arruolare gli ungheresi nel servizio militare e ha bloccato gli aiuti militari dell’UE all’Ucraina a causa delle sanzioni di Kiev nei confronti di una delle sue banche a causa delle sue attività di prestito in Russia, scrive RT.
Più recentemente, l’Ungheria ha bloccato con la Polonia l’importazione di grano ucraino per proteggere i suoi agricoltori da una riduzione dei prezzi, spingendo l’Ucraina a minacciare un’azione legale presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Il Washington Post ha rivelato che il presidente ucraino Zelens’kyj avrebbe elaborato un piano per chiudere altre forniture russe all’Ungheria di Orban.
Come riportato da Renovatio 21, durante una recente intervista di Tucker Carlson il premier magiaro Orban ha dichiarato che, assieme alla Serbia, l’Ungheria è pronta a rispondere militarmente contro chiunque tocchi i suoi interessi.
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Immagine di European People Party via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0); immagine modificata.
Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
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Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che la Slovacchia si opporrà a qualsiasi misura che permetta di impiegare i beni russi congelati per fornire armi all’Ucraina, mettendoo in guardia sul fatto che ulteriori sostegni militari non farebbero che protrarre l’«insensata uccisione quotidiana di centinaia di migliaia di russi e ucraini».
In seguito all’escalation del conflitto nel 2022, gli alleati occidentali di Kiev hanno bloccato circa 300 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, in gran parte depositati nell’UE. Da quel momento è divampata una disputa tra i Paesi intenzionati a usare tali fondi come collaterale per un «prestito di riparazione» a favore di Kiev e quelli che si oppongono fermamente. La decisione finale spetterà ai membri dell’UE nel voto previsto per la prossima settimana.
Fico, da sempre critico del piano, ha illustrato la propria posizione in dettaglio in una lettera inviata all’inizio della settimana al Presidente del Consiglio europeo António Costa. In un post su X pubblicato venerdì, ha riferito di aver poi avuto un colloquio telefonico con Costa, durante il quale ha ribadito il suo rifiuto all’invio di armi a Kiev. Fico ha dichiarato di aver avvertito che proseguire con i finanziamenti prolungherebbe le ostilità e accrescerebbe le vittime, mentre Costa «ha parlato solo di soldi per la guerra».
«Se per l’Europa occidentale la vita di un russo o di un ucraino non vale un cazzo, non voglio far parte di un’Europa occidentale del genere», ha affermato Fico. «Non appoggerò nulla, anche se dovessimo restare a Bruxelles fino al nuovo anno, che comporti il sostegno alle spese militari dell’Ucraina».
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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Vari Stati membri dell’UE hanno manifestato riserve sul programma di prestiti, evidenziando rischi di natura legale e finanziaria. Secondo Politico, venerdì Italia, Belgio, Bulgaria e Malta hanno sollecitato la Commissione europea a considerare opzioni alternative al sequestro degli asset, quali un meccanismo di prestito comunitario o soluzioni temporanee. Obiezioni sono arrivate anche da Ungheria, Germania e Francia.
Venerdì la Commissione Europea ha dato il via libera a una norma controversa che potrebbe prorogare indefinitamente il congelamento dei beni russi, qualificando la materia come emergenza economica e non come misura sanzionatoria. Questo passaggio è interpretato come propedeutico all’attuazione del «prestito di riparazione», in quanto permette decisioni a maggioranza qualificata invece che all’unanimità, eludendo così i veti dei Paesi dissidenti.
Mosca ha stigmatizzato come illegittimo ogni tentativo di appropriarsi dei suoi asset. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato questa settimana che, con il programma di «prestiti di riparazione», l’Europa sta adottando un comportamento «suicida». Riferendosi al voto di venerdì, ha etichettato l’UE come «truffatori».
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Orban come John Snow
Hungary PM Orbán as Jon Snow from Game of Thrones in defending the EU’s legal&financial system from crazy EU bureaucratic warmongers—fighting them to reduce migration, increase competitiveness, and restore sanity, values and peace. 🕊️
Help is coming as Russian CB sues Euroclear pic.twitter.com/jHyav6mk0f — Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Unmasked NATO’s Mark Rutte.
He does not have family or children. He wants war. But peace will prevail. 🕊️ https://t.co/lDPBucIAkA pic.twitter.com/JjqVogOSWM — Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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