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Gender

Transessuale USA eletto a capo-propaganda anglofona dell’esercito ucraino: «i russi non sono esseri umani»

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L’Ucraina ha selezionato il giornalista transgender Sarah Ashton-Cirillo per dirigere le operazioni di propaganda in lingua inglese delle forze di difesa territoriali ucraine, cioè la riserva delle forze armate di Kiev, secondo quanto riportato dai media locali.

 

Ashton-Cirillo, nato con il nome di Michael nello Stato americano della Florida, si è dichiarato transgender nel 2019, e ha lavorato in politica tentando anche un’elezione al consiglio cittadino di Las Vegas.

 

Il transessuale ora conduce il programma di notizie sponsorizzato dallo Stato ucraino «Russia Hates the Truth» («La Russia odia la verità»), un progetto ufficiale delle forze di difesa ucraine il cui scopo sarebbe «contrastare la propaganda russa, la disinformazione e le bugie». Il trans conduce anche un programma chiamato «Ukraine in the Know», descritto come «il notiziario ufficiale in lingua inglese delle forze di difesa territoriale».

 

Il transessuale si era recato in Ucraina l’anno scorso dapprima come giornalista (definendosi la prima corrispondente di guerra transgender), scrivendo articoli per testate come LGBTQ Nation, finendo poi per arruolarsi come medico da combattimento per il Battaglione Noman Çelebicihan, un’unità tartara di Crimea, venendo ferito durante la battaglia di Bakhmut lo scorso febbraio.

 

In seguito Ashton-Cirillo è stato inviato al quartier generale delle forze di difesa territoriale a Kiev con il compito di supervisionare i progetti dei media in lingua inglese.

 

Pur insistendo sul fatto che l’Ucraina apprezzi la libertà di parola, il transessuale ha avvertito i giornalisti che non supportano il regime di Zelens’kyj che dovrebbero aspettarsi un destino simile a quello di Gonzalo Lira, il commentatore cileno-americano che è stato nuovamente arrestato tre mesi fa nella sua casa a Kharkov dai servizi di sicurezza interna ucraini SBU, e avrebbe dovuto essere condannato a cinque-otto anni in un campo di lavoro, poi rilasciato su cauzione prima di organizzare un tentativo di fuga evidentemente fallito questa settimana.

 

Ashton-Cirillo era intervenuto durante il primo arresto di Lira nel 2022, quando ancora non si sapeva che fine avesse fatto, con post criptici. Nel nuovo incarico di portavoce anglofono si è complimentata con lo SBU per il tracciamento di Lira.

 

 

Il nuovo portavoce ha detto al quotidiano spagnuolo El Pais a maggio che c’era un altro soldato trans nell’esercito ucraino, un ucraino nativo, e che la profusione di copertura mediatica delle avventure di Ashton-Cirillo stava aiutando a «normalizzare la diversità di genere» in una popolazione conservatrice.

 

Allo stesso tempo, il transgender ha dichiarato di essere «concentrato nel mio lavoro» e quindi di aver «lasciato da parte l’identità di genere» e di «lottare per la libertà di tutti» piuttosto che «per un particolare collettivo». Tuttavia un anno fa, parlando del suo coinvolgimento nel conflitto ucraino, aveva detto a Xtra Magazine «sto facendo questo per la comunità trans».

 

Sabato scorso, Sarah Ashton-Cirillo ha pubblicato una clip di 21 secondi su Twitter che la ritrae nella sua postazione di portavoce militare accanto ad una figura cartonata di un soldato russo.

 

Indicando il personaggio di cartone, il portavoce chiede: «conosci la differenza tra noi e loro?»

 

Mentre gli ucraini «stanno combattendo per la libertà», i russi «stanno combattendo per la tirannia e la dittatura», ha affermato Ashton-Cirillo, aggiungendo che la questione è «piuttosto semplice»: «noi Siamo umani, e quei ragazzi sicuramente non lo sono».

 

Il discorso è chiuso con il consueto slogan banderista «slava ukraini», «gloria all’Ucraina».

 

 

Il video di aperta disumanizzazione dell’avversario ha sollevato polemiche in rete. C’è stato anche chi ha ricordato che vedere i russi come non umani non è andata a buon fine per la Germania nazista, modello per i tanti combattenti neonazisti di Kiev, negli anni Quaranta.

 

Non pago, l’indomani, Ashton-Cirillo ha pubblicato un’ulteriore clip che prendeva per i fondelli i paracadutisti russi mentre, appendendo la stessa figura del soldato a testa in giù legandogli una corda alle caviglie. Il transessuale ha detto che stava celebrando la Giornata dei paracadutisti russi, che cade il 2 agosto.

 

Le osservazioni del portavoce arrivano dopo una serie di dichiarazioni simili da parte di funzionari ucraini. La scorsa settimana, Oleksiy Danilov, capo del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, ha affermato che i russi sono «asiatici» e che la differenza fondamentale tra loro e gli ucraini è «l’umanità».

 

Mikhailo Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio del presidente Vladimir Zelensky, ha affermato a giugno che l’unico piano per la controffensiva dell’Ucraina era «la massima uccisione dei russi».

 

A inizio 2023 una famosa blogger omonima, Melania Podolyak, aveva chiesto il genocidio di tutti i russi, che devono essere «cancellati dalla faccia della Terra».

 

Poche ore fa un altro messaggio del transessuale-portavoce militare ucraino domanda il boicottaggio della CNN, rea di avere «ha messo in pericolo la vita dei soldati ucraini» e «usato i nostri eroi caduti per gli ascolti».

 

 

Il transgender mediatico-militare di Kiev lamenta che il giornalista CNN Nick Robertson si sarebbe riferito ai foreign fighter che combattono per lo Stato ucraino chiamandoli «mercenari occidentali».

 

Inoltre la CNN sarebbe colpevole di aver mostrato «corpi di soldati ucraini in putrefazione (…) affinché il mondo vedesse».

 

«Invito ogni unità e ministero politico a boicottare la CNN fino a quando non saranno state rilasciate scuse».

 

«La libera stampa è importante, il giornalismo etico di più: slava ukraini!»

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da Telegram

 

 

 

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Gender

Stoltenberg promette che la NATO difenderà i «diritti LGBT»

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La NATO difenderà i diritti delle persone LGBTQ, ha dichiarato venerdì il Segretario generale Jens Stoltenberg.

 

È stato tra centinaia di funzionari pubblici, istituzioni e organizzazioni occidentali a rilasciare una dichiarazione a favore della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (IDAHOBIT).

 

«La NATO esiste per difendere 32 nazioni e il diritto dei nostri popoli a vivere liberamente e in pace», ha scritto lo Stoltenberg su X. «Nella Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, e ogni giorno: tutto l’amore è uguale. Le persone LGBTQ+ meritano rispetto e dignità e sono orgoglioso di definirmi tuo alleato».

 

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La stragrande maggioranza delle risposte ai post di Stoltenberg, riporta RT, è stata tuttavia negativa.

 

«E il rapporto tra un’alleanza militare di mutua difesa e i diritti di alcune minoranze è…?» si è chiesto un utente X. Altri hanno parlato delle guerre offensive del blocco contro la Jugoslavia (1999) e la Libia (2011), e del fatto che ha trascorso 20 anni in Afghanistan aiutando gli Stati Uniti a «sostituire i talebani con i talebani».

«Mi avete semplicemente fatto sostenere un po’ di più la Russia», si legge in un’altra risposta, mentre qualcun altro si chiedeva se i russi fossero riusciti in qualche modo ad hackerare l’account di Stoltenberg.

 

Un altro utente di social media lo ha accusato di «dipingere in modo rosa i crimini di guerra e il guerrafondaio», usando un termine che descrive individui o organizzazioni che abbracciano l’agenda LGBTQ per distogliere l’attenzione dal loro cattivo comportamento.

 

IDAHOBIT è stato concepito nel 2004 da un attivista gay francese. Organizzazioni come l’Associazione Internazionale Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans e Intersessuali (ILGA), la Commissione Internazionale per i Diritti Umani di Gay e Lesbiche (IGLHRC), il Congresso Mondiale degli Ebrei LGBT e la Coalizione delle Lesbiche Africane hanno approvato il progetto, portando a la prima celebrazione nel 2005.

 

Come data è stata scelta il 17 maggio, per commemorare la rimozione dell’omosessualità dalla classificazione internazionale delle malattie da parte dell’OMS nel 1990.

 

Al nome è stato aggiunto «transfobia» nel 2009, seguito da «bifobia» – che dovrebbe significare la repulsione per i bisessuali, fenomeno che, un po’ come la bisessualità organizzata in genere, non sapevamo esistere – nel 2015, dando vita all’acronimo nella sua forma attuale.

 

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Gender

Il Perù classifica i transgender come «malati di mente»

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Il governo peruviano ha ufficialmente classificato le persone transgender e intersessuali come «malate di mente», cosa che secondo il ministero della sanità è l’unico modo in cui i servizi sanitari pubblici del Perù possono garantire «la copertura completa delle cure mediche per la salute mentale». Lo riporta il giornale britannico Telegraph.   Le condizioni ora riconosciute come disturbi di salute mentale includono il transessualismo, il travestitismo a doppio ruolo, il disturbo dell’identità di genere nell’infanzia, altri disturbi dell’identità di genere, il travestitismo feticista e l’orientamento sessuale egodistonico.   La classificazione è teoricamente in linea con il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), che classifica la «disforia di genere» come un disturbo mentale.   Il decreto del Perù fa seguito alla pubblicazione della decima edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.   «Dall’esame delle diagnosi ICD-10 incluse nel Piano di assicurazione sanitaria essenziale, relative alla condizione di persona con un problema di salute mentale, è stata identificata l’omissione di sette (07) diagnosi ICD-10», hanno scritto i funzionari. «In questo senso, è necessario modificare il Piano di assicurazione sanitaria essenziale incorporando sette (07) diagnosi ICD-10».

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Il Ministero della Sanità (MINSA) ha successivamente rilasciato una dichiarazione in cui afferma che questi individui non dovrebbero necessariamente sottoporsi a «terapie di riconversione».   L’influencer transgender Dylan Mulvaney, noto per una serie di pubblicità per marchi come Nike e Bud Light – con quest’ultima a subire come conseguenza un collasso delle vendite – era fuggito in Perù «per sentirsi al sicuro» sulla scia del boicottaggio nazionale della birra. Finora non ha rilasciato dichiarazioni.   L’Associazione degli Psichiatri Americana (APA) che pubblica il prestigioso DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, nel 1973 aveva, dietro pressioni enormi da parte di attivisti e lobby, rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Prima di allora l’omosessualità era considerata una deviazione sessuale, cioè una patologia.   Nel 1973 fu quindi introdotta la distinzione tra omosessualità ego-distonica e omosessualità ego-sintonica – a seconda di come la propria inclinazione sia percepita dal soggetto, se con disagio o meno – e soltanto la prima rimane catalogata come devianza, per essere poi nell’80 derubricata a «disturbo dell’orientamento sessuale», e infine nell’87 diventare anch’essa una mera «forma del comportamento sessuale», cioè una normale variante della sessualità umana.   Il transessualismo sta seguendo, anche in termini medici, il medesimo tracciato di normalizzazione: con la differenza che l’affermazione della medicina transessuale comporta giocoforza trattamenti con ormoni sintetici ed operazioni chirurgiche di castrazione, mutilazione, etc.

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Immagine di Yssa Olivencia via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 
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Arte

Attrici giapponesi che si vestono da uomini bullizzano collega fino a spingerla al suicidio

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Dal Giappone arriva l’eco di un episodio di bullismo e violenza sistematica sfociati in un suicidio all’interno di una struttura esclusivamente femminile. Una sorta di suicidio femminicida, ma ad opera di femmine.

 

Teatro della vicenda è per il corpo teatrale Takarazuka, un’istituzione più che secolare nel mondo dello spettacolo giapponese. Il concetto alla base del corpo teatrale è che sono soltanto attrici a salire in scena, interpretando anche i ruoli maschili. Tale idea, di per sé spiazzante, inverte completamente la tradizione del teatro tradizionale Kabuki, dove sono gli attori maschi a ricoprire tutti i ruoli.

 

Gli spettacoli del Takarazuka sono tuttavia distanti anni luce dal rigido formalismo del Kabuki: qui si tratta di musical che attingono dalle fonti più disparate, da West Side Story all’Evgenij Onegin, spesso spingendo a tavoletta su elementi che qualche anno fa si definivano camp o kitsch, in italiano lo si potrebbe semplicemente chiamare «pacchianeria», benché estremamente professionale e ben fatta.

 

 

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Il seguito che hanno questi spettacoli nel contesto nipponico è impressionante, ancora di più perché per la grandissima maggioranza femminile: lo scrivente ricorda di essersi imbattuto in una lunghissima coda in attesa di entrare nel teatro di Tokyo – in zona centralissima, vicino al palazzo imperiale – dove si esibisce la compagnia. Si poteva constatare che gli uomini tra la folla erano appena una manciata.

 

Un ambiente quindi quasi completamente femminile, al sicuro da patriarcato e maschilismo tossico.

 

E allora, come si spiegano allora vessazioni di gruppo, ustioni procurate con le piastre per i capelli, carichi di lavoro insostenibili assegnati al solo scopo di umiliare e di lasciare soltanto tre ore di sonno al giorno? È questa l’ordalia che ha portato la 25enne Aria Kii a gettarsi nel vuoto per porre fine alla sua vita nel settembre del 2023.

 

La vicenda era stata prontamente insabbiata dall’azienda che gestisce la compagnia teatrale ma è stata riportata a galla dall’ineffabile Shuukan Bunshun, testata con una lunga e gloriosa tradizione di caccia agli scheletri negli armadi. Nella primavera di quest’anno i dirigenti dell’azienda in questione hanno pubblicamente ammesso la loro responsabilità nel non essere stati in grado di vigilare adeguatamente l’ambiente lavorativo delle attrici.

 

Duole dire che per la società giapponese uno scenario così è tutto fuorché inconsueto: il proverbio «il chiodo che sporge verrà martellato» illustra ancora con una certa fedeltà le dinamiche sociali che si formano all’interno delle istituzioni giapponesi – siano esse scuole, aziende, partiti.

 

Negli ultimi tempi c’è un evidente cambiamento in atto soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro, ma il bullismo allo scopo di creare coesione all’interno di un gruppo è una pratica a cui i giapponesi ricorrono abitualmente e che non sembra soffrire di particolare disapprovazione sociale.

 

Dal Giappone ci chiediamo con sincerità come un giornalista italiano – di area woke, ma anche solo attento a seguire i dettami del politicamente corretto elargiti ai corsi di deontologia dell’Ordine – potrebbe riportare la notizia della triste morte di Aria, con lo stuolo di angherie subite in un contesto esclusivamente femminile.

 

Taro Negishi

Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo

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