Spirito
Morta la cantante islamica Sinead O’Connor, quella che da cattolica attaccò Wojtyla
La cantante irlandese Sinead O’Connor è morta. Lo ha annunciato l’attivista e musicista Bob Geldof, che gli era amico.
La O’Connor lascia tre figli. «È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa della nostra amata Sinead», si legge nel comunicato fatto avere dalla famiglia alla BBC e alla RTE. «La sua famiglia e i suoi amici sono devastati e hanno chiesto privacy in questo momento molto difficile».
«Davvero dispiaciuto per la scomparsa di Sinead O’Connor. La sua musica era amata in tutto il mondo e il suo talento era impareggiabile e senza paragoni», ha twittato il primo ministro irlandese Leo Varadkar poco dopo l’annuncio della sua famiglia.
Le cause della morte non sono note, tuttavia alcuni ritengono, leggendo post sui social media della cantante, che potrebbe essersi tolta la vita. Riferendosi alla morte del figlio di 17 anni Shane per suicidio l’anno scorso, la O’Connor aveva detto che da allora «ha vissuto come una creatura notturna non morta. Era l’amore della mia vita, la lampada della mia anima». Per la morte del figlio la cantante aveva accusato il «malvagio Stato irlandese».
O’Connor è stata introdotta alla musica quando una suora in una scuola correzionale di Dublino le ha regalato una chitarra all’inizio degli anni ’80. La ragazza era stata mandata all’istituto cattolico in seguito a un’ondata di piccoli furti e assenze ingiustificate, e dopo il suo rilascio iniziò a cantare con il musicista locale Colm Farrelly.
Il suo talento è stato subito notato ed è stata firmata dalla Ensign Records, pubblicando il suo album di debutto, The Lion and the Cobra, nel 1987. L’album le è valso una nomination ai Grammy per la migliore performance vocale rock femminile.
Tuttavia la O’Connor è diventata una superstar internazionale grazie ad una cover di Prince, «Nothing Compares 2 U» che divenne il più grande successo discografico del 1990.
Seguirono presto collaborazioni con luminari del rock dell’epoca, tra cui Roger Waters dei Pink Floyd, Bono degli U2 e Peter Gabriel dei Genesis. La più interessante e trascurata è la sua collaborazione con il bassista Jah Whobble, che, influenzato dai suoni orientali e temi spirituali, la coinvolse nella canzone «Visions of You» (1991) il cui video faceva pensare a confusi riferimenti di mistica mariana.
Tuttavia la cantante si fece conoscere, più che per la musica, per scandali e delle controversie che avrebbero definito la sua persona per i tre decenni successivi.
La O’Connor boicottò i Grammy Awards del 1991 accusando la cerimonia di essere commerciale, per poi rifiutare sdegnosamente di suonare qualsiasi concerto che sarebbe stato aperto con l’inno nazionale americano.
La più nota controversia riguardò quando durante un’apparizione nel popolarissimo programma comico americano Saturday Night Live strappò in diretta TV una foto di Giovanni Paolo II.
Alla fine della sua seconda esibizione all’interno dello show dove aveva suonato una cover di «War» di Bob Marley, la cantante rasata aveva dichiarato con tono duro: «Abbiamo fiducia nella vittoria del bene sul male». Contestualmente, afferrava una foto di Papa Giovanni Paolo II e la mostrava alla telecamera: «combatti il vero nemico», disse gettando i frammenti a terra e uscendo dal palco.
Le motivazioni non furono immediatamente chiare, oggi la vulgata vuole che lo fece per gli abusi sui bambini dei sacerdoti cattolici – un tema che sarebbe tuttavia esploso, per sedimentare nell’opinione pubblica fino ad oggi, solo un decennio dopo il fatto.
Chi scrive ricorda che al tempo per il gesto si parlò di motivazioni legata all’adesione della O’Connor a un qualche movimento catto-femminista che chiedeva il sacerdozio femminile, tuttavia possiamo sbagliarci, visto che ad oggi non è rimasta traccia di tale notizia, subissata da discorsi sui preti pedofili – perfino su Wikipedia, dove già compaiono come fonte articoli di ieri.
Più avanti venne data da lei stessa una spiegazione psicanalitica: «era me stessa che facevo a pezzi. Poco tempo prima ero stata scacciata da mio padre e mio fratello. Il papa è il simbolo di mio padre, della mia famiglia che mi accusa a pensare solo a me stessa. Ho voluto spiegar loro che avevano torto e che ero disposta a morire pur di farglielo capire» (dal libro Sinead O’Connor, Giunti, 1996; p. 20).
Lo scandalo prodotto dal gesto andò ben oltre il tinello di casa O’Connor e i relativi complessi di Elettra, divenendo planetario, e incrinando per sempre il rapporto del pubblico americano e cattolico con la irlandese. Un gruppo chiamato National Ethnic Coalition prese un caterpillar per distruggere una montagnuola di audio cassette e CD (allora esistevano) della O’Connor. Ad un concerto di celebrazione di Bob Dylan al Madison Square Garden fu subissati di fischi al punto da dover lasciare il palco.
Una riparazione fu fatta, incredibilmente, dal grande attore Joe Pesci, noto per interpretare il mafioso più violento di ogni film di Martin Scorsese, che, come cattolico, disse, andò la settimana successiva al Saturday Night Live a ricomporre l’immagine del papa polacco.
«Vi dirò una cosa: è molto fortunata che non fosse il mio show. Perché se fosse stato il mio spettacolo, le avrei dato uno schiaffo» dice il Pesci, pronunciando frasi e dipingendo concetti ora davvero di impossibile pubblicazione.
La O’Connor non si fermò e continuò a parlare contro la chiesa di Roma, portando avanti tematiche femministe. Negli anni, arrivò ad attaccare colleghe per l’immagine della donna che trasmettevano. «Il messaggio che continui a mandare è che in qualche modo è bello essere prostituite», scrisse alla pop star Miley Cyrus nel 2013. «Non è così bello Miley… è pericoloso. Le donne devono essere apprezzate per molto di più della loro sessualità».
Il New York Times ha appena pubblicato un articolo che ricorda in particolare l’episodio della foto del papa strappata in TV. Indubbiamente è stato il momento più «alto» della sua carriera, l’apice della sua notorietà, la cosa per cui verrà ricordata.
Ad ogni modo, nonostante, o forse proprio a causa delle irritazioni che poteva indurre il nome della O’Connor nel mondo cattolico e vaticano, ce la ritrovammo, senza particolari motivi (aveva un disco in uscita?) in piazza San Giovanni all’edizione 1997 del mitico concertone del Primo maggio, evento – definito come orchitoclasta dalla band Elio e le Storie Tese in un liberatorio sfogo musicale (finito poi al concerto stesso) – che è annualmente organizzato dalla triplice, cioè i principali sindacati italiani CGIL CISL e UIL.
Non deve stupire che siano i sindacati (tra cui anche la CISL, teoricamente di origine cattolica) chiamino la O’Connor e altri che negli anni si sono prodotti direttamente in atti blasfemi (ricordate il tizio che mimava l’Eucarestia col preservativo?).
Perché, come disse in era pandemica uno dei leader sindacale proprio ad un comizio in mascherina per il l primo maggio, c’è da lavorare per il Nuovo Ordine Mondiale.
????1 MAGGIO 2022.
Landini parla di NUOVO ORDINE MONDIALE spudoratamente…non riesco a crederci… pic.twitter.com/z6ye0x0iH6
— Jack Doson (@JacPr4185774) May 2, 2022
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Gender
Papa Leone nomina il vescovo che ha celebrato la «Messa LGBT» con una drag queen
Papa Leone XIV ha nominato un vescovo ausiliare di San Diego che ha celebrato una messa dell’orgoglio LGBT con la scritta «Tutti sono benvenuti» – durante la quale è stato permesso di parlare a un’attivista drag queen – come nuovo vescovo di Monterey, in California. Lo riporta LifeSite.
Il vescovo Ramon Bejarano ha celebrato la messa domenicale del 13 luglio, organizzata dal «Ministero LGBTQ» della parrocchia di St. John e con il pieno appoggio della diocesi di San Diego, guidata dal vescovo Michael Pham, una delle prime nomine episcopali di Papa Leone XIV.
«Mi scuso per il dolore e l’angoscia che io e la Chiesa abbiamo causato a molti di voi», avrebbe detto monsignor Bejarano in un sermone del 2024, durante la Messa di «Tutti benvenuti», nella stessa parrocchia. «Mi scuso per la stigmatizzazione e il trauma che abbiamo causato ad altri, perché abbiamo detto loro che non sono apprezzati e che non sono degni dell’amore di Dio. Ci sono molti altri là fuori che si sentono rifiutati e svalutati».
Il caso era già stato illustrato da Renovatio 21 lo scorso luglio.
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La parrocchia di St. John è anche nota per aver celebrato numerose Messe del «pride» nel corso degli anni, come quella del 2017 per commemorare il 20° anniversario del documento «Always Our Children» della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti del 1997, che sottolineava l’«importanza» che i genitori accettassero l’attrazione per lo stesso sesso nei loro figli. Anche Murray-Ramirez ha partecipato alla Messa del 2017.
Il Bejarano è stato anche tra i 68 vescovi americani che nel 2021 hanno firmato una lettera chiedendo alla Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti (USCCB) di porre fine alle discussioni sul divieto di ricevere la Santa Comunione all’allora presidente Joe Biden e ad altri politici cattolici pro-aborto.
La drag queen «Nicole» Murray-Ramirez , ex membro del consiglio direttivo del potente colosso della lobby LGBTQ+ Human Rights Campaign, ha ringraziato il vescovo Bejarano per il suo lavoro di «difesa» della «comunità LGBTQ».
Murray-Ramirez ha scritto ampiamente in un post su Facebook quanto sia stato un onore per lui parlare durante la messa e ha elogiato Bejarano.
«Il sermone del vescovo è stato molto potente e si è concentrato sul fatto che Dio ama TUTTI noi così come siamo», ha scritto Murray-Ramirez.
In base al racconto di Murray-Ramirez, sembra che Bejarano abbia omesso qualsiasi riferimento all’insegnamento della Chiesa sul «matrimonio» tra persone dello stesso sesso.
«Ho avuto l’onore di essere invitato a parlare ed è stato meraviglioso vedere e sentire la meritata e fragorosa ovazione che ha ricevuto il vescovo Bajarano quando l’ho sinceramente ringraziato a nome di tutti noi per aver difeso non solo la COMUNITÀ LGBTQ ma anche gli immigrati clandestini e i rifugiati», ha continuato Murray-Ramirez.
Le foto pubblicate da Murray-Ramirez durante la messa su Facebook mostrano la «drag queen» in posa per una foto e benedetta da Bejarano. Alla messa pro-LGBT ha partecipato anche il sindaco di San Diego, Todd Gloria, apertamente omosessuale e nominalmente cattolico, che ha posato per una foto con il vescovo.
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Spirito
Sacerdote USA: il cardinale Fernandez «dovrebbe essere licenziato» da Leone per i testi «pornografici»
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Spirito
Leone nominerà un alleato del cardinale Cupich per sostituire Dolan come arcivescovo di Nuova York
Secondo articoli di stampa, Leone XIV starebbe per nominare il vescovo Ronald A. Hicks, stretto alleato del cardinale eterodosso Blase Cupich, come prossimo arcivescovo di Nuova York, in sostituzione del cardinale Timothy Dolan. Lo riporta LifeSite.
La voce, riportata per la prima volta dal quotidiano di sinistra in lingua spagnuola Religión Digital, suggerisce che Leone XIV dovrebbe nominare ufficialmente Hicks, l’attuale vescovo di Joliet, Illinois, come successore del cardinale Dolan già martedì 16 dicembre. Monsignor Hicks, 58 anni, ha profondi legami col Cupich, avendo servito sotto di lui per anni nell’arcidiocesi di Chicago ed essendo stato persino consacrato vescovo dal cardinale, che è diventato famoso per contraddire l’insegnamento della Chiesa sul «matrimonio» tra persone dello stesso sesso e sull’ideologia di genere, minimizzando l’aborto e la sua ferma opposizione alla tradizione cattolica.
Lo Hicks è stato ordinato sacerdote nell’arcidiocesi di Chicago nel 1994 e ha trascorso gran parte del suo sacerdozio ricoprendo incarichi all’interno dell’arcidiocesi. È stato nominato vicario generale da Cupich nel 2015, ricoprendo tale incarico fino alla sua consacrazione a vescovo ausiliare da parte del cardinale nel 2018.
Lo Hicks è stato nominato vescovo di Joliet da papa Francesco nel 2020 e, nel 2024, è diventato presidente del Comitato per il clero, la vita consacrata e le vocazioni della Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti (USCCB).
Nel 2021, Hicks, insieme a Cupich, è stato tra i 68 vescovi che hanno firmato una lettera chiedendo alla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti di abbandonare la questione del divieto di ricevere l’Eucaristia ai politici pro-aborto. Nel 2024, è stato tra i vescovi dell’Illinois che hanno vietato alle parrocchie della sua diocesi di promuovere una petizione per un quesito consultivo statale volto a richiedere legalmente il consenso dei genitori per interventi medici come l’aborto e il «cambiamento di sesso» per i minori.
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Il monsignore è stato notevolmente silenzioso anche quando Cupich ha pianificato di onorare il senatore radicalmente pro-aborto Dick Durbin con un riconoscimento alla carriera all’inizio di quest’anno. Il vescovo di Joliet, tuttavia, si è espresso sulla questione dell’immigrazione. A novembre, dopo che la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha pubblicato il suo primo «messaggio speciale» in oltre un decennio, denunciando la deportazione di massa di immigrati clandestini da parte dell’amministrazione Trump, Hicks ha rilasciato una dichiarazione in cui sottolineava che il messaggio «potente e unitario» affermava la «solidarietà del vescovo con tutti i nostri fratelli e sorelle (immigrati)».
Vale la pena notare che il cardinale Dolan ha appena compiuto 75 anni a febbraio e, sebbene la Chiesa richieda ai vescovi di presentare le dimissioni a quell’età, è consuetudine consentire ai cardinali di continuare a svolgere il loro ruolo fino al raggiungimento degli 80 anni. Il fatto che papa Leone abbia accettato ora le dimissioni di Dolan sembrerebbe indicare che il Pontefice non è soddisfatto della sua leadership.
L’arcivescovo neoeboraceno è stato duramente criticato dalla sinistra americana per aver ripetutamente espresso sostegno al presidente Donald Trump e, negli ultimi mesi, per aver definito il defunto attivista conservatore Charlie Kirk un «San Paolo dei giorni nostri».
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D’altro canto, il porporato di Nuova York ha permesso che nell’arcidiocesi venissero celebrate diverse «messe dell’orgoglio» sacrileghe e pro-LGBT, come gli osceni funerali di un attivista transessuale, arricchita di elementi blasfemi al punto da chiedere subito una messa di riparazione.
Cosa tristemente nota, è stato il gran maresciallo della parata di San Patrizio del 2015, la prima a cui ha permesso la partecipazione di un gruppo di attivisti omosessuali.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa il Dolano aveva solennemente dichiarato che il Ramadan è come il Mercoledì delle Ceneri.
Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Cupich era stato criticato mesi fa per aver ignorato che il massacratore della scuola cattolica in Minnesota di pochi mesi fa era transessuale.
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Immagine di MTF-GR via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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