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Geopolitica

Armi fornite dagli USA all’Ucraina sono finite ai cartelli dei Narcos messicani

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Un militante che indossa le insegne del famigerato cartello del Golfo del Messico (Cartel Del Golfo, o CDG) è stato filmato nello Stato del Tamaulipas mentre trasportava un lanciamissili anticarro di fabbricazione statunitense. Il canale di notizie Milenio TV ha identificato l’arma come un javelin, un’arma consegnata dal Pentagono all’Ucraina in migliaia di esemplari nell’ultimo anno.

 

Il filmato è stato girato in località Matamoros lunedì e poi trasmesso martedì sera dal canale di notizie.

 

È pienamente visibile un uomo con mostrine del CDG armato di un fucile d’assalto Kalashnikov e un lanciamissili che pare essere un FGM-148 di fabbricazione del grande appaltatore della Difesa USA Raytheon.

 

 

La presentatrice di Milenio TV Azucena Uresti ha notato su Twitter che il valore stimato di un javelin sul mercato nero sarebbe compreso tra 20.000 e 60.000 dollari, mentre il costo medio di un missile è  di circa 30.000 dollari.

 

 

Oltre 10.000 javelin dalle scorte del Pentagono sono stati inviati in Ucraina dallo scorso febbraio, al punto che l’esercito americano ha iniziato a esaurire i missili stessi.

 

Alcuni esperti militari ritengono che l’arma nel filmato di Milenio TV possa in realtà essere l’AT-4, un lanciatore anticarro usa e getta di fabbricazione svedese, utilizzato anche dalle forze armate statunitensi e fornito allo stesso modo all’Ucraina in migliaia di pezzi.

 

Un’indagine del sito governativo russo RT nel luglio 2022 ha trovato una varietà di armi fornite dall’Occidente, inclusi razzi anticarro, in vendita sul «dark web». Gli USA hanno ammesso il problema e tentato timidamente di porvi rimedio, significando di aver inviato personale militare in Ucraina con l’unico compito di rendicontare le armi inviate a Kiev.

 

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha avvertito che almeno un miliardo di dollari al mese di armi occidentali stava finendo nelle mani di «terroristi, estremisti e gruppi criminali in Medio Oriente, Africa centrale e Sud Est asiatico» e pure nelle mani di figure che alimenteranno il terrorismo in Europa negli anni a venire.

 

Come riportato da Renovatio 21, le mafie europee si stanno ampiamente armando grazie agli ucraini che rivendono le armi spedite dall’Occidente in aiuto al regime di Kiev: l’Europol ha fatto l’esempio sorprendente della criminalità organizzata finlandese.

 

Secondo calcoli di un reportage del canale TV USA CBS, solo il 30% delle armi inviate in Ucraine giungerebbe al fronte. Il resto sparirebbe sul mercato nero , alimentando criminalità organizzata internazionale e terrorismo, come dimostra il ritrovamento di armi «ucraine» anche nella zona siriana di Idlib, dove abbondano le milizie islamiste, che peraltro secondo il presidente Assad vengono addestrate dagli USA. Il servizio di Intelligence estero russo, l’SVR, a maggio dello scorso anno aveva accusato gli Stati Uniti di portare militanti dell’ISIS dalla Siria in Ucraina per svolgere operazioni di sabotaggio.

 

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha lamentato negli scorsi mesi di come le armi occidentali pro-Kiev stiano ora filtrando nella regione dell’Africa Occidentale.

 

Il mese scorso, il veterano giornalista investigativo Seymour Hersh ha affermato che l’Occidente sarebbe pienamente consapevole che le sue armi stavano finendo sul mercato nero, ma che alla maggior parte dei governi non importava perché armare l’Ucraina contro la Russia, per il decisore atlantico, conta di più.

 

Il cartello del Golfo ha sede nello stato messicano di Tamaulipas, in particolare nella città di confine di Matamoros, appena oltre il Rio Grande da Brownsville, in Texas. La milizia risale agli anni ’30, ma ha acquisito notorietà alla fine degli anni ’90, quando si ebbe la scissione del famigerato gruppo noto come Los Zetas. Sebbene noto principalmente come cartello del contrabbando di droga, CDG è stato anche accusato di racket, rapimenti, riciclaggio di denaro e traffico di persone, schiave del sesso e armi.

 

A marzo, con una mossa piuttosto inedita, il cartello si è scusato per una delle sue fazioni che ha rapito quattro cittadini americani – in zona per turismo e operazioni di chirurgia plastica –  e ucciso due di loro, in quello che hanno definito un caso di scambio di persona. Cinque membri di quella fazione sono stati quindi consegnati alla polizia messicana.

 

I cartelli messicani, che vengono da un periodo di sanguinari conflitti interni, sono stati pionieri dell’uso di droni commerciali per sganciare bombe sulle bande rivali, pratica che stiamo vedendo costantemente in Ucraina. Droni consumer vengono usati anche per il trasporto di quantitativi di droga in territorio USA.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

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Lo sceicco emiratino Mohamed bin Zayed è stato il primo a congratularsi con Putin per il suo insediamento

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Il presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, è apparentemente il primo leader straniero a congratularsi con Vladimir Putin per il suo insediamento per il quinto mandato come presidente russo, avvenuto martedì scorso.

 

«Esprimo le mie congratulazioni al presidente Vladimir Putin per il suo insediamento come presidente della Russia. Gli Emirati Arabi Uniti si impegnano a collaborare con partner internazionali negli sforzi per rafforzare il dialogo globale, lo sviluppo e la cooperazione a beneficio di tutti i popoli», ha scritto il leader degli Emirati Arabi Uniti in un post su X in inglese, arabo e russo.

 

Al Nahyan è stato anche tra i primi leader stranieri a congratularsi con Putin per la sua schiacciante vittoria alle elezioni presidenziali del mese scorso, nelle quali si è assicurato il record dell’87,28% dei voti. In una telefonata con Putin il 20 marzo, ha affermato che non vede l’ora di continuare a lavorare insieme per rafforzare le relazioni bilaterali tra Emirati Arabi Uniti e Russia.

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Gli Emirati Arabi Uniti sono emersi come un partner commerciale chiave per la Russia in Medio Oriente dall’inizio del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022, che ha portato i Paesi occidentali a imporre sanzioni senza precedenti a Mosca.

 

Le relazioni economiche tra i due Stati si sono espanse rapidamente negli ultimi due anni, con un fatturato commerciale in aumento di oltre il 60% solo nel 2023. Gli Emirati Arabi Uniti sono anche tra i maggiori investitori regionali nell’economia russa, e sono la base di Telegram, l’app social di messaggistica creata da russo Pavel Durov, ora popolarissima in tutto il mondo grazie all’assenza di censura.

 

Il sovrano di Abu Dhabi, detto anche MbZ, è considerato una sorta di monumento per la politica nella regione e non solo. Di recente il giornalista Tucker Carlson ha riferito che molti leader internazionali lo consultano per la sua saggezza, che a detta dell’americano deriverebbe anche dal fatto di ammettere talvolta di non avere la soluzione a determinati problemi.

 

MbZ è ritenuto mentore e confidente del più giovanel Mohammed bin Salman, l’uomo forte di Ryadh, detto anche MbS. MbZ e MbS sarebbero apparsi in resoconti giornalistici in cui i due scherzavano sul fatto di avere «nel taschino» l’uomo di Trump per il Medio Oriente, il genero ebreo Jared Kushner. Ad ogni modo, gli Emirati il risultato degli sforzi di Trump furono gli Accordi di Abramo.

 

Secondo la classifica stilata da Bloomberg sulle dinastie più ricche del mondo, la Casata dei Nahyan, la famiglia del presidente degli Emirati Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan, che si è aggiunta alla lista per la prima volta, è emersa come la dinastia più abbiente a livello globale.

 

Lo sceicco è inoltre al centro dell’operazione vaticana di avvicinamento all’islam (come visto, appunto, ad Abu Dhabi), nonché di sincretismo generale (come visto ad Astana).

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Secondo la testata di inchiesta The Intercept che ha fatto riferimento alle e-mail hackerate dell’ambasciatore emiratino in USA Yousef Al Otiaba, un cittadino americano Khaled Hassen avrebbe ricevuto 10 milioni di dollari nel 2013 per un presunto accordo per tortura dopo una causa presentata alla corte federale di Los Angeles contro tre alti reali di Abu Dhabi, tra cui Mohamed bin Zayed. Nel 2021 vi fu polemica quando fu eletto presidente dell’Interpol l’alto funzionario del ministero degli Interni degli Emirati Arabi Uniti Ahmed Naser al-Raisi, accusato da ONG e attivisti di aver avallato violenze e abusi nelle carceri.

 

MbZ è noto per la sua opposizione ai Fratelli Musulmani e all’Iran e i suoi proxy, ed apparentemente all’integralismo islamico in generale. Da quando sono diventati presidente de facto, gli Emirati Arabi Uniti hanno partecipato alla guerra contro l’ISIS e sono stati ufficialmente parte dell’intervento guidato dall’Arabia Saudita nello Yemen fino a quando gli Emirati Arabi Uniti non hanno ritirato le loro truppe nel 2019. Gli Emirati Arabi Uniti non sono d’accordo con l’approccio dell’Arabia Saudita nella guerra per il suo sostegno ad Al -Islah, un partito che gli Emirati Arabi Uniti considerano vicino ai Fratelli Musulmani; ma mantiene il suo sostegno al Consiglio di transizione meridionale.

 

Lo sceicco ruppe con l’amministrazione Obama sull’accordo sul nucleare iraniano e ha sostenuto il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano.

 

Come riportato da Renovatio 21, Abu Dhabi – emirato retto da MbZ  – a inizio 2023  aveva suggellato con Pechino un accordo sullo sviluppo del nucleare civile.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

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Il presidente colombiano Petro chiede alla Corte Penale Internazionale di emettere un mandato di arresto per Netanyahu

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La Corte penale internazionale e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite devono agire per prevenire il «genocidio» del popolo palestinese nella città densamente popolata di Rafah, nel sud di Gaza, ha affermato venerdì il presidente colombiano Gustavo Petro.   Venerdì il gabinetto di guerra israeliano ha approvato una «misurata espansione» dell’operazione militare in corso a Rafah, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha promesso che Gerusalemme Ovest continuerà la sua campagna militare contro i militanti di Hamas e «combatterà con le unghie» se gli Stati Uniti interromperanno le forniture di armi.   «Netanyahu non fermerà il genocidio», ha scritto Petro su X, reagendo alla dichiarazione del leader israeliano. «Ciò implica un mandato d’arresto internazionale da parte della Corte penale internazionale».

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Il leader colombiano ha poi suggerito che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU debba «considerare la creazione di una forza di mantenimento della pace nel territorio di Gaza».   In un discorso del Labor Day a Bogotà all’inizio di questo mese, Petro ha promesso di interrompere le relazioni diplomatiche con la leadership «genocida» di Israele , esprimendo solidarietà con i palestinesi di Gaza i cui «bambini sono morti, smembrati dalle bombe».   Diversi media hanno riferito il mese scorso che la Corte penale internazionale potrebbe accusare Netanyahu e diversi altri funzionari di alto rango di crimini di guerra per la guerra in corso a Gaza. Secondo la testata statunitense Axios, Netanyahu ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden l di impedire alla Corte penale internazionale di perseguitare lui, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di stato maggiore dell’IDF Herzi Halevi.   Sia i deputati repubblicani che quelli democratici degli Stati Uniti hanno avvertito la Corte penale internazionale delle «conseguenze» nel caso in cui avesse perseguito funzionari israeliani. Secondo quanto riferito, un gruppo di legislatori repubblicani sta ora escogitando sanzioni contro la Corte.   Israele ha lanciato un’operazione militare contro Hamas a Gaza in seguito alla mortale incursione del gruppo militante del 7 ottobre, che ha causato la morte di oltre 1.200 persone, mentre centinaia di israeliani sono stati presi in ostaggio. Secondo le autorità sanitarie controllate da Hamas, l’operazione punitiva delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) ha provocato la morte di 35.000 palestinesi, per lo più civili.   A gennaio, la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite (ICJ) ha affermato in una sentenza che era «plausibile» che l’esercito israeliano avesse commesso un genocidio nell’enclave palestinese densamente popolata.

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Come riportato da Renovatio 21, in settimana governo colombiano aveva ufficialmente notificato all’ambasciatore israeliano la fine delle relazioni diplomatiche e l’intenzione di ritirare il personale correlato, decidendo tuttavia che i servizi consolari dovrebbero essere mantenuti sia a Tel Aviv che a Bogotá.   Bolivia e Belize hanno interrotto le relazioni con Israele all’inizio della guerra, mentre Cile e Honduras hanno richiamato i loro ambasciatori da Israele.   Come riportato da Renovatio 21, il presidente venezuelano Maduro ad inizio anno aveva dichiarato che Israele ha lo stesso sostegno occidentale di Hitler. Il Nicaragua è andato oltre, attaccando anche i Paesi «alleati» dello Stato ebraico come la Repubblica Federale Tedesca, portando Berlino davanti alla Corte Internazionale per complicità nel genocidio di Gaza.   In Sud America Israele sembra godere del favore parossistico – definito «chiaro ed inflessibile sostegno» – del presidente argentino Milei, uomo consigliato da rabbini che sarebbe in procinto di «convertirsi» al giudaismo, che ha addirittura fatto partecipare l’ambasciatore israeliano ad un gabinetto di crisi del governo di Buenos Aires, destando scandalo nella comunità diplomatica del suo Paese.   Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso il Milei ha definito il presidente colombiano Petro «assassino terrorista», provocando così l’espulsione di tutti i diplomatici argentini da Bogotá.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Carri armati israeliani distruggono la scritta «I love Gaza»

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L’esercito israeliano ha attaccato scritte e cartelli con la parola «Gaza» dopo aver preso il controllo del valico di frontiera di Rafah all’inizio di questa settimana, investendoli deliberatamente con i carri armati, secondo filmati che circolano online.

 

Il danno raffigurato nel filmato sembra essere stato inflitto dai carri armati della 401a Brigata israeliana, che sono entrati al valico di Rafah martedì mattina. Il valico di frontiera collega l’enclave palestinese con l’Egitto.

 

Un video che circola online, girato da un membro dell’equipaggio di un carro armato Merkava, mostra il veicolo che manovra davanti a un cartello «I love Gaza» all’incrocio. Il carro armato quindi prende di mira il cartello e lo investe.

 

 

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Un carro armato dell’IDF ha anche distrutto un cartello con la scritta «Gaza» situato di fronte a una struttura al confine.

 

 

Un altro video sembra mostrare le forze israeliane che abbattono le bandiere palestinesi sul posto e issano quelle israeliane per sostituirle.

 


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Lunedì notte Israele ha lanciato il suo attacco a lungo discusso contro la città di Rafah, nel sud di Gaza. L’avanzata via terra è stata accompagnata da attacchi aerei sulla città densamente popolata, che aveva visto un grande afflusso di rifugiati dal nord nel contesto del conflitto tra Israele e Hamas.

 

Secondo il ministero della Sanità palestinese, il computo dei morti sarebbe oltre i 36 mila – un «genocidio» in corso secondo vari osservatori internazionali, ottenuto attraverso le armi avanzate e perfino la fame.

 

La volontà di annientamento percepibile dalla cancellazione della stessa parola «Gaza» si riflette anche in dichiarazioni come quella del ministro del patrimonio culturale israeliano Amichai Eliyahu che apriva alla possibilità di nuclearizzare Gaza. L’annientamento è il destino degli amaleciti, popolo di cui, nel Vecchio Testamento, è chiesta la distruzione assoluta. Netanyahu e i suoi sono stati accusati anche alla Corte Penale Internazionale di aver usato questo riferimento biblico, ma l’ufficio del premier ha parlato di fraintendimento.

 

In rete circolano varie battute degli israeliani sul destino della Striscia, spianata per diventare «un parcheggio» o un’immensa spiaggia. La questione è presa sul serio dal genero di Donald Trump Jared Kushner il quale, proveniente da una famiglia di palazzinari ebrei finanziatori diretti di Bibi Netanyahu in Israele e del Partito Democratico in USA, si è fatto notare di recente per aver detto che «è un peccato» che l’Europa non accolta più profughi palestinesi in fuga da Gaza, per poi fare dichiarazioni entusiastiche sul valore delle proprietà immobiliari future sul lungomare della Striscia.

 

Come riportato da Renovatio 21, video atroci sono emersi subito dall’attacco israeliano a Rafah.

 

Come riportato da Renovatio 21, il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha minacciato di far cascare il governo Netanyahu, di cui è membro con il suo partito ultrasionista Otzma Yehudit («Potere ebraico») qualora l’esercito israeliano non fosse entrato a Rafah.

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