Pensiero
Chi sono gli Incel?

Se ne sente parlare sempre più spesso, tuttavia ci rendiamo conto che nessuna testata italiana si è davvero occupata del fenomeno, anche quando è divenuto praticamente mainstream – con il cattivo dell’ultimo Batman che è stato associato da alcuni al fenomeno. Parliamo degli Incel. Cerchiamo di spiegare cosa siano.
Il movimento Incel, che sta per «involontariamente celibe», è definibile come un sottocultura online, ma le sue ramificazioni sono oramai troppo grandi per etichettarla così. Il gruppo degli Incel è composto principalmente da uomini che si definiscono incapaci di trovare una partner romantica o sessuale nonostante i loro sforzi.
Il movimento è stato associato ad alcuni individui violenti, definiti «misogini» e ha attirato l’attenzione dei media negli ultimi anni.
Secondo una vulgata, il termine «Incel» è stato creato nel 1993 da una donna canadese di nome Alana, che ha creato un sito web chiamato «Alana’s Involuntary Celibacy Project» («Il progetto di Alana di celibato involontario»). Il sito web era destinato a fornire uno spazio sicuro per le persone che si sentivano «involontariamente celibi», ma col tempo il sito web è diventato più centrato sugli uomini e sulla loro frustrazione per l’incapacità di trovare una partner.
Il movimento Incel è stato influenzato dal fenomeno dei «pickup artist», ovvero uomini che cercavano di migliorare le loro abilità di seduzione attraverso tattiche manipolative. Il movimento Incel, tuttavia, si distingue dai pickup artist perché sostiene che alcuni uomini non possono mai trovare una partner a causa della loro genetica o del loro aspetto fisico.
Nel corso degli anni, il movimento Incel si è sviluppato in una comunità online attiva su diversi forum e social media, dove gli uomini possono lamentarsi della loro situazione sessuale e condividere il loro sentimento nei confronti delle donne e della società in generale. Il movimento ha sviluppato un insieme di credenze e un linguaggio comune, come ad esempio l’idea che esiste un uomo «alfa», che corrisponde all’uomo sessualmente desiderabile, e un uomo «beta», ritenuto meno attraente e quindi incapace di attrarre le femmine. Gli Incel, sostenendo che le donne sono attratte solo dagli uomini «alfa», ritengono che la loro incapacità di trovare una partner è causata dalla genetica o dalla loro posizione nella gerarchia sociale – insomma, una questione che mette in discussione l’intera società moderna e la sua struttura.
Negli ultimi anni, il movimento Incel ha attirato l’attenzione dei media a causa di alcuni atti di violenza che sono stati identificati con il movimento. Nel 2014, Elliot Rodger, un uomo di 22 anni che si definiva Incel, ha ucciso sei persone e ferito altre 14 a Isla Vista, in California, prima di suicidarsi. Rodger aveva pubblicato un manifesto online in cui esprimeva la sua rabbia nei confronti delle donne e della sua incapacità di trovare una partner.
Nel 2018, un uomo di 25 anni di nome Alek Minassian ha investito con una macchina una folla di persone a Toronto, uccidendone 10 e ferendone altre 16. Minassian aveva pubblicato un post su Facebook in cui elogiava Elliot Rodger e si identificava come Incel. In seguito all’attacco, alcuni forum Incel sono stati chiusi o resi privati.
Nel 2019, il governo canadese ha incluso il movimento Incel nella sua lista di gruppi estremisti violenti, definendolo una «sottocultura misogina che promuove la violenza contro le donne». Il governo di Ottawa affermava che il movimento Incel rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza pubblica.
Nel 2020, un altro attacco attribuito a un uomo Incel è avvenuto a Hanau, in Germania, dove un uomo di 43 anni ha ucciso nove persone in due bar frequentati principalmente da persone di origine turca. L’uomo aveva pubblicato un manifesto online in cui esprimeva la sua rabbia contro le donne e gli immigrati.
Il movimento Incel ha suscitato preoccupazioni tra i funzionari della sicurezza pubblica in tutto il mondo a causa della sua associazione con la violenza e la misoginia. Tuttavia, alcuni critici sostengono che il movimento Incel è principalmente un’esperienza online e che la maggior parte degli uomini che si definiscono Incel non sono violenti.
Alcuni esperti affermano che il movimento Incel è il risultato di una combinazione di fattori sociali ed economici, come la precarietà economica, l’isolamento sociale e la mancanza di prospettive romantiche. Tuttavia, ciò non giustifica la promozione dell’odio e della violenza.
Alcuni membri del movimento Incel sostengono che la loro condizione è il risultato di un sistema sociale che valorizza eccessivamente l’aspetto fisico, il successo economico e le abilità sociali. Tuttavia, i critici del movimento sostengono che questi uomini non sono disposti a fare il lavoro necessario per migliorare se stessi e la loro situazione, preferendo invece biasimare gli altri per le loro difficoltà.
Gli Incel hanno un loro linguaggio e dei loro riferimenti. In particolare, è centrale nel discorso Incel la questione della «red pill».
Il concetto di «redpill» è stato utilizzato all’interno del movimento Incel per indicare un processo di «risveglio» da una realtà percepite come ingiusta e oppressiva. Il termine deriva dal film Matrix, in cui il personaggio di Neo viene offerto una scelta tra una pillola rossa, che gli consentirà di vedere la vera natura del mondo intorno a lui, o una pillola blu, che gli permetterà di continuare a vivere nell’ignoranza.
Nel contesto del movimento Incel, il termine redpill si riferisce al processo di consapevolezza riguardo alla condizione degli uomini che si definiscono involontariamente celibi. Secondo i sostenitori del concetto di redpill, gli uomini che si identificano come Incel sono vittime di un sistema ingiusto che favorisce gli uomini sessualmente attraenti e penalizza quelli meno attraenti.
In pratica, gli Incel propongono una critica di tipo «distributivo» all’attuale assetto sessuale della società: una piccola parte degli uomini, grazie alla promiscuità arrivata con la cosiddetta «Rivoluzione sessuale» degli anni Sessanta, può godere di tutte le donne, lasciando a secco i non-alfa.
Il concetto è stato spiegato bene in un articolo dell’editorialista del New York Times Ross Douthat:
«per quanto offensiva o utopistica possa suonare la ridistribuzione del sesso, l’idea è del tutto rispondente alla logica della vita sessuale tardo-moderna, e il suo perseguimento sarebbe del tutto caratteristico di un modello ricorrente nelle società liberali. In primo luogo perché, come altre forme di deregulation neoliberista, la rivoluzione sessuale ha creato nuovi vincitori e vinti, nuove gerarchie in sostituzione di quelle vecchie, privilegiando il bello, il ricco e socialmente abile in modi nuovi e relegando gli altri a nuove forme di solitudine e frustrazione».
I sostenitori della redpill sostengono che gli uomini devono svegliarsi alla realtà del loro stato di celibe involontario e rifiutare le idee tradizionali sulla sessualità e sulla relazione di coppia. In particolare, il movimento Incel ha promosso la teoria della pills, ovvero le diverse “pillole” che un uomo può scegliere per migliorare la vita e la sua situazione sessuale.
Ad esempio, la «blackpill» si riferisce alla convinzione che la genetica e l’aspetto fisico siano i fattori principali che determinano il successo sessuale di un uomo, mentre la «whitepill» sostiene che l’uomo possa migliorare la sua situazione attraverso l’auto-miglioramento e l’acquisizione di abilità sociali.
Secondo alcuni, il termine redpill sarebbe poi percolato fuori dal movimento per essere utilizzato semplicemente da chiunque si senta «risvegliato» rispetto alle balle politiche, sanitarie, storiche, etc. propalate dall’establishment. (Secondo altri, il termine redpill, pur sempre proveniente da Matrix, sarebbe stato lanciato dal blogger monarchico Mencius Moldbug, al secolo Curtis Yarvin, intellettuale di riferimento del cosiddetto Dark Enlightment, l’Illuminismo oscuro).
Un altra parola che sembra aver trovato ospitalità fuori dal contesto Incel, dove è stata generata, è certamente «Gigachad».
Il termine «Chad» è stato coniato all’interno del movimento Incel per indicare un uomo che viene considerato il massimo esempio di virilità e successo sessuale. Secondo i sostenitori del movimento Incel, il Chad rappresenta il massimo ideale maschile, in contrasto con la loro stessa condizione di celibi involontari. (Il corrispettivo femminile p la «Stacy»)
Ad un certo punto, saltò fuori la foto di un personaggio che, per muscoli e mascella, sembrava il punto più alto di virilità mai veduto. Si tratta di scatti che venivano da una fotografa russa di stanza a Berlino, che ritraevano, in bianco e nero, questo personaggio indicibile.
Gli Incel non ebbero dubbi: si trattava del Gigachad.
Wow, GigaChad #1 was bought for 23 $ETH ($55775.00). Congrats to @Cryptopathic for joining #GigaChad fam.
To the moon ???? pic.twitter.com/45tXybmSqC— GigaChad NFT (@ggchd_nft) January 25, 2022
#NewNFTProfilePic NFT by @cryptorenorg pic.twitter.com/azYWAVUjOH
— GigaChad #2 (@RealGigaChad2) February 1, 2022
Inchieste approfondite provarono che in realtà il Gigachad non esiste: si trattava solo di un lavoro in Photoshop fatto su un modello qualsiasi.
Un po’ come l’idea che non esista, alla lunga, una donna per ciascun individuo: forse più un mito autoalimentato che realtà.
Immagine di MissLunaRose12 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0); immagine modificata.
Pensiero
Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.
L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.
Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.
Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.
Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.
Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.
Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.
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Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.
Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.
Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.
Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.
Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.
I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.
Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».
Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.
Patrizia Fermani
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Pensiero
Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

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Pensiero
La questione di Heidegger

Negli scorsi mesi è scoppiata sul quotidiano La Verità una bizzarra diatriba riguardo ad un pensatore finito purtroppo per essere centrale nel nostro panorama filosofico accademico, Martin Heidegger (1889-1976), già noto per la collaborazione con il nazismo e per l’adulterio consumato con la celebre ebrea Hannah Arendt, all’epoca sua studentessa, e da alcuni, per qualche ragione, considerato come un filosofo «cattolico».
Un articolista con fotina antica a nome Boni Castellane (supponiamo si chiami Bonifazio, ma lo si trova scritto così, con il diminutivo, immaginiamo) ha cominciato, con un pezzo importante, a magnificare le qualità dell’Heidegger lo scorso 17 agosto:«Omologati e schiavi della Tecnologia – Heidegger ci aveva visti in anticipo».
Giorni dopo, aveva risposto un duo di autori, tra cui Massimo Gandolfini, noto, oltre che la fotina con il sigaro, per aver guidato (per ragioni a noi sconosciute) eventi cattolici di odore vescovile, che come da programma non sono andati da nessuna parte, se non verso la narcosi della dissidenza rimasta e il compromesso cattolico. Sono seguite altri botta e risposta sul ruolo del «sacro» secondo l’Heideggerro e la sua incompatibilità con il cristianesimo.
Il Gandolfini e il suo sodale scrivono, non senza ragione, che «il dio a cui si riferisce Heidegger non è il nostro». Una verità non nota agli intellettuali cattolici che, in costante complesso di inferiorità nei confronti del mondo, hanno iniziato ad importare il pensatore tedesco dalle Università italiane – dove ha tracimato, dopo un progetto di inoculo sintetico non differente da quello avutosi con Nietzsche – per finire addirittura nei seminari.
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Il progetto, spiegava anni fa Gianni Collu al direttore di Renovatio 21, era del tutto identico a quello visto con Nietzsche, recuperato dall’ambito della cultura nazista, purgato nell’edizione Adelphi di Giorgio Colli e Mazzino Montinari – la cura dell’opera omnia nicciana arriva prima in italiano che in tedesco! – e servito alla massa del ceto medio riflessivo italiota, e mondiale, per distoglierlo dal marxismo e introdurre elementi di irrazionalismo e individualismo nichilista nella vita del popolo – di lì all’esoterismo di massa, il passo diventa brevissimo.
Con Heidegger si è tentato un lavoro simile, ma Collu aveva profetizzato allo scrivente che stavolta non avrebbe avuto successo, perché era troppo il peso del suo legame con l’hitlerismo, e troppa pure la cifra improponibile del suo pensiero. Di lì a poco, vi fu lo scandalo dei cosiddetti «Quaderni neri», scritti ritenuti inaccettabili che improvvisamente sarebbero riemersi – in verità, molti sapevano, ma il programma di heidegerizzare la cultura (compresa quella cattolica) imponeva di chiudere un occhio, si vede. Fu ad ogni modo divertente vedere lo stupore di autori e autrici che avevano dedicato una buona porzione della carriera allo Heidegger – specie se di origini ebraiche.
L’incompatibilità di Heidegger – portatore di una filosofia oscura e disperata – con il cattolicesimo è, comunque, totale. Di Heidegger non vanno solo segnalati i pericoli, va combattuto interamente il suo pensiero, che altro non è se non un ulteriore sforzo per eliminare la metafisica, e quindi ogni prospettiva non materiale – cioè spirituale – per l’uomo.
Molto vi sarebbe da dire sul personaggio, anche a partire dal suo dramma biografico. Lasciamo qui la parola al professor Matteo D’Amico, che ha trattato il tema dell’influenza di Heidegger nel mondo cattolico, e la difformità di questo personaggio e del suo pensiero, in un intervento al Convegno di studi di Rimini della Fraternità San Pio X nel 2017.
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Immagine di Landesarchiv Baden-Württemberg, Staatsarchiv Freiburg W 134 Nr. 060680b / Fotograf: Willy Pragher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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