Terrorismo
Netanyahu colpirà l’Iran?
Il massacro di ebrei a Sydney, in Australia, durante una celebrazione di Hanukkah potrebbe innescare una nuova escalation bellica nel Medio Oriente? Se lo chiede EIRN.
L’agenzia di notizie ricorda come politici israeliani, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente IsaccoHerzog, hanno reagito con veemenza, affermando che «il sangue delle vittime è sulle mani del governo» per non aver contrastato con maggiore decisione l’antisemitismo. Netanyahu ha richiamato in particolare una lettera inviata ad agosto al primo ministro australiano Anthony Albanese, in cui criticava la scelta del governo di appoggiare la creazione di uno Stato palestinese in sede ONU. Tale posizione, secondo Netanyahu, ha incoraggiato «l’odio per gli ebrei che ora infesta le vostre strade».
Lo Herzog ha aggiunto che il sostegno a uno Stato palestinese ha provocato «un’enorme ondata di antisemitismo» che sta «affliggendo la società australiana». Anche il ministro della Sicurezza Nazionale, l’ultrasionista kahaniano Itamar Ben-Gvir, si è unito alle critiche.
Queste accuse sono arrivate prima che le autorità completassero la raccolta di prove sui responsabili, uno dei quali è stato abbattuto dalla polizia e l’altro versa in condizioni critiche.
A Teheran si teme che Netanyahu possa sfruttare l’episodio come pretesto per un nuovo attacco contro l’Iran. Fonti nei media e nella sicurezza iraniana hanno confermato che il Paese è in massima allerta, dato che Netanyahu ha più volte minacciato di far pagare all’Iran un prezzo elevato per qualsiasi aggressione contro Israele. Ad esempio, il 19 ottobre ha dichiarato a Channel 14 israeliana che la minaccia iraniana è «ben lungi dall’essere finita… la nostra attenzione rimane sull’Iran».
Il governo iraniano ha emesso una condanna formale della strage, respinta dal ministero degli Esteri israeliano, che ha accusato l’Iran di «cercare costantemente di uccidere israeliani ed ebrei in tutto il mondo».
Alcune fonti israeliane hanno riferito che Netanyahu sarebbe frustrato per essere stato ostacolato dal presidente statunitense Donald Trump nel lanciare un nuovo attacco contro l’Iran. L’idea è che, con Trump impegnato nei negoziati con la Russia per chiudere il conflitto in Ucraina, l’attacco in Australia potrebbe servire a Netanyahu come motivazione per colpire l’Iran.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Terrorismo
Teste di maiale lasciate nel cimitero musulmano di Sydney
Pigs heads discovered on the graves of Muslims after the recent Bondi Beach terror attack.
This is the beginning of some very dark times for Australia. #Australia #Bondi #BondiBeach #Sydney #Hannukah #BondiBeachShooting #BreakingNews pic.twitter.com/hh1C57VQ6r — 𝔗𝔥𝔢 𝔇𝔞𝔦𝔩𝔶 𝔇𝔦𝔰𝔰𝔦𝔡𝔢𝔫𝔱 (@DailyD1ss1dent) December 15, 2025
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Terrorismo
Due militari e un civile statunitensi uccisi da un «uomo armato dell’ISIS» in Siria. Trump promette la ritorsione
Il Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha annunciato sabato che personale militare e civile americano è rimasto vittima di un’imboscata tesagli da un «lupo solitario dell’ISIS» in Siria, con un bilancio di tre morti e tre feriti.
Secondo le forze armate USA, l’attentatore è stato «neutralizzato e ucciso» nel corso dell’azione. Il CENTCOM non ha precisato il luogo esatto dell’incidente né ha reso note le identità delle vittime, in linea con le procedure del Pentagono.
Il presidente Donald Trump ha promesso una «ritorsione molto seria» per l’attacco, attribuendone la responsabilità al gruppo terroristico Stato Islamico (IS, ex ISIS)
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«Si è trattato di un attacco dell’ISIS contro gli Stati Uniti e la Siria, avvenuto in una zona molto pericolosa del Paese non completamente sotto controllo», ha scritto Trump su Truth Social. «Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa è estremamente indignato e sconvolto per questo episodio».
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Stando ai media locali, l’agguato è avvenuto nelle vicinanze di Palmira, nella Siria centrale, dove una pattuglia mista composta da forze governative siriane e truppe statunitensi è stata presa di mira. Nell’attacco sono rimasti feriti almeno due militari siriani.
Dopo l’episodio, il traffico sull’autostrada Damasco-Deir ez-Zor è stato temporaneamente interrotto e l’area attorno a Palmira è stata isolata. Diversi velivoli militari americani sono stati avvistati sorvolare la zona a bassa quota, come documentato da video circolati online.
Il Ministero dell’Interno siriano ha dichiarato di aver allertato in anticipo la coalizione a guida statunitense su un «possibile» attacco dell’ISIS. Il portavoce Anwar al-Baba, in un intervento televisivo, ha tuttavia lamentato che precedenti segnalazioni su una «possibile infiltrazione dell’ISIS» erano state ignorate dalle «forze alleate».
Le Forze Democratiche Siriane (SDF), a guida curda e che controllano il Nord-Wst della Siria, hanno rivolto agli Stati Uniti le «più sentite condoglianze» per l’accaduto. Le SDF, storiche alleate di Washington nella regione, hanno rinnovato l’impegno a «contrastare il terrorismo» e promesso una risposta «decisa e immediata» nei confronti dei responsabili e di chi li sostiene.
Nella nota, le SDF non hanno fatto cenno al governo di Damasco, con il quale i rapporti restano tesi. Da mesi Damasco tenta di riportare sotto il proprio controllo diretto i territori SDF, senza però ottenere risultati concreti.
Gli Stati Uniti mantengono da anni una presenza militare in Siria, sostenendo le SDF nel nord-est e gruppi ribelli minori nel sud del Paese. Dopo il repentino collasso del regime di Bashar al-Assad alla fine dell’anno scorso e l’ascesa al potere degli islamisti guidati da al-Sharaa, il Pentagono ha ampliato la cooperazione militare anche con le nuove autorità.
Negli ultimi mesi, forze di sicurezza statunitensi e siriane hanno effettuato numerose operazioni congiunte, presumibilmente dirette contro le cellule dell’ISIS. Gli USA avevano schierato fino a 2.000 militari in Siria, ma l’amministrazione Trump ha annunciato all’inizio del 2025 l’intenzione di ridurre la presenza e il numero di basi gestite dal Pentagono nel Paese.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Terrorismo
Il sospettato di terrorismo saudita che ha ucciso 6 persone e ne ha ferite centinaia al mercatino di Natale tedesco si scaglia contro le vittime durante il processo
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