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Economia

Trump: «catastrofe» qualora i dazi vengano aboliti

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito che il Paese affronterebbe una «catastrofe per la sicurezza nazionale» se i dazi da lui imposti quest’anno contro la maggior parte dei partner commerciali fossero dichiarati illegali.

 

Trump ha avviato la sua politica tariffaria ad aprile, accusando i partner USA di generare squilibri commerciali sleali. Il presidente descritto i dazi come una misura «reciproca» per ottenere condizioni commerciali più eque, invocando l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977 come fondamento legale. Tale legge permette al presidente di regolamentare o bloccare il commercio internazionale e le transazioni finanziarie durante un’emergenza nazionale dichiarata per minacce straniere. Tuttavia, la decisione ha provocato critiche da parte dei legislatori, che temono danni all’economia nazionale.

 

A fine estate, la Corte d’Appello degli Stati Uniti ha stabilito che Trump aveva oltrepassato i suoi poteri imponendo dazi ai sensi dell’IEEPA, precisando che solo il Congresso può autorizzare misure così drastiche. La Corte non ha annullato i dazi, in attesa di una pronuncia della Corte Suprema.

 

In un post pubblicato lunedì su Truth Social, Trump ha lanciato un allarme sulle conseguenze devastanti in caso di sentenza sfavorevole da parte della Corte Suprema.

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«L’importo effettivo che dovremmo rimborsare in entrate tariffarie e investimenti supererebbe i 2.000 miliardi di dollari, e questo, di per sé, rappresenterebbe una catastrofe per la sicurezza nazionale», ha scritto. Trump non ha chiarito come sia giunto alla cifra di 2.000 miliardi di dollari. Il rappresentante commerciale USA Jamieson Greer aveva in precedenza dichiarato a Fox News che i dazi di Trump hanno generato finora circa 100 miliardi di dollari.

 

Durante le udienze della scorsa settimana, i giudici della Corte Suprema hanno contestato l’autorità di Trump di imporre dazi ai sensi dell’IEEPA, che conferisce al presidente ampi poteri per congelare beni, imporre sanzioni e limitare il commercio, ma non menziona esplicitamente i dazi.

 

Alcuni giudici, però, hanno rilevato che la legge autorizza il presidente a regolamentare le importazioni «mediante licenze o altro» e che il termine «licenze», che spesso implica una tassa per l’importazione di beni, è economicamente assimilabile ai dazi.

 

La giudice Amy Coney Barrett ha avvertito che l’annullamento dei dazi «potrebbe essere un disastro» per i tribunali incaricati di rimborsare gli importatori.

 

Non è ancora noto quando la Corte Suprema emetterà la sua decisione, ma gli analisti legali la prevedono entro luglio 2026, scadenza del mandato della corte.

 

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Economia

Dazi, Trump «distributista»: dividendo di 2.000 dollari alla maggior parte degli americani

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Il presidente Donald Trump ha annunciato domenica che la maggior parte degli americani riceverà un dividendo di «almeno» 2.000 dollari, finanziato con le entrate delle tariffe doganali statunitensi.   «Un dividendo di almeno 2.000 dollari a persona (escluse le persone ad alto reddito!) sarà pagato a tutti», ha scritto Trump su Truth Social, sottolineando che i dazi hanno generato «migliaia di miliardi di dollari» e che i conti 401(k) hanno raggiunto i «livelli più alti di sempre». Ha inoltre sostenuto che le tariffe non hanno provocato «alcuna inflazione». Il 401(k) è un piano di risparmio pensionistico offerto da molti datori di lavoro negli Stati Uniti.   «Chi si oppone ai dazi è stupido!», ha proseguito. A settembre il Dipartimento del Tesoro ha comunicato di aver incassato oltre 195 miliardi di dollari dai dazi nel 2025, mentre il segretario al Tesoro Scott Bessent prevede che gli Stati Uniti raccoglieranno annualmente 500 miliardi di dollari o più in entrate tariffarie.   Domenica mattina, Bessent ha dichiarato nel programma This Week dell’emittente ABC che l’obiettivo dell’amministrazione con i dazi è «riequilibrare gli scambi commerciali», non soltanto generare introiti.

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Trump aveva anticipato l’idea di una «distribuzione alla popolazione» da 1.000 a 2.000 dollari durante un’intervista di ottobre con One America News Network, affermando che ciò avrebbe fruttato oltre un miliardo di dollari all’anno.   Per la maggior parte degli americani sarebbe difficile recuperare i 2.000 dollari se la Corte Suprema annullasse i dazi. I mercati delle criptovalute hanno reagito immediatamente (in positivo) alla prospettiva.   Varrebbe la pena di considerare che l’amministrazione Trump sta materialmente muovendosi verso una filosofia economica distribuista. Urge una riflessione da parte degli esperti, che latitano.   Il distributismo è un sistema economico proposto da autori come G.K. Chesterton e Hilaire Belloc, ispirato alla dottrina sociale cattolica (enciclica Rerum Novarum). Contrappone sia capitalismo che socialismo: promuove la proprietà diffusa di mezzi produttivi (terra, botteghe, piccole imprese) per evitare concentrazione di ricchezza. Ideale: «tre acri e una mucca». Favorisce cooperative, corporazioni, sussidiarietà. Critica monopoli e statalismo. Influenzò partiti come la britannica Distributist League.   L’idea di ridistribuire i proventi delle politiche economiche dello Stato ai suoi cittadini – ossia i veri stakeholder dello stesso – è rivoluzionaria, e da leggersi in un senso contrario al capitalismo di Stato (che accomuna ambedue i sistemi, liberale e socialista) e muove verso un orizzonte definibile appunto come distributista.

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Economia

Aumento del traffico merci sul Canale di Suez

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Il traffico attraverso il Canale di Suez, in Egitto, è cresciuto di oltre il 10% negli ultimi mesi grazie al miglioramento della stabilità regionale, hanno reso noto martedì le autorità locali.

 

L’ammiraglio Ossama Rabiee, presidente dell’Autorità del Canale di Suez (SCA), ha comunicato che tra luglio e ottobre hanno transitato 4.405 navi, con un carico complessivo di 185 milioni di tonnellate di merci, rispetto alle 4.332 navi e 167,6 milioni di tonnellate dello stesso periodo dell’anno precedente.

 

Ha sottolineato che solo a ottobre 229 imbarcazioni hanno ripreso il passaggio, registrando il dato mensile più elevato dall’inizio della crisi del Mar Rosso, scoppiata con l’avvio della guerra a Gaza.

 

«Il vertice di pace di Sharm El-Sheikh ha avuto un impatto positivo nel calmare la situazione nella regione e nel far tornare molte navi a utilizzare il Canale di Suez», ha postato su Facebook la presidenza del governo egiziano.

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Rabiee ha attribuito il rilancio alla maggiore fiducia delle compagnie di navigazione dopo il Summit di pace di metà ottobre a Sharm el-Sheikh, dove è stato siglato l’accordo di cessate il fuoco per Gaza, mediato dagli Stati Uniti. Al vertice hanno preso parte leader quali il presidente statunitense Donald Trump, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani.

 

L’ammiraglio ha inoltre lodato la compagnia francese CMA CGM per aver ripreso le operazioni nel canale con due grandi portacontainer, ciascuna con oltre 170.000 tonnellate di carico, e ha invitato altri operatori globali a effettuare traversate di prova.

 

Il rinnovato ottimismo fa seguito alla dichiarazione del presidente al-Sisi, secondo cui il Canale di Suez ha subito perdite di circa 9 miliardi di dollari negli ultimi due anni a causa dell’instabilità nel Mar Rosso. Le perdite mensili, ha precisato, avevano raggiunto l’apice di circa 800 milioni di dollari all’inizio dell’anno.

 

Il Canale di Suez, che gestisce circa il 12% del commercio mondiale e collega il Mediterraneo al Mar Rosso, era stato gravemente penalizzato dal dirottamento del traffico e dai rischi per la sicurezza dopo lo scoppio della crisi a fine 2023, quando i ribelli Houthi dello Yemen iniziarono ad attaccare le navi commerciali nello stretto di Bab el-Mandeb e nel Mar Rosso in reazione alla guerra tra Israele e Hamas.

 

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Economia

Trump continua la corsa alle terre rare con gli accordi in Asia centrale

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Il presidente statunitense Donald Trump ha rivelato una serie di intese commerciali e di investimento incentrate sui minerali di terre rare con i leader degli Stati dell’Asia centrale. L’iniziativa si inserisce nell’obiettivo di Washington di ampliare il proprio coinvolgimento nella regione ricca di risorse naturali, in un contesto di tensioni commerciali con Pechino.   Le intese sono state siglate giovedì al termine del vertice alla Casa Bianca tra Trump e i presidenti di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.   L’incontro ha posto l’accento su minerali critici, collaborazione energetica e diversificazione degli scambi, con Trump che ha evidenziato come l’Asia centrale sia «una regione immensamente ricca» di depositi di uranio, rame, oro e terre rare. Ha precisato che la sua amministrazione sta forgiando nuove alleanze per variare le filiere di approvvigionamento e garantire agli USA un maggiore accesso a questi materiali strategici.   L’evento ha generato vari patti su commercio e risorse, tra cui 17,2 miliardi di dollari in nuovi contratti tra il Kazakistan e imprese americane, oltre a un’intesa da 1,1 miliardi di dollari con Astana per lo sfruttamento di uno dei maggiori giacimenti di tungsteno inesplorati al mondo. Inoltre, Tagikistan, Kazakistan e Uzbekistan hanno concordato l’acquisto di 37 aerei Boeing. Trump ha annunciato pure che l’Uzbekistan conta di investire oltre 100 miliardi di dollari nel prossimo decennio in comparti USA come l’aerospaziale, i ricambi auto e i minerali critici.

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La banca d’affari Goldman Sachs ha avvertito che l’Occidente potrebbe impiegare fino a un decennio per contrastare il dominio cinese nel settore delle terre rare. Questi minerali, indispensabili per la maggior parte delle tecnologie contemporanee, restano al centro di una controversia commerciale tra Washington, l’UE e Pechino.   Il vertice è avvenuto una settimana dopo l’incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud, mirato a dirimere la «guerra commerciale» tra Washington e Pechino. In esito a quel colloquio, la Cina ha sospeso per un anno i nuovi vincoli sulle esportazioni di terre rare, mentre gli USA hanno posticipato l’introduzione di dazi del 100% sui beni cinesi.   Ciononostante, Washington ha intensificato gli sforzi per reperire fonti alternative di materiali strategici, dato che Pechino domina circa il 90% della raffinazione globale delle terre rare. Oltre ai vicini asiatici della Cina, gli Stati Uniti hanno di recente stipulato accordi per forniture di terre rare anche con Giappone e Ucraina.   Come riportato da Renovatio 21, in questi giorni Trump ha raggiunto accordi sulle terre rare con l’Australia.   Il ministero del Commercio cinese ha annunciato il 9 ottobre che imporrà controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali.   Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 i dati mostravano che i profitti sulla vendita delle terre rare cinesi erano calati. È noto che Pechino sostiene l’estrazione anche illegale delle sostanze anche in Birmania.   Secondo alcune testate, tre anni fa vi erano sospetti sul fatto che il Partito Comunista Cinese stesse utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza nel settore.   Le terre rare, considerabili come sempre più necessarie nella corsa all’Intelligenza Artificiale, sono la centro anche del turbolento accordo tra l’amministrazione Trump e il regime di Kiev.  

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