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Cinque vescovi contro i vaccini prodotti con feti abortiti

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Dopo alcune imbarazzanti e semplicistiche prese di posizione da parte del mondo cattolico sul tema dell’utilizzo di vaccini prodotti con linee cellulari di feto abortito, con particolare riferimento all’attualità del vaccino anti-COVID un cardinale e quattro vescovi fra cui Mons. Athanasius Schneider tuonano contro l’utilizzo di questi farmaci, dichiarando fermamente che un cattolico non può in alcun modo partecipare, nemmeno in maniera indiretta e remota, al grande crimine contro Dio e contro l’umanità: il Male assoluto dell’aborto.

 

Renovatio 21 offre ai lettori la traduzione di questo importantissimo documento, che consigliamo di leggere fino alla fine. Un vero argine contro la deriva superficiale e a tratti liberale assunta da tanti ambienti in teoria intransigenti, che sono puristi nella liturgia ma incredibilmente permissivi verso ciò che in questo documento è giustamente definito come «cannibalismo bio-medico».

 

Il documento è precedentemente apparso sulla rivista americana Crisis.

La ricerca biomedica che sfrutta i nascituri innocenti e usa i loro corpi come «materia prima» ai fini dei vaccini sembra più simile al cannibalismo che alla medicina.

 

 

 

 Nelle ultime settimane, agenzie di stampa e varie fonti di informazione hanno riferito che, in risposta all’emergenza COVID-19, alcuni Paesi hanno prodotto vaccini utilizzando linee cellulari di feti umani abortiti. 

 

In altri paesi, tali vaccini sono in fase di pianificazione. Un coro crescente di ecclesiastici (conferenze episcopali, singoli vescovi e sacerdoti) ha affermato che, nel caso in cui non fosse disponibile alcun vaccino alternativo che utilizzi componenti eticamente leciti, sarebbe moralmente consentito per i cattolici ricevere vaccini prodotti con linee cellulari di bambini abortiti. 

Nel caso dei vaccini ottenuti da linee cellulari di feti umani abortiti, vediamo una chiara contraddizione tra la dottrina cattolica di rifiutare categoricamente, e senza ombra di dubbio, l’aborto in tutti i casi come un grave male morale che grida vendetta al cielo e la pratica di considerare i vaccini derivati da linee cellulari fetali abortite moralmente accettabili

 

I sostenitori di questa posizione invocano due documenti della Santa Sede: il primo, della Pontificia Accademia per la Vita, si intitola «Riflessioni morali sui vaccini preparati da cellule derivate da feti umani abortiti» ed è stato pubblicato il 9 giugno del 2005; la seconda, un’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede, si intitola «Dignitas Personae, su alcune questioni bioetiche», ed è stata pubblicata l’8 settembre del 2008. Entrambi questi documenti consentono l’uso di tali vaccini in casi eccezionali e per un tempo limitato, sulla base di quella che nella teologia morale viene chiamata cooperazione al male materiale, remota e passiva.

 

I suddetti documenti affermano che i cattolici che utilizzano tali vaccini hanno «il dovere di rendere noto il loro disaccordo e di chiedere che il loro sistema sanitario renda disponibili altri tipi di vaccini».

 

Nel caso dei vaccini ottenuti da linee cellulari di feti umani abortiti, vediamo una chiara contraddizione tra la dottrina cattolica di rifiutare categoricamente, e senza ombra di dubbio, l’aborto in tutti i casi come un grave male morale che grida vendetta al cielo (vedi Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2268, n. 2270), e la pratica di considerare i vaccini derivati da linee cellulari fetali abortite moralmente accettabili in casi eccezionali di «urgente bisogno» – per motivi di remota, passiva, cooperazione al male materiale. Sostenere che tali vaccini possono essere moralmente leciti se non ci sono alternative è di per sé contraddittorio e non può essere accettabile per i cattolici.

 

Sostenere che tali vaccini possono essere moralmente leciti se non ci sono alternative è di per sé contraddittorio e non può essere accettabile per i cattolici

Si devono ricordare le seguenti parole di Papa Giovanni Paolo II sulla dignità della vita umana non nata: 

 

«L’inviolabilità della persona, riflesso dell’assoluta inviolabilità di Dio, trova la sua prima e fondamentale espressione nell’inviolabilità della vita umana. Soprattutto, la protesta comune, che giustamente si fa a favore dei diritti umani – ad esempio, il diritto alla salute, alla casa, al lavoro, alla famiglia, alla cultura – è falsa e illusoria se il diritto alla vita, il più basilare diritto fondamentale e condizione per tutti gli altri diritti personali, non è difeso con la massima determinazione» (Christifideles Laici, 38). 

 

L’uso di vaccini prodotti da cellule di bambini non nati e assassinati contraddice una «massima determinazione» a difendere la vita non ancora nata.

 

Giovanni Paolo II: « la protesta comune, che giustamente si fa a favore dei diritti umani – ad esempio, il diritto alla salute, alla casa, al lavoro, alla famiglia, alla cultura – è falsa e illusoria se il diritto alla vita, il più basilare diritto fondamentale e condizione per tutti gli altri diritti personali, non è difeso con la massima determinazione»»

Il principio teologico della cooperazione materiale è certamente valido e può essere applicato a tutta una serie di casi (ad esempio nel pagamento delle tasse, nell’uso di prodotti ricavati dal lavoro in schiavitù, e così via). Tuttavia, questo principio difficilmente può essere applicato al caso dei vaccini ottenuti da linee cellulari fetali, perché coloro che consapevolmente e volontariamente ricevono tali vaccini entrano in una sorta di concatenazione, seppur molto remota, con il processo dell’industria dell’aborto. 

 

Il crimine di aborto è così mostruoso che qualsiasi tipo di concatenazione con questo crimine, anche se molto remoto, è immorale e non può essere accettato in nessuna circostanza da un cattolico una volta che ne sia pienamente consapevole.

 

Chi usa questi vaccini deve rendersi conto che il suo corpo sta beneficiando dei «frutti» (sebbene passi attraverso una serie di processi chimici) di uno dei più grandi crimini dell’umanità. Qualsiasi legame con il processo di aborto, anche il più remoto e implicito, getterà un’ombra sul dovere della Chiesa di rendere ferma testimonianza della verità che l’aborto deve essere completamente rifiutato. I fini non possono mai giustificare i mezzi. 

 

L’uso di vaccini prodotti da cellule di bambini non nati e assassinati contraddice una «massima determinazione» a difendere la vita non ancora nata

Stiamo vivendo uno dei peggiori genocidi conosciuti dall’uomo. Milioni e milioni di bambini in tutto il mondo sono stati massacrati nel grembo della madre e giorno dopo giorno questo genocidio nascosto continua attraverso l’industria dell’aborto, la ricerca biomedica e la tecnologia fetale, e la spinta dei governi e degli organismi internazionali a promuovere tali vaccini come uno degli obiettivi primari. 

 

Adesso non è il momento per i cattolici di cedere; farlo sarebbe gravemente irresponsabile. 

 

L’accettazione di questi vaccini da parte dei cattolici, sulla base del fatto che implicano solo una «cooperazione remota, passiva e materiale» con il male, giocherebbe nelle mani dei nemici della Chiesa e la indebolirebbe come ultima roccaforte contro il male assoluto dell’aborto.

Coloro che consapevolmente e volontariamente ricevono tali vaccini entrano in una sorta di concatenazione, seppur molto remota, con il processo dell’industria dell’aborto

Cos’altro può essere un vaccino derivato da linee cellulari fetali se non una violazione dell’Ordine di Creazione dato da Dio?

 

Poiché si basa su una grave violazione di questo Ordine attraverso l’omicidio di un bambino non ancora nato. Se a questo bambino non fosse stato negato il diritto alla vita, se le sue cellule (che sono state ulteriormente coltivate più volte in laboratorio) non fossero state rese disponibili per la produzione di un vaccino, non potrebbero essere commercializzate.

 

Il crimine di aborto è così mostruoso che qualsiasi tipo di concatenazione con questo crimine, anche se molto remoto, è immorale e non può essere accettato in nessuna circostanza da un cattolico una volta che ne sia pienamente consapevole

Abbiamo quindi qui una doppia violazione del sacro Ordine di Dio: da un lato, attraverso l’aborto stesso, e dall’altro, attraverso l’atroce attività del traffico e della commercializzazione dei resti di bambini abortiti. Tuttavia, questo doppio disprezzo per l’Ordine divino della Creazione non può mai essere giustificato, nemmeno per il motivo di preservare la salute di una persona o di una società attraverso tali vaccini.

 

La nostra società ha creato una religione sostitutiva: la salute è diventata il bene supremo, un dio sostituto a cui si devono offrire sacrifici – in questo caso, attraverso un vaccino basato sulla morte di un’altra vita umana.

 

Nell’esaminare le questioni etiche che circondano i vaccini, dobbiamo chiederci: come e perché tutto questo è diventato possibile? Non c’era davvero alternativa? Perché la tecnologia basata sull’omicidio è emersa in medicina, il cui scopo è invece portare vita e salute?

 

Chi usa questi vaccini deve rendersi conto che il suo corpo sta beneficiando dei «frutti»  di uno dei più grandi crimini dell’umanità

La ricerca biomedica che sfrutta i nascituri innocenti e usa i loro corpi come «materia prima» ai fini dei vaccini sembra più simile al cannibalismo che alla medicina.

 

Dobbiamo anche considerare che, per alcuni nell’industria biomedica, le linee cellulari dei bambini non ancora nati sono un «prodotto», l’abortista e il produttore del vaccino sono il «fornitore» e i destinatari del vaccino sono i «consumatori».

 

Stiamo vivendo uno dei peggiori genocidi conosciuti dall’uomo. Milioni e milioni di bambini in tutto il mondo sono stati massacrati nel grembo della madre e giorno dopo giorno questo genocidio nascosto continua attraverso l’industria dell’aborto, la ricerca biomedica e la tecnologia fetale, e la spinta dei governi e degli organismi internazionali a promuovere tali vaccini come uno degli obiettivi primari. 

La tecnologia basata sull’omicidio è radicata nella disperazione e finisce nella disperazione. Dobbiamo resistere al mito secondo il quale «non ci sono alternative». Al contrario, dobbiamo procedere con la speranza e la convinzione che le alternative esistono e che l’ingegno umano, con l’aiuto di Dio, le possa scoprire. Questo è l’unico modo per passare dall’oscurità alla luce e dalla morte alla vita.

 

Il Signore ha detto che alla fine dei tempi anche gli eletti saranno sedotti (cfr Mc 13:22). Oggi, l’intera Chiesa e tutti i fedeli cattolici devono cercare urgentemente di essere rafforzati nella dottrina e nella pratica della fede.

 

Nell’affrontare il male dell’aborto, i cattolici devono più che mai «astenersi da ogni apparenza di male» (1 Tessalonicesi 5:22).

 

La salute fisica non è un valore assoluto. L’obbedienza alla legge di Dio e la salvezza eterna delle anime devono avere il primato.

 

I vaccini derivati dalle cellule di bambini non nati crudelmente assassinati hanno un carattere chiaramente apocalittico e possono presagire il marchio della bestia (vedere Apocalisse 13:16).

La tecnologia basata sull’omicidio è radicata nella disperazione e finisce nella disperazione

 

Alcuni ecclesiastici dei nostri giorni rassicurano i fedeli affermando che ricevere un vaccino COVID-19 derivato dalle linee cellulari di un bambino abortito è moralmente lecito se non è disponibile un’alternativa. Giustificano la loro affermazione sulla base della «cooperazione materiale e remota» con il Male. 

 

Tali affermazioni sono estremamente anti-pastorali e controproducenti, soprattutto se si considera il carattere sempre più apocalittico dell’industria dell’aborto e la natura disumana di alcune ricerche biomediche e tecnologie embrionali.

 

I vaccini derivati dalle cellule di bambini non nati crudelmente assassinati hanno un carattere chiaramente apocalittico e possono presagire il marchio della bestia (vedere Apocalisse 13:16)

Ora più che mai, i cattolici non possono categoricamente incoraggiare e promuovere il peccato dell’aborto, nemmeno il minimo, accettando questi vaccini. Pertanto, come Successori degli Apostoli e Pastori responsabili della salvezza eterna delle anime, riteniamo impossibile tacere e mantenere un atteggiamento ambiguo riguardo al nostro dovere di resistere con «massima determinazione» (Papa Giovanni Paolo II) contro «l’indicibile crimine dell’aborto» (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, 51). 

 

Questa dichiarazione è stata scritta su consiglio e consiglio di medici e scienziati di vari paesi. Un contributo sostanziale è arrivato anche dai laici: da nonne, nonni, padri e madri di famiglia, e dai giovani. Tutti i  soggetti consultati – indipendentemente dall’età, dalla nazionalità e dalla professione – hanno respinto all’unanimità e quasi istintivamente l’idea di un vaccino derivato dalle linee cellulari dei bambini abortiti. Inoltre, hanno ritenuto debole e inadeguata la giustificazione offerta per l’utilizzo di tali vaccini (ovvero «cooperazione materiale a distanza di tanto tempo»).

Abbiamo più che mai bisogno dello spirito dei confessori e dei martiri che evitino il minimo sospetto di collaborazione con il male della loro epoca

 

Ciò è confortante e, allo stesso tempo, molto rivelatore: la loro unanime risposta è un’ulteriore dimostrazione della forza della ragione e del sensus fidei.

 

Abbiamo più che mai bisogno dello spirito dei confessori e dei martiri che evitino il minimo sospetto di collaborazione con il male della loro epoca

 

«Siate semplici come figli di Dio senza rimprovero in mezzo a una generazione depravata e perversa, nella quale dovete risplendere come luce nel mondo» (Fil. 2, 15)

La Parola di Dio dice: «Siate semplici come figli di Dio senza rimprovero in mezzo a una generazione depravata e perversa, nella quale dovete risplendere come luce nel mondo» (Fil. 2, 15). 

 

 

12 dicembre 2020, Memoria della Beata Vergine Maria di Guadalupe

 

 

Cardinale Janis Pujats, arcivescovo metropolita emerito di Riga

+ Tomash Peta, arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Santa Maria ad Astana

+ Jan Pawel Lenga, arcivescovo / vescovo emerito di Karaganda

+ Joseph E. Strickland, Vescovo di Tyler (USA)

+ Athanasius Schneider, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Santa Maria ad Astana

 

 

 

 

 

 

 

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Il vescovo Schneider: i cattolici devono adorare Cristo, non l’ideologia LGBT o l’agenda climatica

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Intervenendo alla Catholic Identity Conference (CIC) a Pittsburgh il 4 ottobre, il vescovo Athanasius Schneider ha esortato i fedeli durante un discorso tenuto sabato a non inchinarsi agli idoli moderni che si sono insinuati nella Chiesa cattolica, come l’ideologia LGBT o l’agenda sui cambiamenti climatici. Lo riporta LifeSite.

 

Il vescovo ausiliare di Astana, in Kazakistan, ha sottolineato che in un periodo in cui il Primo Comandamento è spesso rifiutato persino dalla gerarchia ecclesiastica, i cattolici devono aggrapparsi a Nostro Signore Gesù Cristo e non offrire incenso a idoli moderni come il politicamente corretto, la «Madre Terra», gli iceberg e l’ideologia LGBT.

 

La dichiarazione di Schneider arriva poco più di un mese dopo il sacrilego pellegrinaggio LGBT in Vaticano all’inizio di settembre, che ha visto migliaia di cosiddetti «cattolici LGBT», molti dei quali con i loro «partner» dello stesso sesso, entrare in processione nella Basilica di San Pietro, e circa una settimana dopo la benedizione di un blocco di ghiaccio da parte di Papa Leone XIII durante un evento vaticano sui «cambiamenti climatici».

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«Il Primo Comandamento non ammette nemmeno la minima ambiguità e vaghezza. Un cattolico può riconoscere solo il culto della Santissima Trinità e di Cristo Re, il Dio Incarnato. Pertanto, un cattolico non può partecipare, nemmeno indirettamente, a nessun altro culto religioso», ha affermato il vescovo tedesco-centrasiatico.

 

«Un cattolico non può bruciare nemmeno il più piccolo granello d’incenso davanti alle immagini dei nuovi idoli, ad esempio, davanti all’idolo di una religione standard, davanti all’idolo… dell’opinione pubblica, del politicamente corretto, davanti all’idolo della cosiddetta “Madre Terra”, dell’idolo del cambiamento climatico, degli iceberg».

 

Finora il Vaticano di Papa Leone ha abbracciato pienamente l’attenzione del suo predecessore, Papa Francesco, sul cambiamento climatico e sulla «cura del creato», avendo proclamato una messa votiva ispirata all’enciclica Laudato Si’ e aperto un centro di formazione ecologica presso la villa papale di Castel Gandolfo.

 

Schneider ha continuato, osservando che molti ora si identificano come «cattolici LGBT» e ha sottolineato che i fedeli non devono mai piegarsi a questa ideologia.

 

I cattolici non possono inchinarsi «davanti all’idolo della cosiddetta ideologia o “comunità” LGBT, che assorbe persino il nome di “cattolici LGBT”, presentando i seguaci di tale ideologia come “comunità LGBT cattolica”», ha affermato il prelato. «Mentre le organizzazioni “LGBTQ”, in teoria e di fatto, sono impenitenti e orgogliose, negano il Sesto Comandamento di Dio, giustificano gli atti sessuali al di fuori di un matrimonio valido, giustificano concretamente il peccato di sodomia e fornicazione e promuovono uno stile di vita che contraddice l’ordine divinamente creato e la bellezza della natura e della ragione».

 

Schneider ha dichiarato a LifeSite che il pellegrinaggio LGBT è un evento «tragico» e «blasfemo» per il quale i fedeli devono riparare.

 

Il pellegrinaggio «non è stato solo tragico, è stato un evento blasfemo in uno dei luoghi più sacri della cristianità, la Basilica di San Pietro, tomba dell’Apostolo Pietro, e utilizzato come strumento per legittimare la sodomia e altre connotazioni con il tacito consenso della Santa Sede», ha affermato il vescovo. «Questo è così grave che non può essere lasciato senza chiedere perdono, riparazione ed espiazione a Dio».

 

 

 


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In precedenza, durante la conferenza, Schneider, insieme al vescovo Joseph Strickland, vescovo emerito di Tyler, Texas, al vescovo Marian Eleganti, vescovo ausiliare emerito di Coira, Svizzera, e al vescovo Robert Mutsaerts, ausiliare di ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi, hanno guidato milioni di fedeli, di persona e virtualmente, nella preghiera di un atto di riparazione per l’«abominio» del pellegrinaggio LGBT seguito dal santo rosario.

 

Schneider ha ulteriormente sottolineato a LifeSiteNews l’importanza che Papa Leone XIII ripari il pellegrinaggio LGBT in Vaticano.

 

«Preghiamo affinché Dio dia» a papa Leone «la luce, la forza e il coraggio per fare questo», ha detto.

 

Il vescovo Eleganti è d’accordo: «La riparazione è importante. Dio è giustizia e verità; non è solo misericordia. (Dio) non prende questa ferita e dice: ‘Dimenticala, va tutto bene”», ha detto il prelato elvetico. L’abominio «ha bisogno di equilibrio, perché dietro ogni cosa c’è la verità di Dio e la Sua giustizia, quindi ha bisogno di riparazione».

 

«Sarebbe un mondo strano se un assassino non venisse punito. Abbiamo la sensazione che la giustizia abbia bisogno di riparazione, quindi deve andare in prigione. Altrimenti, la vita non può continuare normalmente», ha aggiunto. Quello che è successo in Vaticano è stato «una devastazione, una desacralizzazione, quindi necessita di un’espiazione, e quindi penso che abbia senso compiere un atto di riparazione».

 

Il vescovo Mutsaerts ha condiviso questi sentimenti: «quando succede qualcosa di grave, bisogna fare delle riparazioni, ed è quello che abbiamo fatto», ha detto.

 

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Andorra, la Chiesa affronta la proposta di legge sull’aborto

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Nel Principato di Andorra, un microstato incastonato tra Francia e Spagna, il vescovo Josep-Lluis Serrano Pentinat, vescovo di Urgel, si trova di fronte a una questione delicata: potrebbe, in quanto co-principe di Andorra, firmare entro pochi mesi una legge per depenalizzare l’aborto mantenendone il divieto?   Andorra, con i suoi 80.000 abitanti, è un principato unico nel suo genere. È governato da due capi di stato che portano il titolo di «co-principe»: il presidente della Repubblica francese, attualmente Emmanuel Macron, e il Vescovo di Urgell, diocesi la cui sede è a La Seu d’Urgell, nella Catalogna spagnola.   Questo sistema, ereditato dal XIII secolo, conferisce al vescovo un ruolo sia spirituale che politico, rendendolo una figura chiave nel governo andorrano. Il vescovo Josep-Lluis Serrano Pentinat, nominato vescovo coadiutore di Urgell nel luglio 2024, è succeduto al vescovo Joan-Enric Vives il 31 maggio 2025. Il suo arrivo coincide con un acceso dibattito sulla riforma legislativa dell’aborto.   Il disegno di legge, che dovrebbe essere presentato al Parlamento andorrano nell’autunno del 2025, mira a modificare il codice penale del Paese. Intende eliminare le sanzioni penali per le donne che abortiscono, nonché le sanzioni professionali per i medici e gli operatori sanitari coinvolti.   Tuttavia, questa riforma non legalizzerebbe l’aborto sul suolo andorrano, che rimarrebbe proibito. Il governo sta progettando una legge complementare per mantenere il divieto di aborto in Andorra, consentendo al contempo il finanziamento dei viaggi all’estero – in Francia o Spagna – per le donne che desiderano sottoporsi all’interruzione volontaria di gravidanza (VTP).   Secondo il sito web di informazione religiosa The Pillar, questo compromesso è il risultato di mesi di discrete trattative tra le autorità andorrane e la Santa Sede, durante gli ultimi due anni di regno di papa Francesco. La domanda ora è se il vescovo Serrano, in qualità di co-principe di Andorra, firmerà questa legge, qualora ricevesse, come molto probabilmente, la maggioranza dei voti.   Secondo la Costituzione andorrana, una sola firma di entrambi i coprincipi è sufficiente per l’entrata in vigore di una legge e, tradizionalmente, le questioni controverse sono lasciate alla firma del presidente francese. Pertanto, leggi come quella che autorizza le unioni civili tra persone dello stesso sesso nel 2005 o quella sulla procreazione medicalmente assistita nel 2019 sono state firmate solo dai presidenti francesi dell’epoca, rispettivamente Jacques Chirac ed Emmanuel Macron.   Tuttavia, il coinvolgimento diretto della Santa Sede nei negoziati potrebbe cambiare la situazione. Il cardinale Parolin, durante una visita ad Andorra nel settembre 2023, ha descritto la questione dell’aborto come un «argomento molto delicato e complesso», invocando un approccio improntato a «discrezione e saggezza».   Il Principato è diventato profondamente secolarizzato, in particolare negli anni Novanta: nel 1993, la Chiesa ha ratificato un emendamento costituzionale che definisce Andorra come uno stato «laico». Il culto domenicale è in declino – circa il 20-30% dei fedeli, una percentuale ancora molto invidiabile rispetto al 5% dei praticanti nella Francia continentale – e sono state attuate le consuete riforme sociali, il divorzio nel 1995 e le unioni civili tra persone dello stesso sesso nel 2005.   In questo contesto, è nell’interesse della Chiesa mantenere lo status quo per quanto la riguarda ad Andorra, a rischio di dover accettare compromessi che potrebbero apparire come altrettanti compromessi? Tanto più che lo stesso attuale pontefice sovrano ha ricordato ai politici francesi della diocesi di Créteil, ricevuti in udienza il 28 agosto, la necessità di dire «no, non posso» quando è in gioco la verità, sottolineando una posizione intransigente di fronte ai compromessi morali.   La domanda merita di essere posta, soprattutto perché nel 2023-2024 è stata lanciata una ipotesi di ipotesi sulla possibile creazione di una diocesi indipendente di Andorra, prontamente smentita dalla Segreteria di Stato della Santa Sede. A quanto pare, il Vaticano, cercando un compromesso, sembra voler evitare una crisi costituzionale che potrebbe indebolire l’immagine della Chiesa e aprire la strada alla totale liberalizzazione dell’aborto.   Ma un simile compromesso rimane – radicalmente – impossibile per due ragioni. La prima è che l’evoluzione della depenalizzazione porta alla fine a un «diritto», come è avvenuto in Francia e in molti altri paesi. Consentire la prima sarebbe l’inizio di una lunga discesa che porterà alla liberalizzazione completa, che crediamo di poter evitare giocando d’astuzia con il principe di questo mondo.   La seconda è che è contraddittorio decidere da un lato l’assenza di sanzioni penali e dall’altro la scomunica che colpisce donne e medici colpevoli del reato di aborto. Poiché si tratterebbe della stessa persona, il vescovo Serrano Pentinat, che sarebbe obbligata a ricoprire entrambe le cariche, il discredito della Chiesa sarebbe totale.   E il vescovo dovrebbe essere rinchiuso per schizofrenia.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Mons. Viganò: Nostro Signore sostituito da grotteschi surrogati ispirati da Satana

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un sintetico testo in cui torna ad analizzare e condannare la catastrofica situazione della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.

 

Monsignore prende spunto dai recenti episodi di cringe ecclesiastico, con da una parte il pontefice che benedice un blocco di ghiaccio groenlandese e dall’altra l’elezione tra gli anglicani ad arcivescovo di Canterbury di una donna, alla quale sono pure pervenuti messaggi di augurio da prelati cattolici. Viganò, tuttavia, ne ha anche per la monarchia britannica.

 

«La Chiesa Cattolica Apostolica Romana è fondata sulla Roccia: non sulle sabbie mobili del Vaticano II, non sul pantano della Sinodalità, non sul ghiaccio del “green deal” e della “conversione ecologica”» scrive monsignore.

 

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«La fine inesorabile delle sette – non ultimi gli Anglicani con la loro “arcivescovessa” abortista e gay friendly, e il loro re, “capo della chiesa d’Inghilterra” che si prostra ai maomettani e promuove il Nuovo Ordine Mondiale – inizia nel momento in cui Nostro Signore Gesù Cristo, pietra angolare, è scartato dai costruttori per sostituirvi grotteschi surrogati ispirati da Satana».

 

«Se il Vaticano crede di essere esente dallo stesso tragico destino di perdizione, quando continua sulla medesima strada degli altri eretici, scoprirà presto che di Dio non ci si prende gioco» avverte il prelato lombardo.

 

Deus non irridetur: di Dio non ci si prende giuoco. Il concetto era ribadito anche in un testo su Obbedienza e Giustizia pubblicato da Viganò negli scorsi giorni:

 

«La nostra disobbedienza di oggi è l’unica forma moralmente doverosa di resistenza allo scandalo inaudito di una Gerarche pretende di poter adulterare l’insegnamento di Nostro Signore, e allo stesso tempo ne rivendica l’Autorità. Deus non irridetur, non ci si prende gioco di Dio (Gal 6, 7). Obbedire a questi Pastori significa rendersi loro complici, ed essere in comunione con loro esclude l’essere in comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana: sono loro stessi ad affermare di essere la “nuova chiesa” rispetto a quella “preconciliare”».

 

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Immagine: Félix Joseph Barrias (1822 – 1907), La tentazione di Cristo da parte del diavolo (1860), Philbrook Museum of Art, Tulsa, Oklahoma, USA.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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