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Zelens’kyj teme una nuova Maidan
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha detto giovedì ai giornalisti di aver ricevuto informazioni su una campagna di influenza russa volta a destabilizzare il suo governo, secondo un articolo pubblicato da Bloomberg.
Secondo la testata americana, varie agenzie di Intelligence avrebbero informato il presidente ucraino della presunta operazione.
La massima leadership ucraina ha sperimentato divisioni negli ultimi mesi, con una serie di pubblicazioni sulla stampa occidentale, basate su indiscrezioni provenienti dallo staff di Kiev, che descrivono lo Zelens’kyj come deciso a perseguire l’obiettivo – oramai considerato da alcuni partner come «irrealistico» – di spingere la Russia fuori da tutti i territori rivendicati da Kiev.
Uno dei generali più importanti del Paese, Valery Zaluzhny, all’inizio di questo mese ha affermato in una densa intervista al giornale britannico The Economist che lo scontro con i russi ha raggiunto una fase di stallo e che non si aspettava alcuna svolta per Kiev.
Bloomberg ha riferito ieri che Zelens’kyj afferma di aver ricevuto informazioni dai servizi segreti ucraini e alleati che lo avvertivano di un «piano di disinformazione noto internamente come “Maidan 3″» inteso a sfruttare le fratture nella società civile e fomentare l’insurrezione.
La parola Maidan significa «piazza» in lingua ucraino. Maidan 1 e 2 sono i termini per le proteste di massa che hanno avuto luogo rispettivamente nel 2004 e nel 2014, principalmente in quella che ufficialmente è chiamata Majdan Nezalezhnosti, cioè Piazza Indipendenza, a Kiev. Entrambe le proteste erano dirette contro Viktor Yanukovich, l’ex presidente la cui base di sostegno politico era in quella che allora era parti orientali del Paese dove la popolazione è a maggioranza russofona, cioè i territori poi unitisi alla Russia con i referendum nel 2022.
La protesta del 2004 fu per lo più pacifica e riuscì a ribaltare la vittoria di Yanukovich nella corsa presidenziale di quell’anno. D’altro canto, la manifestazione del 2014 ebbe luogo mentre Yanukovich era in carica, costringendolo a fuggire dal Paese e a dimettersi dal suo incarico mentre i rivoltosi armati prendevano di mira la sua casa.
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La violenta rivolta del 2014, Maidan 2 – anche conosciuta come Euromaidan – è stata sostenuta dall’Occidente e ha dato potere alle forze del nazionalismo integralista ucraino – quelle poi vistesi in guerra con svastiche e rune varie.
Mosca ha descritto le politiche del successivo governo di Kiev – che, ad esempio, limitavano sempre più l’uso della lingua russa –dopo il colpo di Stato come discriminatorie contro l’etnia russa e dannose per la sicurezza nazionale della Russia.
Va ricordato come lo Zelens’kyj sia stato eletto con la promessa di riconciliazione con i ribelli del Donbass, ma ha infine ceduto alle pressioni dei nazionalisti filo-Maidan, che lo hanno minacciato di proteste di massa – e non solo quello: un esponente dell’estrema destra ucraina, subito dopo le elezioni del 2019, disse in un’intervista che il neoeletto presidente attore, in caso avesse messo in dubbio l’integrità territoriale ucraina, sarebbe stato impiccato ad un albero del Kreshatyk, che è l’elegante vialone di Kiev che porta a piazza Maidan.
Ora l’ex comico crede che la Russia stia cercando di provocare caos e divisione nel suo Paese e di rovesciare il suo governo. Bloomberg fornisce questo suo virgolettato: riferendosi ai russi, avrebbe detto che «Maidan è un colpo di Stato per loro, quindi l’operazione è comprensibile».
All’inizio di questo mese, un profilo del presidente ucraino sulla rivista TIME citava i suoi più stretti collaboratori che si lamentavano del suo incrollabile perseguimento di una vittoria militare su Mosca, che il rapporto definisce «al limite del messianico». Secondo quanto riferito, una fonte nell’articolo avrebbe definito Zelenskyj come delusional, cioè «delirante».
Il generale Zaluzhny ha delineato la sua visione della situazione del fronte sull’Economist, affermando che, nonostante tutta l’assistenza occidentale, difficilmente le truppe ucraine riusciranno a realizzare una “svolta profonda e bella”. L’osservazione ha messo in dubbio le assicurazioni di Zelenskyj secondo cui la controffensiva contro la Russia stava procedendo e, secondo quanto riferito, ha alimentato la tensione tra il suo governo e la leadership militare di Kiev.
In settimana l’ex analista CIA Larry Johnson ha dichiarato al sito governativo russo Sputnik che l’Occidente potrebbe star tramando un colpo di Stato militare a Kiev.
Come riportato da Renovatio 21, gli USA tre mesi fa avevano calcolato che i caduti nel conflitto raggiungerebbero un totale di 500.000.
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Immagine di Jose Luis Orihuela via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Breve storia dei fratelli Dulles, tra nazismo e CIA
Quanto il peso dei fratelli Dulles nelle scelte di politica estera americana fosse dominante lo si può capire leggendo la prefazione del libro di David Talbot The Devil’s Chessboard.
Il futuro direttore della CIA Allen Dulles (1893-1961), il minore dei due fratelli, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne arruolato nell’OSS di William Donovan (1883-1959) e venne mandato a gestire l’ufficio di Berna. In quella stessa città aveva passato il periodo della prima guerra mondiale, dove aveva instaurato un ottimo rapporto con il clima internazionale della città svizzera e con i suoi frequentatori, soprattutto tedeschi con interessi nell’industria americana.
Tra le due guerre il fratello maggiore John Foster Dulles (1888-1959) aveva nel frattempo guadagnato un importante ruolo nella Sullivan & Cromwell, il più importante studio legale americano e forse al mondo in quel momento. Seguendo suo zio Robert Lansing (1864-1928) allora segretario di stato del presidente Woodrow Wilson (1856-1924), in un viaggio in Centro America attraverso alcuni suoi interventi si guadagnò la fiducia del Presidente e venne mandato alla conferenza di pace di Versailles come consigliere legale.
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Durante la conferenza fece sentire la sua voce perché fosse lasciata una possibilità di recupero alla Germania senza che le imposizioni diventassero troppo pesanti e che fosse data una possibilità di ripagare il debito diluendolo in un numero maggiore di anni. Attraverso il presidente Wilson ricevette anche il mandato di membro del comitato di riparazione di guerra. Successivamente giocò un ruolo fondamentale nell’applicazione del piano Dawes che prevedeva la diminuzione dei pagamenti tedeschi e la presa in carico da parte di società private americane del debito di guerra.
Nel momento in cui anche Allen divenne associato allo studio legale attraverso il fratello, già uomo di punta della firm, venne incaricato di seguire i clienti europei e in particolare quelli tedeschi, avendo maturato ottimi contatti durante il suo periodo a Berna. I fratelli attraverso il loro studio legale crearono un importante flusso di affari con la Germania del primo dopo guerra. I loro interessi personali si fusero totalmente con il piano americano per la ricostruzione della Germania.
John Foster mantenne la rappresentanza di colossi della chimica come IG Farben o dell’acciaio come i Krupp anche durante l’ascesa di Hitler al potere e dichiarò sempre apertamente il suo appoggio alla causa nazista. Il ruolo fondamentale dei Dulles prevedeva che loro mantenessero aperto il canale di approvvigionamento dei colossi industriali tedeschi alle materie prime americane. Il suo appoggio non cambiò nemmeno dopo le leggi antisemite naziste del 1935 e i successivi maltrattamenti riservati alla popolazione ebraica in Germania prima dello scoppio della guerra.
Il fratello Allen, mandato con il compito di raccogliere informazioni dal presidente Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), ebbe modo di incontrare Adolf Hitler (1889-1945) di persona nel 1933 nel suo ufficio di Berlino. L’incontro, voluto anche e soprattutto con l’obiettivo di capire quali altre possibilità ci fossero per lo studio legale, lasciò inoltre ai posteri un commento memorabile di Allen sul Führer che suonò pressapoco come «affatto allarmante». Anzi, le fonti dicono che rimase positivamente colpito dalla franchezza e dalla sincerità del capo della propaganda nazista Joseph Goebbels (1897-1945).
Nonostante l’idea di Allen sulla Germania nazista cominciò a mutare verso la fine degli anni Trenta, per deferenza verso il fratello maggiore non la dichiarò mai pubblicamente. Continuò infatti a occuparsi di finanza e industria tedesca senza sosta. Nel momento in cui venne arruolato dal’OSS, molte sue frequentazioni stridevano tanto che venne messo sotto sorveglianza speciale dal leggendario agente segreto canadese, al soldo dei britannici, William Stephenson (1897-1989).
In seguito al trasferimento a Berna, dove la sua carriera da spia ebbe inizio durante la Grande guerra, e con essa i suoi rapporti con il mondo tedesco, in molti storsero il naso. La scelta di Roosevelt suscitò non poche perplessità nel suo gruppo di governo, Dulles rappresentava concretamente il mondo conservatore che voleva farlo fuori. Il piano del presidente però lo avrebbe messo nella condizione di coltivare strettamente i suoi contatti e in questo modo portandoli alla luce. O almeno queste erano le intenzioni di Roosevelt.
Uni dei contatti fondamentali di Allen Dulles a Berna era Thomas McKittrick (1889-1970), un vecchio amico di Wall Street. McKittrick in quel momento si era recato a Berna come neoeletto presidente della BIS, Bank for International Settlement. La banca era stata creata come organo sovranazionale per mettere in comunicazione le varie banche centrali e amministrare i pagamenti verso le nazioni perdenti, leggasi Germania. In poco tempo la BIS si trasformò nel pilastro centrale delle movimentazioni finanziarie sovranazionali.
Quando McKittrick arrivò per ricoprire il suo incarico nel 1940, la banca era di fatto già sotto controllo nazista da molto tempo. Cinque dei suoi direttori in quel momento vennero accusati di crimini di guerra dopo il 1945, tra questi, Hermann Schmitz (1881-1960) proprietario della IG Farben e produttore del Zyklon B, gas che verrà utilizzato nei campi di concentramento nazisti. Schmitz era uno dei tanti imprenditori coinvolti con lo studio legale dei fratelli Dulles e con la BIS che divenne sottotraccia uno dei principali finanziatori del regime nazista di Hitler e delle sue volontà belligeranti. La BIS, inoltre, venne utilizzata dai nazisti per riciclare le centinaia di milioni di dollari di oro sottratto durante i saccheggi e le requisizioni.
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Anche McKittrick era inviso a Roosevelt e ai suoi uomini, in particolar modo a Henry Morgenthau Jr. (1891-1967) che fece di tutto per limitare il suo operato ma con scarsi risultati. I contatti tra Dulles e il presidente della BIS continuarono per tutta la guerra e si concentrarono particolarmente su come riuscire a mantenere in sicurezza gli investimenti dei loro clienti. Quando Roosevelt lanciò l’operazione Safehaven, con l’obiettivo di confiscare i patrimoni nazisti nascosti nelle nazioni neutrali, Dulles e McKittrick di pari passo si industriarono per ostacolarne la realizzazione.
Dulles, al contrario di Morgenthau, preferiva strategicamente che le ricche famiglie tedesche si riprendessero i loro patrimoni e riformassero una Germania forte per contribuire a mettere in atto un solido baluardo contro la potenza sovietica. Resosi conto che non avrebbe mai ottenuto questo da Morgenthau preferì agire nell’ombra sabotando l’operazione fin da subito e lo stesso fece McKittrick. John Foster da New York si dedicò invece ad aiutare i suoi clienti tedeschi a nascondere le loro fortune.
Secondo il giudice della Corte Suprema Arthur Goldberg che all’epoca era un giovane avvocato al soldo dell’OSS, i fratelli Dulles sarebbero dovuti essere accusati di tradimento. Con la morte di Roosevelt nel aprile del 1945, dal lato del mondo democratico non rimaneva la sufficiente forza e volontà a scoperchiare il vaso di Pandora per attaccare due colonne portanti dello stato americano. Allen, consapevole del potere derivante dalla conoscenza, continuò ad operare nel mondo dell’Intelligence durante tutto il dopoguerra, monitorando e indirizzando le informazioni riguardanti lui e suo fratello.
Marco Dolcetta Capuzzo
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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