Geopolitica
Vucic: la Serbia deve prepararsi al «periodo difficile»
Il mondo è instabile e i servizi di sicurezza serbi devono «prepararsi a ogni scenario possibile», ha dichiarato il presidente serbo Aleksandar Vucic.
Non si tratta del primo avvertimento di questo tipo lanciato dal Vucic. Come riportato da Renovatio 21, il presidente della Serbia ha più volte sottolineato che il conflitto ucraino è una crisi che potrebbe degenerare in una Terza Guerra Mondiale.
Domenica, intervenendo alla cerimonia di premiazione degli agenti di polizia, Vucic ha invitato il Ministero degli Interni a garantire che «non importa quanto sia difficile in Europa, ogni centimetro del territorio serbo deve essere sicuro».
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«Viviamo in un mondo in cui non c’è sicurezza né stabilità, ed è impossibile considerare facilmente cosa accadrà prima della fine di quest’anno, tanto meno pianificare molto per il futuro», ha affermato.
«Dobbiamo quindi pensare al nostro Paese e prepararci bene per ogni possibile scenario», ha proseguito, esortando il Ministero ad «essere preparato per un periodo più difficile, non perché la Serbia sia in una condizione difficile o cattiva… ma perché so cosa accadrà nel mondo, so che la situazione qui sarà molto più difficile, quindi è importante garantire che esistano riserve e prepararsi per questo periodo».
Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina nel 2022, Vucic ha regolarmente diffuso previsioni pessimistiche sul suo potenziale impatto sulla sicurezza globale. «Temo che ci sia poco tempo per fermare la guerra in Ucraina», ha detto il mese scorso alla Prva Srpska Televizija. «Secondo me le cose andranno sempre peggio e potrebbe accadere che avremo una tragedia più grande della Seconda Guerra Mondiale. Temo che stiamo andando verso un grande conflitto mondiale e pochi vogliono fermarlo».
Vucic, il cui Paese è stato sottoposto a una campagna di bombardamenti della NATO nel 1999, ha mantenuto rapporti amichevoli con Mosca dall’inizio del conflitto, nonostante le pressioni occidentali affinché interrompano i legami commerciali e impongano sanzioni alla Russia.
Il presidente serbo accusato le potenze occidentali di tentare di «ricattare» la Serbia affinché sostenga le sanzioni e di tentare di orchestrare una «rivoluzione colorata» – una sorta di Maidan belgradese –contro il suo governo a dicembre. Il governo serbo in quel caso arrivò a ringraziare pubblicamente i servizi segreti russi per il loro aiuto.
Il Partito progressista serbo (SNS) del presidente ha vinto le elezioni locali in 85 comuni su 89 all’inizio di questo mese e ha ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento nelle elezioni generali di gennaio. Quest’ultima vittoria è stata vista come un forte rimprovero alle forze di opposizione che Vucic aveva accusato di aver pianificato la rivoluzione un mese prima.
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A febbraio Vucic aveva dichiarato in un’intervista all’agenzia stampa russa TASS che i leader occidentali vedono oramai la pace come un obiettivo «indesiderato». Poche settimane fa ha detto che l’Occidente sta conducendo una «militarizzazione totale» per sconfiggere la Russia, una manovra che ha definito come «follia».
L’anno scorso, durante quella che sembrava un’escalation nella regione, Vucic aveva dichiarato che le forze di pace NATO hanno dato al Kosovo «carta bianca» per uccidere i serbi.
Come riportato da Renovatio 21, le tensioni avevano portato Belgrado a muovere le truppe verso il confine. Cinque mesi fa in alcuni scontri la polizia kosovara aveva sparato sulla protesta serba. In un momento di tensione i poliziotti di etnia albanese avevano strappato bandiere, mostrato le armi e occupato una diga.
«Il Kosovo vuole iniziare una guerra NATO-Serbia» aveva detto in seguito il presidente serbo.
Tensioni tra serbi ed altri Paesi occidentali o filo-occidentali (in particolare, Gran Bretagna e Albania) sono state visibili anche agli Europei di calcio in Germania, dove è scoppiata una rissa tra tifosi che pare aver coinvolto anche il figlio del presidente Vucic.
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Immagine di Chief, National Guard Bureau via Wikimedia pubblicata su licenza e Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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Geopolitica
Sudan, le Forze di Supporto Rapido rivendicano la cattura del quartier generale dell’esercito
Le Forze di Supporto Rapido (RSF), milizia paramilitare sudanese, hanno annunciato di aver assunto il controllo del quartier generale dell’esercito nella città di Al-Fashir, devastata dal conflitto.
La capitale del Darfur settentrionale è sotto assedio da parte delle milizie da oltre un anno, con le Nazioni Unite che denunciano attacchi sistematici contro i civili, inclusi l’uccisione e la mutilazione di oltre 1.000 bambini.
Domenica, un portavoce delle RSF ha dichiarato in un comunicato che il gruppo ha conquistato completamente il comando della Sesta Divisione di Fanteria delle Forze Armate Sudanesi (SAF) dopo «battaglie eroiche caratterizzate da operazioni mirate e assedi strategici».
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«La liberazione… segna una svolta cruciale nelle battaglie condotte dalle nostre valorose forze. Traccia le basi per un nuovo Stato a cui tutti i sudanesi contribuiranno», ha affermato il rappresentante delle RSF.
Si ritiene che il quartier generale della Sesta Divisione di fanteria fosse l’ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur, dove i combattimenti tra SAF e RSF infuriano da oltre due anni.
Da quando ha assediato Al-Fashir nell’aprile 2024, le RSF sono state accusate di attacchi indiscriminati contro i civili, con droni e artiglieria. Secondo le Nazioni Unite, circa 260.000 civili, di cui 130.000 bambini, sono intrappolati in condizioni disperate, isolati dagli aiuti umanitari nella città.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, all’inizio di questo mese almeno 20 persone sono state uccise in attacchi contro una moschea e l’ospedale saudita, l’ultima struttura medica operativa di Al-Fashir, dopo l’uccisione di circa 100 civili a settembre.
Domenica, Tom Fletcher, coordinatore degli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, si è detto «profondamente allarmato» dalla situazione ad Al-Fashir, chiedendo un cessate il fuoco immediato in tutto il Sudan. Il Fletcher sottolineato che i combattenti continuano ad avanzare in città, bloccando le vie di fuga e lasciando i civili intrappolati, affamati e terrorizzati.
Il conflitto tra l’esercito e le RSF, scoppiato a Khartoum nell’aprile 2023, ha generato quella che l’ONU considera una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
L’esercito non ha ancora commentato la presunta perdita del quartier generale di Al-Fashir, ma il suo comandante, Abdel Fattah Al-Burhan, ha discusso con l’ambasciatore turco Fatih Yildiz di questioni come gli sforzi per revocare l’assedio alla capitale della regione, secondo una nota ufficiale.
Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.
Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.
Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.
Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».
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Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.
Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.
Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.
Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.
La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.
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Immagine di Coordenação-Geral de Observação da Terra/INPE via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Lavrov: falchi europei minano i negoziati tra Russia e Stati Uniti
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