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Vaccini e obiezione di coscienza: come producono le linee cellulari da feto abortito

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Pubblichiamo la trascrizione dell’ intervento della dottoressa Martina Collotta al convegno organizzato da Renovatio 21 «Fede, Scienza e Coscienza» tenutosi a Roma il 13 marzo 2019.

 

 

 

Buona sera a tutti,

 

come avete sentito io sono un medico e una quasi mamma tutti gli effetti, quindi l’invito che farò in questo incontro è quello all’obiezione di coscienza per quanto riguarda i vaccini ottenuti da linee cellulari provenienti da feti abortiti, [invito] che non va unicamente ai genitori ma anche agli operatori sanitari e ai medici prima di tutto, che sono coloro che sono chiamati a somministrare questi vaccini. 

 

Vorrei spiegarvi brevemente e come vengono ottenute queste linee cellulari a partire dalle tecniche di aborto, che vedremo, sono a dir poco degli omicidi efferati.

 

È vero che da un punto di vista della ricerca scientifica, per ottenere dei vaccini da virus, vaccini contro dei virus, sono necessarie delle cellule. Questo perché i virus non possono crescere da soli se non hanno un macchinario della cellula in cui replicarsi.

 

Queste cellule devono essere delle cellule sane: i feti provengono quindi da aborti volontari e non da aborti spontanei

Quello che non è vero, come è stato detto anche nella relazione precedente, è che queste cellule debbano essere umane, tanto meno che debbano essere necessariamente cellule di feti.

 

Questo fa ovviamente comodo perché, come abbiamo visto, una cellula proveniente da un feto abortito è una cellula estremamente giovane, cioè una cellula che in laboratorio per il ricercatore ha una resa grandissima perché si può replicare molte più volte rispetto alla cellula di un individuo anziano. Ma si tratta di una questione che è meramente economica.

 

L’altro punto fondamentale è che queste cellule devono essere delle cellule sane: i feti provengono quindi da aborti volontari e non da aborti spontanei. Un aborto spontaneo, soprattutto a delle età gestazionali così basse come quelle da cui sono state ottenute le linee cellulari, è un aborto che in molti casi è dovuto a degli errori genetici importanti e questo, da un punto di vista meramente utilitaristico, dal punto di vista del ricercatore, significa che quelle cellule sono inutili.

 

Un aborto spontaneo quindi non è materia utile. Cercano aborti esclusivamente volontari.

 

L’altro motivo è che gli aborti volontari permettono di essere organizzati, pianificati. Permettono di avere a disposizione un ricercatore o un tecnico di laboratorio che immediatamente va, preleva quei tessuti quegli organi, stacca le cellule le separa chimicamente e le prepara per essere coltivate in laboratorio. Se tutto questo non fosse stato organizzato prima, per il ricercatore non ci sarebbe nulla da fare.

 

Questo quindi non solo ci porta a dire che l’aborto è ovviamente un omicidio, ma in questo caso è un omicidio premeditato, il che è una aggravante.

 

Ora vi voglio spiegare brevemente le tecniche perché alcune sono state già citate, e sono essenzialmente quella dell’isterotomia addominale, che possiamo tradurre semplicemente con un taglio cesareo. Solo che in questo caso il bambino non viene tolto dal grembo per essere lasciato vivere ma per essere ucciso.

 

Gli aborti volontari permettono di essere organizzati, pianificati. Permettono di avere a disposizione un ricercatore o un tecnico di laboratorio che immediatamente va, preleva quei tessuti quegli organi, stacca le cellule le separa chimicamente e le prepara per essere coltivate in laboratorio

Gli altri casi sono ancora più crudeli e qui mi permetto di dire che utilizzerò delle parole che sono dei tecnicismi, ma questo non significa che non si riconosca quello che chiamo o embrione o feto come persona umana, perché lo è dal concepimento. Non ci sono immagini anche perché le immagini di questo tipo di aborti sono veramente cruente e quindi se qualcuno ha interesse le guardi separatamente.

 

Le due tecniche infatti che sono principalmente utilizzate prevedono, sostanzialmente, lo smembramento del corpo del feto, perché il canale cervicale viene dilatato o meccanicamente o con l’ausilio di farmaci e all’interno di esso vengono introdotti degli strumenti come il forcipe o delle pinze, attraverso cui il feto viene afferrato generalmente per un arto, una gamba o un braccino e viene estratto a forza dal corpo della mamma.

 

Questo significa che non certo in tutti i casi il corpo del feto esce integro, e anche qualora uscisse integro viene semplicemente lasciato morire perché in quel momento il bambino è vivo.

 

In molti casi invece succede che viene di fatto dilaniato:  un feto muore per smembramento ma questo poco importa chi sta raccogliendo quelle cellule, perché i metodi vengono definiti non traumatici per i tessuti fetali che non significa affatto che non siano traumatici per il feto.

 

 

L’altra tecnica invece, quella che si usa addirittura fino alle ultime settimane di gravidanza, prevede di praticare un foro con delle forbici nel cranio del piccolo bambino e di aspirarne il contenuto: questo permette alla testa di collassare. La testa è la parte più voluminosa e quindi tutto il corpo può essere quindi estratto dall’utero della madre. 

 

Queste due procedure, lo sottolineo,  sono fatte con il feto che è vivo: alcuni abortisti dicono che cercano di tagliare il cordone ombelicale, come atto di misericordia in qualche modo, per provocare prima la morte del feto in utero, ma nella maggior parte dei casi questo non avviene perché di fatto è una complicazione tecnica e che ben poco interessa a chi sta praticando l’aborto in quel momento.

 

Isterotomia addominale, che possiamo tradurre semplicemente con un taglio cesareo:  in questo caso il bambino non viene tolto dal grembo per essere lasciato vivere ma per essere ucciso

Per di più se pensiamo all’utilizzo in cui servono dei tessuti o degli organi che sono vivi, vitali, perfusi, tagliare prima del tempo il cordone ombelicale significherebbe esporre inutilmente le cellule, che sono questo prezioso materiale, a un danno da asfissia.

 

In tutto questo il feto che è vivo sente dolore.

 

E il tema del dolore fetale, che è molte volte trascurato, ha delle prove scientifiche che sono forti. Alle obiezioni come il feto sta dormendo, il feto è in uno stato di sonno,  è facile rispondere che anche noi durante il sonno da un forte stimolo, a maggior ragione doloroso, veniamo risvegliati e comunque il sogno del feto non copre tutto il tempo della sua vita nel grembo uterino, nel grembo materno.

 

Ancor più sappiamo che il feto ha una sensibilità al tatto molto molto sviluppata: è vero questo addirittura nel neonato fino a un anno di vita, quindi possiamo immaginarci, non solo che senta in maniera ancora più intensa di noi il tocco o la presa delle pinze, ma che senta ancora più fortemente uno stimolo doloroso che gli venga comunicato proprio attraverso la cute.

 

Un’altra obiezione che viene fatta e che apparentemente sembra più scientifica è che il feto non ha ancora una corteccia cerebrale sviluppata, ma basta uno studio della neuroanatomia per dire che le vie del dolore sono in realtà delle vie molto profonde che in coinvolgono il talamo, coinvolgono dei nuclei che nel feto si sviluppano prestissimo. Quindi di fatto il dolore viene avvertito o perlomeno nulla ci permette di dire che non ci sia stato di coscienza nel feto, quindi nel momento in cui quel bimbo viene ucciso con queste tecniche così crudeli è vivo.

 

Abbiamo dunque parlato di un aborto che è di fatto un omicidio premeditato, con in più l’aggravante dell’efferatezza. C’è una crudeltà estrema nelle tecniche di aborto che vengono utilizzate in questi casi. Tanto più se il feto dovesse essere estratto vivo, essere sopravvissuto, a queste tecniche, di fatto viene vivisezionato perché quello che conta è raccogliere gli organi, raccogliere i tessuti. Altrimenti viene lasciato morire di fame di sete e di freddo perché in quel momento il bambino non ha nessuna protezione nessuna difesa contro l’ambiente esterno. 

 

In tutto questo il feto che è vivo sente dolore

La crudeltà di un aborto eseguito  in questo modo, di un aborto che è un omicidio,  neanche di fronte alla legge potrebbe cadere in prescrizione:  un omicidio premeditato con l’aggravante dell’efferatezza non cade in prescrizione.

 

Un omicidio non cade in prescrizione e questo è valido anche dal punto di vista morale eppure c’è qualcosa che lascia sconcertati: c’è stato un cambio di paradigma, possiamo dire, dal documento della Pontificia Accademia per la Vita del 2005 [che vi è stato appena presentato] a un documento della nuova Pontificia Accademia per la Vita del luglio del 2017. 

 

Io vi cito testualmente quello che c’è scritto in questo documento:

 

«le linee cellulari attualmente utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali e non implicano più quel legame di cooperazione indispensabile a una valutazione eticamente negativa del loro utilizzo».

 

Non appare più quel legame di cooperazione indispensabile per una valutazione eticamente negativa: sulla base di che cosa?

 

Si dice che queste linee cellulari sono distanti. Io mi sono interrogata sul possibile significato di questo distanti sotto due punti di vista: uno diciamo così filosofico e l’altro prettamente biologico. Possiamo dire innanzitutto che non c’è una distanza se non nel tempo, nel senso che si ha una perfetta continuità: per il principio di continuità, dal momento stesso del concepimento che è l’unico momento in cui sia un cambio sostanziale, tutto il resto del processo di crescita dell’embrione prima del feto poi del bambino e dell’adulto è in perfetta continuità.

 

Non c’è una distanza tanto più che lo riprova anche la biologia stessa: la genetica ci dice che quelle cellule sono le stesse, 50 anni fa come oggi, sono semplicemente invecchiate. Se a quel bambino fosse stata data la possibilità di venire al mondo sarebbe lo stesso di 50 anni fa, solo più vecchio.

 

C’è una crudeltà estrema nelle tecniche di aborto che vengono utilizzate in questi casi. Tanto più se il feto dovesse essere estratto vivo, essere sopravvissuto, a queste tecniche, di fatto viene vivisezionato perché quello che conta è raccogliere gli organi, raccogliere i tessuti

Quindi questa distanza non sembra essere una valida giustificazione per dire che non c’è più un appiglio per questa valutazione eticamente negativa.

 

In questo documento, oltre a ripetersi che gli aborti fatti sono stati solo due, mentre abbiamo visto questo contraddice ogni evidenza, si dice anche che esiste un obbligo morale che è quello di garantire la copertura vaccinale.

 

È scomparso un obbligo morale che era presente nel primo documento del 2005 [ed è quello che siamo qui a ribadire], cioè l’obbligo morale di richiedere un’alternativa etica a questi vaccini, perché se [da un lato] c’è un rischio significativo è vero che questa è una giustificazione,  perché:

 

  •  la cooperazione che viene esercitata da parte dei genitori o degli operatori sanitari che somministrano i vaccini è esclusivamente una cooperazione di tipo materiale, cioè non formale, che non condivide l’intenzione 

 

  • è una cooperazione mediata cioè in cui non si ha partecipazione diretta all’atto in sé malvagio dell’aborto 

 

  • ed è una cooperazione remota nello spazio e nel tempo e anche concettualmente. 

 

[Dall’altro lato] tutto questo però non esonera dall’obbligo morale di chiedere un’alternativa.  

 

Per di più sembra esserci un apertura inquietante in questa frase:

 

«Il male in senso morale sta nelle azioni non nelle cose o nella materia in quanto tale».

 

Il male sta nelle azioni non nelle cose o nella materia. Attenzione che se leggiamo questa frase suona un po’ come il fine giustifica i mezzi, ma quel che è peggio è che qui stiamo parlando di una materia che non è assolutamente moralmente neutra, la materia qui sono delle cellule che provengono da degli esseri umani uccisi.

 

Qui stiamo parlando di una materia che non è assolutamente moralmente neutra, la materia qui sono delle cellule che provengono da degli esseri umani uccisi

Quella materia può diventare, se così concepita, come qualcosa di fatto ridotto a neutro o qualcosa che non è né bene né male, può diventare oggetto di scambio di trattative commerciali: già sappiamo che Planned Parenthood ha fatto una serie di cataloghi, sostanzialmente dei prezzari, di parti del corpo fetali.

 

Quindi il primo dovere morale, seppure non esista questa cooperazione formale, questa volontà di condividere l’intento che scusa, giustifica l’utilizzo di vaccini in assenza di un’alternativa etica, è quella di chiedere questa alternativa e di farlo a gran voce.

 

Il diritto dovere dell’obiezione di coscienza ce lo ribadisce quello che è il magistero di sempre in un documento, l’Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, al numero 73: troverete proprio l’invito, il forte invito, che suona proprio come un dovere morale all’obiezione di coscienza nei casi di aborto, per tutto quello che riguarda l’aborto di esseri umani.

 

Se poi ci rifacciamo a quello che è l’insegnamento che, grazie a Dio finora non è stato messo in discussione, sugli embrioni umani [e] sulla ricerca per esempio sulle staminali embrionali, dove troviamo un forte divieto da parte del magistero della Chiesa, dobbiamo dire lo stesso per tutto quello che riguarda la ricerca sui feti umani, perché come ho detto, non c’è differenza, non c’è soluzione di continuità tra il concepito, l’embrione, il feto e il bambino poi.

 

Quindi ancora una volta, e lo dico prima di tutto a me stessa, il nostro diritto ma soprattutto il nostro dovere è quello di chiedere un’alternativa etica.

 

 

Martina Collotta

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Aborto, il governo spagnuolo chiede la lista degli obiettori di coscienza

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La Spagna ha richiesto la creazione di registri per i medici che rifiutano di praticare aborti, suscitando proteste da parte dei professionisti pro-life, che considerano la misura un tentativo di stilare una «lista nera».

 

Il primo ministro Pedro Sánchez ha recentemente scritto ai presidenti delle regioni a guida conservatrice, invitandoli a «istituire un registro degli obiettori di coscienza all’aborto», come riportato da OSV News.

 

Questa iniziativa segue una legge che obbliga tutti gli ospedali pubblici spagnuoli a effettuare aborti, con l’obiettivo di migliorare l’accesso alla procedura nelle aree dove è difficile trovare medici disponibili a praticarla.

 

Ad esempio, nella regione di La Rioja, a lungo governata dai conservatori, la maggior parte dei medici degli ospedali pubblici si è rifiutata di eseguire aborti per obiezione di coscienza. «Il problema era che tutto il personale sanitario si opponeva agli aborti, anche nelle cliniche private», ha dichiarato a Euronews nel 2023 Izaskun Fernández Núñez, presidente del gruppo Donne Progressiste di La Rioja.

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In Castiglia e León, cinque delle nove province «non avevano registrato un solo aborto dal 2010» fino al rapporto del 2023. «Le donne non potevano accedere all’aborto nella loro provincia, nemmeno pagando o rivolgendosi a cliniche private», ha spiegato Nina Infante Castrillo, vicepresidente del Forum femminista di Castiglia e León.

 

Questi dati hanno spinto il governo a imporre l’obbligo di registrazione degli obiettori di coscienza in tutte le comunità autonome, con una scadenza di tre mesi. Sánchez ha avvertito che, in caso di mancata compilazione dei registri, «saranno attivati i meccanismi legali per garantire il rispetto della norma». «Il rispetto della coscienza dei professionisti sanitari non deve mai ostacolare l’assistenza sanitaria delle donne» ha aggiunto.

 

I difensori dell’obiezione di coscienza hanno definito la misura incostituzionale e una «lista nera». «Qualunque cosa dica il primo ministro, l’obiezione di coscienza è un diritto costituzionale. Chi può obbligare i cittadini a registrarsi in un elenco non richiesto nemmeno dalla Corte Costituzionale? Si tratta solo di espedienti», ha dichiarato José Antonio Díez, coordinatore generale dell’Associazione Nazionale per la Difesa del Diritto all’Obiezione di Coscienza (ANDOC), alla testata cattolica Alpha y Omega.

 

«Perché non creare un elenco di medici disposti a praticare aborti ed eutanasia, che sarebbe più pratico? Questi registri di obiettori sono liste nere per escludere professionalmente i medici che esercitano il loro diritto», ha aggiunto Eva Martín, presidente di ANDOC, citata da Alpha y Omega.

 

Secondo i dati del ministero della Salute, in Ispagna i tassi di aborto sono in aumento, avvicinandosi al picco del 2011. Nel 2023 sono stati registrati 103.097 aborti, con un incremento del 4,8% rispetto al 2022 e dell’8,7% rispetto al 2014.

 

L’aborto è legale in Spagna, con alcune restrizioni, dal 1985, e il numero di procedure è più che raddoppiato, passando da 54.000 nel 1998 a 112.000 nel 2007. Nel 2010, il governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero ha ulteriormente liberalizzato la legge, consentendo l’aborto fino alla 14ª settimana di gravidanza, con estensioni fino alla 22ª settimana in caso di rischi per la salute della madre o di «gravi disabilità» del feto.

 

In Italia la situazione non è dissimile, con continui tentativi, compresi quelli dei sindacati lontani oramai anni luce dalla questione dei lavorativi, di limitare o cancellare l’obiezione di coscienza.

 

L’obiezione di coscienza, ritiene Renovatio 21, costituisce un compromesso non accettabile: chi «obietta» lascia tranquillamente che i bambini vengano trucidati dai colleghi nella stanza accanto, e quindi non si capisce esattamente in cosa credano gli «obiettori». Se pensano davvero che l’aborto sia omicidio, come possono vivere e lavorare tranquillamente in quegli spazi? Come possono magari pure andare fuori a pranzo con dei colleghi che hanno appena ammazzato degli esseri umani?

 

Si tratta della grottesca ipocrisia della legge 194/78, difesa oggi anche dai sedicenti «cattolici» perché appunto contiene la foglia di fico dell’obiezione, e più in generale dell’ipocrisia massimamente farisaica, e genocida, della Democrazia Cristiana e della sua opera.

 

Si aggiunga come, in Italia, l’obiezione agisce come una porta girevole carrieristica: il medico e l’infermiere diviene obiettore ad intermittenza, a secondo di chi sia il primario di turno.

 

La vera difesa della vita nascente non passa per la difesa dell’obiezione di coscienza – anzi, passa per la sua rimozione, di modo che quanti saranno costretti a praticare il diabolico feticidio di massa si sveglino e combattano per fermare il vero genocidio in atto.

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Immagine di PES via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0

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Falso allarme bomba in una chiesa cattolica prima della Marcia antiabortista di Vienna

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Un ordigno finto è stato collocato in una chiesa prima della Marcia per la Vita a Vienna, con l’intento di intimorire i sostenitori del movimento antiabortista. Lo riporta LifeSite.   Il 4 ottobre, in preparazione della Marcia per la Vita nella capitale austriaca, il vescovo Klaus Küng ha officiato una messa per i nascituri nella Karlskirche, la chiesa dedicata a San Carlo Borromeo, una delle principali di Vienna.   I fedeli hanno scoperto due dispositivi che sembravano emettere segnali esplosivi: una sveglia che produceva un forte ticchettio all’interno di una borsa e un’altra borsa con una luce lampeggiante.

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Le forze speciali di polizia sono intervenute per mettere in sicurezza e analizzare gli oggetti sospetti, dando successivamente il via libera. È in corso un’indagine per identificare i responsabili. Secondo i funzionari della Direzione per la Sicurezza e l’Intelligence dello Stato (DSN), l’azione mirava a provocare panico di massa.   Gli organizzatori della Marcia per la Vita hanno suggerito che l’atto potrebbe essere attribuito a gruppi di estrema sinistra Antifa, che ogni anno organizzano contro-proteste alla marcia e hanno spesso inviato minacce di violenza ai pro-life.   «Il gruppo terrorista Antifa con le sue minacce di violenza e le sue finte bombe non ci spaventa, ma è un esempio lampante di una brutta escalation», ha dichiarato Felicitas Trachta, presidente della Marcia per la Vita Austria. «Mentre gli attivisti pro-life erano disposti al dialogo, amichevolmente e ad esprimere apertamente la loro posizione nelle strade, gli estremisti di sinistra stanno diventando sempre più sgradevoli ed estremisti. Stiamo contrastando tutto questo con ancora più determinazione, la nostra gioia di vivere e la nostra volontà di cambiare».   Un gruppo di estrema sinistra aveva pubblicato su Instagram, prima della marcia, un’immagine della Karlskirche in fiamme con la didascalia: «Fai soffrire i fondamentalisti!» Come riportato dal quotidiano austriaco Exxpress, estremisti di sinistra hanno scritto con il gesso una minaccia di morte vicino alla Karlskirche, che recitava: «1. Kirk 2. You».   Si tratta di un chiaro riferimento all’assassinio di Charlie Kirk, noto per le sue posizioni pro-life, e di una minaccia rivolta ai partecipanti alla marcia come prossimi bersagli.   Jan Ledóchowski, politico del Partito Popolare Austriaco (ÖVP) e presidente del Centro di informazione per la protezione dei cristiani, ha commentato la falsa minaccia di bomba: «Condanniamo fermamente questo tentativo di intimidire persone innocenti e violare il diritto alla libertà di riunione. La scoperta di questa falsa bomba segna una nuova, spaventosa escalation di ostilità verso i cristiani. Sono sinceramente preoccupato per ciò che potrebbe accadere in seguito».   Durante la marcia, membri di Antifa hanno seguito i pro-life con cori e slogan anticristiani e blasfemi. Molti dei contro-manifestanti di estrema sinistra indossavano maschere e abiti neri, alcuni con corna e costumi da diavolo. La Marcia per la Vita è stata protetta da una significativa presenza di polizia.   La portavoce federale del Partito della Libertà (FPÖ), Lisa Schuch-Gubik, ha dichiarato: «Gli incidenti avvenuti durante una funzione religiosa per la vita nascente, in vista della “Marcia per la vita”, rappresentano un attacco alla libertà religiosa e alle persone che si battono pacificamente per la vita».

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«Mentre numerose persone e famiglie pregavano per la protezione della vita nella chiesa di San Carlo, questa funzione è stata apparentemente deliberatamente minacciata e interrotta. Questo dimostra quanta ostilità anticristiana si stia già diffondendo nel nostro Paese», ha aggiunto.   «Non dobbiamo tollerare questo odio verso i cristiani in Austria!», ha denunciato.   Secondo gli organizzatori, circa 3.000 persone hanno partecipato alla Marcia per la Vita del 4 ottobre, tra cui diversi politici dell’ÖVP e dell’FPÖ, oltre ai vescovi cattolici Klaus Küng, Stephan Turnovsky e Franz Scharl.

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Immagine di Diego Delso via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International    
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La FDA di Trump approva le nuove pillole abortive generiche nonostante le promesse pro-life

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Lente per il controllo del farmaco USA Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato una nuova versione generica della pillola abortiva, in contrasto con le promesse dell’amministrazione Trump di adottare un approccio più rigoroso sui farmaci abortivi.

 

Secondo l’agenzia Reuters, la FDA ha approvato le compresse di mifepristone prodotte da Evita Solution, distribuite con il supporto di GenBioPro. Evita Solution ha dichiarato come propria missione «normalizzare l’aborto» e renderlo «accessibile a tutti».

 

«Abbiamo stabilito che le vostre compresse di Mifepristone da 200 mg sono bioequivalenti e terapeuticamente equivalenti al farmaco di riferimento, Mifeprex (mifepristone) da 200 mg, di Danco Laboratories», si legge nella lettera della FDA del 30 settembre.

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Numerose voci conservatrici e pro-life hanno espresso sconcerto e indignazione per la decisione. «La FDA aveva promesso una revisione completa della sicurezza dei farmaci abortivi chimici, ma invece ha autorizzato nuove versioni senza esitazione», ha dichiarato il senatore Josh Hawley (R-MO). «Ho perso fiducia nella leadership della FDA».

 

«Questo farmaco provoca sofferenze ai feti e danni alle madri! La FDA aveva annunciato un nuovo studio approfondito sulla sicurezza, quindi perché approvare un generico ora?», ha chiesto Lila Rose, fondatrice di Live Action. «Questa decisione sconsiderata non tutela le donne, ma favorisce gli abusatori e ignora le leggi pro-life in tutto il Paese», ha aggiunto SBA Pro-Life America.

 

Durante le primarie repubblicane del 2024, molti pro-life temevano che una seconda amministrazione Trump potesse non essere abbastanza ferma sulla questione dell’aborto. Sebbene il primo mandato di Trump sia stato generalmente pro-life, dal 2022 il presidente ha spinto per una posizione più «moderata» del Partito Repubblicano, escludendo il sostegno a un divieto federale sull’aborto e dichiarando che non avrebbe applicato una legge che vieta la distribuzione di pillole abortive per posta.

 

Dopo il suo ritorno alla presidenza, Trump ha adottato alcune misure pro-life, soprattutto in materia di finanziamenti pubblici, rassicurando temporaneamente i sostenitori pro-life. Questi ultimi speravano in un intervento più deciso sulla pillola abortiva, anche grazie alle promesse del Segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., che aveva annunciato una «revisione completa» dei rischi del farmaco, nonostante il suo passato di posizioni pro-aborto.

 

L’approvazione di un generico «bioequivalente e terapeuticamente equivalente» a Mifeprex non preclude tecnicamente la possibilità di ritirare entrambi i farmaci dal mercato in futuro, ma nel frattempo rende le pillole abortive più disponibili e accessibili, deludendo le aspettative minime dei pro-life, che speravano in una sospensione delle approvazioni fino al completamento della revisione.

 

La questione è particolarmente critica, poiché la distribuzione non regolamentata delle pillole abortive oltre i confini statali rappresenta una delle strategie più efficaci della lobby abortista per aggirare le leggi pro-life statali, permettendo la spedizione, ricezione e assunzione dei farmaci in totale privacy, senza lasciare tracce per le forze dell’ordine.

 

Come riportato da Renovatio 21, cinque mesi fa il segretario alla Salute USA Robert F. Kennedy Jr. aveva dichiarato alla Commissione Salute, Istruzione, Lavoro e Pensioni del Senato che studierà i pericoli della pillola abortiva chimica nota come mifepristone. In precedenza aveva rivelato che era stato lo stesso presidente Donald Trump a chiedergli di studiare i pericoli della pillola abortiva.

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È noto che attorno alla sicurezza di questo farmaco, che oltre ad uccidere il bambino può danneggiare o ammazzare anche la madre, vi sia un’immensa coltre di menzogne da parte dell’establishment medico-farmaceutico-politico-giornalistico.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa più di 200 dirigenti farmaceutici, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla, hanno firmato una lettera aperta in cui condannano la sentenza di un giudice federale americano contro l’approvazione da parte dell’ente regolatore farmaceutico Food & Drug Administration (FDA) del farmaco abortivo mifepristone, più conosciuto con il nome di RU486.

 

Dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs che ha di fatto negato che l’aborto sia un diritto federale, molta della battaglia dei pro-feticidio si è spostata sull’aborto farmacologico, che promette di far da sé a casa senza passare per strutture sanitarie. Alcuni giornali americani – gli stessi che hanno negato l’efficacia di idrossiclorochina e ivermectina e imposto i vaccini mRNA, in sprezzo al diritto di curarsi da sé – sono arrivati addirittura a promuovere pillole abortive fai-da-te.

 

Il farmaco, ricorda il caso delle email trapelate recentemente dalla sanità britannica, può avere conseguenze mortali: si può chiedere, al di là delle statistiche e degli episodi che potete vedere negli articoli linkati, nel caso dell’attivista abortista argentina 23enne morta pochi giorni dopo aver assunto il farmaco per uccidere il figlio concepito nel suo grembo – certo, magari, anche qui, non c’è nessuna correlazione.

 

L’aborto domestico-biochimico aveva avuto una grande spinta in pandemia, con le pillole della morte ottenibili per via postale in Gran Bretagna: una gran idea che la sanità di Sua Maestà ha deciso di estendere anche nel periodo post pandemico.

 

In Italia l’era dell’aborto chimico fai-da-te fu annunciata, sempre in pandemia, dal ministro della Salute Roberto Speranza, che cambiò la direttiva per rendere il suo uso possibile anche senza ricovero.

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