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Trump contro Zelens’kyj: «dittatore senza elezioni, comico di modesto successo, non avresti mai dovuto iniziare» questa guerra

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito Volodymyr Zelens’kyj un «dittatore senza elezioni» e un «comico di modesto successo», accusandolo di aver gestito male il conflitto con la Russia e di aver fatto un uso improprio degli aiuti finanziari americani. Le tensioni tra Washington e Kiev si sono intensificate in seguito ai colloqui USA-Russia in Arabia Saudita questa settimana.

 

Trump ha detto di essere «molto deluso» dallo Zelens’kyj per il suo fallimento nel risolvere un conflitto che «non avrebbe mai dovuto iniziare».

 

Pubblicando sulla sua piattaforma Truth Social mercoledì, Trump ha criticato Zelensky, affermando che l’ucraino aveva «convinto gli Stati Uniti d’America a spendere 350 miliardi di dollari, per entrare in una guerra che non poteva essere vinta». Ha inoltre affermato che Zelens’kyj «si rifiuta di tenere elezioni, è molto basso nei sondaggi ucraini».

 

«Un dittatore senza elezioni, Zelens’kyj, farebbe meglio a muoversi in fretta o non gli resterà più un Paese», ha avvertito Trump.

 

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Le affermazioni di Trump seguono i colloqui di alto livello tra funzionari statunitensi e russi a Riyad, in Arabia Saudita, martedì. Le delegazioni hanno discusso dei futuri colloqui di pace in Ucraina e di un potenziale summit tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin.

 

I colloqui, durati 4,5 ore, non hanno incluso rappresentanti ucraini o di altri Paesi europei. L’esclusione ha suscitato critiche da parte di Kiev e dei suoi sostenitori dell’UE, con lamentele sul fatto che i loro interessi siano stati messi da parte in negoziati critici che riguardano la sicurezza regionale.

 

Il presidente degli Stati Uniti ha sottolineato che i negoziati con la Russia stanno andando «molto bene», esprimendo fiducia nel fatto di avere «il potere di porre fine a questa guerra» per «salvare vite umane».

 

Sia Mosca che Washington hanno elogiato i colloqui definendoli altamente produttivi, con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che ha affermato che le delegazioni hanno lavorato «con notevole successo» per migliorare le relazioni. Le parti «non solo hanno ascoltato, ma si sono anche ascoltate a vicenda», ha detto Lavrov, aggiungendo che gli Stati Uniti stavano iniziando a comprendere meglio la posizione della Russia.

 

Come risultato dei colloqui, le parti hanno concordato che la strada dovrebbe essere spianata per ripristinare i legami bilaterali tra Stati Uniti e Russia e lavorare per una risoluzione del conflitto in Ucraina. Le delegazioni hanno anche concordato di organizzare un summit tra i leader dei due Paesi.

Anche il presidente russo Vladimir Putin ha elogiato direttamente i risultati dei colloqui di Riyadh. Risolvere il conflitto in Ucraina sarà impossibile senza normalizzare le relazioni tra Mosca e Washington, ha affermato mercoledì Mosca non ha mai chiuso la porta ai negoziati di pace, ha aggiunto Putin, sottolineando che sono stati l’UE e Kiev a interrompere ogni contatto con la Russia. Secondo il presidente russo, nessuno esclude Kiev dal processo negoziale e sia Mosca che Washington si aspettano che l’Ucraina vi partecipi. Ha sottolineato che è stata Kiev a vietare ai funzionari di impegnarsi in qualsiasi colloquio con Mosca. «Si è ritirata dai negoziati di Istanbul e lo ha annunciato pubblicamente», ha sottolineato Putin.

 

Le parti hanno concordato di ripristinare il personale dell’ambasciata dopo anni di espulsioni diplomatiche tit-for-tat (cioè occhio per occhio) e di formare team per trovare una soluzione al conflitto ucraino. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha riconosciuto che l’Occidente dovrà affrontare le sanzioni imposte alla Russia per raggiungere una soluzione duratura al conflitto.

 

In risposta ai colloqui tra Stati Uniti e Russia, lo Zelens’kyj si è rivolto ai media, esprimendo sorpresa e preoccupazione per l’assenza di Kiev dall’incontro. Ha sottolineato l’importanza della partecipazione ucraina a qualsiasi negoziato di pace, affermando che le decisioni prese senza l’Ucraina potrebbero minare la sovranità della nazione e le prospettive di una pace duratura.

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Zelens’kyj ha sottolineato che Kiev, che non è stata invitata ai colloqui, «considera che qualsiasi negoziato sull’Ucraina che si stia svolgendo senza l’Ucraina non avrà alcun risultato». Ha anche insistito sul fatto che il suo paese respingerà qualsiasi ultimatum che potrebbe seguire i negoziati di Riyad.

 

I politici e i media ucraini hanno risposto con rabbia ai colloqui in Arabia Saudita. Le reazioni sono andate dalle accuse che Trump stia «capitolando» a Putin e «tradendo» l’Ucraina, alle critiche all’UE per il suo ruolo negli sviluppi.

 

Il presidente degli Stati Uniti ha risposto che Zelens’kyj e altri funzionari ucraini non sono nella posizione di lamentarsi per non essere stati invitati ai colloqui. Ha inoltre incolpato il presidente ucraino per non essere riuscito a risolvere il conflitto nonostante abbia avuto anni per farlo.

 

«Oggi ho sentito, “non siamo stati invitati”. Bene, sei stato lì per tre anni, avresti dovuto finirla… Non avresti mai dovuto iniziare. Avresti potuto fare un accordo», ha affermato Trump. «Avrei potuto risolvere la questione anni fa senza perdere molta terra, pochissima terra. Senza perdere vite e senza perdere città», ha detto il presidente americano, accusando il predecessore Biden di non avere idea di quello che stava facendo.

 


Parlando con i giornalisti negli scorsi giorni, il presidente USA aveva detto che il conflitto «avrebbe potuto essere risolto molto facilmente». A Trump è stato chiesto se avesse un messaggio per gli ucraini che potrebbero essersi sentiti «traditi o delusi» per non aver avuto un posto al tavolo delle trattative. «Sono davvero deluso da quello che è successo. Ho seguito questa cosa per tre anni… Sento che, sai, sono arrabbiati per non avere un posto. Be’, hanno avuto un posto per tre anni e molto tempo prima di allora».

 

Alla domanda se gli USA avrebbero sostenuto le elezioni in Ucraina, Trump ha suggerito che la leadership ucraina dovrebbe prenderle in considerazione. «Non dovrebbe il popolo ucraino dire, tipo, sapete, è passato molto tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto un’elezione?»

 

I funzionari dell’UE hanno espresso frustrazione per gli sforzi unilaterali di pace di Washington dopo aver appreso che il blocco sarebbe stato escluso dai colloqui USA-Russia.

 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato una riunione di emergenza lunedì, a cui hanno partecipato i leader di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al capo della NATO Mark Rutte. Le discussioni si sono concentrate sul possibile dispiegamento di truppe UE in Ucraina e sull’impegno dei membri europei della NATO ad aumentare la spesa per la difesa. Tuttavia, secondo diversi partecipanti, non sono state prese decisioni concrete su nessuna delle due questioni.

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Parlando con i giornalisti dopo i colloqui di Riyad di martedì, Trump ha chiesto all’Ucraina di tenere le elezioni, suggerendo che la leadership di Zelens’kyj manca di legittimità. Il presidente ucraino ha annullato le elezioni presidenziali in Ucraina l’anno scorso, citando la legge marziale a causa del conflitto in corso.

 

La Russia ha anche affermato di considerare lo Zelens’kyj, il cui mandato è scaduto a maggio 2024, «illegittimo» e riconosce il Parlamento ucraino e il suo presidente come l’unica autorità legittima nel paese. I funzionari russi hanno avvertito che qualsiasi trattato internazionale firmato da Zelens’kyj potrebbe incontrare delle sfide e hanno espresso dubbi sulla sua capacità di garantire accordi duraturi.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa, dopo aver ottenuto il permesso dagli USA di Biden di lanciare missili a lunga gittata nell’entroterra russo, lo Zelens’kyj era tornato nuovamente ad escludere le elezioni.

A dicembre Trump aveva comunicato che lo Trump che lo Zelens’kyj non era stato invitato all’inaugurazione.

Come riportato da Renovatio 21, il rapporto tra Trump e Zelens’kyj è realtà molto teso. L’ucraino ha più volte espresso irritazione, ai limiti dell’insulto, riguardo l’idea di Trump di risolvere il conflitto in 24 ore; poi aveva attaccato il vicepresidente eletto JD Vance per il suo scetticismo riguardo l’Ucraina. Tre mesi fa, prima del risultato elettorale, lo Zelens’kyj aveva dichiarato che le promesse di Trump sulla fine del conflitto «non sono reali», spingendosi perfino a insultare l’allora candidato alla Casa Bianca come «presidente perdente».

 

Di suo Trump ha definito Zelens’kyj «il più grande venditore della storia» per la quantità di miliardi di dollari che si porta a casa ogni volta che arriva a Washington. In altre occasioni Trump ha detto che l’Ucraina è «andata» e Zelens’kyj «ha perso». L’incontro tra i due a Nuova York di due mesi fa è stato visibilmente teso, con la rigidità di The Donald più che visibile.

 

Contro l’ex comico divenuto presidente a Kiev si è scagliato spesse volte, e con sempre maggiore veemenza, il primogenito del presidente eletto, Don jr, che ha lamentato la persecuzione della Chiesa Ortodossa ucraina, definita «vergognosa» l’immagine di Zelens’kyj che autografa bombe in produzione in uno stabilimento americano. Don jr. ha poit rollato poche settimane fa Zelens’kyj dicendo che i tempi della «paghetta» sono finiti.

 

Nel frattempo, la frattura definitiva dei rapporti tra Trump e Zelens’kyj sta scatenando la satira in rete, con video eloquenti.

 


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Geopolitica

Ebrei VIP chiedono sanzioni contro Israele

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Centinaia di eminenti figure ebraiche a livello globale hanno sollecitato le Nazioni Unite e i leader mondiali a imporre sanzioni a Israele per azioni definite «sconsiderate» a Gaza, che, secondo loro, equivalgono a un genocidio.   Una lettera aperta, che invita i governi a ritenere Israele responsabile per presunte violazioni del diritto internazionale a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, ha raccolto oltre 450 firme VIP, tra cui ex funzionari, intellettuali e artisti israeliani. L’iniziativa coincide con notizie secondo cui i leader dell’UE potrebbero rinunciare a sanzioni contro Israele durante un vertice a Bruxelles giovedì.   «Non dimentichiamo che molte leggi, statuti e convenzioni per proteggere la vita umana sono nate in risposta all’Olocausto», hanno scritto i firmatari. «Israele ha ripetutamente violato queste garanzie».   Tra i firmatari ci sono l’ex presidente della Knesset Avraham Burg, il negoziatore di pace Daniel Levy, gli scrittori Michael Rosen e Naomi Klein, il regista premio Oscar Jonathan Glazer, gli attori Wallace Shawn e Ilana Glazer e il filosofo Omri Boehm. Il gruppo ha chiesto di far rispettare le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Penale Internazionale, di interrompere le vendite di armi e di applicare sanzioni mirate a funzionari ed entità israeliane coinvolte in presunti crimini.

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La petizione riflette un’evoluzione dell’opinione pubblica tra gli ebrei americani e gli elettori in generale. Un recente sondaggio del Washington Post ha mostrato che il 61% degli ebrei americani ritiene che Israele abbia commesso crimini di guerra a Gaza, e il 39% lo accusa di genocidio. Un sondaggio Quinnipiac di agosto ha rilevato che la metà degli elettori statunitensi condivide questa visione.   La situazione è ben diversa per l’opinione pubblica israeliana.   Come riportato da Renovatio 21, un sondaggio pubblicato dall’Università Ebraica di Gerusalemme all’inizio di giugno rivela che circa il 75% degli ebrei israeliani concorda con l’affermazione secondo cui «non ci sono innocenti a Gaza».   Non si trattava del primo dato di questo tipo. Un sondaggio dell’Università di Tel Aviv di fine ottobre 2023 ha rilevato che il 58% degli ebrei israeliani ha affermato che l’esercito stava usando troppo poca potenza di fuoco nel suo assalto a Gaza e meno del 2 percento ha affermato che era troppa.   Un altro sondaggio condotto nel dicembre 2023 chiedeva: «In che misura Israele dovrebbe tenere in considerazione le sofferenze della popolazione civile a Gaza quando pianifica la continuazione dei combattimenti?». Oltre l’80% degli ebrei israeliani ha risposto «in misura molto limitata» o «in misura piuttosto limitata» (rispettivamente il 40% e il 41%).   Nel gennaio 2024, un sondaggio del canale israeliano Channel 12 ha rilevato che il 72% degli israeliani ritiene che gli aiuti umanitari ai 2 milioni di civili di Gaza, tra cui 1 milione di bambini, «debbano essere interrotti finché i prigionieri israeliani non saranno rilasciati» da Hamas.

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
 
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Putin: la risposta della Russia agli attacchi Tomahawk sarebbe «schiacciante»

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La risposta della Russia a un attacco ucraino con missili Tomahawk di fabbricazione statunitense sarebbe «molto seria, se non schiacciante», ha dichiarato giovedì il presidente Vladimir Putin ai giornalisti. Fornire a Kiev armi a lungo raggio di questo tipo rappresenterebbe «un tentativo di escalation», ha avvertito.

 

Kiev ha più volte richiesto i missili Tomahawk. Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha sollevato la questione durante un incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca la scorsa settimana. Secondo Axios, Zelens’kyj non è riuscito a ottenere la consegna dell’arma. Funzionari americani avevano precedentemente indicato che l’opzione poteva essere considerata, ma la decisione finale spettava a Trump.

 

Parlando mercoledì alla Casa Bianca durante un incontro con il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, Trump non ha chiarito se gli Stati Uniti potrebbero fornire i missili a Kiev in futuro, ma ha sottolineato che il loro utilizzo richiede un addestramento lungo e intensivo. I missili hanno una gittata massima di circa 2.500 km.

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«Sarebbe un’escalation. È un tentativo di escalation», ha commentato Putin riguardo a una possibile consegna. «Se il territorio russo fosse colpito con un’arma del genere, la risposta sarebbe molto seria, se non addirittura schiacciante», ha aggiunto, invitando i leader occidentali a «rifletterci».

 

Mosca aveva già avvertito che, pur non influenzando lo stato del campo di battaglia ucraino, la consegna dei Tomahawk ridurrebbe le prospettive di pace e danneggerebbe gravemente le relazioni tra Stati Uniti e Russia.

 

Putin ha discusso la questione con Trump in una telefonata la scorsa settimana. La consegna dei missili avrebbe «gravemente compromesso le prospettive di una soluzione pacifica», aveva dichiarato allora. In seguito alla chiamata, Trump ha affermato che fornire i Tomahawk a Kiev «non sarebbe stato facile» per gli Stati Uniti e ha sostenuto che Washington non dovrebbe esaurire il proprio arsenale per l’Ucraina.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump nelle scorse ore ha annullato il vertice con Putin a Budapest. Al contempo, gli USA hanno posto nuove sanzioni sul petrolio russo.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

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Geopolitica

Trump annulla l’incontro a Budapest con Putin

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha cancellato il vertice previsto con il presidente russo Vladimir Putin a Budapest, dichiarando che i colloqui, in questa fase, non avrebbero probabilmente prodotto i risultati sperati. Mosca non ha ancora commentato la decisione.   L’annuncio è stato fatto mercoledì durante un incontro alla Casa Bianca con il Segretario generale della NATO Mark Rutte, dove Trump ha spiegato che il vertice in Ungheria «non sembrava appropriato».   «Non pareva che avremmo raggiunto gli obiettivi necessari, quindi ho deciso di annullare il viaggio», ha affermato.   Tuttavia, Trump ha lasciato aperta la possibilità di futuri colloqui con Mosca. «Lo faremo in futuro», ha aggiunto, senza precisare quando o dove potrebbe avvenire.   Le dichiarazioni di Trump giungono dopo che il dipartimento del Tesoro statunitense ha imposto nuove sanzioni alla Russia, motivate dalla sua presunta «mancanza di impegno serio verso un processo di pace». Le misure hanno colpito due grandi compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, e le loro filiali.   Trump ha comunque ammesso di non essere certo che le sanzioni possano modificare la posizione della Russia sul conflitto ucraino. «Spero che lui [Putin] diventi ragionevole, e spero che lo sia anche [Volodymyr Zelens’kyj]», ha detto. «Ci vogliono due persone per ballare il tango» ha dichiarato, usando un noto proverbio anglofono.   I piani per un vertice tra Putin e Trump erano stati annunciati la settimana precedente, dopo una telefonata tra i due leader, sebbene non fosse stata fissata una data precisa.   Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov aveva dichiarato in precedenza che un incontro tra Russia e Stati Uniti richiede «preparativi seri», sottolineando che un vertice tra i due leader «non dovrebbe essere sprecato», poiché entrambi i presidenti «sono abituati a lavorare per ottenere risultati concreti».   SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
 
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