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Salute

Thimerosal e autismo, l’inganno del governo USA, che per decenni ha affermato di averlo rimosso dai vaccini

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Secondo un’indagine speciale della giornalista Sharyl Attkisson, il governo ha tratto in inganno il pubblico per decenni circa la scienza che collega il thimerosal all’autismo e ad altri disturbi dello sviluppo neurologico. Continua inoltre a sostenere che il thimerosal è stato rimosso da tutti i vaccini infantili, anche se alcuni vaccini, compresi quelli somministrati ai bambini, contengono ancora l’ingrediente.

 

Il governo degli Stati Uniti ha da tempo comunicato al pubblico che il thimerosal, un conservante dei vaccini a base di mercurio, non è nocivo per i bambini, ma che, per eccesso di precauzione, l’ingrediente non è stato utilizzato nei vaccini infantili almeno dal 2001.

 

Secondo un’indagine speciale della giornalista Sharyl Attkisson, entrambe queste affermazioni sono false. Attkisson le ha descritte come parte di una «campagna di propaganda concertata per fuorviare il pubblico” sul thimerosal e sulla scienza che lo collega all’autismo e ad altri disturbi dello sviluppo neurologico.

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L’indagine di Attkisson evidenzia come per decenni le agenzie governative e l’establishment medico tradizionale abbiano promosso una narrazione contraddittoria su questa sostanza chimica tossica.

 

Da un lato, hanno tratto in inganno il pubblico sui danni noti e possibili del thimerosal e hanno lavorato attivamente per screditare chiunque ne mettesse in dubbio la sicurezza. Dall’altro lato, hanno anche falsamente assicurato al pubblico che era stato rimosso dai vaccini.

 

Il thimerosal è ancora oggi utilizzato in alcuni vaccini, compresi alcuni «vaccini senza thimerosal», ha affermato Attkisson.

 

La sua indagine dimostra che le prove che collegano il thimerosal nei vaccini ai disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui l’autismo, esistono da decenni. Smaschera anche un progetto intenzionale per riscrivere la narrazione scientifica sulla tossina per nascondere tale collegamento al pubblico.

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Il thimerosal è ancora presente nei vaccini

I siti web dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), del Children’s Hospital of Philadelphia (una fonte fondamentale per la propaganda dell’industria dei vaccini promossa da Google ) e di altri hanno da tempo pubblicato dichiarazioni che inducono l’opinione pubblica a credere che il thimerosal sia stato rimosso dai vaccini per bambini.

 

Ad esempio, nonostante nelle ultime settimane siano state apportate alcune modifiche al sito web del CDC, il sito contiene ancora dichiarazioni come questa: «Fatto: il thimerosal è stato eliminato dai vaccini infantili negli Stati Uniti nel 2001».

 

Il Children’s Hospital di Philadelphia afferma sul suo sito web che il thimerosal «è stato rimosso dai vaccini dopo che un emendamento al Modernization Act della Food and Drug Administration (FDA) è stato firmato il 21 novembre 1997».

 

«Queste affermazioni riceverebbero cinque scandalosi Pinocchi da qualsiasi organizzazione neutrale di fact-checking», ha scritto Attkisson.

 

Nel suo rapporto, Attkisson mostra una serie di screenshot tratti da siti web ed etichette di vaccini (molti rimossi da Internet ma archiviati su Wayback Machine) risalenti al 199920012004, 2005, 2009  2010, 2018, 2019202120222024 e 2025.

 

Tutti gli screenshot mostrano il thimerosal come ingrediente nei vaccini disponibili per i bambini negli Stati Uniti, compresi i vaccini antinfluenzali e alcuni antitetanici.

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Cosa sapevano il governo e i produttori di vaccini, una cronologia

Nel 1997, il Congresso chiese alla FDA di rivedere l’uso del thimerosal nei farmaci e nei vaccini a causa di preoccupazioni sulla sicurezza relative all’esposizione al mercurio. L’anno seguente, l’agenzia richiese informazioni dettagliate ai produttori sul thimerosal nei loro prodotti.

 

Nel 1999, le istituzioni sanitarie pubbliche statunitensi ed europee avevano iniziato a riconoscere che l’esposizione cumulativa al mercurio presente in tutti i vaccini somministrati a un bambino «potrebbe superare alcune delle linee guida governative».

 

Nello stesso anno, il Public Health Service, l’American Academy of Pediatrics (AAP), il National Vaccine Advisory Committee e l’Inter-Agency Working Group on Vaccines hanno tutti raccomandato che il mercurio venisse rimosso dai vaccini autorizzati negli Stati Uniti.

 

Il comitato consultivo del gruppo di lavoro sul thimerosal ha proposto di analizzare il Vaccine Safety Datalink (VSD) per identificare i vaccini con condizioni neurologiche, neuroevolutive e renali «plausibili» (tra cui autismo, disturbo da deficit di attenzione, ritardo del linguaggio, balbuzie, epilessia e tic) correlate al mercurio.

 

Se si fosse manifestato «qualsiasi indizio di associazione», il comitato avrebbe condotto studi di follow-up, hanno affermato i suoi membri.

 

Nel 2000, il CDC ha riunito i produttori di vaccini e i funzionari della sanità pubblica che regolamentano, impongono e distribuiscono i vaccini per un incontro a porte chiuse presso il Simpsonwood Retreat and Conference Center di Norcross, in Georgia.

 

Le trascrizioni dell’incontro di Simpsonwood, ottenute tramite richieste ai sensi del Freedom of Information Act, hanno rivelato che i partecipanti hanno discusso i risultati della ricerca sul thimerosal, che ha mostrato un collegamento tra il thimerosal a base di mercurio nei vaccini e le lesioni cerebrali, tra cui l’autismo, e hanno discusso sulle strategie per tenere queste informazioni nascoste al pubblico.

 

Nel corso dell’incontro, l’immunologo e pediatra Dr. Dick Johnston ha spiegato che il mercurio (sotto forma di thimerosal), una nota tossina, viene utilizzato nei vaccini perché riduce i tassi di contaminazione batterica e fungina durante il processo di produzione.

 

Tuttavia, ha affermato che c’erano «scarsi dati» sulla sicurezza dell’iniezione di metalli multipli nei neonati tramite vaccinazione, ha scritto Attkisson. Questo, nonostante il fatto che «alluminio e mercurio siano spesso somministrati simultaneamente ai neonati, sia nello stesso sito [di iniezione] che in siti diversi», ha affermato Johnston.

 

 

Anche gli altri esperti presenti alla riunione erano d’accordo.

 

Il dott. Walter Orenstein, direttore del Programma nazionale di immunizzazione del CDC, ha riferito che le analisi del VSD «finora sollevano alcune preoccupazioni su un possibile effetto dose-risposta dell’aumento dei livelli di metilmercurio nei vaccini e in alcune malattie neurologiche».

 

I ricercatori hanno scoperto possibili associazioni tra i vaccini contenenti thimerosal somministrati ai bambini sani prima dei 6 mesi di età e i tic, i disturbi da deficit di attenzione e i disturbi del linguaggio e della parola.

 

«È stato ulteriormente preoccupante che un’associazione tra disturbi cerebrali e thimerosal sia emersa nel campione limitato di bambini per lo più di età inferiore ai sei anni, poiché in genere è troppo presto per essere diagnosticati con ADD e autismo», ha scritto Attkisson. «Questi disturbi vengono in genere diagnosticati tra i 6 e i 12 anni».

 

Molti dottori presenti all’incontro hanno espresso preoccupazione. Uno di loro ha detto in modo famoso di sapere che la ricerca definitiva potrebbe richiedere del tempo, ma nel frattempo aveva un nipote neonato. «Penso che vorrei che a quel nipote venissero somministrati solo vaccini senza thimerosal».

 

Dopo l’incontro, anche altre ricerche pubblicate hanno collegato l’autismo al thimerosal, tra cui un rapporto del 2001 dell’Institute of Medicine (IOM), che ha trovato una connessione “biologicamente plausibile” tra l’esposizione al thimerosal e i disturbi dello sviluppo neurologico.

 

«Ciò ha fatto suonare un campanello d’allarme per alcuni addetti alla sanità pubblica, poiché il numero di vaccini raccomandati e, quindi, l’esposizione cumulativa al mercurio erano esplosi negli anni ’80 e ’90, insieme ai casi di autismo», ha scritto Attkisson.

 

Nel 2001, il governo ha sollecitato l’eliminazione del thimerosal dai vaccini, negando ufficialmente che causasse danni.

 

Perché rimuoverlo, si chiede Attkisson, «se è indubbiamente innocuo?»

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«Una potente campagna di propaganda»

Dopo l’incontro di Simpsonwood, l’industria farmaceutica, il governo e l’establishment scientifico «hanno lanciato una potente campagna di propaganda progettata per screditare gli scienziati e gli studi che hanno portato alla luce i collegamenti tra vaccino e autismo, o che indagano sulla sicurezza dei vaccini in generale», ha scritto Attkisson.

 

Ciò includeva «l’inondazione del panorama scientifico con controstudi favorevoli all’industria» che sostenevano che il thimerosal era sicuro, esercitando pressioni sui media, sui politici e sulle organizzazioni mediche come l’IOM e finanziando organizzazioni non profit per sviare l’opinione pubblica.

 

La pubblicazione nel 2003 della versione finale dello studio VSD discusso durante l’incontro clandestino di Simpsonwood è stata fondamentale per questa campagna, ha scritto Attkisson.

 

La versione finale ha riferito che la fase uno dello studio aveva trovato significative associazioni positive tra gli effetti cumulativi del thimerosal nei vaccini con tic e ritardo del linguaggio a tre e sette mesi. Tuttavia, ha anche affermato che «in nessuna analisi sono stati riscontrati significativi rischi aumentati per l’autismo o il disturbo da deficit di attenzione».

 

Ciò è fuorviante perché il rapporto non afferma anche che i bambini studiati erano troppo piccoli per queste diagnosi, ha affermato Attkisson.

 

La versione finale ha anche utilizzato un «gioco di parole» per minimizzare i risultati significativi di maggiori rischi neuroevolutivi, affermando cose come «non sono state trovate associazioni significative coerenti», anche se erano stati identificati diversi tipi di associazioni significative di rischio elevato.

 

Le prime bozze del rapporto, ottenute in seguito dal Congresso, mostravano come gli autori avessero giocato con il linguaggio per minimizzare l’apparenza di rischio, ha affermato.

 

Lo studio non ha inoltre rivelato che il suo autore principale era stato assunto, durante lo studio, da un’azienda produttrice di vaccini, GlaxoSmithKlein, lontana dai CDC, i cui vaccini erano in fase di studio.

 

Lo studio ha concluso che vi erano «risultati contrastanti» e ha richiesto ulteriori ricerche, ma è stato «spacciato ai media come prova che i vaccini non causano l’autismo», secondo Attkisson.

 

L’anno seguente, nel 2004, mentre i ricercatori pubblicizzavano le prove e chiedevano ulteriori ricerche sul legame tra autismo e thimerosal, l’IOM riformulò le sue conclusioni del 2001.

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Attkisson ha scritto:

 

“Tre anni prima aveva trovato una connessione ‘biologicamente plausibile’ tra l’esposizione al thimerosal e i disturbi dello sviluppo neurologico. Ma l’organizzazione ora ha assunto la posizione che, sebbene non potesse escludere un collegamento tra thimerosal e autismo, l’establishment scientifico non avrebbe dovuto sprecare soldi per studiare ulteriormente la questione.

 

«Questa proclamazione dell’IOM è stata in gran parte una campana a morto per qualsiasi ricerca finanziata dai contribuenti che tentasse onestamente di scoprire problemi di sicurezza dei vaccini che coinvolgessero il thimerosal. Il rapporto dell’IOM è stato poi ampiamente travisato dai media come se avesse smentito o smentito qualsiasi collegamento tra vaccini e autismo».

 

Da quel momento in poi, tutta la scienza precedente che aveva mostrato i rischi per la sicurezza del thimerosal è stata «magicamente spazzata via» e sostituita dal «consenso scientifico», ha affermato Attkisson.

 

Il thimerosal continua a essere utilizzato in molte iniezioni, sebbene la sua presenza sia effettivamente nascosta da proclami secondo cui nessun vaccino contiene la tossina e da pratiche di etichettatura ingannevoli: i vaccini con tracce di tossina possono essere commercializzati come «privi di thimerosal».

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 4 aprile 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Salute

L’UE potrebbe vietare le sigarette con filtro

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L’Unione Europea sta considerando di vietare le sigarette con filtro e le sigarette elettroniche come parte del suo impegno per ridurre il consumo di tabacco nei Paesi membri. Lo riporta il tabloide tedesco Bild.   All’inizio di ottobre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito che l’Europa ha superato il Sud-est asiatico, diventando la regione con il maggior numero di fumatori al mondo, con circa 173 milioni di persone che hanno fatto uso di tabacco nel 2024, secondo i dati delle Nazioni Unite.   L’UE intende seguire le linee guida dell’OMS per «vietare i filtri al fine di ridurre l’attrattiva e il gusto delle sigarette», come riportato in un articolo pubblicato mercoledì.   Un progetto di legge del Consiglio Europeo, esaminato dal giornale, indicava che il divieto di produzione, importazione e distribuzione delle sigarette con filtro «porterebbe un contributo significativo alla riduzione del consumo di tabacco».   Questa misura, inoltre, limiterebbe l’esposizione dei non fumatori al fumo passivo e favorirebbe la protezione ambientale, si legge nel documento.   La bozza di legge considera anche il divieto delle sigarette elettroniche, o vape, come «opzione normativa aggiuntiva» in discussione a Bruxelles. Il progetto prevede inoltre che la vendita di sigarette, con o senza filtro, possa essere vietata in negozi, stazioni di servizio e chioschi in tutta l’UE. Il documento sottolinea l’importanza di proteggere le misure restrittive previste dall’UE dall’influenza dell’industria del tabacco.   Secondo la Bild, il progetto di legge sarà discusso durante la conferenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in programma a Ginevra dal 17 al 22 novembre.

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Se la normativa fosse adottata, equivarrebbe a un divieto effettivo delle sigarette nell’UE, dato che oltre il 90% di esse è prodotto con filtri, come evidenziato nel documento.   Una portavoce del Ministero della Salute tedesco ha dichiarato al giornale che la posizione comune degli Stati membri dell’UE sulla questione è ancora in fase di «coordinamento».   Come riportato da Renovatio 21, le sigarette sono al centro delle scelte politiche di tanti Paesi negli ultimi tempi.   La Russia si muove verso un bando totale delle sigarette elettroniche.   In campagna elettorale Joe Biden abbandonò l’idea di bandire le sigarette al mentolo per non irritare l’elettorato afroamericano.   La Cina sta valutando come contrastare il forte aumento di fumatori e vendita di sigarette.   La Nuova Zelanda ha stabilito che proibirà il tabacco a tutti i nati dopo il 2008.

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Cina

Pechino dichiara guerra al fumo

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La Cina è il primo produttore e consumatore di tabacco, con 300 milioni di fumatori e oltre un milione di morti l’anno. Decine di divisioni provinciali hanno già stretto le norme e il piano «Healthy China 2030» punta a ridurre al 20% i fumatori adulti. Shanghai da mesi sta sperimentano i divieti anche all’aperto in aree sensibili. Intanto cresce l’attivismo civico e anche gli studenti spingono per campus liberi da fumatori.

 

In Cina è guerra aperta contro il vizio del fumo. Si tratta di un problema molto serio per un Paese considerato il maggiore produttore e consumatore di tabacco al mondo, con oltre 300 milioni di fumatori e più di un milione di persone che muoiono ogni anno per malattie legate ad esso.

 

Già nella prima metà dello scorso anno, 24 divisioni provinciali avevano introdotto normative locali per contrastare il consumo di tabacco. Mentre da tempo è in vigore l’iniziativa nazionale «Healthy China 2030», che mira a ridurre al 20% la percentuale dei fumatori dai 15 anni in su entro il 2030.

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Pioniera nel controllo del tabacco in Cina è stata la città di Shanghai, avendo istituito per prima il divieto di fumo nei locali pubblici al chiuso nel 2010. Da allora chiunque venga sorpreso accendersi una sigaretta all’interno di ambienti come scuole, ospedali, mezzi pubblici e ristoranti, riceverà prima un avvertimento e poi una multa da 50 a 200 yuan (da 6 a 24 euro circa), in caso di resistenza.

 

Nel tentativo di compiere un ulteriore sforzo per ridurre la dipendenza da tabacco, a marzo di quest’anno la città ha lanciato un programma pilota per combattere il fumo anche negli spazi pubblici all’aperto. Secondo le linee guida pubblicate dalle autorità locali, siti turistici, scuole, ristoranti e bar in tutta la città sono tenuti ad apporre cartelli antifumo nelle aree di attesa e a formare il personale per scoraggiare il vizio. I cittadini possono segnalare le violazioni chiamando un numero verde governativo. I trasgressori individuali rischiano multe fino a 200 yuan (circa 24 euro), mentre i locali possono essere multati fino a 30.000 yuan (circa 3.600 euro).

 

L’iniziativa sembra essere stata molto apprezzata dai residenti. Rispondendo a un sondaggio condotto dagli enti di regolamentazione sanitaria della città, oltre il 90% degli intervistati ha ammesso di non tollerare di essere costantemente esposto al fumo passivo mentre cammina per strada.

 

Tra di loro vi è anche Zhang Yu, impiegato finanziario di professione e fervente influencer antifumo. Alcuni video apparsi sui social media cinesi mostrano Zhang mentre affronta con modi gentili ma decisi coloro che violano il divieto di fumo nei centri commerciali, nei condomini, negli ospedali e in altri spazi pubblici di Shanghai, esortandoli a «spegnere la sigaretta o andarsene».

 

«Fumare è una questione molto personale, ma quando danneggia gli altri, diventa una cosa davvero brutta», ha dichiarato a Sixth Tone. Ha aggiunto, inoltre, che la maggior parte dei suoi interventi si risolve senza grossi intoppi e che solo in rari casi, trovandosi di fronte a dei fumatori ostinati, è stato costretto a chiamare la polizia. Sui social il sostegno a Zhang è pressoché unanime: in molti dichiarano di aver iniziato a seguire il suo esempio e lo incoraggiano a «continuare così».

 

Tra le fila dei paladini antifumo vi è anche Xu Lihong, operatrice sanitaria 26enne di Chengdu con oltre 5.600 follower su Xiaohongshu. «Non chiediamo ai fumatori di smettere definitivamente, ma crediamo che la libertà di fumare non debba andare a discapito del diritto altrui a evitare il fumo passivo», ha affermato Xu, autoproclamandosi «ambasciatrice del controllo del tabacco».

 

Per rendere più efficaci le misure antifumo nella sua città, l’attivista suggerisce di distinguere in modo inequivocabile le aree dove è consentito fumare da quelle dove invece non lo è. Ha notato infatti che quando i cartelli che indicano il divieto sono chiaramente visibili, le persone sono molto più propense ad accondiscendere ai suoi richiami.

 

Secondo Xu, inoltre, le sanzioni previste per chi viola la normativa sono troppo blande e per questo inefficaci. Nonostante le difficoltà, la giovane è ferma nel suo impegno e ha costruito una rete con altri attivisti antifumo per condividere esperienze e offrire supporto. «Spero in un futuro in cui tutti gli spazi pubblici siano liberi dal fumo passivo», ha affermato.

 

Zhang Ruicong, studentessa universitaria della provincia dello Zhejiang, ha raccontato di essere stata aggredita verbalmente dopo aver chiesto a una persona di smettere di fumare su una scala mobile della stazione ferroviaria. Le è capitato anche di vedere diversi uomini in un ristorante che continuavano a fumare accanto a dei bambini, nonostante i ripetuti solleciti a smettere.«Molte persone considerano il fumo una cosa normale o temono di causare problemi parlandone», ha affermato, sottolineando i radicati atteggiamenti sociali in Cina nei confronti di questa abitudine. Ha aggiunto che persino sua madre considera la sua posizione «estrema».

 

Nonostante tutto la giovane resta ottimista. Crede che a guidare il cambiamento su questo tema siano soprattutto le giovani generazioni e, citando la campagna «campus senza fumo» della sua università, ha ribadito come secondo lei «gli studenti siano catalizzatori del progresso sociale».

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Il cambiamento di atteggiamento nei confronti del fumo si riflette anche nella cultura popolare. Recentemente, diversi comici hanno incorporato una sorta di «propaganda antifumo» nei loro spettacoli, incontrando il favore del pubblico a livello nazionale.

 

Particolarmente indicativa è una vicenda accaduta lo scorso agosto a Shaoxing, città natale di Lu Xun (1881-1936), uno dei principali intellettuali della Cina moderna. Un murale raffigurante il famoso scrittore che fuma, situato presso il memoriale a lui dedicato, è stato al centro di un acceso dibattito dopo la denuncia di un visitatore, preoccupato per l’influenza negativa che l’immagine avrebbe potuto avere sui giovani. L’uomo, un certo Sun, non ha esitato a presentare un reclamo tramite la piattaforma governativa della provincia di Zhejiang, ritenendo che l’opera rischiava di rendere il fumo un’abitudine affascinante per gli adolescenti.

 

L’opinione pubblica si è quindi divisa tra i sostenitori di Sun, convinti che gli spazi pubblici dovrebbero evitare immagini che tendono a normalizzare il fumo, e i suoi oppositori, secondo cui rimuovere o apportare modifiche all’iconico ritratto avrebbe causato solo uno spreco di risorse pubbliche. Per questi ultimi, inoltre, agire in tal senso avrebbe significato compiere una distorsione storica, dal momento che all’epoca di Lu Xun il fumo non era considerato un vizio, né era condannato come un pericolo per la salute pubblica. Alla fine ha prevalso il secondo fronte: le autorità culturali locali hanno deciso di preservare il murale, in quanto ritenuto parte dell’immagine storica di Lu Xun.

 

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Autismo

Tutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?

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Il Segretario alla Salute degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., ha difeso le sue affermazioni espresse venerdì durante una riunione di gabinetto, dopo che alcuni critici lo avevano accusato di suggerire un legame tra circoncisione e autismo. Successivamente ha precisato che si riferiva al paracetamolo (Tylenol) somministrato ai neonati dopo la circoncisione, non alla procedura stessa.   In precedenza, il presidente Donald Trump aveva sostenuto parti di questa teoria, invitando le donne in gravidanza a evitare il Tylenol e sottolineando la necessità di valutarne la sicurezza.   «Due studi indicano che i bambini circoncisi precocemente presentano un tasso di autismo doppio», ha dichiarato Kennedy durante la riunione. «Non è una prova definitiva. Stiamo conducendo studi per verificarla», ha aggiunto Kennedy.

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Le sue parole hanno scatenato reazioni immediate. Il deputato Jerrold Nadler ha scritto su X che «l’ossessione di Kennedy per le teorie del complotto ha nuovamente superato il limite, sconfinando in un territorio pericoloso e antisemita». Il dottor Peter Hotez, dottore ultravaccinista che rifiuta i confronti e chiede l’esercito contro gli antivaccinisti definiti come «grande forza omicida», ha definito la teoria «assurda». La ricercatrice sull’autismo Helen Tager-Flusberg ha dichiarato: «Niente di tutto ciò ha senso». A settembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito che non esistono prove scientifiche conclusive che colleghino il paracetamolo in gravidanza all’autismo.   Kennedy ha poi risposto su X, citando uno studio danese del 2015 che mostrava tassi di autismo più alti nei ragazzi circoncisi. Ha sostenuto che lo studio indica il paracetamolo come probabile causa, sottolineando che può provocare danni neurologici se combinato con lo stress ossidativo, definendo le prove «schiaccianti».   Kennedy ha accusato i media di distorsione: «USA Today ha riportato in modo parziale le mie parole, usando un’inquadratura fuorviante. Il New York Post ha completamente travisato il mio discorso con il suo titolo, insinuando che avessi detto che la circoncisione causa l’autismo».  

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Travisato o no, lo studio danese, intitolato «Ritual circumcision and risk of autism spectrum disorder in 0- to 9-year-old boys: national cohort study in Denmark» («Circoncisione rituale e rischio di disturbo dello spettro autistico nei bambini da 0 a 9 anni: studio di coorte nazionale in Danimarca») esiste.   «Abbiamo confermato la nostra ipotesi secondo cui i ragazzi sottoposti a circoncisione rituale potrebbero correre un rischio maggiore di sviluppare ASD», cioè il disturbo dello spettro autistico, scrive lo studio dei ricercatori Morten Frisch e Jacob Simonsen. «Questa scoperta, e l’inaspettata osservazione di un aumento del rischio di disturbo da iperattività tra i ragazzi circoncisi in famiglie non musulmane, meritano attenzione, soprattutto perché i limiti dei dati hanno molto probabilmente reso le nostre stime di rischio per attività fisica conservative. Considerata la diffusa pratica della circoncisione non terapeutica nell’infanzia e nella prima infanzia in tutto il mondo, gli studi di conferma dovrebbero essere considerati prioritari».   Un altro studio del 2013, «Prenatal and perinatal analgesic exposure and autism: an ecological link» («Esposizione prenatale e perinatale ad analgesici e autismo: un legame ecologico») esplorava «larelazione tra l’esposizione precoce neonatale al paracetamolo e l’autismo/ASD, i tassi di prevalenza media ponderata della popolazione maschile per tutti i paesi disponibili e gli stati degli Stati Uniti sono stati confrontati con i tassi di circoncisione maschile, una procedura per la quale il paracetamolo è stato ampiamente prescritto dalla metà degli anni Novanta», concludendo che «l’analisi ha identificato correlazioni a livello nazionale tra indicatori di esposizione prenatale e perinatale al paracetamolo e autismo/ASD. È stata inoltre identificata una correlazione a livello statale per l’indicatore di esposizione perinatale al paracetamolo e autismo/ASD.   La questione va molto al di là del problema dell’autismo, e riguarda la civiltà occidentale stessa, che ha rifiutato la circoncisione sin dai primissimi anni della cristianità. Scrive la lettera di San Paolo ai Romani: «La circoncisione è utile se tu segui la Legge, ma se tu sei trasgressore della Legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. Se dunque l’incirconciso osserva i comandamenti della Legge, la sua incirconcisione non sarà valutata come circoncisione? e chi di nascita è incirconciso, osservando la Legge, giudicherà te che, con la tua lettera della Legge e la tua circoncisione, ne sei trasgressore. Non è adunque quello che apparisce il vero Giudeo, nè è vera circoncisione quella che è palese nella carne; ma il Giudeo è quello che è tale entro di sè, ed è la circoncisione del cuore, nello spirito non nella lettera, quella la cui lode non è dagli uomini ma da Dio» (Rm, 2, 25-29).   Strano che il mondo «laico», che ritiene il battesimo dei bambini come una forzatura religiosa su di una persona che non può decidere in autonomia, non abbia niente da dire contro questa oscena mutilazione genitale infantile – e dobbiamo ancora trovare qualcuno che ci convinca del fatto che la circoncisione sia diversa dall’infibulazione, quella sì, per qualche motivo, invisa alla società.   «Il taglio genitale non terapeutico priva il bambino, quando diventerà l’adulto, dell’opportunità di rimanere geneticamente immodificato (o intatto)» hanno scritto due bioeticisti oxoniani i due bioeticisti Lauren Notini e Brian D. Earp «Plausibilmente, la persona le cui “parti private” saranno permanentemente influenzate dal taglio dovrebbe avere la possibilità di valutare se è ciò che desidera, alla luce delle loro preferenze e valori a lungo termine»   Di fatto, l’individuo circonciso perde per sempre la sua integrità, vedendosi amputata una parte del corpo straordinariamente ricca di terminazione nervose, che sono quelle che danno il piacere durante l’atto sessuale.

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C’è poi la questione della sicurezza dell’operazione mutilativa: i casi di bambini morti per circoncisione abbondano, anche in Italia, Nel 2023 bambino nigeriano è morto pochi giorni fa in zona Castelli Romani dopo una circoncisione fatta in casa. A Tivoli, nel 2018, morì un altro bambino nigeriano di appena due anni: aveva subito la circoncisione da parte di un sedicente medico; in quel caso, almeno, si salvò il gemello, portato d’urgenza in ospedale. Reggio Emilia, marzo 2019: neonato di famiglia ghanese, cinque mesi, morto dopo «diverse ore di agonia». Monterotondo, provincia di Roma, tre mesi prima: bimbo nigeriano di due anni morto per lo stesso motivo. Genova, aprile 2019, neonato morto nel quartiere Quezzi, e condannato a otto anni di carcere il nigeriano 34enne che aveva eseguito il taglio del prepuzio. Torino, giugno 2016: bebè di genitori ghanesi, circonciso in casa, morto in ospedale. Treviso, ottobre 2008: bimbo di due mesi morto per emorragia. Bari, luglio 2008: bambino deceduto per grave emorragia, «causata probabilmente da circoncisione fatta a domicilio».   Secondo dati ripetuti in questi giorni da tutti i giornali, le circoncisioni clandestine in Italia costituirebbero il 40% del totale. Su più di 15.000 circoncisioni richieste all’anno solo 8.500 vengono eseguite su territorio nazionale, mentre 6.500 operazioni di taglio del prepuzio sono effettuate nei Paesi d’origine dove gli immigrati tornano per «turismo etnico» (talvolta, come si è appreso, anche quando si dichiarano «rifugiati» e stanno facendo il percorso burocratico per essere riconosciuti tali totalmente a spese del contribuente italiano).   Secondo una sigla di medici stranieri operanti in Italia, il 99% delle famiglie musulmane circoncide il bambino quando ha ancora pochi mesi. La realtà è che tuttavia la circoncisione è di fatto istituzionalizzata grazie agli accordi tra lo Stato italiano e la minoranza ebraica.   Come riportato in passato da Renovatio 21, grazie alla legge 101 del 1989 che ratifica l’intesa tra l’Italia e le comunità ebraiche italiane, i maschi di religione ebraica e musulmana possono usufruire di alcuni progetti «clinico-culturali» ed essere circoncisi per 400 euro da un medico in regime di attività libero professionale. La prestazione è da considerarsi al di fuori dei LEA (Livelli essenziali assistenziali). Tra i sottoscrittori il Policlinico Umberto I di Roma, l’Associazione internazionale Karol Wojtyla, la Comunità ebraica di Roma e il Centro islamico culturale d’Italia.   La pressione ebraica si dice abbia fatto cambiare rotta anche all’Islanda, che aveva tentato di liberarsi della pratica barbara. Si tratta della stessa procedura per cui ora, per aver parlato della circoncisione, Kennedy è definito «antisemita».   «Ogni individuo, non importa di che sesso o di quanti anni dovrebbe essere in grado di dare il consenso informato per una procedura che è inutile, irreversibile e può essere dannosa», aveva dichiarato nel 2018 la deputata Silja Dögg Gunnarsdóttir, 44 anni, del Partito progressista dell’Althing, il Parlamento islandese. «Il suo corpo, la sua scelta». «Autonomia» corporale: è lo slogan delle femministe e dell’aborto. È un dogma inscalfibile del mondo moderno.   Il disegno di legge non passò, perché le microcomunità ebraiche e musulmane alzarono un polverone: «l’impatto di questa legge sarebbe sentito molto al di là dei confini dell’Islanda», scriveva una lettera dello spaventatissimo Comitato degli affari esteri della Camera dei Rappresentanti, spiegando che la «mossa renderebbe l’Islanda la prima e unica nazione europea a mettere fuori legge la circoncisione. Mentre le popolazioni ebraiche e musulmane in Islanda possono essere poco numerose, il divieto di questo paese sarebbe sfruttato da coloro che alimentano la xenofobia e l’antisemitismo in Paesi con popolazioni più diversificate».   La circoncisione nel mondo è tollerata, forse, anche per la sua straordinaria diffusione presso la popolazione americana. Contrariamente a ciò che possono pensare beceramente alcuni, la questione in nessun modo è legata ai rapporti tra l’ebraismo e gli USA. La fonte della pratica è la stessa dei cereali che con probabilità il lettore consuma il mattino: John Harvey Kellogg (1852-1943).

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Il Kellogg era un dottore nutrizionista, oltre che un imprenditore di successo e un gran cultore dell’eugenetica. Tuttavia, un pensiero lo ossessionava: quello della riduzione della masturbazione presso la popolazione maschile.   Ecco quindi che raccomandò la circoncisione come rimedio: si taglia subito il prepuzio al bambino e lui non si toccherà crescendo. La cosa ancora più allucinante è che anche i cereali da lui commerciati (da qualche mese di proprietà della Ferrero) avevano in teoria lo stesso scopo: erano sostanze che riteneva «anafrodisiache» e che quindi andavano impiegate in massa per scoraggiare l’onanismo.   Kellogg, che come si è visto godeva di una certa influenza, era convinto sostenitore anche del vestirsi di bianco e dei clisteri, da praticare soprattutto se si erano assorbiti veleni come tè, caffè, cioccolato. Il Kelloggo, inoltre, scoraggiava il mescolarsi tra le razze: a fine carriera si dedicò alla creazione di una «Race Betterment Foundation, («Fondazione per il miglioramento della razza»), che propalava pure eugenetica razzista americana (registri genetici, sterilizzazioni delle «persone mentalmente difettose»), di quella che poi piacque assai allo Hitler, che – cosa poco nota – prese alcune leggi degli Stati americani come suo modello per la Germania nazionalsocialista.   L’America odierna, e il mondo tutto, si trova quindi ancora alle prese con l’eredità di questo tizio: circoncisione e colazione con cereali tostati. L’eugenetica, nel frattempo, la si fa con le provette.   Menzogne, follie, droghe, violenze, aberrazioni: ci spaventiamo se un mondo del genere affoga ogni giorno di più nello tsunami dell’autismo?   Roberto Dal Bosco  

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  Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
   
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