Geopolitica
Tentato golpe in Sierra Leone

Un gruppo di soldati e agenti di polizia ha lanciato lo scorso fine settimana una serie di attacchi contro strutture militari e prigioni in Sierra Leone nel tentativo di rovesciare il governo civile, sostengono le autorità del paese dell’Africa occidentale. Lo riporta RT.
Il ministro dell’Informazione della Sierra Leone, Chernor Bah, ha detto martedì ai giornalisti che 13 ufficiali militari e un civile sono stati arrestati in relazione all’incidente.
«L’incidente è stato un tentativo di colpo di Stato fallito. L’intenzione era quella di sovvertire e rovesciare illegalmente un governo democraticamente eletto», ha detto Bah.
Domenica, il Paese dell’Africa occidentale ha imposto un coprifuoco nazionale in seguito agli scontri tra forze di sicurezza e uomini armati che hanno attaccato la caserma Wilberforce nella capitale, Freetown. Secondo il governo, il gruppo armato ha fatto irruzione anche nella prigione centrale di Freetown e ha rilasciato diversi detenuti.
Almeno 21 persone sono state uccise negli spari, tra cui 14 soldati e tre «aggressori», ha detto il ministro Bah martedì. Secondo la polizia, tra le vittime c’è Idrissa Hamid Kamara, popolarmente conosciuto come «Leatherboot» («stivali di cuoio»), considerato come l’«uomo forte» del partito d’opposizione All People’s Congress (APC) e noto come membro della squadra di sicurezza del precedente presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma.
Le autorità hanno inoltre riferito che quasi 2.000 prigionieri sono fuggiti durante i disordini, e solo pochi sono tornati volontariamente.
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La polizia della Sierra Leone ha diffuso le fotografie di 34 persone ricercate per presunto coinvolgimento nei disordini. L’elenco comprende 32 uomini e due donne che sono soldati in servizio o in pensione, agenti di polizia e alcuni civili. Secondo il Sierra Leone Telegraph, quasi tutti i latitanti dichiarati sono in qualche modo legati al principale partito di opposizione, l’APC.
Le tensioni in Sierra Leone sono aumentate dopo la rielezione del presidente Bio a giugno, che ha attirato critiche da parte dell’opposizione e degli osservatori internazionali per le preoccupazioni sulla trasparenza.
Ad agosto la polizia ha arrestato alti ufficiali dell’esercito sospettati di aver pianificato un attacco alle istituzioni statali.
Il Paese è reduce da una guerra civile (1991-2002), iniziata il 23 marzo 1991 quando il Fronte Unito Rivoluzionario (RUF), con il sostegno delle forze speciali del Fronte Patriottico Nazionale della Liberia (NPFL) del dittatore liberiano Charles Taylor è intervenuto in Sierra Leone nel tentativo di rovesciare il governo di Joseph Momoh. Il conseguente conflitto durò 11 anni e toccò tutta la nazione, lasciando sul campo oltre 50.000 morti, tra atrocità belluine e crimini contro l’umanità: almeno 1270 scuole distrutte, bambini soldato, eccidi e massacri impressionanti (come quello di Freetown del 1999, chiamato anche «Operation no living thing»), stupri di massa.
Il tentativo di colpo di stato a Freetown arriva in un momento in cui la regione dell’Africa occidentale ha visto il successo del rovesciamento di governi democraticamente eletti, il più recente dei quali è avvenuto in Niger.
La Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) ha condannato l’evento, definendolo un piano di alcuni individui per ottenere armi e interrompere la pace e l’ordine costituzionale dello Stato membro.
Il blocco regionale formato da 15 Stati ha dichiarato lunedì di essere pronto ad assistere la Sierra Leone, anche rafforzando la sicurezza nazionale e dispiegando elementi regionali, se necessario.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa l’ECOWAS aveva minacciato anche l’intervento in Niger, dove un golpe ha messo al potere i militari e detronizzato il presidente filofrancese. Tuttavia, ad oggi, nonostante l’approntamento di 25.000 di soldati nigeriani, nessuna vera iniziativa è stata presa contro i golpisti nigerini, che godono dell’appoggio dei limitrofi Mali e Burkina Faso, che hanno formato un’alleanza.
Tre mesi fa, dopo un golpe, aveva prestato giuramento come presidente ad interim del Gabon un generale dell’esercito. Anche in quel caso, Parigi sospese la cooperazione militare.
Analisti africanisti sostengono che è possibile lo scatenarsi di una guerra che coinvolga l’intero Continente Nero.
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Geopolitica
Trump e Putin si telefonano: «può portare alla pace»

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Geopolitica
Budapest si prepara ad ospitare il vertice Putin-Trump

L’Ungheria e la Russia hanno avviato discussioni sui preparativi per il vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, previsto a Budapest, ha annunciato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto.
In un post su Facebook pubblicato venerdì, Szijjarto ha riferito di aver avuto una conversazione telefonica con Yury Ushakov, principale consigliere di Putin per la politica estera, confermando che «i preparativi sono in pieno svolgimento».
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha dichiarato di aver parlato al telefono con Putin venerdì. Szijjártó ha aggiunto che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il Segretario di Stato americano Marco Rubio si incontreranno più tardi nella stessa giornata.
Szijjarto ha sottolineato che l’Ungheria è pronta a garantire la sicurezza dei colloqui tra Russia e Stati Uniti, che si concentreranno sul conflitto ucraino, e che Budapest accoglierà Putin con rispetto, assicurandogli libertà di movimento da e per il Paese.
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Giovedì Orban aveva annunciato che Budapest è pronta a ospitare l’incontro tra i due presidenti, definendolo «una grande notizia per i popoli amanti della pace nel mondo» e descrivendo l’Ungheria come «un’isola di pace».
L’incontro tra Trump e Putin è stato annunciato per la prima volta dal presidente statunitense giovedì, dopo una telefonata tra i due leader, la prima in quasi due mesi, durata oltre due ore secondo il Cremlino e la Casa Bianca. Trump ha definito la conversazione «molto produttiva», sottolineando che «sono stati compiuti grandi progressi».
Anche il Cremlino ha confermato il vertice programmato, con Ushakov che ha dichiarato che i preparativi sarebbero iniziati «senza indugio». Ha precisato che Budapest era stata proposta come sede dell’incontro da Trump e che Putin aveva subito appoggiato l’idea.
L’ultimo incontro tra Putin e Trump si era tenuto a metà agosto in Alaska, incentrato sul conflitto in Ucraina e sul rilancio delle relazioni tra Russia e Stati Uniti. È stato il loro primo faccia a faccia dal 2019. Entrambi i leader avevano definito il vertice produttivo, pur senza registrare progressi significativi.
Sebbene i contatti tra Mosca e Washington siano successivamente diminuiti, Lavrov ha dichiarato all’inizio di questa settimana che il processo avviato in Alaska «non è concluso» e che le due nazioni hanno ancora «molto da fare».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
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