Essere genitori
Studio tedesco: zero bambini sani tra i 5 e i 18 anni sono morti per COVID

Uno studio condotto da ricercatori in Germania ha scoperto che nessun bambino sano di età compresa tra 5 e 18 anni è morto di COVID-19 nei primi 15 mesi della pandemia.
«Nel complesso, il carico associato alla SARS-CoV-2 di un decorso grave della malattia o della morte nei bambini e negli adolescenti è basso», hanno riferito gli scienziati in un documento caricato su Medrxix, un sito Internet che distribuisce eprints inedite sulle scienze della salute dove spesso compaiono paper che stanno per essere sottoposti a peer review.
«Questo sembra particolarmente il caso per i bambini di 5-11 anni senza comorbidità».
«Nel complesso, il carico associato alla SARS-CoV-2 di un decorso grave della malattia o della morte nei bambini e negli adolescenti è basso»
Sebbene il COVID in Germania non abbia causato la morte di bambini sani di età compresa tra 5 e 18 anni, ha causato solo la morte di sei bambini e adolescenti in quella fascia di età che avevano condizioni preesistenti.
La frequenza di un bambino che necessitava di cure ospedaliere intensive per COVID sarebbe, secondo il documento, di 1 su 50.000.
Tra marzo 2020 e maggio 2021 sono morti un totale di otto neonati e bambini piccoli, di cui cinque con condizioni preesistenti, per un totale di 14 tedeschi di età inferiore ai 18 anni che sono morti di COVID durante un periodo di 15 mesi.
«Le cifre sono simili a quelle registrate nel Regno Unito, dove solo sei bambini sani su 12 milioni sono morti di COVID-19» scrive Summit News.
La frequenza di un bambino che necessitava di cure ospedaliere intensive per COVID sarebbe, secondo il documento, di 1 su 50.000
«Dati i noti rischi di miocardite indotta da vaccino nei giovani, il fatto che Pfizer abbia testato i suoi vaccini mRNA su appena 3.000 bambini 5-11 e abbia seguito la maggior parte di loro solo per settimane dopo la seconda dose, i dati tedeschi sollevano nuovamente la questione di come le autorità sanitarie possono giustificare l’incoraggiamento a vaccinare bambini o adolescenti», scrive il giornalista americano ex-New York Times Alex Berenson.
«Se lasci che tuo figlio o adolescente sano faccia il vaccino mRNA COVID, sei pazzo», scrive Berenson, le cui posizioni sono ora ovviamente considerate «false» nelle prime tre righe della sua pagina Wikipedia
Nonostante i risultati dello studio, è probabile che la Germania farà il vaccino ai bambini di età inferiore ai 12 anni nel primo trimestre del 2022.
C’è il rischio che possa perfino divenire obbligatorio, visto che il Paese implementerà l’obbligo vaccinale per gli adulti entro febbraio 2022.
«Se lasci che tuo figlio o adolescente sano faccia il vaccino mRNA COVID, sei pazzo»
L’Italia non si mette in coda: i bambini italiani dai 5 agli 11 anni potranno ricevere due dosi a distanza di tre settimane una dall’altra a partire, generale Figliuolo dixit, dal 16 dicembre, data entro cui arriveranno 1,5 milioni di dosi del vaccino mRNA Pfizer pronte per i piccoli deltoidi dei bimbi italiani.
Secondo il presidente dell’AIFA Giorgio Palù, per i piccoli non ci sarà obbligo, «il vaccino si basa sulla libera scelta dei genitori».
Vedremo se anche quei cambieranno le carte in tavola per l’ennesima volta: c’è chi scommette che scatterà l’obbligo per genitori e figli, una bella vaccinazione universale di ogni essere umano sul territorio della Repubblica.
Nel frattempo in Italia il potere vaccinale ha fatto un passo avanti consistente nello scacchiere simbolico delle nostre vite: militari nelle nostre case per i tamponi a domicilio dei nostri figli. Il prossimo passo riuscite a immaginare quale sarà?
Nel frattempo, come abbiamo riportato, il potere vaccinale ha fatto un passo avanti consistente nello scacchiere simbolico delle nostre vite: militari nelle nostre case per i tamponi a domicilio dei nostri figli.
Il prossimo passo riuscite a immaginare quale sarà?
Essere genitori
Genitori arrestati per essersi lamentati della scuola dei loro figli in un gruppo WhatsApp

I genitori di una bambina britannica di nove anni sono stati arrestati dalla polizia, che si è recata a casa loro dopo che si erano lamentati della scuola della figlia in una chat di gruppo WhatsApp. È accaduto a Borehamwood, in Inghilterra.
Il Times riporta che la polizia ha arrestato Maxie Allen e Rosalind Levin davanti alla figlia con l’accusa di comunicazioni malevole, molestie e disturbo della quiete pubblica all’interno della proprietà della scuola.
La coppia è stata messa in prigione per i commenti fatti sulla scuola elementare cittadina. Secondo quanto riportato, che i genitori avevano contestato il processo di assunzione di un nuovo preside da parte della scuola, con i dirigenti scolastici che erano intervenuti e avevano emesso loro un avvertimento per aver causato «disarmonia».
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Successivamente la scuola ha vietato completamente l’accesso ai genitori e gli è stato detto che potevano comunicare solo tramite e-mail. I genitori sarebbero stati quindi accusati dalla scuola di aver fatto commenti «denigratori» sull’istituto e di aver «gettato insinuazioni» in un gruppo di genitori su WhatsApp, spingendo la scuola a contattare la polizia.
La polizia ha quindi ordinato ai genitori di portare via i figli da scuola, cosa che hanno fatto, ma una settimana più tardi sono stati comunque arrestati davanti alla porta di casa e tenuti in prigione per 11 ore.
EXCLUSIVE from @Fhamiltontimes
Police sent six uniformed officers to arrest two parents who complained about their school on a WhatsApp group
Maxie Allen and Rosalind Levine were put in a cell for eight hours by Hertfordshire police after sending emails to their primary school… pic.twitter.com/63AfWxRAgO
— Steven Swinford (@Steven_Swinford) March 28, 2025
I genitori hanno accusato la scuola di aver utilizzato tattiche aggressive per «mettere a tacere i genitori imbarazzanti» e hanno accusato la polizia di aver «eccessivo potere» a seguito dell’arresto.
«Non abbiamo mai usato un linguaggio offensivo o minaccioso, nemmeno in privato, e abbiamo sempre seguito il giusto processo», ha affermato Allen, che lavora per Times Radio. «Tuttavia non ci è mai stato detto quali fossero queste comunicazioni presumibilmente criminali, il che è completamente kafkiano».
La signora Levin ha affermato che il suo primo pensiero quando la polizia si è avvicinata alla sua porta è stato che sua figlia fosse morta, affermando che «non riusciva a pensare a nessun altro motivo per cui sei poliziotti sarebbero dovuti essere alla mia porta».
Dopo l’arresto, la polizia ha deciso di non intraprendere ulteriori azioni, con un portavoce che ha commentato: «gli arresti erano necessari per indagare a fondo sulle accuse, come di routine in questo tipo di questioni. Dopo ulteriori indagini, gli ufficiali hanno ritenuto che non si dovessero intraprendere ulteriori azioni a causa di prove insufficienti».
Un portavoce della scuola elementare ha dichiarato al Times: «abbiamo chiesto consiglio alla polizia in seguito a un elevato volume di corrispondenza diretta e post pubblici sui social media da parte di due genitori, poiché la situazione stava diventando sconvolgente per il personale, i genitori e i governatori».
La libertà di parola in Gran Bretagna è praticamente finita, come giustamente ha notato il vicepresidente USA JD Vance che lo ha ricordato nello Studio Ovale al premier britannico Keir Starmer. Come riportato da Renovatio 21, sono migliaia i casi di cittadini finiti in carcere per essersi espressi sui social media.
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La repressione contro i genitori di studenti di elementari, medie e superiori non è una novità.
Il trend era più che evidente quando quattro anni fa, all’inizio del mandato Biden, l’amministrazione americana, definì come «terroristi domestici» – quindi passibili di investigazioni e repressioni da parte di enti come l’FBI – i genitori che protestavano nelle scuole per l’insegnamento della dottrina gender (con spinta verso il transessualismo minorile), della filosofia razzista detta Critical Race Theory, o contrari all’uso di mascherine e agli obblighi vaccinali.
Così si apprese che una gola profonda dell’FBI aveva dichiarato che «la divisione antiterrorismo dell’FBI sta compilando e classificando le valutazioni delle minacce relative ai genitori, incluso un documento che indirizza il personale dell’FBI a utilizzare un “tag di minaccia” specifico per tenere traccia di potenziali indagini».
Come riportato da Renovatio 21, Biden si spinse a dichiarare più tardi che «quando sono in classe i figli sono degli insegnanti». La sovranità famigliare è finita, e da ben prima, abbiamo sempre sostenuto, della sovranità biologica.
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Immagine screenshot da Twitter
Essere genitori
Kennedy con bambini e genitori per la Giornata mondiale della sindrome di Down

Happy #WorldDownSyndromeDay! It was a joy to spend time with so many wonderful children and families who came to @HHSGov to visit Cheryl and me. Your strength, love, and joy are truly inspiring. pic.twitter.com/VlyzWa5Sk3
— Secretary Kennedy (@SecKennedy) March 21, 2025
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Today we celebrate the lives and achievements of Americans with Down Syndrome. @VP and I will always stand with these wonderful families, and together we will always stand for LIFE! #WorldDownSyndromeDay pic.twitter.com/u7vrG7JnCP
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) March 21, 2019
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Essere genitori
Hikikomori e oltre: aumentano i suicidi tra i minorenni giapponesi

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nonostante una diminuzione generale delle persone che si tolgono la vita, il dato è in crescita tra i minorenni giapponesi. Il missionario del Pime che gestisce un centro di ascolto per gli hikikomori, le persone che si ritirano dalla società: ragazzi e ragazze schiacciati dalla corsa ad eccellere e dalle discriminazioni del bullismo.
Nonostante un calo generale del tasso di suicidi a livello nazionale, in Giappone è in aumento il numero di minori che si tolgono la vita: lo scorso anno si sono contati 527 casi, 14 in più rispetto al 2023, mentre nel 2022 erano stati 513. Nella maggior parte dei casi (349) si è trattato di studenti delle scuole superiori, ma si sono registrati 15 casi anche tra bambini e bambine delle scuole elementari. In aumento il numero delle ragazze, con 288 casi sul totale.
Un funzionario del ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha definito «grave» la situazione e ha poi sottolineato la necessità di ulteriori analisi per capire le cause profonde che contribuiscono al disagio giovanile.
Secondo padre Marco Villa, missionario del PIME che dal 2009 presta servizio nella diocesi di Saitama, a mezz’ora di treno dalla capitale, Tokyo, ci sono vari elementi che potrebbero spiegare l’aumento dei suicidi: «i figli, sempre più soli nelle famiglie, sentono la pressione di eccellere tutta su di loro. All’interno delle classi c’è una forte competitività e il fenomeno del bullismo continua a essere una piaga, anche se in maniera meno esplicita».
«In quasi tutte le classi continua il missionario «si verifica che uno o due alunni smettano di frequentare le lezioni». Secondo i dati ufficiali, nel 2023 erano 415.252 i minori che si rifiutavano di andare a scuola.
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Dal 2012 padre Marco Villa coordina il centro di ascolto «Mizu Ippai», che offre sostegno agli hikikomori, coloro che si ritirano dalla società per vivere in solitudine (ascolta questo podcast per saperne di più su questa esperienza). «Nel nostro centro non abbiamo tanti minorenni in realtà, ma qualcuno passa. Mi viene in mente il caso di una ragazza, che aveva smesso di uscire quando era ancora alle elementari perché altre bambine la bullizzavano per l’aspetto fisico. Fortunatamente, la sua storia ha avuto un lieto fine e ora sta bene».
In tutto il Giappone il numero complessivo di suicidi nel 2023 è sceso a 20.268 (su una popolazione di 126 milioni), uno dei dati più bassi da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1978. «È abbastanza comune che nelle famiglie ci sia qualche componente con una forma di disagio psichico o mentale. Spesso però vengono offerte solo cure farmacologiche. Le terapie di accompagnamento costano molto, per cui spesso le persone si trovano a portare questa croce in solitudine».
L’isolamento è radicato nella cultura asiatica, dove il singolo ha meno importanza rispetto alla comunità, continua il missionario: «Ci si mette in disparte – questo il significato anche della parola hikikomori in giapponese – per non essere un peso agli altri. La morale sociale ha ancora un forte peso in Giappone. Gli spazi di aggregazione del mondo giovanile poi scompaiono nell’età adulta, quando si entra nel mondo del lavoro e si ha a che fare con una società molto rigida».
La sfida più grande per il centro «Mizu Ippai», dove padre Villa coordina un gruppo di volontari, è quello di intercettare le situazioni di disagio. «Se i giovani hanno alle spalle una famiglia solida, a volte sono i genitori a contattarci oppure i servizi sociali provano a indirizzare qualcuno. Ma quando una persona si chiude in una stanza, è difficile riuscire a tirarla fuori. Nella stragrande maggioranza dei casi, chi arriva da noi ha alle spalle una diagnosi di qualche forma di disagio psicologico».
Padre Marco e i volontari sono sempre presenti: «chi frequenta il nostro centro è libero di venire quando vuole. In questo momento possiamo dire di avere una sessantina di frequentatori abituali. Sarebbe eccessivo, però, chiamarli legami “di amicizia”».
Il lavoro del missionario vuole essere prima di tutto una possibilità per scappare dall’oppressione: «le persone non vogliono parlare dei loro problemi, vogliono solo passare un po’ di tempo fuori casa. Offriamo il nostro tempo e la possibilità di fare quattro chiacchiere» spiega il missionario del PIME. «Cerchiamo di essere un luogo dove poter fare un primo passo per tornare alla vita normale, dove passare del tempo senza sentirsi a disagio».
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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