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Sorteggio UEFA interrotto da urla di piacere pornografiche

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Il sorteggio di Euro 2024 di venerdì in Germania è stato temporaneamente interrotto da quelli che sono sembrati a molti suoni espliciti di natura sessuale in quello che è stato l’ultimo evento dal vivo ad essere stato interrotto da una burla pornografica.

 

L’interruzione, che ha visto l’eco di forti gemiti femminili nella sala da concerto dell’Elbphilharmonie di Amburgo, è stata chiaramente ascoltata durante la trasmissione dell’evento UEFA per determinare la fase a gironi dei Campionati Europei della prossima estate.

 

Le grida di piacere sessuali si sono udite per la prima volta quando la Svizzera è stata inserita nel Gruppo A insieme a Scozia, Ungheria e Germania, nazione ospitante, provocando una reazione da parte del vice segretario generale della UEFA Giorgio Marchetti, che ha presieduto il sorteggio.

 

«C’è un po’ di rumore qui… che ora si è fermato», ha detto il funzionario UEFA mentre i suoni para-orgasmici sembravano diminuire e i partecipanti all’evento si guardavano confusi e disorientati dal cortocircuito di senso. Tuttavia, l’interruzione a base di fremiti erotici si è ripresentata rapidamente durante il sorteggio del Gruppo B ed è rimasta sporadicamente presente fino alla conclusione del sorteggio.

 

«Ho sentito qualcosa e, facendo due più due, presumo che ci fosse una specie di scherzo in corso, ma non sono riuscito a capire di cosa si trattasse», ha detto poi il tecnico dell’Inghilterra Gareth Southgate, secondo l’Independent.

 

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Il personaggio dei social media Daniel Jarvis, un burlone britannico conosciuto online come «Jarvo69», ha presto rivendicato lo scherzo, dicendo in un video live streaming subito dopo: «ce l’abbiamo fatta, ce l’abbiamo fatta. Rumori sessuali al sorteggio di Euro 2024. Vi voglio bene ragazzi». Il Jarvis ha anche condiviso una clip in cui fa una chiamata per attivare la suoneria di un telefono apparentemente nascosto sul set, provocando i rumori grafici riprodotti nella sala da concerto.

 

Una clip successiva pubblicata da Jarvis su Twitter sembrava mostrarlo presente alle prove per l’estrazione di sabato.

 

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All’uomo era stato precedentemente impedito di partecipare a qualsiasi evento sportivo in Inghilterra o Galles dopo un incidente nel 2021 in cui aveva invaso il campo e si era avvicinato a un giocatore. Nel 2014 aveva causato una mega rissa ad una partita di rugby quando aveva invaso il campo come streaker, ossia totalmente ignudo.

 

 

Il Jarvis si era precedentemente preso il merito di uno scherzo simile durante la copertura in diretta della BBC di una partita di FA Cup tra Wolves e Liverpool a gennaio, dove venivano riprodotti urla pornografici mentre il conduttore Gary Lineker discuteva della partita con gli analisti Paul Ince e Danny Murphy. Lineker inizialmente ha tentato di ignorare i suoni prima di riconoscerli in diretta.

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«Vuoi smetterla di fare quei rumori, Danny?» aveva chiesto il Linekerro, spingendo il Murphy a insistere che non era responsabile. La BBC in seguito si era scusata con i telespettatori.

 

La stessa crudele burla a base di improvvisi ed improvvidi suoni lubrici aveva interessato anche una corrispondente politica BBC da Westminster.

 

 

La UEFA ha detto che sta indagando sull’incidente di sabato.

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Trump contro la trionfale copertina di TIME: «mi hanno fatto sparire i capelli»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha criticato l’ultima copertina della rivista Time, che accompagna un articolo che loda il suo ruolo nel negoziato di un cessate il fuoco tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas.   L’edizione di lunedì della rivista ha definito la tregua di Gaza come il «trionfo» di Trump, presentando un suo ritratto scattato dal basso. Sebbene abbia riconosciuto che l’articolo in sé fosse «relativamente buono», Trump ha duramente contestato l’immagine su Truth Social martedì mattina, definendola «forse la peggiore di sempre».   «Mi hanno fatto “scomparire” i capelli e poi hanno messo sopra la mia testa qualcosa che sembrava una corona fluttuante, ma estremamente piccola. Davvero strano!» ha scritto.   Trump ha frequentemente accusato i media americani di parzialità, sostenendo che la maggior parte della copertura mediatica evidenzi ingiustamente le critiche alla sua presidenza.  

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Non si tratta della prima volte che il Trump si preoccupa della sua criniera, a lungo oggetto di speculazioni sulla sua autenticità. Per provare di avere i capelli veri, si fece tirare i capelli in diretta dalla giornalista televisiva Mika Brzezinski (figlia del geostratega Zbigniew), che col marito co-conduttore Joe Scarborough divenne poi acerrima avversaria del presidente (con reductio ad Hitlerum ad abundatiam) e parossistica apologeta di Biden.     Il figlio primogenito Don jr. ha raccontato durante un incontro pubblico con Charlie Kirk che, raggiunto al telefono dai figli dopo l’attentato subito a Butler in Virginia durante la campagna elettorale, Trump ha chiesto loro come in TV, in quel momento, fossero i suoi capelli. «I capelli vanno bene… c’è molto sangue, ma vanno bene» ha risposto il figlio.     È lecito pensare che vi sia nel presidente statunitense una cifra sansonica, per cui il suo potere – a questo punto indiscutibile – è tratto proprio dalle sue bionde, inconfondibili, escrescenze tricologiche – che sono, lo sanno gli esperti, uno strumento di branding perfino superiore al baffetto dello Hitler, al baffone dello Stalin, alla pelata mussoliniana.  

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Ai nordcoreani è stato ordinato di identificare le donne con tette «antisocialiste»

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La Corea del Nord ha lanciato una severa campagna contro le donne sospettate di aver utilizzato protesi mammarie considerate «capitaliste», classificando tali interventi estetici come «antisocialisti» e «borghesi». Lo riporta il giornale britannico Telegraph.

 

Le forze di sicurezza del regime starebbero effettuando ispezioni invasive, con i responsabili dei comitati di quartiere incaricati di individuare donne che mostrano evidenti modifiche fisiche e di segnalarle per ulteriori accertamenti.

 

Nel regime guidato da Kim Jong-un, interventi come l’aumento del seno e la chirurgia delle palpebre sono ritenuti «atti non socialisti» e sono vietati. Chi viola queste norme rischia gravi conseguenze.

 

La notizia è emersa in concomitanza con un processo pubblico tenutosi nella sala culturale di Sariwon, dove un medico e due giovani donne sono stati processati per aver praticato e subito interventi al seno non autorizzati. Il medico, con scarsa esperienza, aveva abbandonato gli studi di medicina prima di completare la formazione chirurgica.

 

«A metà settembre, un processo pubblico si è svolto in un centro culturale nel cuore di Sariwon contro un medico che ha eseguito un’operazione illegale di mastoplastica additiva e due donne che si sono sottoposte all’intervento», ha riferito una fonte della provincia di North Hwanghae al quotidiano sudcoreano Daily NK.

 

I pubblici ministeri hanno accusato le donne di essere state «contaminate dalle usanze borghesi» e di aver adottato un «comportamento capitalista corrotto». Le imputate hanno dichiarato di voler «migliorare il loro aspetto», ma sono state definite una minaccia per il sistema socialista.

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Il giudice ha promesso «punizioni severe», mostrando come prove strumenti medici, silicone di contrabbando e denaro contante. Secondo quanto riferito, il giudice ha dichiarato che una delle imputate «non aveva alcuna intenzione di essere leale all’organizzazione e al collettivo, ma era ossessionata dalla vanità, diventando un’erba velenosa che minava il sistema socialista».

 

Una fonte ha inoltre riferito al Daily NK «che tra i residenti presenti al processo, si sono sentite critiche come “i medici fanno di tutto per denaro”, ma anche commenti di solidarietà, come “Non lo fa forse perché non ha altri mezzi per vivere?”»

 

Molte donne di Sariwon vivono nel timore di essere sottoposte a controlli se sospettate di aver effettuato interventi di chirurgia estetica.

 

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Animali

Il Canada vuole eutanasia di massa anche per gli struzzi

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Una controversia legata alla gestione di un focolaio di influenza aviaria ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica canadese. Tutto ha avuto inizio nel 2024, quando i proprietari di un’azienda agricola a conduzione familiare nella Columbia Britannica hanno rilevato sintomi compatibili con l’influenza aviaria in alcuni struzzi del loro allevamento. La malattia si è diffusa rapidamente tra gli uccelli, causando la morte di 69 esemplari nel giro di un mese.   Gli struzzi rimasti, tuttavia, non hanno mostrato segni di malattia nei mesi successivi, suggerendo lo sviluppo di una possibile immunità naturale. Nonostante ciò, l’Agenzia canadese per l’ispezione alimentare (CFIA) ha disposto l’abbattimento dell’intero stormo sopravvissuto, considerandolo un rischio per la salute pubblica e per l’industria avicola nazionale.   La decisione ha suscitato una forte reazione da parte della famiglia proprietaria dell’allevamento, che da mesi si oppone al provvedimento attraverso vie legali e mediatiche. La vicenda ha avuto un nuovo sviluppo lo scorso mercoledì, quando la Corte Suprema del Canada ha concesso una sospensione temporanea dell’abbattimento, bloccando l’operazione in attesa di ulteriori decisioni giudiziarie.

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Nonostante la sospensione, gli agenti della CFIA – coadiuvati da oltre 100 agenti di polizia – continuano a presidiare la proprietà, impedendo ogni accesso non autorizzato agli animali. Secondo i proprietari, l’agenzia ha anche vietato loro di effettuare test diagnostici indipendenti sugli uccelli sopravvissuti, con la minaccia di sanzioni che includono multe fino a 200.000 dollari e pene detentive fino a sei mesi per ogni esemplare testato senza autorizzazione.   La CFIA sostiene che la presenza degli struzzi costituisca ancora una minaccia biologica. Tuttavia, alcuni osservatori hanno sollevato dubbi sulle modalità di gestione della situazione. In particolare, è stato segnalato che, nei giorni iniziali dell’intervento, alcuni operatori dell’agenzia sarebbero entrati nell’area senza adeguati dispositivi di protezione individuale, adottando misure di sicurezza più rigorose solo successivamente. Anche le forze dell’ordine, secondo quanto riferito, non avrebbero utilizzato equipaggiamenti protettivi durante le operazioni di sorveglianza.   La famiglia proprietaria della fattoria, denuncia quella che definisce una violazione dei propri diritti. La figlia dei titolari, ha dichiarato: «Non si tratta solo dei nostri struzzi. È una questione più ampia che riguarda i diritti degli agricoltori e la libertà di gestire le proprie terre».   Il caso ha acceso un dibattito pubblico sull’equilibrio tra misure di biosicurezza e diritti individuali, sollevando interrogativi sulla proporzionalità dell’intervento governativo e sulla trasparenza delle valutazioni scientifiche alla base delle decisioni.   Rimane il fatto che il Canada, anche per i grandi pennuti, è capitale dell’eutanasia di Stato che si dirige verso l’eliminazione dei bambini autistici (anche senza consenso dei genitori), dei malati mentali in genere, dei disabili, dei depressi da lockdown, degli angosciati, dei poveri – etc. Con contorno di record per le predazioni di organi.   Due anni fa il Canada registrò che una persona su 25 moriva per MAiD, il nome della pubblica eutanasia canadese.   Come riportato da Renovatio 21, un altro caso di eutanasia animale sconvolse gli USA, forse spostando anche qualche voto delle presidenziali: quello dello scoiattolo Peanut, strappato dalle amorevoli braccia del suo addestratore ed eutanatizzato dalle autorità statunitensi.   Perché per il malvagio squirrello che invece terrorizza la California, al momento, non è richiesta la morte di Stato?

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Immagine di Mostafameraji via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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