Spirito
«Sarà Maria a distruggere la Sinagoga di Satana». Mons. Viganò, omelia per l’Assunzione
Renovatio 21 pubblica l’omelia per l’Assunzione della Vergine Maria dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.
PROFER LUMEN CÆCIS
Omelia nell’Assunzione di Maria Santissima al Cielo
Il grande Pontefice Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria Santissima il 1° Novembre 1950 con la Bolla Munificentissimus Deus:
«Dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la Sua speciale benevolenza a onore del Suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della Sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Queste parole solenni costituiscono l’ultimo dogma definito dalla Santa Chiesa, prima della dolorosa eclissi che da ormai più di sessant’anni oscura la Sposa dell’Agnello. La fine di quel glorioso Pontificato segnò l’inizio di un Calvario che oggi si avvia al proprio epilogo. La passio Ecclesiæ, la passione del Corpo Mistico sul modello della Passione e Morte del suo Capo divino, è un mistero che credevamo riguardasse le singole membra della Chiesa – secondo le parole dell’Apostolo, completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo, che è la Chiesa (Col 1, 24) – ma che gli eventi cui assistiamo ci mostrano nella sua dimensione sociale ed ecclesiale.
È l’intero Corpo Mistico che deve soffrire, morire e risorgere, per poter trionfare assieme al Re immortale dei secoli.
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La Vergine Maria è misticamente associata alla Passione del Suo divin Figlio: nuova Eva, ha sofferto e patito i dolori di Cristo, nuovo Adamo, meritando il titolo di Corredentrice. La Sua gloriosa Assunzione al cielo in anima e corpo è per noi motivo di gioia e di consolazione, non solo per questo privilegio che il Signore ha voluto riservare – tra gli altri privilegi – alla propria Madre; ma anche perché Ella, Madre e Regina della Chiesa, è figura di quella Gerusalemme celeste, beata pacis visio, che è la Chiesa stessa.
In Lei noi vediamo compiuta la volontà di Dio, nell’umiltà e nell’obbedienza che Gesù Cristo testimoniò all’eterno Padre, e che la Chiesa fa proprie nella professione dell’unica Fede e nel vincolo della Carità.
La Vergine Assunta meritò di non conoscere la corruzione del corpo, come non la conobbe Nostro Signore. La tradizione orientale sin dai primi secoli ci mostra un’ininterrotta fede in questa verità: le raffigurazioni della dormitio Virginis ci presentano la Madonna sul letto di morte, circondata dagli Apostoli, mentre la Sua anima – un’anima giovane come di una bambina – è accolta nel grembo della Santissima Trinità.
Ma se la Vergine Maria è figura della Chiesa; se ne è Madre al punto da averci partorito alla Grazia nei dolori che Ella soffrì misticamente assieme alla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo; se ne è Signora e Regina per grazia, per averci riscattati in virtù dei meriti della Corredenzione, possiamo sperare che la Chiesa stessa si vedrà in qualche modo assunta al cielo, come nella visione di San Giovanni: Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21, 2).
E chi è costei, pronta come una sposa adorna per il suo Sposo, se non la Mater Ecclesiæ, la Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra? È Lei, nella potenza della Sua santissima umiltà e intemerata purezza, che riassume in Sé la visione dell’Apostolo prediletto. È Lei, che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati (Ct 6, 10). È Lei la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21, 3): la sposa dell’Agnello (Ap 21, 9), il cui splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino (ibid., 11); essa non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello (ibid., 23).
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Anche la Santa Chiesa è, come la sua Regina, città santa che raccoglie da ogni parte del mondo e da ogni epoca i suoi figli: Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello (ibid., 27). Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte (ibid., 7-8).
La visione di Patmos ci mostra la Chiesa trionfante, che in questo è simile alla Vergine Maria. Ma su questa terra la Chiesa – che è militante come la vincitrice di tutte le eresie – non conosce ancora la gloria eterna e deve affrontare le terribili prove che la attendono non solo durante il suo peregrinare attraverso i secoli, ma anche e soprattutto negli ultimi tempi, quando la persecuzione dell’Anticristo infierirà su di essa nell’illusione di vincerla.
E mentre la Chiesa appare schernita, umiliata e colpita a morte – come fu schernito, torturato e ucciso il Salvatore – i suoi Ministri fuggono, si nascondono, negano di conoscere il Galileo. Sola, insieme a San Giovanni, la Vergine Addolorata rimane ai piedi della Croce, a compiere nella propria purissima carne ciò che manca ai patimenti di Cristo.
E in questa testimonianza silenziosa, in cui il dolore dell’anima supera incomparabilmente le sofferenze fisiche, Maria Santissima è di esempio a quanti, in questi tremendi frangenti di crisi e di apostasia, restano ai piedi della croce da cui pende, moribonda, la Santa Chiesa. Anch’essi – e noi con loro – soffriamo nel vedere crocifisso il Corpo Mistico, sulle orme del suo Capo. E tutti noi dobbiamo avere nella Madre di Dio la nostra guida, il nostro modello, la stella che ci indica la via dolorosa della Croce come unica strada verso la gloria della visione beatifica.
Non stupiamoci se i nemici di Cristo cercano di oscurare anche la Vergine Maria: essi la temono più del Signore, perché sanno che è a Lei, e a nessun’altra creatura, che la Provvidenza ha affidato la Chiesa e ogni battezzato – Auxilium Christianorum – e che sarà Lei a distruggere la Sinagoga di Satana.
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Preghiamo, cari fratelli, che questa passio Ecclesiæ apra gli occhi ai tiepidi ancora intorpiditi nel loro sonno spirituale. Chiediamo alla Vergine Assunta di ridare la vista ai ciechi – profer lumen cæcis, cantiamo nell’antico inno Ave, Maris stella – perché vedano e comprendano che l’unica vera Chiesa di Cristo non può avere pace con il mondo, perché non gli appartiene e anzi le è nemico.
Perché vedano e comprendano che i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e tutti i mentitori (Ap 21, 7) non possono aver parte al banchetto dell’Agnello, se non convertendosi, pentendosi e riparando al male commesso. E se l’inganno del Nemico ha forgiato una contraffazione di quest’unica Arca di salvezza, la nostra risposta non può essere la fuga o il nascondimento, ma il rimanere vicini al Signore agonizzante e alla Sua Santissima Madre, come San Giovanni.
Attendiamo con fiducia il giorno benedetto in cui il Signore tornerà nella gloria per ricapitolare in Sé tutte le cose, per restaurare definitivamente la Sua universale Signoria. Egli ripeterà alla Chiesa le parole che ha rivolto a Maria Santissima: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro (Ct 2, 13-14).
Sarà allora che vedremo la Vergine Immacolata, la Donna rivestita di sole e con la luna sotto i Suoi piedi, coronata di dodici stelle (Ap 12, 1) scendere dal cielo come la Gerusalemme celeste, a conculcare con il Suo calcagno virginale la testa dell’antico Serpente (Gen 3, 15).
La Sua umiltà vincerà l’orgoglio ribelle di Satana; la Sua purezza schiaccerà lo spirito impuro; la Sua fedeltà vincerà sul tradimento e sull’apostasia. E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
15 Agosto MMXXIV a. D.ñi
In Assumptione B.M.V.
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Immagine: Tiziano Vecellio (1490-1576), Assunzione di Maria (1516-1518), Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia
Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia
Arte
Svelate le vetrate contemporanee per la Cattedrale di Notre-Dame
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Una sostituzione fortemente controversa
La decisione di installare vetrate contemporanee nella Cattedrale di Notre-Dame è un’iniziativa personale di Emmanuel Macron, annunciata durante la sua visita al cantiere l’8 dicembre 2023 e sostenuta dall’arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich. «Che vengano cambiate e che portino l’impronta del XXI secolo», dichiarò il Presidente all’epoca. La sostituzione delle vetrate di Viollet-le-Duc, sopravvissute all’incendio del 2019, aveva scatenato un’accesa controversia. Nel luglio 2024, la Commissione Nazionale per il Patrimonio e l’Architettura ha respinto il progetto, sostenendo che la creazione artistica non dovrebbe sacrificare elementi del patrimonio di interesse pubblico. La Tribune de l’Art ha lanciato una petizione che, ad oggi, ha raccolto quasi 300.000 firme. L’associazione Sites & Monuments ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo di Parigi per annullare o risolvere l’appalto pubblico. Il ricorso è stato respinto dal tribunale a fine novembre.Aiuta Renovatio 21
Nel frattempo, lo Stato vuole trarre profitto dal restauro di Notre-Dame
Didier Rykner, il dinamico direttore de La Tribune de l’Art, che si oppone a questa sostituzione, ha appena pubblicato un editoriale in cui denuncia l’avidità dello Stato, che pretende fondi privati per coprire spese che dovrebbero essere a suo carico. Come sottolinea il giornalista, l’istituzione pubblica responsabile della conservazione e del restauro della Cattedrale di Notre-Dame non dovrebbe essere mantenuta. «Ora che le tracce dell’incendio sono scomparse, non vi è alcuna giustificazione per cui questa struttura, creata esclusivamente per questo restauro, continui a funzionare». «Notre-Dame ha ora bisogno di restauro, ma questi lavori dovrebbero continuare, come di consueto, sotto la direzione del DRAC Île-de-France, ovvero il ministero della Cultura, senza bisogno di un’istituzione pubblica. Un’istituzione del genere, i cui costi di gestione sono considerevoli, non è più giustificata, a meno che non si decida di creare istituzioni pubbliche per il restauro di tutti i principali monumenti statali…» Inoltre, permane un «surplus» di fondi privati donati per il restauro della cattedrale più famosa del mondo, che sarà utilizzato per il restauro dell’abside e degli archi rampanti che la sostengono, e anche, a quanto pare, per la sacrestia, i tre grandi rosoni e le facciate nord e sud del transetto. Ma Philippe Jost, direttore dell’istituzione pubblica, chiede altri 140 milioni. E Didier Rykner ha concluso: «non dobbiamo più dare un solo centesimo a Notre-Dame per sostituire uno Stato in rovina che si rifiuta di adempiere ai propri obblighi. Le cattedrali, come Notre-Dame, devono essere restaurate e mantenute dal loro proprietario, lo Stato. E l’istituzione pubblica, che ha fatto la sua parte e ora vuole deturpare la cattedrale rimuovendo le vetrate di Viollet-le-Duc, non ha più ragione di esistere. Deve essere chiusa».Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Spirito
Il cardinale Zen risponde alle critiche del sacerdote cinese e avverte che la Chiesa potrebbe imitare il crollo anglicano
Il cardinale Joseph Zen, 93enne vescovo emerito di Hong Kong, ha risposto a un articolo di un sacerdote cinese che accusava coloro che, come Zen, criticano l’ultima nomina episcopale nella Cina continentale di mostrare «stupidità», «malizia» o una «personalità distorta». Lo riporta LifeSite.
Nel suo articolo che celebrava il ritiro del vescovo Zhang Weizhu dalla diocesi di Xinxiang e la consacrazione del vescovo Li Jianlin, padre Han Qingping ha accusato Zen in termini appena velati: «se qualcuno, semplicemente perché la sceneggiatura non si sviluppa secondo le proprie aspettative, allora “nega o addirittura ricorre a dicerie e calunnie” (della bella scena sopra menzionata)… questa è puramente una manifestazione del fatto che “non è stupido” ma “malvagio” o “ha un disturbo della personalità”, proprio come un certo cardinale».
«Questo mi ha toccato nel profondo», ha risposto il cardinale Zen sul suo blog personale, pubblicato in lingua inglese su X. «Non ammetto di essere una “cattiva persona” o di avere un “disturbo della personalità”, ma sono davvero abbastanza “stupido” da “prenderla sul personale”».
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«Per sfogare il suo risentimento verso questo malvagio cardinale, padre Han improvvisamente devia dall’argomento nel paragrafo finale per parlare del cosiddetto sinodo sulla “sinodalità”», ha osservato Sua Eminenza.
«Ciò che ho definito “comportamento suicida della Chiesa” non si riferisce all’intero cosiddetto sinodo, né all’intera questione della “sinodalità”; si riferisce solo all”attuazione della cosiddetta fase esecutiva del Sinodo basata sul cosiddetto Documento conclusivo”», ha spiegato il porporato.
Il cardinale Zen ha affermato che l’attuazione del documento finale rischia di creare disunità nella Chiesa.
«Sia il segretario generale del sinodo che il suo relatore ammettono che diverse diocesi possono avere interpretazioni molto diverse di quel documento (da un sostegno entusiastico a una forte opposizione); secondo queste diverse interpretazioni, diverse regioni avranno “prove” diverse», ha scritto il principe di Santa Romana Chiesa.
«In definitiva, la nostra Chiesa non ha forse accettato lo stesso tipo di ‘diversità’ della Comunione anglicana?», ha chiesto il cardinale, avvertendo che la Chiesa cattolica romana potrebbe presto trovarsi ad affrontare un futuro disastroso simile: «di conseguenza, la Chiesa d’Inghilterra conserva solo circa il 10% dei credenti anglicani del mondo; il restante ottanta percento si è separato per formare la Global Anglican Future Conference, non accettando più la guida spirituale dell’arcivescovo di Canterbury!»
Papa Francesco si è lasciato alle spalle «caos e divisione», aveva scritto il porporato di Hong Kongo in un post sul blog di novembre. «La nostra più grande speranza è che papa Leone unisca la Chiesa sul fondamento della verità, radunandoci tutti nella missione dell’evangelizzazione. Dobbiamo offrire le nostre preghiere e i nostri sacrifici per papa Leone».
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Il cardinale Zen non ha esitato a condividere le sue preoccupazioni sul processo sinodale. Dopo la morte di Francesco, Sua Eminenza aveva avvertito gli elettori prima del conclave che la Chiesa si trova ad affrontare una «questione di vita o di morte» mentre si confronta con esso. In un commento pubblicato nel febbraio 2024, Sua Eminenza aveva affermato di sperare che «questo Sinodo sulla “sinodalità” possa concludersi con successo».
Per molti anni, lo Zen ha rimproverato il Vaticano per la sua indulgenza nei confronti del Partito Comunista Cinese in merito alla nomina dei vescovi. Allo stesso tempo, ha concluso il suo post sottolineando la sua devozione alla Cattedra di San Pietro.
«La mia critica a certe azioni papali nasce proprio dalla mia profonda riverenza per il Papa», ha affermato, citando diversi versetti del Vangelo, tra cui Matteo 14 e Luca 22, che fanno riferimento al momento in cui San Pietro – che non era ancora papa – dubitò di Nostro Signore mentre camminava sulle acque e quando Cristo gli disse che lo avrebbe rinnegato tre volte, rispettivamente.
A ottobre, il cardinale Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT all’interno della Basilica di San Pietro. «Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha emesso alcuna condanna in seguito. Lo troviamo davvero incomprensibile!», ha esclamato, chiedendo che venissero compiuti sacrifici di preghiera e digiuno.
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Spirito
L’arcivescovo Gänswein esorta papa Leone a porre fine alle restrizioni sulle messe in latino
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