Geopolitica
Russia e Cina sollevano il problema del traffico di armi e della politica antidroga degli Stati Uniti nei confronti di Haiti
Durante una riunione ad alta tensione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocata per discutere e approvare una risoluzione congiunta USA-Panama che istituisce una nuova Forza di Soppressione delle Gang (GSF) ad Haiti, sono emerse gravi accuse contro gli Stati Uniti. A puntare il dito sono stati i rappresentanti di Russia e Cina, che hanno sollevato questioni che mettono in discussione il ruolo di Washington nella crisi haitiana.
L’ambasciatore cinese Fu Cong e il rappresentante permanente russo Vassilij Nebenzia hanno entrambi denunciato il continuo afflusso di armi e munizioni verso Haiti, provenienti in particolare dalla Florida meridionale. Un traffico che – secondo i due diplomatici – non si è mai interrotto, nonostante l’embargo sulle armi imposto dal Consiglio di Sicurezza.
«Le bande haitiane sono armate fino ai denti», ha dichiarato Fu, sottolineando come il crescente potere dei gruppi criminali ad Haiti sia «indissolubilmente legato a un flusso infinito di armamenti». Un paradosso, ha aggiunto, che rischia di compromettere proprio quegli sforzi militari che la comunità internazionale sta cercando di mettere in campo con la GSF: «permettere che le armi continuino a entrare nel Paese mentre si spinge per l’invio di truppe è un approccio contraddittorio che potrebbe esacerbare la crisi della sicurezza, esponendo a rischi ancora maggiori sia la popolazione che i contingenti internazionali».
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L’ambasciatore Nebenzia, da parte sua, ha accusato apertamente gli Stati Uniti di voler eludere le responsabilità dirette nella crisi haitiana. «Invece di affrontare le cause profonde della situazione ad Haiti, si tenta di trasferire la colpa sull’intera comunità internazionale», ha affermato il diplomatico russo. «Eppure, fermare il flusso incontrollato di armi illegali – come previsto dall’embargo in vigore – è prima di tutto nelle mani di Washington».
In un passaggio che ha ulteriormente acceso il dibattito, Nebenzia ha collegato la questione haitiana al crescente attivismo militare statunitense nei Caraibi, esprimendo preoccupazione per le recenti manovre navali americane nella regione, che – secondo lui – potrebbero preludere a un’operazione contro il Venezuela sotto il pretesto della lotta al narcotraffico.
«Dobbiamo forse aspettarci che Haiti venga trascinata in questo scenario?», ha chiesto provocatoriamente. «L’iniziativa della GSF, alla luce di queste tensioni, ci ispira ancora meno fiducia. Temiamo che possa essere strumentalizzata in un piano più ampio, che colleghi ‘creativamente’ la lotta ai cartelli della droga con operazioni militari nella regione».
Il clima nel Consiglio di Sicurezza si è dunque fatto teso, mettendo in luce le profonde fratture geopolitiche che attraversano la gestione della crisi haitiana. Sebbene la risoluzione USA-Panama sia stata approvata, le parole dei rappresentanti russo e cinese pongono interrogativi rilevanti sul futuro della missione GSF e sul reale impegno della comunità internazionale nel porre fine alla spirale di violenza e instabilità che affligge Haiti.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa l’ONU dichiara che le gang hanno portato la capitale di Haiti Port au Prince sull’orlo del collasso.
Come riportato da Renovatio 21, settimane fa è emerso che il governo ad interim di Haiti, la cosiddetta Commissione Presidenziale di Transizione (TPC), avrebbe assunto Erik Prince, noto per aver fondato (e poi venduto) la multinazionale di contractor militare Blackwater, per combattere le violente ghenghe che hanno di fatto preso il controllo di gran parte della capitale Port-au-Prince e di porzioni sempre più estese della regione di Artibonite.
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Come riportato da Renovatio 21, l’isola è oramai considerata come interamente in mano alle ghenghe.
La discesa di Haiti in un paesaggio infernale si è accelerata nel 2021, quando il presidente Jovenel Moise è stato assassinato. Da allora, le gang hanno governato quasi tutta la capitale, perpetrando estorsioni, rapimenti, stupri, omicidi e decapitazioni su larga scala. Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa l’Alto Commissarrio ONU per i diritti umani Bachelet aveva parlato di livelli «inimmaginabili ed intollerabili» di violenza armata.
Due anni fa gli USA avevano chiuso l’ambasciata tra le mitragliate delle bande.
Come riportato da Renovatio 21, tra rapimenti e violenze, anche i religiosi e le religiose cattoliche ad Haiti non se la passano bene. Lo scorso novembre era emerso che era stato bruciato il convento e l’ospedale delle Suore della Carità. In altre occasioni si erano rivisti rapimenti di missionari e aggressioni contro suore.Lo scorso autunno vescovi di Haiti avevano dichiarato di essere «disperati».
Tre anni fa l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha parlato di livelli «inimmaginabili e intollerabili» di violenza armata.
Haiti negli anni è più volte emersa come base per il supposto malaffare umanitario della Fondazione Clinton. Lo ha sostenuto Breitbart e tutto il giro di Steve Bannon nel film e nel libro Clinton Cash, di cui hanno pure fatto una versione a fumetti.
Nel panorama allucinante haitiano dell’ora presente, arrivano notizie come quella delle 184 persone (in maggior parte anziani) fatte uccidere da un capobanda perché avrebbero praticato contro di lui la stregoneria per far ammalare il figlio.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Orban: i nipoti degli europei pagheranno per il nuovo prestito all’Ucraina
€135 billion. That’s how much money the head of the Brusselian bureaucracy, President @vonderleyen, wants to scrape together for Ukraine. This is the price of prolonging the war. The President has one problem: she doesn’t have this money. What she does have are 3 proposals on… pic.twitter.com/XFic4Fsgmr
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) November 20, 2025
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Geopolitica
Il piano di pace degli Stati Uniti propone all’Ucraina di «rinunciare alla sovranità»
Un piano di pace elaborato dagli Stati Uniti, apparentemente in stretta consultazione con Mosca, è stato presentato questa settimana a Kiev dall’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff. Secondo quanto rivelato da Axios e Financial Times, la bozza di 28 punti imporrebbe all’Ucraina concessioni così pesanti da essere considerate da numerose fonti una vera e propria capitolazione e una rinuncia di fatto alla sovranità nazionale.
Il documento prevede la cessione definitiva delle aree del Donbass ancora controllate da Kiev, il dimezzamento delle forze armate ucraine, la rinuncia a categorie fondamentali di armamenti e una netta riduzione dell’assistenza militare americana. Include inoltre il riconoscimento del russo come lingua ufficiale e il ripristino dello status ufficiale per la Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca, repressa dall’attuale governo Zelens’kyj.
Lo Witkoff avrebbe chiesto esplicitamente al presidente ucraino – che ieri ha incontrato un alto ufficiale statunitense – di accettare questi termini.
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Mosca non ha né confermato né smentito l’esistenza del piano. Il portavoce Dmitrij Peskov ha dichiarato che non c’è «nulla di nuovo» rispetto ai colloqui già intercorsi tra Putin e Trump in Alaska, mentre il negoziatore russo Kirill Dmitriev ha sottolineato ad Axios che la posizione russa «è stata davvero ascoltata» e che l’intesa va ben oltre un semplice cessate il fuoco.
Un funzionario della Casa Bianca ha riferito a Politico che l’accordo potrebbe essere finalizzato entro la fine del mese, o addirittura già nel corso di questa settimana.
I dirigenti russi continuano a ribadire che qualsiasi soluzione duratura dovrà garantire la neutralità permanente dell’Ucraina, la sua esclusione definitiva dalla NATO, la smilitarizzazione, la denazificazione e il riconoscimento dell’attuale realtà territoriale.
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Immagine di Le Commissaire via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Geopolitica
Gli USA stanno segretamente elaborando con la Russia un nuovo piano di pace per l’Ucraina
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Mosca ha ribadito che un accordo stabile deve salvaguardare le sue priorità in termini di sicurezza. Dmitriev si è detto «moderatamente fiducioso» sulla bozza americana, notando: «Abbiamo l’impressione che la prospettiva russa sia stata finalmente presa in considerazione».Understand Witkoff-Yermak talks tomorrow in Turkey called off. Witkoff might not have been aware of the scandal he was walking into when agreeing the meeting, I’m told.
— Oliver Carroll (@olliecarroll) November 18, 2025
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