Geopolitica
Raid USA in Siria e Iraq in risposta alla morte dei soldati americani
Le forze statunitensi hanno avviato attacchi aerei contro militanti sostenuti dall’Iran in Siria e Iraq in risposta a una serie di assalti alle basi militari americane nella regione, incluso un attacco di droni che ha ucciso tre soldati americani e ferito più di altri 40.
Gli ultimi attacchi di Washington arrivano quasi una settimana dopo l’attacco mortale di domenica contro una base americana segreta in Giordania, vicino ai confini siriano e iracheno, chiamata Torre 22.
Il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha scritto su Twitter che «alle 16:00 (EST) Il 2 febbraio, le forze del CENTCOM hanno condotto attacchi aerei in Iraq e Siria contro la Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (IRGC) e gruppi di milizie affiliate.»
CENTCOM Statement on U.S. Strikes in Iraq and Syria
At 4:00 p.m. (EST) Feb. 02, U.S. Central Command (CENTCOM) forces conducted airstrikes in Iraq and Syria against Iran’s Islamic Revolutionary Guards Corps (IRGC) Quds Force and affiliated militia groups. U.S. military forces… pic.twitter.com/HeLMFDx9zY
— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 2, 2024
«Le forze militari statunitensi hanno colpito più di 85 obiettivi, con numerosi aerei tra cui bombardieri a lungo raggio volati dagli Stati Uniti. Gli attacchi aerei hanno impiegato più di 125 munizioni di precisione».
Iran's Islamic Revolutionary Guards Corps (IRGC) Quds Force and affiliated militia groups continue to represent a direct threat to the stability of Iraq, the region, and the safety of Americans. We will continue to take action, do whatever is necessary to protect our people, and… pic.twitter.com/Y53nvRfjjx
— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 3, 2024
«Le strutture colpite hanno incluso centri operativi di comando e controllo, centri di intelligence, razzi e missili, depositi di veicoli aerei senza pilota, strutture logistiche e di fornitura di munizioni di gruppi di milizie e dei loro sponsor dell’IRGC che hanno facilitato gli attacchi contro le forze statunitensi e della coalizione».
I raid di ritorsione segnano «l’inizio di quella che sarà probabilmente una serie di attacchi statunitensi su larga scala» sulle milizie appoggiate dall’Iran che hanno effettuato attacchi contro le truppe statunitensi in Medio Oriente», ha riferito venerdì la CNN, citando due funzionari americani non identificati.
In rete già circolano filmati degli attacchi notturni.
Alleged fresh footage of American bombing in Syria this evening
The American Deep State are fully commencing WW3.
Things will continue to escalate. pic.twitter.com/SwShybp7Bb
— Concerned Citizen (@BGatesIsaPyscho) February 2, 2024
Iran will now have to choose between re-arming terrorist groups in the Middle East or re-arming the terrorist state of Russia.
A warehouse of Iranian weapons cooking off on the border of Syria/Iraq after US strikes.
— Sharjeel Butt (@SharjeelButt03) February 3, 2024
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Un funzionario non identificato del Pentagono ha detto al New York Times che gli attacchi aerei di ieri hanno preso di mira una mezza dozzina di siti in Iraq e Siria, «segnando una forte escalation della guerra in Medio Oriente che l’amministrazione Biden ha cercato di evitare per quattro mesi».
L’attacco alla Torre 22 è stato «pianificato, finanziato e facilitato» dalla Resistenza Islamica in Iraq, ha detto mercoledì il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, l’ammiraglio John Kirby. Il gruppo è composto da diverse milizie, tra cui Kataib Hezbollah, che ha lanciato numerosi attacchi con razzi e droni contro le forze statunitensi nella regione da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas in ottobre.
Kirby ha suggerito che la risposta degli Stati Uniti sarebbe stata portata avanti nell’arco di più giorni. «Non sarà solo una tantum», ha detto. «Come ho detto, la prima cosa che vedrai non sarà l’ultima» aggiungendo che Biden starebbe ancora cercando di evitare una guerra più ampia con l’Iran.
I resoconti dei media negli ultimi giorni hanno sollevato la preoccupazione che Biden stesse telegrafando i suoi piani e dando alle milizie troppo tempo per compiere passi preparatori, come liberare obiettivi che ovviamente sarebbero stati colpiti. Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha cercato di sviare queste preoccupazioni venerdì, negando che l’amministrazione stesse dando all’Iran troppi avvertimenti e dicendo che la risposta degli Stati Uniti sarà «a più livelli» e ha insistito sul fatto che né lui né Biden tollereranno attacchi alle truppe americane.
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Biden ha accusato l’Iran di aver fornito le armi che i militanti islamici hanno utilizzato per attaccare le forze statunitensi in Medio Oriente più di 150 volte dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas. Il senile presidente ha dovuto affrontare pressioni politiche per rispondere in modo aggressivo, compresi gli appelli dei legislatori repubblicani a lanciare attacchi devastanti all’interno dell’Iran.
Una milizia irachena aveva lanciato un attacco di droni alla guarnigione usa di Al-Tanf in Siria due mesi fa. Mesi fa il presidente siriano Bashar al Assad, in visita a Mosca, ha rivelato che proprio nella base di siriana Al Tanf gli USA addestrerebbero terroristi. Anche milizie arabe avevano attaccato gli americani in Siria ancora due mesi fa.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi mesi ore si erano diffuse voci di violenti scontri tra l’esercito siriano e forze americane e dei curdi filoamericani. Tensioni si erano registrate anche due mesi fa, mentre a marzo le basi americane erano state attaccate da missili.
Due settimane fa è stata la volta di un attacco missilistico – che l’Iran ha rivendicato come contro «terroristi e spie» – vicino al consolato americano di Erbil.
Gli Stati Uniti mantengono una forza di circa 900 militari in Siria, mantenendo un’impronta nel Paese dilaniato dalla guerra dal 2016. Tuttavia, la loro presenza laggiù non ha legalità, non avendo acquisito né il permesso di Damasco né un mandato da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
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Immagine CC0 via Flickr
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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