Economia
Quasi 5.000 britannici sono morti congelati l’anno scorso a causa dei costi del riscaldamento

Quasi 5.000 persone sono morte nel Regno Unito lo scorso inverno perché vivevano in case fredde e umide perché non potevano permettersi i crescenti costi energetici, sostiene l’ultimo rapporto della End Fuel Poverty Coalition.
L’aumento delle morti in eccesso sottolinea la necessità di migliorare il patrimonio immobiliare del Regno Unito e di attuare misure per ridurre le bollette energetiche, ha avvertito l’ente.
Nel frattempo, uno studio della campagna Warm This Winter ha rilevato che le morti invernali in eccesso aumentano quando la temperatura nel Regno Unito scende sotto i quattro gradi centigradi.
Secondo Simon Francis, coordinatore della End Fuel Poverty Coalition, ben 8,3 milioni di adulti nel Regno Unito vivono in case scarsamente isolate, fredde e umide e, quando le temperature scendono, le condizioni passano da disagevoli a «decisamente pericolose».
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«Mentre le famiglie lottano, i ministri restano con le mani in mano e lasciano al caso le questioni di vita e di morte. Invece di agire sulle bollette energetiche, hanno permesso alle aziende energetiche di ricominciare a ricorrere ai tribunali per obbligare le famiglie a pagare in anticipo i contatori e ora hanno escluso una riforma delle tariffe energetiche per aiutare i più bisognosi», ha detto venerdì a Euronews.
Nel frattempo, riporta RT, con le bollette energetiche destinate a rimanere ben al di sopra dei livelli pre-pandemia quest’anno e oltre, si prevede che tali pericoli per la salute persisteranno anche quest’inverno dopo una serie di ondate di freddo.
La coalizione ha criticato il governo britannico per la mancanza di azioni «significative» per aiutare le famiglie alle prese con tariffe energetiche elevate. Gli esperti hanno notato che i funzionari «preferirebbero fare politica con un ridicolo disegno di legge sulle licenze di petrolio e gas che non farà nulla per migliorare la sicurezza energetica o ridurre le bollette».
«Siamo molto preoccupati per il livello di disinteresse mostrato dal governo nei confronti del benessere degli anziani in un momento in cui la temperatura sta scendendo ben sotto lo zero» ha dichiarato Jan Shortt, segretario generale della Convenzione nazionale dei pensionati, che fa parte della campagna Warm This Winter.
Il rapporto della coalizione ha inoltre censurato il governo britannico per il suo rifiuto di istituire un programma di «aiuto per ripagare» i debitori energetici e anche per la sua riluttanza ad attuare una tariffa energetica di emergenza proposta volta a ridurre le bollette energetiche per le famiglie vulnerabili.
Lo scorso mese l’ONU ha classificato la Gran Bretagna come uno dei paesi con i peggiori risultati in termini di tassi di povertà infantile tra i 39 membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e l’UE.
Come riportato da Renovatio 21, l’ondata di povertà in Albione è tale che milioni di famiglie nel Regno Unito hanno fatto ricorso a «misure disperate», come spegnere i frigoriferi o i congelatori, per far fronte alla crisi del costo della vita.
Secondo una ricerca dell’ente di beneficenza della banca alimentare Trussell Trust una persona su sette nel Regno Unito ha dovuto affrontare la fame l’anno scorso a causa della mancanza di denaro, ha rivelato mercoledì.
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Come riportato da Renovatio 21, lo scorso anno è emerso che anche personale militare britannico si sta rivolgendo ai banchi alimentari, i cui numeri, secondo uno studio pubblicato quattro mesi fa, sono andati alle stelle.
In questi mesi anche altre organizzazioni hanno rivelato che parte della popolazione britannica sta saltando i pasti, con impennata colossale del numero di cittadini che si rivolge ai banchi alimentari per nutrirsi.
A febbraio si era scatenata in Gran Bretagna quella che è stata definita come la «crisi dell’insalata», con le grandi catene di supermercati a imporre limiti sull’acquisto al consumatore su pomodori, cetrioli e peperoni.
L’intera filiera alimentare britannica è stata colpita dalle sanzioni antirusse. Interi impianti di produzione di fertilizzanti sono stati chiusi nel Paese, e non solo, a causa della crisi di materie prime che ha colpito il settore con la guerra ucraina, peraltro fortemente spinta da Londra.
In questo contesto, le osservazioni del capo economista della Banca d’Inghilterra Huw Pill sono uno scandalo: ha affermato che le famiglie e le imprese britanniche devono «accettare di essere più povere» e dovrebbero smetterla di chiedere aumenti salariali che sono state, come ha affermato, la causa principale di spingere i prezzi più in alto.
Diversi segni lasciano pensare che il Regno stia regredendo a una condizione dickensiane, con fame, «povertà energetica» e un agghiacciante aumento della prostituzione.
Torniamo quindi a comprendere il realismo sociale il canto dei tifosi del Liverpool prima della fastosa incoronazione di Re Carlo: «f*****o la famiglia reale, date da mangiare i poveri».
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Economia
Importatori indiani pagano petrolio russo in yuan

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Cina
La Cina impone controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare

Il ministero del Commercio cinese, ha annunciato il 9 ottobre che imporrà controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali. Lo riporta il quotidiano del Partito Comunista Cinese in lingua inglese Global Times.
Questi controlli riguardano «l’estrazione, la fusione e la separazione delle terre rare, la produzione di materiali magnetici e il riciclaggio delle risorse secondarie delle terre rare». Le aziende potranno richiedere esenzioni per casi specifici. In assenza di esenzioni, il ministero della Repubblica Popolare obbligherà gli esportatori a ottenere licenze per prodotti a duplice uso non inclusi in queste categorie, qualora sappiano che i loro prodotti saranno utilizzati in attività connesse alle categorie elencate.
Il precedente tentativo del presidente statunitense Donald Trump di avviare una guerra tariffaria con la Cina si è rivelato un fallimento, principalmente a causa del dominio preponderante della Cina nell’estrazione e nella lavorazione dei minerali delle terre rare. Delle 390.000 tonnellate di ossidi di terre rare estratti nel 2024, la Cina ne ha prodotte circa 270.000, rispetto alle 45.000 tonnellate degli Stati Uniti, e detiene circa l’85% della capacità di raffinazione globale.
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La decisione odierna della Cina avrà certamente un impatto a Washington, soprattutto in vista dell’incontro tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping previsto per fine mese. Oggi si è registrata una corsa all’acquisto delle azioni di MP Materials, il principale concorrente statunitense della Cina nella produzione di terre rare.
All’inizio dell’anno, il dipartimento della Difesa statunitense aveva investito in MP Materials, dopo che Trump aveva evidenziato il divario tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, tale investimento è stato considerato insufficiente e tardivo.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 i dati mostravano che i profitti sulla vendita delle terre rare cinesi erano calati. È noto che Pechino sostiene l’estrazione anche illegale delle sostanze anche in Birmania.
Secondo alcune testate, tre anni fa vi erano sospetti sul fatto che il Partito Comunista Cinese stesse utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza nel settore.
Le terre rare, considerabili come sempre più necessarie nella corsa all’Intelligenza Artificiale, sono la centro anche del turbolento accordo tra l’amministrazione Trump e il regime di Kiev.
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia
Economia
Ritrovato morto a Kiev un trafficante di criptovalute

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