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Geopolitica

Perfino Briatore capisce come stanno le cose tra Russia e Ucraina: quando sveglierà l’amica Giorgia?

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Da un’eccezionale intervista della settimana scorsa possiamo trarre speranza per le sorti geopolitiche – quindi, militari ed economiche – del nostro Paese.

 

Ci riferiamo alla densa, gustosa conversazione tra il giornalista di Repubblica Carlo Sabelli Fioretti e Flavio Briatore, che non sappiamo bene come definire (imprenditore? Direttore sportivo? Ristoratore? Dongiovanni?) ma che si è lasciato andare con scioltezza accogliendo il giornalista a piedi nudi nella sua magione nel Principato di Monaco.

 

Il tema, inizialmente, era lo scandalo della pizza al caviale beluga servita nella catena lanciata dal patron del Billionaire, che scopriamo esistere, oltre che in Sardegna (dove è stato definito dall stampa inglese come il locale più esclusivo del mondo: una volta non fecero entrare Bruce Willis!) anche «a Dubai, in Sardegna, a Monte Carlo, a Sankt Motitz, a Londra».

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Si vola subito altissimo: «L’attore vuole morire sul palco. Tu vuoi morire mentre mangi una pizza al caviale?» chiedi il Sabelli Fioretti.

 

«No, forse è meglio morire trombando» risponde il Briatore.

 

Poco prima, restando in tema, era stato domandato: «Le tue ultime fidanzate hanno tutte 40-45 anni meno di te».

 

«A me, con tutto il rispetto, non piacciono le signore della mia età. Potendo scegliere…» era stata la replica di limpida semplicità.

 

Il personaggio, divenuto icona ed esempio per tanti giovani edonisti italiani, non manca di ricordare la sua frequentazione con il prossimo inquilino della Casa Bianca Donaldo Trump, che scopriamo essere stato presentato a Matteo Renzi proprio dal Briatore.

 

«Che lingua parlava Renzi con Trump?» chiede il giornalista. «È quello che mi ha chiesto anche Trump». Si trattava con probabilità del famoso idioma shish dell’ex premier italiano, ora capo del partitino Italia Viva.

 

«L’ho molto frequentato» dice Flavio di Trump. «Nel week end prendevo l’aereo e in cinque ore da Londra ero a New York. Quando mi disse che si presentava alle elezioni pensai che fosse matto. La prima volta perse ma quando poi vinse andai al giuramento a Washington. Ero l’unico italiano. Al brunch da Cipriani in suo onore vennero due mila persone che avevano pagato mille dollari l’uno».

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Propio su The Donald scatta il discorso secondo noi più rilevante. «con Trump presidente non ci sarebbe stata la guerra in Ucraina».

 

Proprio così: se Trump vince di nuovo, «la guerra finisce», assicura il Flavio nell’intervista certamente registrata prima della valanga elettorale del 6 novembre.

 

«E come finisce?» chiede l’intervistatore?

 

«Una parte di territorio che era già russo torna alla Russia. E i russi tornano a casa. Bisogna dire che Zelen’skyj ha fatto un lavoro incredibile in comunicazione. È riuscito a far passare i russi per cattivi e gli ucraini per buoni». Incredibili, inaspettate perle dal geometra cuneense.

 

«Smettiamo di dargli le armi?» chiede Sabelli. «Dobbiamo smetterla assolutamente» risponde Briatore.

 

Insomma, Briatore – come il suo amico Trump, ma perfino con più sincerità di quest’ultimo, non essendo un politico – ha capito tutto.

 

C’è da chiedersi, a questo punto, quando ne parlerà con la sua amica Giorgia Meloni: perché i due si conoscono molto bene, rivendica lui stesso: «È una bella donna, Io sono suo amico e la trovo simpatica, spontanea. (…) Mi piace proprio come donna. Forte, aggressiva (…) ho una grande ammirazione per la Meloni, una con due palle così».

 

Giorgia non ha frequentato il Billionaire, ma il Twiga, un altro locale super esclusivo sito a Marina di Pietrasanta, dove negli anni sono stati soci l’attuale ministro Daniela Santanché è il personaggio TV, poi finito a Medjugorje, Paolo Brosio.

 

Quindi, vorremmo chiedere: non è che Flavio può far una telefonativa a Giorgia e spiegargli la situazione in Ucraina? Può raccontargli chi è il tizio che abbraccia ad ogni incontro, ai G7, a Roma, a Kiev? Può domandargli di smettere di mandare laggiù missili e carrarmati e chissà cos’altro che dovrebbero difendere la patria? Può dirgli chi sono gli abitanti del Donbass? Magari Flavio, che stupido non ci è mai sembrato, può illustrargli anche la situazione della NATO?

 

Ne avremo tanto, tanto bisogno. Perché la guerra in Russia ci ha messo tutti in pericolo (portando il rischio di scontro nucleare a livelli più alti perfino dei tempi della Guerra Fredda) e ha impoverito tutti noi: ci ricordiamo le bollette pazze? Le famiglie incapaci di pagare la bolletta del gas? Vogliamo parlare delle imprese massacrate dal divieto di export in Russia?

 

Infine, un appunto tecnico: alla reiterazione del dogma briatoreo secondo cui «non si vive con 4.000 euro» bisogna dare risposta.

 

«L’affitto? Il vitto? Le spese di casa? Le vacanze? La scuola dei figli? E vestirsi? Come cazzo fanno con 4.000 euro?» dice l’amico di Naomi Campbell e Michael Schumacher.

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Ecco, Renovatio 21, avendo nella sua cerchia casi che riescono a vivere con molto meno della metà di quella cifra e due o quattro volte i figli che ha lui appresso (ci riferiamo a quello di cui si discute nell’intervista, che si chiama, un po’ come un eroe di un inedito fumetto Bonelli, Nathan Falco), è disposta a spiegare tutto, magari facendo pure un disegnino, un tutorial.

 

Non è che possiamo aspettarci che i ricchi capiscano tutto: purtuttavia, basterebbe che, con sincerità, facessero qualcosa per non renderci più poveri – e in pericolo – come fermare la follia della guerra contro Putin.

 

Grazie Flavio, dacci una mano: anche se non mangeremo mai la pizza col beluga.

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Immagine screenshot da YouTube

Geopolitica

Gli USA hanno tentato di reclutare il pilota di Maduro per un rapimento

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Un agente federale statunitense ha cercato di reclutare in segreto il pilota personale del presidente venezuelano Nicolás Maduro per un piano volto a catturare il leader e consegnarlo alle autorità americane con l’accusa di narcotraffico. Lo riporta l’agenzia Associated Press.   Citanto tre funzionari statunitensi in servizio ed ex, oltre a un oppositore di Maduro, l’agenzia ha indicato che l’agente della Sicurezza Nazionale Edwin Lopez ha incontrato il pilota di Maduro, il generale Bitner Villegas, nella Repubblica Dominicana nel 2024. Lopez avrebbe proposto al pilota denaro e protezione in cambio del dirottamento dell’aereo presidenziale verso un luogo dove le autorità USA potessero arrestarlo. Il pilota non ha dato una risposta immediata, ma ha proseguito a messaggiare con l’agente per oltre un anno, anche dopo il pensionamento di Lopez nel luglio 2025.   L’agente avrebbe menzionato l’annuncio del Dipartimento di Giustizia che portava a 50 milioni di dollari la taglia per la cattura di Maduro, incitando Villegas a «diventare l’eroe del Venezuela». Il pilota ha infine declinato, definendo Lopez un «codardo» e interrompendo i contatti.   Le rivelazioni emergono mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione militare e di intelligence su Caracas. Il presidente Donald Trump ha autorizzato la CIA a condurre operazioni clandestine in Venezuela e ha schierato navi da guerra, aerei e migliaia di truppe nei Caraibi per quella che Washington presenta come una campagna antidroga. Negli ultimi mesi, raid statunitensi contro imbarcazioni al largo di Venezuela e Colombia avrebbero causato decine di morti.   Trump sostiene che le azioni mirano ai narcotrafficanti, mentre funzionari USA accusano il governo Maduro di gestire uno «narcostato».

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Il presidente venezuelano ha respinto le accuse come pretesto per un cambio di regime. Ha definito l’ammissione di Trump su attività segrete della CIA in Venezuela come senza precedenti e «disperata». Maduro ha posto l’esercito in massima allerta e ha ricordato che il Paese dispone di un ampio arsenale di sistemi antiaerei Igla-S di epoca sovietica.   Mosca, alleata di Caracas, ha condannato la campagna USA. All’inizio del mese, l’ambasciatore russo all’ONU, Vassily Nebenzia, ha accusato Washington di orchestrare un colpo di Stato in Venezuela sotto la copertura di un’operazione antidroga, definendola «una palese violazione del diritto internazionale e dei diritti umani».   La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.   Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.   Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.   Nelle scorse settimane perfino l’account YouTube di Maduro è stato rimosso da YouTube.   Secondo notizie emerse nelle ultime ore Trump punterebbe ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela.  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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Economia

USA e Giappone firmano un accordo sui minerali essenziali

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Martedì, Stati Uniti e Giappone hanno siglato un accordo di cooperazione per la produzione e la fornitura di minerali essenziali e terre rare. La mossa arriva dopo la decisione della Cina di rafforzare i controlli sulle esportazioni di terre rare e attrezzature per la produzione di chip, in risposta ai dazi imposti dal presidente statunitense Donald Trump.

 

L’intesa è stata conclusa durante la visita di Trump a Tokyo, dove ha incontrato per la prima volta il nuovo primo ministro giapponese, Sanae Takaichi.

 

Secondo la Casa Bianca, le due nazioni hanno convenuto di promuovere iniziative congiunte «necessarie a sostenere le industrie nazionali, incluse le tecnologie avanzate e le rispettive basi industriali», e di impiegare «strumenti di politica economica e investimenti coordinati per accelerare lo sviluppo di mercati diversificati, liquidi ed equi per minerali essenziali e terre rare».

 

I leader hanno inoltre sottoscritto un documento che impegna i rispettivi governi a «intraprendere ulteriori passi verso una nuova era d’oro per l’alleanza in continua crescita tra Stati Uniti e Giappone».

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Trump ha definito il Giappone un «alleato al livello più alto», elogiando Takaichi, insediatosi la settimana scorsa, come «uno dei più grandi primi ministri». Takaichi, dal canto suo, ha promesso di rafforzare i legami bilaterali, che ha descritto come «la più grande alleanza al mondo».

 

Trump ha da tempo manifestato interesse a garantire l’accesso ai minerali di terre rare in diverse regioni del mondo, perseguendo sia opportunità economiche vantaggiose sia una maggiore influenza geopolitica.

 

All’inizio di quest’anno, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali con l’Ucraina, considerato da diplomatici e politici americani una forma di garanzia di sicurezza per Kiev. Trump ha inoltre concluso un’intesa di investimento con l’Australia all’inizio di questo mese, mirata a contrastare il dominio cinese nel mercato delle terre rare e dei minerali essenziali.

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Economia

I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump

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Il presidente argentino Javier Milei ha conquistato una vittoria schiacciante alle elezioni di medio termine del suo Paese, considerate un importante banco di prova per il sostegno alle sue riforme radicali di «terapia d’urto» e alla sua politica economica «a motosega».   Il partito di Milei, La Libertad Avanza, ha ottenuto il 40,8% dei voti a livello nazionale per la camera bassa del Congresso e ha prevalso in sei delle otto province che hanno eletto un terzo del Senato.   L’opposizione di sinistra, rappresentata dai peronisti, ha raccolto il 31,7% dei voti. Sebbene Milei non abbia conquistato la maggioranza assoluta in Congresso, questo risultato complicherà notevolmente gli sforzi dei suoi oppositori per ostacolare il suo programma.   Milei ha implementato un ambizioso piano libertario, caratterizzato da tagli significativi a normative, spesa pubblica, politiche statali e dipartimenti governativi, con l’obiettivo di risollevare l’Argentina da decenni di stagnazione economica.   Il suo approccio ha ricevuto il sostegno del presidente statunitense Donald Trump, che ha offerto supporto finanziario per garantire l’avanzamento delle riforme, soprattutto dopo il recente crollo drammatico del peso argentino.   Durante un incontro alla Casa Bianca con Milei la settimana scorsa, Trump ha promesso un pacchetto di aiuti da 20 miliardi di dollari, con la possibilità di raddoppiarlo in caso di successo alle elezioni di medio termine.   «Se non vince, siamo fuori», ha dichiarato Trump. «Se perde, non saremo generosi con l’Argentina».

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All’inizio di questo mese, il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha stipulato uno swap valutario da 20 miliardi di dollari con la banca centrale argentina per stabilizzare il mercato obbligazionario del Paese in vista delle elezioni. Bessent ha chiarito che il pacchetto di aiuti non va considerato un «salvataggio», ma piuttosto una «Dottrina Monroe economica», richiamando la politica del XIX secolo volta ad affermare la supremazia degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale.   Il segretario del Tesoro USA ha sottolineato che il successo dell’Argentina è nell’interesse degli Stati Uniti, non solo per stabilizzare il Paese, ma anche per renderlo un «faro» per altre nazioni della regione. «Non vogliamo un altro Stato fallito o sotto l’influenza cinese in America Latina», ha affermato Bessent.   Le obbligazioni, la valuta e le azioni argentine hanno registrato un’impennata lunedì mattina, dopo che il partito del presidente Javier Milei ha ottenuto una decisiva vittoria alle elezioni di medio termine. Il risultato è fondamentale per preservare il radicale rilancio economico di Milei in un Paese devastato da decenni di mala gestione socialista che ha distrutto la nazione.   Le riforme del libero mercato e l’aggressivo programma di austerità di Milei hanno già iniziato a raffreddare l’inflazione e a stabilizzare le condizioni finanziarie, segnalando agli investitori che il percorso di ristrutturazione resta intatto.   Milei ha poi ringraziato Trump su X:     «Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».

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