Economia
«Nessuno ha bisogno dell’euro digitale»: parlamentare tedesca chiede il Bitcoin abbia corso legale

Un membro del Bundestag – il parlamento federale tedesco – Joana Cotar , ha espresso il suo sostegno all’introduzione di Bitcoin come moneta a corso legale in Germania, in un’intervista esclusiva con Cointelegraph due settimane fa.
La Cotar, che fine al 2022 militava in AfD, ha dichiarato alla pubblicazione di voler avviare un «esame preliminare» per un quadro giuridico volto a riconoscere ufficialmente Bitcoin come moneta a corso legale in Germania: «ciò include garantire la sicurezza giuridica per aziende e cittadini… Dobbiamo combattere potenziali rischi come il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale e altre attività illegali associate a Bitcoin. Ma senza soffocare l’innovazione e gli aspetti di libertà di Bitcoin», ha affermato la deputata tedesca.
Per promuovere la questione e sensibilizzare il parlamento tedesco, la Cotar ha avviato l’ iniziativa «Bitcoin im Bundestag», per aiutare a educare i suoi colleghi sui vantaggi di Bitcoin, in modo che possano prendere decisioni informate al riguardo.
«Dobbiamo promuovere gli aspetti di libertà del Bitcoin. Ciò include la protezione della privacy, la garanzia di standard di sicurezza e la prevenzione di una regolamentazione eccessiva per massimizzare i vantaggi del Bitcoin», ha affermato la deputata nata in Romania.
La parlamentare, ora classificata come partiticamente indipendente, ha dichiarato di essere completamente concentrata sul Bitcoin e che le altre criptovalute sul mercato non le interessano: «Per noi è molto importante istituire un comitato formale del Bundestag che riconosca le differenze tecnologiche tra Bitcoin e altri asset crittografici e che si occupi principalmente dell’importanza di Bitcoin per la nostra società». «La mia iniziativa è solo Bitcoin», ha ribadito.
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La Cotar è stata anche un forte critica dei piani di valuta digitale della Banca Centrale Europea. La settimana scorsa, ha indossato con orgoglio una maglietta Bitcoin mentre si esprimeva contro l’euro digitale, affermando che «Nessuno ha bisogno dell’euro digitale. Tranne la Banca Centrale Europea e i politici che hanno qualcos’altro in mente».
«L’euro digitale significherebbe anche che ognuno di noi potrebbe essere totalmente monitorato. Come libertario convinto, lo rifiuto categoricamente. Chiunque sia contro la sorveglianza e a favore della libertà non ha bisogno di un euro digitale!»
Come riportato da Renovatio 21, con un filmato inquietante diffuso tre settimana fa in rete, la Lagarde ha annunciato partito il progetto dell’euro digitale, che dobbiamo attenderci da un momento all’altro.
Pochi mesi fa il duo di comici russi Vovan e Lexus (quelli che hanno recentemente inguaiato la Meloni) fingendo al telefono di essere Zelens’kyj avevano strappato alla Lagarde la rivelazione che l’euro digitale sarà utilizzato come meccanismo di sorveglianza dei cittadini.
In un messaggio totalmente opposto a quello della Cotar, la Lagarde aveva confessato alla stampa pochi giorni fa che suo figlio ha perso tanti soldi con le criptovalute: come a dire, l’unica vera moneta digitale sicura è quella che produrrà la sua istituzione, la BCE. L’euro digitale come unica vera certezza nel mondo dell’economia elettronica.
Come ha sottolineato l’eurodeputato neerlandese Rob Roos, l’euro digitale verrà implementato a partire dell’ID digitale europeo, che agirà da wallet, portafogli, oltre che da lasciapassare aggiornabile come lo fu il green pass. La quadra sull’ID digitale è stata trovata questo mese e annunciata dal Commissario Europeo per il mercato interno Thierry Breton.
Come ripetuto da Renovatio 21, la piattaforma su cui si è costruito il green pass è la medesima dell’euro digitale, i cui preparativi sono partiti ben prima del COVID. Per una strana coincidenza, il sistema è stato iniziato ad essere elaborato dalla UE prima della pandemia.
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Immagine screenshot da Twitter
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L’UE vieta il transito del gas russo

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Economia
S&P declassa il rating creditizio della Francia

S&P Global ha abbassato il rating creditizio a lungo termine della Francia da AA- ad A+, segnalando che l’aumento del debito pubblico e le tensioni politiche mettono a rischio la capacità del governo di ridurre il deficit di bilancio. Venerdì, l’agenzia ha anche aggiornato le prospettive della Francia a «stabile».
S&P prevede che il debito pubblico francese raggiungerà il 121% del PIL entro il 2028, rispetto al 112% di fine 2024. Il Paese ha difficoltà a contenere la spesa a causa dell’instabilità politica. Il primo ministro Sébastien Lecornu ha recentemente superato due mozioni di sfiducia in Parlamento dopo aver sospeso un controverso pacchetto di riforme pensionistiche.
S&P ha evidenziato che l’incertezza sulle finanze pubbliche francesi rimane alta, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2027. La sospensione della riforma delle pensioni del 2023 è stata indicata come un segno di fragilità politica. L’agenzia prevede una crescita economica dello 0,7% nel 2025, con una ripresa solo moderata nel 2026, e ha avvertito che i rischi per le prospettive economiche restano significativi, specialmente se i crescenti costi di indebitamento del governo dovessero influire sulle condizioni di finanziamento dell’economia.
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In risposta al declassamento, il ministro delle Finanze Roland Lescure ha dichiarato che spetta al governo e al parlamento approvare un bilancio entro fine anno, assicurando che il deficit sia in linea con l’obiettivo UE del 3% del PIL. S&P ritiene che la Francia possa raggiungere il target di deficit del 5,4% del PIL per il 2025, ma ha avvertito che, «senza ulteriori misure significative per ridurre il deficit», il processo di risanamento sarà più lento del previsto. L’agenzia ha sottolineato che l’«incertezza politica» e la scarsa capacità di attuare riforme hanno influenzato la decisione.
Non è la prima volta che l’affidabilità creditizia della Francia mostra segnali di debolezza. All’inizio del 2025, S&P aveva già rivisto l’outlook del Paese da «stabile» a «negativo» a causa della fragilità delle finanze pubbliche.
Come riportato da Renovatio 21 mese scorso, anche Fitch ha declassato il rating della Francia da AA- ad A+, citando preoccupazioni simili sul debito e l’assenza di un piano fiscale credibile. Moody’s aveva deciso di non declassare Parigi, mantenendo la nota AA2, ma segnalando un outlook negativo per l’economia transalpina. Seguirono polemiche per cui Macron avrebbe sacrificato le pensioni con la sua riforma per appagare gli altari mondiali del rating.
Il declassamento potrebbe aumentare i costi di indebitamento per la Francia e innescare vendite obbligate di obbligazioni da parte di investitori istituzionali, vincolati a detenere titoli di Stato di alta qualità.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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