Economia
Nepal, la rabbia dei risparmiatori rovinati dal microcredito
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Oltre 500 cooperative di risparmio nepalesi sono in gravi difficoltà con fondi di migliaia di depositanti a rischio per oltre 450 milioni di euro. Sotto accusa la mancanza di controlli e l’utilizzo del denaro per ottenere altri prestiti bancari. Il premier promette interventi, ma le vittime accusano i politici di connivenza.
In Nepal ci sarebbero oltre 500 cooperative di risparmio e credito che non sono in grado di restituire i soldi dei depositanti. A denunciarlo è Harish Chandra Shrestha, coordinatore della Campagna nazionale per la protezione dei depositanti delle cooperative, secondo cui migliaia di depositanti avrebbero visto sfumare risparmi per un valore complessivo di 65 miliardi di rupie nepalesi [oltre 450 milioni di euro, ndr].
Secondo il Dipartimento delle Cooperative, ci sono più di 32mila organizzazioni di questo tipo in tutto il Paese. Queste organizzazioni hanno raccolto i depositi di 7,3 milioni di soci e hanno un capitale sociale complessivo di 94 miliardi di rupie. Allo stesso modo, hanno raccolto 478 miliardi di rupie in depositi e investito 426 miliardi di rupie in prestiti.
«La maggior parte dei promotori delle cooperative sono affiliati a un partito o a un altro. Diventano legislatori e formulano leggi che fanno al caso loro. Ecco perché la voce delle vittime delle cooperative rimane inascoltata», denuncia Shrestha. Il governo – sostiene – non ha fatto nulla anche quando un singolo individuo ha aperto ben sei o sette cooperative.
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Il governo stesso ne ha dichiarate 16 «in difficoltà», con depositi bloccati di 272 soci per un valore di 13,14 miliardi di rupie. Kashi Raj Dahal, presidente del Comitato di gestione delle cooperative in difficoltà, ha dichiarato che le cooperative che effettuano transazioni finanziarie e quelle con sede nelle aree urbane hanno avuto problemi. La maggior parte si trovava in una situazione di carenza di risorse, mezzi e forza lavoro. È stato riscontrato che molti promotori hanno utilizzato il denaro raccolto come deposito per acquistare attività fisse o per darlo in garanzia per ottenere altri prestiti bancari.
«Molte cooperative hanno violato le norme. Alcuni promotori non avevano le competenze necessarie per gestire istituzioni che investono il denaro della gente», ha detto Dahal. «Alcuni promotori avevano la cattiva intenzione di abusare del denaro dei depositanti per guadagni personali e dovrebbero essere arrestati». Ha aggiunto che i promotori hanno avuto mano libera sulle cooperative a causa della mancanza di un monitoraggio e di una regolamentazione efficaci da parte delle agenzie statali.
Il presidente del comitato ha aggiunto che è necessario dare istruzioni alle agenzie statali per facilitare lo sblocco dei beni dei promotori delle cooperative in modo da poter saldare i loro debiti.
Sulla questione oggi è intervenuto anche il primo ministro Pushpa Kamal Dahal esprimendo il suo impegno ad affrontare le lamentele delle vittime. Durante un incontro con una delegazione del Rastriya Swatantra Party (RSP), tenutosi oggi nella residenza ufficiale a Baluwatar, ha promesso di occuparsi delle preoccupazioni sollevate da coloro che sono stati colpiti dalla cattiva gestione delle cooperative e della microfinanza.
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Immagine di Claire Charters via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic
Economia
Aumento del traffico merci sul Canale di Suez
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Economia
Trump continua la corsa alle terre rare con gli accordi in Asia centrale
Il presidente statunitense Donald Trump ha rivelato una serie di intese commerciali e di investimento incentrate sui minerali di terre rare con i leader degli Stati dell’Asia centrale. L’iniziativa si inserisce nell’obiettivo di Washington di ampliare il proprio coinvolgimento nella regione ricca di risorse naturali, in un contesto di tensioni commerciali con Pechino.
Le intese sono state siglate giovedì al termine del vertice alla Casa Bianca tra Trump e i presidenti di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
L’incontro ha posto l’accento su minerali critici, collaborazione energetica e diversificazione degli scambi, con Trump che ha evidenziato come l’Asia centrale sia «una regione immensamente ricca» di depositi di uranio, rame, oro e terre rare. Ha precisato che la sua amministrazione sta forgiando nuove alleanze per variare le filiere di approvvigionamento e garantire agli USA un maggiore accesso a questi materiali strategici.
L’evento ha generato vari patti su commercio e risorse, tra cui 17,2 miliardi di dollari in nuovi contratti tra il Kazakistan e imprese americane, oltre a un’intesa da 1,1 miliardi di dollari con Astana per lo sfruttamento di uno dei maggiori giacimenti di tungsteno inesplorati al mondo. Inoltre, Tagikistan, Kazakistan e Uzbekistan hanno concordato l’acquisto di 37 aerei Boeing. Trump ha annunciato pure che l’Uzbekistan conta di investire oltre 100 miliardi di dollari nel prossimo decennio in comparti USA come l’aerospaziale, i ricambi auto e i minerali critici.
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La banca d’affari Goldman Sachs ha avvertito che l’Occidente potrebbe impiegare fino a un decennio per contrastare il dominio cinese nel settore delle terre rare. Questi minerali, indispensabili per la maggior parte delle tecnologie contemporanee, restano al centro di una controversia commerciale tra Washington, l’UE e Pechino.
Il vertice è avvenuto una settimana dopo l’incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud, mirato a dirimere la «guerra commerciale» tra Washington e Pechino. In esito a quel colloquio, la Cina ha sospeso per un anno i nuovi vincoli sulle esportazioni di terre rare, mentre gli USA hanno posticipato l’introduzione di dazi del 100% sui beni cinesi.
Ciononostante, Washington ha intensificato gli sforzi per reperire fonti alternative di materiali strategici, dato che Pechino domina circa il 90% della raffinazione globale delle terre rare. Oltre ai vicini asiatici della Cina, gli Stati Uniti hanno di recente stipulato accordi per forniture di terre rare anche con Giappone e Ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, in questi giorni Trump ha raggiunto accordi sulle terre rare con l’Australia.
Il ministero del Commercio cinese ha annunciato il 9 ottobre che imporrà controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 i dati mostravano che i profitti sulla vendita delle terre rare cinesi erano calati. È noto che Pechino sostiene l’estrazione anche illegale delle sostanze anche in Birmania.
Secondo alcune testate, tre anni fa vi erano sospetti sul fatto che il Partito Comunista Cinese stesse utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza nel settore.
Le terre rare, considerabili come sempre più necessarie nella corsa all’Intelligenza Artificiale, sono la centro anche del turbolento accordo tra l’amministrazione Trump e il regime di Kiev.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Il capo di Ryanair: La Gran Bretagna è «condannata al declino» dal partito laburista, i ricchi si affrettano a «andarsene da Londra»
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