Geopolitica
Negata udienza ONU al commissario per i diritti umani di Donetsk
Al commissario per i diritti umani nella Repubblica popolare di Donetsk (DPR) Darja Morozova è stata rifiutata un’udienza davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Russia, Brasile, Ghana e Cina erano favorevoli alla sua testimonianza, mentre Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Albania, Malta, Francia, Svizzera ed Ecuador si sono espressi contrariamente; Gabon, Mozambico e Emirati Arabi Uniti si sono astenuti.
Nel suo rapporto scritto, la Morozova documenta che dal 20 luglio 2014 al 24 febbraio 2022, ci sono state 4.374 persone uccise in attacchi delle forze ucraine nel Donbass e quasi 8.000 persone sono rimaste ferite. Morozova ha osservato che già nella primavera del 2014 il regime di Kiev, salito al potere con un colpo di Stato appoggiato dagli Stati Uniti, «ha inviato un esercito per sopprimere le manifestazioni pacifiche, utilizzando aerei, artiglieria e armi di azione letale di massa».
«Dall’inizio del conflitto e dal 24 febbraio 2022, a seguito dell’aggressione armata dell’Ucraina sul territorio della DPR, sono state uccise 4.374 persone, tra cui 91 bambini. Quasi 8.000 civili sono rimasti feriti a vari gradi di gravità, inclusi 323 bambini, almeno 27 dei quali hanno ricevuto una disabilità», afferma il rapporto del difensore civico di Donetsk.
Il documento afferma che «all’inizio dell’operazione speciale, più di 23.000 edifici residenziali privati e circa 5.000 condomini erano stati distrutti dalle sparatorie delle formazioni armate ucraine». Hanno anche distrutto «circa 850 strutture scolastiche, 350 strutture sanitarie e 800 strutture abitative e di servizi comunali che forniscono gas, acqua, calore ed elettricità ai consumatori della repubblica».
Il suo rapporto documenta che «sono stati registrati massicci fatti di torture ed esecuzioni di prigionieri in Ucraina». «I civili nei territori controllati da Kiev sono soggetti a persecuzione politica e repressione per motivi ideologici da parte dei servizi speciali», ha dichiarato la Morozova.
Come riportato da Renovatio 21, pochi mesi al Palazzo di vetro fa oltre 50 Paesi hanno votato contro la risoluzione ONU sull’antinazismo. La Federazione Russa, che ha portato a New York le prove delle torture subite dai prigionieri russi da parte delle forze ucraine e che sta cercando di discutervi anche il caso Nord Stream, sta mettendo in discussione la gestione americana delle Nazioni Unite.
Nelle sale dell’ONU risuona ancora l’appello del ministro degli Esteri Sergej Lavrov fatto alla plenaria lo scorso 24 settembre, che ripeté le parole dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite (dal 1953 al 1961) Dag Hammarskjöld, ucciso in un misterioso incidente aereo in Zambia nel 1961: «L’ONU non è stata creata per portare l’umanità in paradiso , ma per salvare l’umanità dall’inferno».
Immagine di Mstyslav Chernov via Wikimedia pubblicata su licenza Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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