Politica
Musk offende la base MAGA per i visti agli immigrati qualificati. Poi parla di democrazia diretta su Marte: ricordiamogli Gheddafi

Elon Musk si è scagliato contro gli oppositori del programma di visti H-1B che consente alle aziende statunitensi di assumere lavoratori qualificati nel settore tecnologico dall’estero. Il miliardario ha promesso di dare ai critici, molti dei quali hanno votato per il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, una lotta che «non possono assolutamente comprendere».
L’acceso dibattito online sulla questione è iniziato all’inizio di questa settimana dopo che Musk ha sollecitato un aumento del numero di lavoratori stranieri reclutati tramite visti H-1B in modo che gli Stati Uniti possano «continuare a vincere». Il suo appello è stato sostenuto da un altro imprenditore, Vivek Ramaswamy. Entrambi i miliardari sono stati scelti da Trump per dirigere il DOGE, uno speciale organo consultivo incaricato di identificare l’inefficienza del governo.
Molti utenti, tuttavia, hanno respinto l’idea, sostenendo che il programma è stato utilizzato impropriamente dalle aziende statunitensi per sostituire i talenti nazionali con lavoratori ospiti entry-level, meno retribuiti, provenienti dall’India e da altre nazioni.
«Fai un bel passo indietro e fottiti in faccia», ha scritto Musk in uno dei suoi tanti post sull’argomento sulla sua piattaforma X sabato. La frase sembra essere una citazione leggermente modificata di Les Grossman, un produttore cinematografico immaginario interpretato da Tom Cruise nel film Tropic Thunder (2008).
Il miliardario della tecnologia ha avvertito i critici che «andrà in guerra» per il programma di visti H-1B «del tipo che non puoi nemmeno immaginare».
«Il motivo per cui mi trovo in America insieme a così tante persone fondamentali che hanno costruito SpaceX, Tesla e centinaia di altre aziende che hanno reso forte l’America è dovuto all’H-1B», ha scritto Elone.
In un altro post, il Musk ha affermato che «chiunque -–di qualsiasi razza, credo o nazionalità – sia venuto in America e abbia lavorato come un dannato per contribuire a questo Paese avrà per sempre il mio rispetto».
Trump, che in precedenza aveva criticato i visti H-1B e adottato misure durante il suo primo mandato per limitarne l’uso nel tentativo di proteggere i posti di lavoro americani, ha chiarito sabato al New York Post di sostenere ora la posizione di Musk. «Ho molti visti H-1B nelle mie proprietà. Sono sempre stato un sostenitore dell’H-1B. L’ho utilizzato molte volte. È un programma fantastico», ha insistito il presidente eletto.
Musk è un cittadino statunitense naturalizzato nato in Sudafrica e un ex titolare di un permesso di lavoro H-1B. La sua azienda di auto elettriche Tesla ha ottenuto 724 visti di questo tipo per il suo personale nel 2024.
La base MAGA, contraria ad ogni forma di immigrazione e diffidente rispetto a quella dei laureati H-1B (spesso di origine indiana) ha attaccato con forza Musk e il suo collaboratore nel DOGE Vivek Ramaswamy, la cui famiglia è immigrata dal subcontinente.
Varie voci MAGA accusano ora Musk di aver censurato quanti hanno espresso contrarietà alla sua posizione, limitando improvvisamente loro account su Twitter.
Non è l’unica cosa sgradevole proveniente dall’ultramiliardario capitata in queste ore: ci è toccato, infatti, sentire dal Musk una parola che pensavamo seppellita con il M5S, che dai tempi tecnoutopistici di Casaleggio si è contratto del partitino meridionale, assistenzialista e biodegradabile di Conte.
Ecco che l’Elon parla di «democrazia diretta» su Marte, se mai venisse colonizzato dagli esseri umani, ha scritto domenica il CEO di SpaceX in un post sulla sua piattaforma X.
«I marziani decideranno come saranno governati. Raccomando la democrazia diretta, piuttosto che quella rappresentativa», ha scritto Musk.
The Martians will decide how they are ruled. I recommend direct, rather than representative, democracy.
Uncrewed Starships landing on Mars in ~2 years, perhaps with crewed versions passing near Mars, and crewed Starships heading there in ~4 years are all possible. https://t.co/ztvdoa1bKs
— Kekius Maximus (@elonmusk) December 29, 2024
Il magnate ha continuato a stabilire una potenziale tempistica per le missioni spaziali della sua azienda sul Pianeta Rosso. «Sono possibili astronavi senza equipaggio che atterreranno su Marte tra 2 anni, forse con versioni con equipaggio che passeranno vicino a Marte, e astronavi con equipaggio che si dirigeranno lì tra 4 anni», ha assicurato.
Musk ha a lungo sostenuto l’idea di rendere l’umanità una specie multi-planetaria e ha sottolineato l’importanza di Marte nel garantire la sopravvivenza della razza umana. SpaceX mira a trasportare sia merci che persone, con missioni iniziali incentrate sulla creazione delle basi per un’abitazione permanente.
Mentre a settembre sosteneva Donald Trump come candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Musk ha detto: «non raggiungeremo mai Marte» se la vicepresidente Kamala Harris dovesse vincere le elezioni di novembre, sottolineando che «quando si tratta di fare le cose, non solo di dire belle parole, credo fermamente che Trump farà un lavoro molto migliore». Alla fine Trump ha battuto Harris con 312 voti elettorali contro 226.
Come riportato da Renovatio 21, a ottobre Trump ha promesso di «raggiungere Marte» entro il 2028 se fosse stato eletto per un secondo mandato alla Casa Bianca. «Elon mi ha promesso che lo avrebbe fatto», ha detto durante un comizio elettorale a Butler, Pennsylvania. «Vinceremo e lui raggiungerà Marte entro la fine del nostro mandato, il che è una cosa importante, prima della Cina, prima di chiunque altro. Io scommetto su quell’uomo», ha aggiunto l’allora candidato alla presidenza.
Trump ha scelto Musk insieme al magnate della tecnologia Vivek Ramaswamy per guidare uno speciale organo consultivo incaricato di identificare l’inefficacia del governo. Il Department of Government Efficiency (DOGE) è progettato per «smantellare la burocrazia governativa, tagliare le normative in eccesso» e riorganizzare le agenzie federali statunitensi.
Come noto, il concetto di «democrazia diretta» fu esplorato, secondo quanto raccontato, dalla Jamahiriya del tiranno libico Muhammar Gheddafi (1942-2011). La parola araba significa in pratica «governo delle masse». Le masse, pur con qualche aiutino dall’estero, alla fine trucidarono il colonnello nel 2011 all’altezza delle cosiddette «Primavere arabe».
In un libro di novelle pubblicato anche in Italia, Fuga all’Inferno, il dittatore libico, Gheddafi aveva prefigurato la sua fine.
«Quanto amo la libertà collettiva, la sua esplosione incontrollata dopo aver spezzato le proprie catene, mentre canta e salmodia dopo essersi lamentata e aver a lungo sospirato: eppure io la temo e sono diffidente nei suoi riguardi!» scriveva il libico.
«Nonostante io ami la comunità come io amo mio padre, la temo come temo lui (…) Così io amo le masse e le temo proprio come amo e temo il mio stesso padre. Nel momento della gioia, di quanta devozione esse sono capaci! E come abbracciano alcuni dei loro figli! Hanno sostenuto Annibale, Pericle, Savonarola, Danton, Robespierre, Mussolini, Nixon e quanta crudeltà hanno poi dimostrato nel momento dell’ira!»
Elon Musk, grande apprezzatore del pensiero degli imperatori romani, può tenere in conto anche il lucido esempio del rais libico?
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Politica
L’editore ritira il libro in cui si sostiene che Epstein abbia presentato Melania a Trump

— MELANIA TRUMP (@MELANIATRUMP) October 7, 2025
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Politica
Trump non vince il Nobel. Premiato pure lo scrittore nemico di Orban

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato escluso dalla lista dei candidati al Premio Nobel per la Pace 2025, assegnato venerdì alla politica dell’opposizione venezuelana Maria Corina Machado.
Trump ha più volte dichiarato di meritare il premio per aver, a suo dire, risolto numerosi conflitti internazionali da quando è entrato in carica a gennaio, incluso il più recente a Gaza.
Il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Steven Cheung, ha commentato la notizia affermando che il comitato «ha dimostrato di anteporre la politica alla pace» e ha aggiunto che Trump «continuerà a stipulare accordi di pace, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane».
Il Comitato norvegese per il Nobel ha lodato la Machado, nota critica del presidente venezuelano Nicolas Maduro, «per la sua instancabile difesa delle libertà democratiche in Venezuela e il suo impegno nel realizzare una transizione pacifica dalla dittatura alla democrazia». Maduro ha accusato Machado di aver convogliato fondi americani verso gruppi antigovernativi «fascisti», definendola una pedina per l’ingerenza di Washington negli affari venezuelani.
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La Machado ha mantenuto stretti legami con il governo statunitense per decenni. Nel 2005, fu ricevuta nello Studio Ovale dall’allora presidente George W. Bush.
Durante il primo mandato di Trump, gli Stati Uniti e diverse nazioni occidentali riconobbero il rappresentante dell’opposizione venezuelana Juan Guaidó come «presidente ad interim» del Paese, sebbene i tentativi di Guaidó di prendere il potere attraverso proteste e colpi di stato siano falliti.
Da quando è tornato al potere a gennaio, Trump ha intensificato la pressione su Caracas con sanzioni e operazioni militari, descritte dalla sua amministrazione come azioni antidroga.
Critici, tra cui il senatore repubblicano Rand Paul e Juan Gonzalez, ex diplomatico di alto livello nell’amministrazione di Joe Biden, sostengono che la Casa Bianca stia perseguendo una strategia di cambio di regime già sperimentata. Il Segretario di Stato di Trump, Marco Rubio, noto oppositore di Maduro, è considerato il principale promotore di questa linea.
All’inizio di questa settimana, il Comitato per il Nobel ha assegnato il Premio per la Letteratura allo scrittore ungherese Laszlo Krasznahorkai, critico del primo ministro ungherese Viktor Orban, uno dei più fedeli alleati di Trump in Europa.
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Politica
La Le Pen promette di bloccare qualsiasi nuovo governo francese

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